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L'addio a mons. Giancarlo Conte

contepapa

È morto questo pomeriggio mons. Giancarlo Conte, fondatore della parrocchia  di San Giuseppe Operaio. Era originario di Treviso, dove è nato il 16 giugno 1930. Ha svolto i primi anni del suo servizio pastorale, come curato, prima a Pianello nel 1956 e poi, nel 1963 in città alla SS.Trinità.
Nell'autunno del 1972 fu nominato delegato vescovile della erigenda parrocchia di san Giuseppe Operaio, di cui divenne parroco il 1 gennaio 1978. Ha rinunciato alla guida della suddetta parrocchia nel 2014.
Negli anni dal ‘67 al ‘73 ha insegnato religione al “Respighi” e al “Colombini”.
Il funerale è venerdì 23 aprile alle ore 15.30 nella chiesa cittadina di San Giuseppe Operaio; sarà presieduto dal vescovo mons. Adriano Cevolotto. Domani verrà allestita la camera ardente nella chiesa di viale Martiri della Resistenza, dove nelle serata di mercoledì 21 e giovedì 22 alle ore 20.30  avrà luogo la preghiera di suffragio.

Il ricordo di don Federico Tagliaferri

“Don Giancarlo è stato un innamorato di Dio e della sua comunità – dice don Federico Tagliaferri, che dal 2019 guida la parrocchia di San Giuseppe Operaio -, per la sua gente ha donato tutta la sua vita. Ogni giorno i suoi pensieri erano per i bambini, i ragazzi, i giovani che erano cresciuti con lui in parrocchia. Lo scorso anno, appena prima della pandemia, aveva voluto portare il saluto ai giovani del corso per fidanzati. Anche a 90 anni il suo entusiasmo pastorale non era venuto meno”.
“A marzo dello scorso anno, lui, io e don Michel - aggiunge - ci siamo tutti ammalati di Covid. Inizialmente siamo rimasti tutti isolati; una volta guariti, abbiamo vissuto il periodo del lockdown insieme tutti in canonica. È stato un tempo difficile ma speciale per noi, in cui abbiamo costruito un clima di grande amicizia e condivisione”.

I luoghi della sua vocazione

La Cattedrale era la sua parrocchia dove mons. Conte faceva il chierichetto del parroco mons. Carlo Boiardi, divenuto poi vescovo di Massa Carrara: era un amico di famiglia. Qui il giovane Giancarlo ha iniziatato a respirare in tutte le cose l’atmosfera della fede. In Cattedrale conobbe anche don Antonino Franchi, don Giacomo Freschi, don Pallaroni. Qui ha imparato ad amare la Chiesa. Poi la sua famiglia, un   ambiente molto rigoroso. Il padre papà aveva due sorelle suore, la mamma, che proveniva da Gubbio, aveva un fratello prete. Con la guerra la famiglia di mons. Conte si trasferì a Sarmato, dove era curato don Giuliano Borotti. Anche qui trovò un ambiente  vivace come in Cattedrale. Entrò in  Seminario nel ’48 a 18 anni.

Le tre cose importanti nella vita di un prete

Per mons. Conte contavano prima di tutto la cura spirituale di sè per non inaridirsi, quindi il breviario per chi ha la forza di esserci attaccato, la direzione spirituale, la messa celebrata bene, e poi una vita pastorale che non è solo il riflesso del proprio gusto personale.

La passione pastorale

Durante il suo lungo ministero sacerdotale mons. Conte ha cercato di curare molto la messa domenicale, la predicazione, il mese di maggio in chiesa e nei quartieri, il bollettino parrocchiale portandolo in ogni famiglia.
E
predicare era per mons. Conte l'esperienza più bella.  "Mentre predico - raccontava in un'intervista al nostro settimanale - mi accorgo che si comunica veramente con la gente".
E poi tra le esperienze più significative ci sono i campeggi. Quando era curato a Pianello il 2 agosto del ’56 organizzò il primo campeggio con 25 ragazzi a Grondone. E poi Vigo. La gioia più grande per un prete, diceva il sacerdote,  era far nascere una parrocchia e farla nascere libera da tradizioni vecchie e dai pesi del passato.

Il cordoglio del sindaco Patrizia Barbieri

“La scomparsa di don Giancarlo Conte unisce, nel cordoglio, l’intera comunità piacentina, che oggi piange non solo un rappresentante della sua Chiesa amato e rispettato da tutti, ma innanzitutto un uomo di fede che ci ha lasciato una testimonianza di autentica generosità e di grande, straordinaria umanità”.
Profondamente commosso, anche a nome dell’Amministrazione comunale, il sindaco Patrizia Barbieri esprime il dolore per la morte del fondatore della parrocchia di San Giuseppe Operaio, che ha guidato come parroco dal 1971 al 2014: “Per oltre 40 anni – commenta il primo cittadino – è stato una preziosa guida pastorale e un solido punto di riferimento per i parrocchiani di San Giuseppe Operaio. Con la sua scomparsa, Piacenza perde una figura straordinaria non solo per la bontà d’animo, l’autorevolezza e la vivacità intellettuale che hanno caratterizzato la sua attività sacerdotale, ma anche per la sua capacità di rappresentare, con la disponibilità e il senso di responsabilità verso la collettività che lo contraddistinguevano, un esempio autentico di generosità, amore per il prossimo e vicinanza a chiunque avesse bisogno di aiuto. La sua dedizione alla comunità, in un lungo cammino spirituale e umano, sarà ricordata dai tanti che gli hanno voluto bene”
.

Publicato il 20 aprile 2021

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