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A Moroto, in Uganda, è stata consacrata la nuova Cattedrale

scorcio della cattedrale gremita

L’inaugurazione di una Cattedrale è un evento da annali, lo è maggiormente se il luogo è remoto, nella savana dell’Africa nera, dove lo scorrere dei secoli sembra immutabile, una terra che aspetta la riscrittura della sua storia con la crescita, intesa come benessere materiale, sociale e spirituale, non più sottomessi al fato. E’ il succinto quadro di Moroto, capoluogo della sub regione Karamoja, in Uganda, toponimi entrati nel lessico quotidiano dei piacentini da decenni.
Sabato 24 maggio un’esplosione ed incontenibile gioia ha squarciato la pianura e i monti che danno il nome alla cittadina, per la consacrazione della nuova cattedrale cattolica dedicata a Gesù Misericordioso. Una rumorosa festa multicolore, con danze tradizionali e tanta musica, espressioni della fede vissuta dal popolo karimojong, che si rifugia nella avvolgente rotondità dell’architettura sacra e, soprattutto nella spiritualità universale della Chiesa romana.

Sei mila persone presenti alla messa

Seimila persone hanno affollato l’interno della cattedrale, altre migliaia ascoltavano dall’esterno. Miracolosamente, il sole ha brillato fino al termine della celebrazione religiosa che, iniziata alle 10, si è conclusa alle diciassette. La cattedrale della diocesi karimojong testimonia tanto di italiano, gran parte dei materiali venuti dal nostro Paese, l’idea del nuovo progetto era scaturita dal vescovo Damiano Guzzetti originario di Turate (Como) che in cattedra dal 24 maggio 2014, ha voluto far coincidere l’evento con la data del suo ingresso in diocesi. “Giaceva il progetto di un edificio della nostra tradizione, un po’ gotico, costo preventivato quattro milioni di euro che in seguito sarebbero diventati almeno sei. Un cifra enorme, l’ho stravolto e con due milioni ce la siamo cavati”. Il nuovo progetto assomiglia tanto alle capanne dei villaggi, rotonde con il tetto a cono.

Roberto Gandolfi con le chiavi della Cattedrale

Nelle foto: sopra, Roberto Gandolfi, missionario laico originario di Tavasca di Carpaneto, con le chiavi della nuova Cattedrale;
in alto, uno scorcio della Cattedrale gremita di fedeli.

La porta della Cattedrale aperta da Robertone

Padre Damiano, per tutti è ancora il missionario comboniano formatosi a Kampale capitale dell’Uganda, è particolarmente grato al piacentino Roberto Gandolfi, “rubato” al vescovo di Kotido, dopo aver prestato la sua opera di volontario per don Vittorio Pastori e Africa Mission e l’ospedale di Matany. “Gli avevo chiesto quanto sarebbe stata la sua paga – racconta il monsignore -, lui mi ha risposto che gli bastava un piatto di minestra e un letto per dormire, accordo fatto, lui è la Provvidenza mandata da Dio in nostro soccorso”. E coglie l’occasione per ringraziare anche il vescovo di Piacenza-Bobbio “mons. Adriano Cevolotto ci ha mostrato la sua vicinanza spirituale e materiale, è venuto qualche anno fa a vedere la costruzione e spero che continuerà ad esserci vicino, questa opera è anche un po’ vostra”. Mons. Guzzetti ha voluto che ad aprire la porta della nuova cattedrale fosse proprio il nostro Robertone, letteralmente il costruttore dell’edificio.

il vescovo Daamiano con la vicepresidente dUganda

Nella foto, il vescovo Damiano con la vicepresidente dell'Uganda.

I vari momenti della celebrazione

La celebrazione è iniziata con quel gesto carico di significati davanti al nunzio apostolico mons. Luigi Bianco, a sette vescovi e al clero, poi la processione ha raggiunto il bianco altare di marmo e la messa è cominciata tra danze fastose e musica tradizionale, canti liturgici in rigoroso stile sacro eseguiti da una foltissima corale, che hanno affascinato tutti, compresi la vicepresidente della Repubblica ugandese, Jessica Alupo, l’ambasciatore italiano Mauro Massoni accompagnato dalla moglie Olga, ospiti di Giorgio Lappo, direttore di Africa Mission – Cooperazione&Sviluppo Uganda e la delegazione di comaschi e pavesi, amici del prelato, tra i quali il geometra Andrea Ferraris autore del tracciato circolare sul quale sono stati fissati i plinti in acciaio che sorreggono la struttura. I passaggi caratterizzanti la liturgia della consacrazione sono stati: la muratura sotto l’altare della teca contenente le reliquie di San Daniele Comboni, fondatore delle omonime congregazioni maschili e femminili, del beato Giuseppe Ambrosoli, medico missionario lombardo e dei martiri ugandesi di Paimol, Gildo e Daudi. Un gesto che Roberto ha voluto lasciare al suo più giovane aiutante “il seminarista Logel che ha dedicato tutto il suo tempo libero alla nuova cattedrale, anche lui costruttore insieme a tutti gli operai per nove anni nei quali, fortunatamente, non abbiamo mai avuto un incidente”. La benedizione e l’unzione dell’altare con l’olio santo e la benedizione delle croci che affiancano le venti porte. Infine, la lunga consegna dei doni alla diocesi e gli interventi delle autorità civili: l’ambasciatore italiano e la vicepresidente dell’Uganda, entrambi omaggiati dalle donne della parrocchia con i mantelli della tradizione karamojong.

Maria Vittoria Gazzola


Pubblicato il 26 maggio 2025

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