«Don Eliseo, sono qui per confessarmi»
Il ricordo della prof.ssa Lucia Rocchi.
Ho sempre giudicato ipocrita e convenzionale, alla scomparsa di una persona nota, il fiorire di elogi e di memorie edificanti in onore del defunto da parte di tanti, anche da parte di soggetti prima indifferenti o critici e persino ostili. Mi sento quindi un po’ incongruente nel rispondere al bisogno di fare memoria di don Eliseo oggi pubblicamente non limitandomi a vivere dentro di me i sentimenti che accompagnano questa dipartita. Lo faccio nell’ottica cristiana di offrire alla riflessione comune alcuni doni che ho ricevuto da Don Eliseo, doni che anche oggi possono essere utili a quanti, come me, hanno a cuore il bene della Chiesa.
Dalla Fuci a Punto Incontro
Ho conosciuto don Eliseo in FUCI tanti anni fa, l’ho seguito nel Gruppo di AC Giovani Adulti all’indomani del Concilio, un gruppo in cui si studiavano insieme i documenti conciliari, ho condiviso con lui dalla sua fondazione l’impegno culturale a Punto Incontro. Al di là degli incontri comuni mi sono avvalsa della sua umanità e della sua saggezza in momenti difficili della mia vita personale. Da tutte queste esperienze vorrei trarre e condividere i seguenti insegnamenti:
l’amore per la Chiesa, un amore autentico, che spinge a conoscere la sua realtà aggiornandola, non abbarbicandosi al passato, osando nell’anticipare il futuro (di qui lo studio dei documenti conciliari, l’aggiornamento continuo sui documenti del magistero, il mettere se stessi in secondo piano per il bene della Chiesa subendo anche critiche ingiuste…)
la passione per la cultura, per le problematiche della società civile (di qui il valore dato ai libri, ai giornali, un po’ come don Primo Mazzolari a cui, se non erro, è attribuito lo slogan che “un buon cristiano deve avere in una mano la Bibbia e nell’altra il giornale”, perché “il messaggio evangelico va incarnato”)
il rispetto e la valorizzazione dei laici (e delle laiche!) (di qui la creazione a Punto Incontro di un gruppo culturale gestito da laici di cui caparbiamente ha sempre voluto fare solo l’ assistente spirituale)
il rispetto delle persone, delle loro debolezze, dei loro problemi aiutando con delicatezza ad affrontare le situazioni e a cercare soluzioni dal di dentro senza calarle dall’alto, con l’autorevolezza di chi ascolta e condivide e non di chi ha la ricetta pronta per tutte le evenienze (Un suo principio era: “Spesso la virtù è solo buona salute.” Quanta saggezza di fronte a chi pretende un assurdo eroismo!)
Questi sono i doni che volevo condividere, quelli che ho sperimentato di persona e che trovo attuali ed urgenti anche per la nostra chiesa diocesana oggi.
"Grazie di farmi sentire ancora prete"
Concludo con un episodio recente che rimarrà per sempre nella mia memoria. La mattina del giovedì santo di due anni fa andai alla Casa del Clero, dove don Eliseo, gravemente malato, soggiornava. Mi accolse con l’aria triste che ormai l’accompagnava sempre, seduto sulla sua sedia a rotelle, con le mani quasi giunte; accanto, su una sedia, il giornale, un libro, il breviario. “Vedi come sono ridotto? - mi disse -. Ora i miei confratelli in Duomo celebrano la messa crismale. E io sono qui…”. “Ma io - mentii - ero venuta non solo per salutarla, ma anche per confessarmi!”. “Davvero? - I suoi occhi si illuminarono. - Grazie di farmi sentire ancora un prete”. Fu la più profonda commossa confessione della mia vita. Era il suggello di un rapporto durato una vita, la controprova dei valori che don Eliseo mi aveva trasmesso e per cui era vissuto.
Lucia Rocchi
Nella foto: Lucia Rocchi, la prima a sinistra nella foto, tra i moderatori del Sinodo diocesano degli anni ’80; accanto a lei, mons. Eliseo Segalini. (foto Del Papa)