Terremoto in Afghanistan: «Devastazione enorme, servono aiuti urgenti»
È salito ad almeno 900 morti e 3000 feriti il bilancio del terremoto di magnitudo 6.0 che ha colpito domenica notte le province di Kunar e Nangarhar, nell’est dell’Afghanistan, a 27 km da Jalalabad e 8 km di profondità. I soccorritori stanno lavorando disperatamente per salvare chi è rimasto sotto le macerie. Sono zone montuose con valli scoscese, le strade sono ancora bloccate e difficili da raggiungere via terra. Gli elicotteri inviati dal governo talebano vanno e vengono, trasportando i feriti negli ospedali delle grandi città. “Purtroppo si arriverà facilmente a un migliaio di vittime, perché in quella zona, dove vivono soprattutto comunità pashtun, le case sono di fango e pietra e vengono giù facilmente”. Lo racconta al Sir una fonte cattolica che ha chiesto l’anonimato per motivi di sicurezza, presente nel centro dell’Afghanistan con programmi educativi e culturali. Il governo de facto, retto dai talebani dal 2021, ha chiesto aiuto alla comunità internazionale. Ufficialmente non esistono cristiani in Afghanistan perché i talebani temono il proselitismo, “ed è difficile portare aiuti, se non appoggiandosi a buone organizzazioni locali”. La fonte esprime “preoccupazione” e piena “solidarietà con la comunità afgana colpita dal terremoto. Cercheremo di fornire il supporto necessario alle persone”.
“Mi hanno raccontato che la devastazione è stata enorme – riferisce -. Ci piacerebbe fare in modo che gli aiuti arrivino direttamente alle persone che hanno bisogno. Lavorare con il governo attuale a volte non è semplice, è molto sfidante”. La provincia di Nangarhar, spiega, “è un’area dove vive l’etnia pashtun, a cui appartengono molti talebani. Le strade sono bloccate ma sono sicuro che il governo farà tutto il possibile per aiutarli. Offriremo la nostra disponibilità”.
In Afghanistan i terremoti gravi sono molto frequenti. Dal 1900 ad oggi ne sono accaduti 12 con magnitudo superiore a 7. L’ultimo nel 2023 nella provincia di Herat (magnitudo 6,3) ha provocato 1.500 vittime e distrutto 63.000 abitazioni”. “Ogni volta che c’è un terremoto – prosegue -, le vittime sono moltissime perché le case non sono costruite con criteri antisismici ed è un territorio molto montagnoso. Poi se succede di notte le vittime ovviamente aumentano. So che stanno cercando ancora cercando persone sepolte sotto le macerie e che migliaia di case sono distrutte. Stanno inviando elicotteri per trasportare i feriti”. Un paio di bambini sono stati accolti anche nel centro chirurgico di Emergency, a Kabul, che non è molto lontana dalle zone del sisma, nonostante le strade siano impervie. “A Kabul siamo stati svegliati dal terremoto – racconta Alessandro Pirisi, Operations Manager di Emergency in Afghanistan –. Abbiamo immediatamente offerto alle autorità la nostra disponibilità ad accogliere nei nostri ospedali di Kabul e Anabah, in Panshir, i pazienti più gravi che in questo momento vengono aviotrasportati dalle autorità verso Kabul e verso Jalalabad”.
Papa Leone XIV si è detto “profondamente rattristato per la significativa perdita di vite umane causata dal terremoto nella zona orientale dell’Afghanistan”. Il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres ha annunciato lo stanziamento di 5 milioni di dollari dal Fondo globale di risposta alle emergenze delle Nazioni Unite ma ha anche ricordato che le attuali risorse sono “insufficienti per rispondere alle esigenze” e chiesto “risorse aggiuntive per affrontare urgentemente la tragedia”. L’Unicef sta già supportando le strutture sanitarie nelle province di Nangarhar e Kunar e inviando forniture di emergenza essenziali, tra cui medicinali, articoli per l’igiene, indumenti, scarpe e coperte, attrezzature da cucina, tende e teloni per le famiglie che hanno perso la casa. Particolare attenzione è rivolta ai bisogni dei bambini, con interventi in ambito sanitario, idrico, nutrizionale, di protezione e sostegno psicosociale. Anche Save the children, che opera nelle province colpite, sta inviando squadre sanitarie.
In Afghanistan già 22.9 milioni di persone, più di metà della popolazione, hanno continuo bisogno di aiuti umanitari a causa di una crisi economica profonda, dell’impoverimento della popolazione, della disoccupazione e del divieto, imposto alle donne dai talebani, di lavorare in quasi tutti i settori, tranne quello sanitario.
Patrizia Caiffa
Nella foto, il terremoto nella parte orientale dell'Afghanistan. (foto AFP/SIR)
Pubblicato il 2 settembre 2025
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