I diaconi a Bedonia: non c'è missione senza fraternità
“Siate custodi della dimensione del servizio nella Chiesa”. È l’esortazione che mons. Luigi Chiesa ha rilanciato ai diaconi permanenti della diocesi e ai candidati in formazione in occasione della vacanza comunitaria che si è svolta al Seminario vescovile di Bedonia a inizio agosto. Le meditazioni a partire dal tema della corresponsabilità nella missione e nella guida della comunità – spunto dalla scheda 12 del Cammino sinodale –, il dialogo a gruppi e in assemblea, la preghiera condivisa hanno scandito le giornate, occasione anzitutto per rinnovare quella “fraternità diaconale” che è premessa indispensabile per vivere il proprio servizio non da battitori solitari ma come chiamata nella e per la Chiesa diocesana. Anche il vescovo emerito mons. Gianni Ambrosio ha raggiunto i diaconi a Bedonia per alcuni giorni, vivendo con loro la giornata di pellegrinaggio ad Arenzano al santuario del Bambino Gesù di Praga e la celebrazione penitenziale. La messa conclusiva ha visto la partecipazione inoltre del vicario generale don Giuseppe Basini.
Nella foto sopra, il gruppo che ha partecipato al ritiro spirituale a Bedonia nel santuario vecchio al Seminario, insieme al vescovo emerito mons. Gianni Ambrosio, a mons. Luigi Chiesa e al delegato per il diaconato permanente mons. Celso Dosi.
A due a due
“La missione è declinata al plurale”, ha evidenziato mons. Chiesa in una delle sue meditazioni, rileggendo alcuni passi del Vangelo nel rapporto tra Gesù e gli apostoli e tra gli apostoli stessi. “La comunione fraterna in Cristo – ha ribadito – è un elemento chiave della missione della Chiesa”. Non a caso Gesù mandò i suoi “a due a due”: la missione non consiste tanto o solo nel “fare” cose, ma nel rendere presente Cristo a chi si incontra. E solo dentro una relazione questo è possibile: la fraternità e l’essenzialità dei mezzi – ha chiarito mons. Chiesa – sono già un messaggio. E non ci si muove mai nella vita – ha ricordato – se non per “ciò che sta prima”, ovvero il rapporto con Gesù, “altrimenti si resta schiavi dell’esito”. Umiltà, pazienza e mitezza sono il terreno fertile per coltivare la capacità di attendere i tempi degli altri, di accettare la nostra e l’altrui incompiutezza. Se addirittura prima dell’Ascensione gli apostoli, come scrive Matteo, “ancora dubitavano”, è altrettanto vero che restavano lì, “perché erano certi di una sola cosa: Gesù era il loro centro affettivo”. La formazione consiste nel permanere con il Maestro e da quella relazione scaturisce la missione. Quando dunque si riflette sulla corresponsabilità non si può prescindere da una domanda a monte: che modello di Chiesa abbiamo in mente? La Chiesa dell’uomo solo al comando o una Chiesa sinodale, nella quale la comunità si fa presente nelle sue varie forme e carismi? E noi, siamo consapevoli dei doni che il Signore ci ha dato? Gesù manda i suoi così come sono e li manda “a due a due”, non da soli. L’unico che lascia andare solo – “quel che devi fare, fallo presto” – è Giuda.
Sopra, i diaconi permanenti e i candidati in formazione con le mogli ad Arenzano al santuario del Bambino Gesù di Praga
accompagnati dal vescovo emerito mons. Gianni Ambrosio e dal delegato per il diaconato permanente mons. Celso Dosi.
Il ministero della soglia
La corresponsabilità – ha richiamato da parte sua mons. Celso Dosi, delegato vescovile per il diaconato permanente – non deve essere intesa in modo funzionale”(non ci sono preti, quindi...) ma è relazionale e spirituale. Tutta la comunità cristiana è chiamata ad essere “serva” dell’umanità. C’è insomma una “diaconia ecclesiale” di cui i diaconi permanenti sono chiamati ad essere “promemoria” e testimoni, per rendere visibile la tenerezza di Dio attraverso segni concreti di vicinanza, come ricordava papa Francesco nella Lettera Enciclica Dilexit Nos. Il diaconato permanente è il “ministero della soglia”, tra Vangelo e vita, tra l’altare e la strada, tra il Vescovo e i fedeli.
I giorni trascorsi insieme a Bedonia tra i diaconi permanenti e le mogli – che a loro volta sono state sollecitate a mettersi in gioco nel sostegno ai mariti nel ministero – non vogliono essere una parentesi. Il desiderio è di continuare ad alimentare la “fraternità” attraverso le proposte che scandiranno il nuovo anno pastorale.
Pubblicato il 20 agosto 2025
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