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1944-2025: la grande forza del beato don Beotti


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C’era un’energia interiore profonda che muoveva la vita di don Giuseppe Beotti, parroco di Sidolo nel Comune di Bardi nel parmense ucciso dai nazifascisti durante il grande rastrellamento il 20 luglio 1944. Lo ha detto il vescovo mons. Adriano Cevolotto alla messa in sua memoria il 20 luglio a Sidolo; con lui ha concelebrato il francescano originario di Bardi padre Saul Tambini. Era presente, fra gli altri, una delegazione dell’Associazione Partigiani Cristiani con il presidente della sezione piacentina Mario Spezia; fra le autorità, il sindaco di Gragnano Patrizia Calza.

“Finché c’è un’anima da curare, io sto al mio posto”

“Finché c’è un’anima da curare, io sto al mio posto”. Più volte, in chiesa, a voce alta, don Giuseppe Beotti aveva espresso il desiderio di dare la vita, purché i suoi parrocchiani di Sidolo di Bardi fossero risparmiati dai rastrellamenti dei tedeschi. Morì fucilato a soli 31 anni, facendosi il segno di croce, il breviario stretto nella mano sinistra. Domenica 16 luglio 1944, mentre i tedeschi erano già a Borgotaro, alla messa don Beotti esclamò: “Se mancasse ancora un sacrificio per far cessare questa guerra, Signore, prendi me!”. Il 20 i tedeschi giunsero Sidolo e la misero a ferro e fuoco. Il sacerdote aveva trascorso tutta la notte in preghiera con il seminarista Italo Subacchi e il parroco di Porcigatone don Francesco Delnevo, che avevano trovato rifugio in canonica. Nel luogo della loro esecuzione, a pochi metri dalla chiesa, sorge un cippo che ne richiama il sacrificio. In quello stesso giorno morirono anche Bruno Benci, Francesco Bozzia, Giovanni Brugnoli, Girolamo Brugnoli e Giuseppe Ruggeri. La stele in marmo all’esterno della chiesa ricorda il loro sacrificio.

La beatificazione nel 2023

La Chiesa ha proclamato beato don Beotti il 30 settembre 2023 nella Cattedrale di Piacenza alla presenza del cardinale Marcello Semeraro, prefetto del Dicastero vaticano delle cause dei Santi. Nel 1925 don Beotti era entrato in seminario a Piacenza ed era stato ordinato sacerdote il 2 aprile 1938. Inviato a Borgonovo come coadiutore, il suo ministero si caratterizza per l’attenzione ai più poveri e la formazione dei giovani. Nel 1940 viene inviato a Sidolo.

Don Beotti come Abramo e Maria di Betania

Nell’omelia il Vescovo ha sottolineato la capacità di accogliere i bisognosi da parte di don Beotti. Il suo atteggiamento richiama, come spiegano le letture della messa, l’accoglienza che Abramo e Sara, come racconta il libro biblico della Genesi, fecero ai tre uomini, inviati dal Signore, alle Querce di Mamre nell’ora più calda del giorno. Appena li vide, solo le parole della Sacra Scrittura, corse loro incontro dall’ingresso della tenda e si prostrò fino a terra, dicendo: “Mio signore, se ho trovato grazia ai tuoi occhi, non passare oltre senza fermarti dal tuo servo. Si vada a prendere un po’ d’acqua, lavatevi i piedi e accomodatevi sotto l’albero. Andrò a prendere un boccone di pane e ristoratevi; dopo potrete proseguire, perché è ben per questo che voi siete passati dal vostro servo”. Quei tre uomini erano il segno del passaggio di Dio nella vita di Abramo e sua moglie. La stessa capacità di aprirsi all’altro - ha aggiunto mons. Cevolotto - ha guidato, in modi diversi, secondo il racconto del vangelo di Luca, le sorelle Marta e Maria nell’accogliere Cristo. La prima espressione del servizio, la seconda dell’ascolto della parola del Signore.

I fatti del luglio 1944

Poco prima della repressione che raggiunse Sidolo - spiega il sito internet del Dicastero delle Cause dei Santi -, 70 tedeschi erano stati uccisi negli scontri armati con le fazioni nemiche a Pelosa di Bedonia. Nell’uccisione di don Beotti giocò un ruolo determinante l’aiuto da lui offerto a molte persone ebree perseguitate dai nazifascisti. Per dare loro rifugio, il sacerdote aveva mobilitato tutti i parrocchiani, nascondendo e assistendo in casolari della zona un centinaio di Ebrei. I tedeschi perquisirono la sua casa, ma non trovarono nulla e diedero rassicurazioni a don Beotti; tuttavia per un’ora si rimase in attesa di disposizioni dal comando generale, che ebbe tutto il tempo per raccogliere informazioni sull’operato del sacerdote. Il suo assassinio, quindi, dovette essere motivato dall’odio dei nazisti ai trasgressori della loro criminale legge antisemita. Queste persone ebree in fuga non erano truppe armate in guerra, ma gente innocente e perseguitata. Nel caso di don Beotti, quindi, dovette trattarsi di odio alla carità pro-ebrei riconosciuta dai carnefici come espressione della fede cristiana del sacerdote.

Le iniziative nel paese natale, Gragnano

Don Beotti sarà ricordato anche nel suo paese natale a Gragnano. Una messa con don Alessandro Ponticelli si è svolta il 19 luglio; il 23 è in programma un momento conviviale in oratorio sempre a Gragnano con una cena a base di pesce; la serata sarà accompagnata da letture e dalla proiezione di immagini a lui dedicate.

 Nella foto: il vescovo mons. Adriano Cevolotto e padre Saul Tambini sul luogo dell’uccisione di don Beotti, del seminarista Italo Subacchi e del parroco di Porcigatone don Francesco Delnevo insieme a coloro che hanno preso parte alla messa a Sidolo.

Pubblicato il 22 luglio 2025

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