«Ragazzi, ci interessate. Ma aiutateci ad ascoltarvi»

«Noi ci siamo, siamo qui per voi, ma deve partire da voi un atteggiamento diverso nei confronti della vita». È un ponte di fiducia verso le nuove generazioni, insieme all'appello alla responsabilità, quello che è uscito dall'evento "Aiutami. Comunichiamo facendo rete", che si è svolto questa mattina a Palazzo Gotico su idea della studentessa del Romagnosi-Casali Carlotta Bonomi in collaborazione con Csv Emilia e Comune di Piacenza.
Un'alleanza da rafforzare
Il progetto è uno dei venti vincitori del bando YouthBank promosso dalla Fondazione di Piacenza e Vigevano per sostenere e promuovere il protagonismo giovanile. Accreditato dall'Ordine degli Avvocati per la formazione, il convegno ha visto la partecipazione di oltre trecento studenti, se ci fermiamo a quelli registrati. Perché in realtà ad aver affollato la sala di Palazzo Gotico sono state molte più persone del previsto, realizzando quel crocevia di età, professionalità e mondi che il progetto di Carlotta auspica nel sottotitolo "L'alleanza tra scuola, istituzioni e famiglia sul tema della devianza giovanile". Ad aprire i lavori, il saluto della sindaca Katia Tarasconi - che ha riconosciuto il valore del modello di ascolto tra pari in corso al Casali, sperando che venga replicato in altri istituti e in altri territori -, del presidente degli avvocati piacentini Franco Livera - "il termine avvocato richiama proprio il tema dell'ascolto, colui che è chiamato per supportare" - e della consigliera della Fondazione dott.ssa Elena Uber, che ha evidenziato il valore del progetto YouthBank, di cui Piacenza è tra le esperienze pilota. Ad ascoltare, in prima fila, il vescovo mons. Adriano Cevolotto. In rappresentanza del servizio tutela minori e persone vulnerabili della diocesi - oltre che come professionista - era inoltre presente l'avvocato Barbara Sgorbati.
Più di un fascicolo o di un caso
«Ci vuole una comunità» e «ogni cambiamento nasce dal coraggio di proporre un'idea», ha rilanciato da parte sua Raffaella Fontanesi, direttore del Centro Servizi per il Volontariato sede di Piacenza, che ha accompagnato Carlotta Bonomi nella realizzazione pratica del suo progetto (nella foto sopra, al leggio, insieme alle relatrici intervenute). «Chiedere aiuto non è segno di debolezza», ha sollecitato la giovane rivolgendosi ai coetanei. E agli adulti ha ricordato di alzare lo sguardo, «di vedere i giovani non solo come un problema da risolvere ma come parte della soluzione da trovare». Lei stessa è testimone che c'è una rete di professionisti non solo preparati e competenti ma attenti alla dimensione dell'ascolto, «per cui non sei solo un caso o un fascicolo, ma una persona».
«Il papà mi aveva detto che andava a trovare la nonna...»
La passione è il denominatore comune delle relatrici al tavolo, moderate dall'avvocato Claudia De Monti. La presidente della sezione civile del Tribunale di Piacenza Marisella Gatti, che si occupa in particolare di diritto di famiglia, ha tratteggiato il suo osservatorio di famiglie in difficoltà o che vivono situazioni di litigiosità, italiane e straniere, ricche e povere, senza distinzioni. La riforma Cartabia, introducendo la figura del curatore speciale del minore e la possibilità per il giudice stesso di ascoltare i bambini e i ragazzi sotto i 18 anni, ha innescato una novità importante. La giudice ha ricordato come capiti che i figli, specie nelle separazioni turbolente, diventino vittime di un conflitto in cui viene chiesto di prendere parte per l'uno o per l'altro genitore, di cambiare vita di punto in bianco senza alcuna preparazione. Ha citato la testimonianza di un bambino: «Il papà mi ha detto che andava a trovare la nonna, io l'ho aspettato per giorni». La priorità - in caso di disgregazione della famiglia o di disagio dovuto ad altri fattori - deve restare la tutela dei minori, che non scelgono, ma subiscono le decisioni altrui. La dottoressa Gatti ha evidenziato anche che ci sono situazioni in cui i genitori perdono di vista la sofferenza dei figli, «bisogna aiutarli ad esserne consapevoli» e in questa direzione possono essere di aiuto i nuovi strumenti giuridici messi in campo dalla riforma Cartabia.

«Mettetevi nei panni dell'altro»
La procuratrice capo della Repubblica Grazia Pradella - «amavo la matematica e la fisica, poi a 17 anni un amico di mio padre, medico, è rimasto ucciso durante uno scontro tra le bande Vallanzasca e Turatello e da allora è maturata in me la passione per rendere giustizia, per cambiare almeno un po' la società» - ha ribadito la responsabilità del mondo adulto nei confronti dei giovanissimi. Ma ha anche voluto lanciare una provocazione alla platea di adolescenti di Palazzo Gotico: “Un rapporto di Save the Children riporta che il 70% dei ragazzi si rivolge all'intelligenza artificiale e, di questi, il 30% lo fa per chiedere consiglio o aiuto. Per me è una cosa agghiacciante. Non vuol dire solo che noi adulti non siamo adeguati ad ascoltarvi, ma che c'è anche una vostra incapacità ad ascoltare i vostri coetanei. Un mio maestro ripeteva che i bambini e i ragazzi sono tutti nostri e così io sempre mi approccio ad ogni caso. Mettetevi anche voi nei panni dell'altro. Pensate a chi sistematicamente prende in giro un compagno per qualche ragione: perché? Cosa succederebbe se capitasse a me? Iniziate a chiedere al vostro compagno di banco come sta, tornate a guardarvi negli occhi».
«Di voi ci interessa, aiutateci»
Ha usato la metafora delle stelle e delle costellazioni l'assessora alle Politiche sociali del Comune Nicoletta Corvi per aiutare i ragazzi a riflettere su quante figure significative possono contare nella loro vita, anche se non se sono magari consapevoli - a un rapido sondaggio ad alzata di mano, tra gli adulti di riferimento vincono i nonni - e su cosa muove il loro cuore. «Noi siamo qui per testimoniarvi che c'è una città che pensa ai ragazzi. A noi interessa, "ce ne frega di voi" - ha parafrasato l'I Care di don Milani - anche se possiamo sbagliare i modi per relazionarci, per venirvi incontro... Aiutateci».
L'ascolto da riscoprire e da vivere è la grande partita messa sul piatto dall'avvocato Margherita Prandi, sia sul piano professionale - è curatrice speciale per i minori - sia su quello personale e sociale. Ci vuole una rinnovata comunicazione che sa tenere conto dei silenzi, degli sguardi, dell'arrabbiatura o della sfiducia del minore. Il curatore speciale - che viene chiamato in causa per dare voce al minore nel processo quando la conflittualità tra genitori è così accesa da renderli inidonei a rappresentare il best interest dei figli - ha un compito delicato, perchè deve sapersi porre nel modo corretto ma anche saper interpretare i segnali. Non è però così scontato, ha riconosciuto, stabilire cosa sia l'interesse migliore di un minore. Per questo è fondamentale affinare l'ascolto ma anche lavorare in rete, dalla scuola ai Servizi sociali, dagli oratori ai vari ambiti di vita che i ragazzi frequentano.
«Sovvertite la narrazione imperante nei social»
Dall'avvocato Prandi arriva anche ai ragazzi l'invito a spezzare la spirale di violenza e di modelli criminosi che emerge nei social e nel mondo dei videogiochi, che esaltano comportamenti devianti, successo facile, mercificazione della donna. Auspica l'avvio di laboratori di creatività digitale dove siano i giovani a scrivere sui social una contronarrazione, perché «non è una battaglia tecnologica ma una battaglia educativa». C'è un linguaggio del rispetto, della dignità e della legalità da recuperare che i ragazzi sono chiamati a far rivivere. «Prendete in mano la vostra vita e fatene un capolavoro», è stato il suo augurio, riprendendo san Giovanni Paolo II.
La dottoressa Nicoletta Bersani e la dottoressa Lucia Savoia hanno portato il contributo di chi, con formazione di psicologo, è chiamato a sostenere la voce dei minori anche in tribunale, come perito o consulente. La dirigente dell'U.O. Minori del Comune Paola Poggi ha illustrato l'impegno sul fronte dell'accompagnamento alle varie forme di vulnerabilità. Non poteva mancare la testimonianza della task force dell'ascolto dell'istituto Casali di cui Carlotta fa parte: supportate dalla insegnante Cristiana Donato, referente per lo sportello psicologico della scuola, e dall'educatrice della Fondazione La Ricerca Elisabetta Balordi, sono le ragazze a metterci la faccia in un dialogo tra pari che faciliti la richiesta di aiuto al mondo adulto.

Nelle foto, alcuni dei momenti della mattinata e le relatrici che sono intervenute.
Pubblicato il 28 novembre 2025
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