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Il Vescovo al Campus Agroalimentare Raineri-Marcora

Raineri Marcora4

“Come scuola Agraria e Alberghiera siete dentro a dei capitoli dell’esperienza umana che sono singolari e li avete ricordati nei vostri interventi: il tema dell’ospitalità, il rapporto con la natura, il tema del banchetto e della convivialità. “Così si è espresso il vescovo, mons. Adriano Cevolotto che ha ricordato la sua provenienza da Castelfranco Veneto, dove esiste una scuola simile a quella del Campus Agroalimentare Raineri-Marcora di Piacenza, l’istituto che ha incontrato nella mattinata del 7 maggio. Il Vescovo ha visitato l’azienda agricola, presente al Campus, con 60 bovine da latte, i vari laboratori dell’alberghiero e si è poi riunito con una rappresentanza dei giovani dell’Istituto in Aula Magna. “Voi siete inseriti, come scuola, - ha aggiunto Mons. Cevolottto - su dei punti cruciali della vita. Quindi l’essere dentro al creato, alla convivenza, alle relazioni, sentitelo come una opportunità singolare e significativa”.

NON AVER PAURA DELLA CRISI

Dinanzi alla domanda sulla fede e sul distacco da essa dei giovani, posta da Simone, uno studente dell’Alberghiero, il Vescovo ha risposto che la fede, se la vediamo solo come un apparato di regole, di gesti e di riti, si fa fatica a darle un senso. Se invece la si osserva come qualcosa che ha a che fare con le domande fondamentali della vita, la fede acquista interesse.
“Anche la mia fede - ha spiegato mons. Cevolotto - è cresciuta insieme a me negli anni. Ci sono stati momenti di crisi e insieme di scoperta. Non dobbiamo aver paura della crisi. Tante testimonianze nella Bibbia a partire dai profeti, da Giobbe, dalle espressioni dei salmi, esprimono una battaglia, una lotta, un travaglio interiore che spesso fanno dubitare di Dio, ma poi trovano in Lui una risposta”.

LA CHIESA SONO TUTTI I BATTEZZATI

“Cosa cambierebbe lei della Chiesa?”. È la domanda di Susanna, studentessa dell’Agraria.
“La Chiesa, fin dall’inizio, - ha puntualizzato il Vescovo - non è mai stata perfetta. Tra gli apostoli di Cristo, uno lo ha tradito, uno lo ha rinnegato e gli altri, tranne Giovanni, sono scappati dinanzi alla croce. Della Chiesa molte sono le cose che si potrebbero cambiare. I riflettori però sono posti maggiormente sugli scandali, sulle ricchezze… Ma la chiesa è anche qualcos’altro: è quella giovane missionaria che è stata uccisa, proprio in questi giorni, in Perù, dopo quasi trent’anni di volontariato gratuito verso i bambini che non avevano possibilità di andare a scuola, di avere una casa, una famiglia. È anche quella di quel giovane vescovo ferito in Sudan, una settimana fa. È fatta di tante persone che anche in questa scuola, con motivazioni di fede, sono a vostro servizio, facendo il loro lavoro con passione, vivendo la carità educativa. La Chiesa sono tutti i battezzati: ce ne sono molti che testimoniano con coraggio il Vangelo ed altri che lo possono smentire e tradirlo, ma questo è da sempre”.

LA RICETTA DELLA VITA

“Esiste una ricetta che ci permetta di dare gusto e sapore alle azioni quotidiane della nostra vita?”. È la domanda di Alice e Lucrezia, studentesse dell’indirizzo “Pasticceria” dell’Alberghiero.
“Ho imparato dalla mia vita - ha risposto mons. Cevolotto - che il pericolo più grande è la superficialità. Ricordo che nell’adolescenza mi stancavo di giornate sempre uguali dicendo “che noia…”. Poi qualcuno mi ha suggerito di provare ad andare più in profondità ed ho scoperto che ogni giornata non è uguale all’altra, anche se facciamo sempre le stesse cose. Ho imparato a fare una revisione e mi sono reso conto che, quotidianamente, se avevo pazienza di ascoltare e di osservare, c’era qualcosa che non era come quella del giorno prima. Quindi la prima ricetta è questa: se facciamo le cose in un modo diverso e nuovo non ci annoieremo mai e troveremo sempre qualcosa di interessante da vivere e da scoprire anche nelle relazioni.
Poi dobbiamo sempre “togliere i calzari” come dice la Bibbia, quando ci avviciniamo ad un altro perché è un terreno sacro. L’altra ricetta proprio è scoprire il valore dell’altro. Quindi per dare gusto alla vita non bisogna stare nella superficialità, ma avere grande cura di sé e degli altri.

NON DITE LE BUGIE A VOI STESSI

“In un mondo dove noi giovani siamo distratti da mille proposte. Che cosa dobbiamo seguire per fare le scelte per il nostro futuro?”. È la domanda di Andrii, studente dell’Alberghiero. Il discernimento è la parola usata da mons. Cevolotto per la risposta a questo interrogativo, cioè la capacità di considerare bene le cose per fare la scelta migliore. “Oggi ci sono mille proposte, mille sollecitazioni - ha affermato il Vescovo Adriano -, ma cosa desidero veramente? Vorremmo una cosa, ma anche il suo contrario. Non dite mai le bugie a voi stessi!”. È stata la forte provocazione del Presule, perché spesso ci si giustifica per stare nella tranquillità e tranquillizzare gli altri. È importante domandarsi ciò che si vuole veramente. Non sentirsi costretti a fare scelte, ma esprimere il meglio di sé stessi.

SIAMO FRAGILI E VULNERABILI

“In che modo ha affrontato la difficile situazione che il Covid ha portato?”. È la domanda di Gloria, studentessa dell’Agraria. “All’inizio ho avuto l’impressione - ha risposto il Vescovo - che la vita non era più nelle mie mani. Ho condiviso la sofferenza di tante persone. Il tempo del lockdown ci ha portato anche delle cose molto belle come la riscoperta di certi valori semplici, dei momenti di incontro e di gratuità, che, purtroppo, finita l’emergenza, abbiamo dimenticato. La pandemia infine ci ha insegnato che non siamo onnipotenti e spesso siamo molto più fragili e vulnerabili di quello che crediamo di essere. Sarebbe utile ricordare sempre tutto questo”.

Riccardo Tonna

Pubblicato il 9 maggio 2021

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