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«Scommettiamo sugli adolescenti»

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Mistagogia: una parola complessa, apparentemente antica ma che nasconde un significato attuale. Nelle prime comunità cristiane, indicava il periodo di circa sette giorni in cui gli adulti, dopo aver ricevuto i sacramenti, cercavano di capire il significato dei doni ricevuti. Oggi, per chi si trova a essere educatore di gruppi adolescenti, lo stile mistagogico è una prospettiva, un metodo educativo che privilegia l’esperienza più che l’insegnamento: i ragazzi possono così prima vivere la fede sulla loro pelle, per poi cercare di comprenderla meglio. È questa la tesi, la proposta centrale che don Francesco Vanotti, incaricato regionale per la Catechesi della Lombardia, ha presentato all’incontro organizzato dalla Pastorale Giovanile il 19 aprile. La conferenza interattiva si è tenuta sulla piattaforma Zoom e, come i tre precedenti incontri del percorso, ha visto la presenza di numerosi educatori da varie parrocchie.

Come appassionare i ragazzi al Vangelo?

Quello degli adolescenti è un mondo variegato, in cui bisogna entrare in punta di piedi: come si può quindi appassionarli al Vangelo? Questo l’interrogativo da cui è partita una riflessione che ha toccato molti aspetti della catechesi, tra passato e presente. L’intervento di don Vanotti si è articolato attorno a tre domande: perché cambiare un meccanismo che sembra ormai non più così efficace? Quali sono le coordinate da seguire? Quali, infine, le scelte pratiche da compiere? Innanzitutto, un’idea condivisa di “catechesi”: “Non è solo un processo di consegna di contenuti e nozioni – ha esordito don Vanotti –, ma un accompagnare, un farsi compagni di viaggio per favorire l’interiorizzazione del Vangelo. In questo modo ogni ragazzo può poi elaborare la propria originale risposta di fede. Tutto questo ha alla base un’idea davvero dinamica della fede”.

Ogni adolescente è un mondo a sé

Osservando il “Catechismo della Dottrina” pubblicato da papa Pio X, risulta evidente che quell’approccio educativo passato era incentrato sull’«accoglienza del dono»: i ragazzi ricevevano i sacramenti ma non venivano portati a chiedersi il motivo e il valore di quei doni. Una soluzione che oggi appare forse insufficiente: l’obiettivo dovrebbe essere aiutare i giovani a integrare fede e vita, sempre partendo da una loro autonoma decisione e rispettandone la libertà di scelta. L’adolescenza è tempo di cambiamenti, un tempo promettente su cui dobbiamo scommettere di più: i ragazzi rivendicano la loro indipendenza, perciò è necessario dare loro il diritto di scegliere. In ottica mistagogica quindi, non esiste un percorso predefinito e perfetto: ogni adolescente è un mondo a sé e prendersi cura di ciascuno di loro, singolarmente, è ciò che di meglio si possa fare.

La conferenza si è conclusa con un momento di confronto a gruppi, in cui si è cercato di capire come cambiare la catechesi rispettando i tempi e le esigenze dei ragazzi.

Paolo Prazzoli

Pubblicato il 21 aprile 2021

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