Menu
logo new2015 ok logo appStore logo googleStore

Carlo Acutis? «Un ragazzo innamorato della vita»

carlo acutis1

“Ho il ricordo molto bello di un ragazzo disponibile e attento agli altri, di un giovane normale con tanto desiderio di fare nuove amicizie e soprattutto pieno di curiosità. Veniva spesso alla cattedra, sia durante le mie ore di lezione che con altri docenti, per porre qualche domanda, cercando qualche spiegazione in più”. Sono passati vent'anni, ma il tempo non scalfisce la memoria lasciata dall’alunno Carlo Acutis (nella foto sopra, della diocesi di Assisi-Nocera Umbera-Gualdo Tadino/SIR) nella mente di Fabrizio Zaggia, suo professore di religione all’Istituto “Leone XIII” di Milano, dove il ragazzo, morto a soli 15 anni nel 2006 per una leucemia fulminante e che verrà proclamato santo (la canonizzazione, programmata per il 27 aprile, è stata rinviata dopo la morte di papa Francesco), aveva frequentato il primo anno del Liceo classico e solo il primo mese della quinta ginnasio a causa del presentarsi della malattia.

Vicino agli altri.

Prosegue Zaggia: “In alcuni casi avevo notato la sua fede, sia durante le ore di lezione con alcuni suoi interventi puntuali e mirati e idee precise, sia nella sua disponibilità. Il mio pensiero torna sempre molto volentieri sul concorso per cui Carlo ha ideato, girato e montato un breve video dedicato al volontariato. Ci abbiamo lavorato insieme con l’intera classe, ma direi che la realizzazione pratica fu una sintesi di tutto quello che poi è emerso su Carlo. Un ragazzo innamorato della vita, desideroso di aiutare e di stare gli altri non solamente a parole ma nei fatti. Soprattutto con quel desiderio di aiutare gli altri per accompagnarli in maniera semplice – magari senza neppure dirlo – verso Gesù”.



“Non era un secchione”

Parole cui fa eco il ricordo di suor Miranda Moltedo, direttrice, ai tempi, della scuola elementare delle “Marcelline” di piazza Tommaseo, sempre a Milano, l’istituto di Carlo dai 6 anni alla Media inferiore, dove la sua memoria è più che mai viva. “Carlo – spiega – era un ragazzo normalissimo, non ha mai manifestato una santità con gesti o una predicazione particolari, ma ha parlato di Gesù con la sua vita. Era un bimbo come tanti altri, osservava, si capiva che rifletteva, e anche se aveva fatto la Prima comunione in seconda elementare, né i genitori, né lui parlavano mai di una fede troppo insistita. Studiava, ma non era un secchione – si diplomò, a conclusione della Terza media, con il titolo di Distinto –. Era curioso di molte cose e aveva già allora una grande passione per l’informatica, per cui rincorreva il professore di questa materia del nostro Liceo scientifico, ponendo tante domande. Chi veramente sia stato lo abbiamo scoperto dopo la sua morte”.

Aveva altro da fare...



“Ho avuto altro da fare”

E non manca la professoressa di matematica del “Leone”, Maria Capello, che rimandò Acutis e che ora ritorna su quel passaggio scolastico con un sorriso. “Avevo l’impressione che non gli piacesse la matematica, anche se aveva tanti interessi. A volte non faceva i compiti e mi diceva, ‘Ho avuto altro da fare’, senza mai specificare cosa fosse questo ‘altro’. L’ho scoperto dopo, con il tempo. Ma quel ‘da fare’ conta tanto e contava molto di più dei miei esercizi di matematica. Sento ancora addosso il suo sguardo”.

 

 


Annamaria Braccini

Pubblicato il 23 aprile 2025

Ascolta l'audio

"Il Nuovo Giornale" percepisce i contributi pubblici all’editoria.
"Il Nuovo Giornale", tramite la Fisc (Federazione Italiana Settimanali Cattolici), ha aderito allo IAP (Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria) accettando il Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale.

Amministrazione trasparente