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Don Eliseo e i preti della mia giovinezza

segalini e don lisoni 1984


Il ricordo di don Riccardo Lisoni.

 


Uno ad uno stanno partendo i preti della mia giovinezza. Gli anni ultimi di malattia hanno reso don Eliseo più difficile da raggiungere e, in questo anno, è stata possibile solo qualche parola al telefono. La vecchiaia, la fragilità che vedevo, sembravano ingiuste verso l’uomo e il prete che don Eliseo è stato ma la parabola della vita comporta anche accettare questi passaggi e lasciare lo spazio alla tenerezza e al mistero.


L’incontro con preti speciali


Ho avuto la grazia di incontrare sempre preti speciali. Don Eliseo, come don Giorgio più avanti, mi ha accompagnato sia nel suo ministero pubblico ma anche e soprattutto nei momenti più personali. Ci vuole nella propria vita qualcuno al quale apri il cuore, tutto il cuore, tanto da sentire che c’è uno sguardo e un altro cuore che accoglie, decifra, scalda, orienta, consola. Con don Eliseo non è stato difficile sentire e credere che Dio è come un pastore che conosce le sue pecore una ad una e le chiama e le conduce fuori perché le ama e dà la vita. Non ha mai sentito giudizio ma sempre fiducia, voce buona di Vangelo.


I suoi “detti” famosi


Mi restano, anche scherzosamente, i suoi “detti” famosi, ricorrenti negli interventi alle riunioni, nelle omelie, nelle parole che hanno accompagnato i tanti campi di Resy: “è meglio elevare la vita che moltiplicarla”, “il Castore non si abbassa”, “non bisogna perdere la semenza” (riferito all’AC…). Chi ha frequentato don Eliseo ne ricorda anche molti altri e ne associa subito il senso. Uno in particolare mi è rimasto, forse perché ancora oggi faccio fatica a viverlo: “meglio e… e… che o… o…”. Forse voleva dirci di non essere troppo divisivi, di fare spazio alle differenze, di non diventare uomini e cristiani che per ambizione di purezza alimentano sempre contrapposizioni, anche interiori. Scrisse un libro, bello ancora oggi, che si chiamava “Donare adesso” e in quel titolo c’era molto del suo essere.


Il giornale, la sua seconda Bibbia


 Sulla sua scrivania, me la ricordo nello studio a Palazzo Fogliani, c’era una cartella gonfia di ritagli. Il giornale era importante, quasi una seconda Bibbia. L’attualità, i pensieri, la cultura, le questioni, i dibattiti lo facevano vivere contemporaneo e non estraneo al mondo, in ascolto, attento a leggere i segni dello Spirito. Amava una Chiesa fatta di cristiani laici vivi e pensanti. “Cives” e “Punto Incontro” ne sono testimonianza. Per questo amava l’Azione Cattolica, ne era davvero “assistente”, che sapeva fare spazio, promuovere, sintonizzare con il passo della Chiesa. Non è mai stato parroco don Eliseo ma forse per questo ha aiutato tanti, con ancora più chiarezza e determinazione, a sentire il respiro e la ricchezza della diocesi e a non soffocare nei recinti parrocchiali. Ha servito e amato la Chiesa con passione, fedeltà e creatività, anche soffrendo, nel travaglio dei passaggi. Ero piccolo allora, ma mi ricordo gli anni Settanta dell’Azione Cattolica, quando le scelte comportavano dibattiti, quasi scontri, anche in alto. Non si è mai tirato indietro. Solo negli ultimi anni, prima della malattia, abbiamo visto Eliseo come ritirato, quasi si sentisse fuori posto.
“Dio non è un problema da risolvere ma un mistero da scoprire”. Gliel’ho sentito dire tante volte. “Se metti Dio nella tua vita ti assicuro che il bello della tua vita deve ancora venire”. Grazie, Eliseo.

Don Riccardo Lisoni

Nella foto, don Eliseo e don Lisoni nel 1984.

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