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La giustizia oltre la pandemia

giustizia oltre la pandemia

La pandemia Covid 19 ha sicuramente messo in luce come un diritto, quello alla salute, possa entrare in rotta di collisione con altri diritti fondamentali”. Sono le parole dell’avv. Gianfranco Losi che ha coordinato l’incontro “La giustizia oltre la pandemia”, il 7 maggio, trasmesso dal canale Youtube Piacenza Diocesi Tv. Ospiti della serata: Giuseppe Manfredi, avvocato e docente diritto Università Cattolica, Gherardo Colombo, ex magistrato e giurista, collegato da Milano, Davide Marchettini, ricercatore e operatore Caritas ed Elisa Malacalza, giornalista di Libertà.
“La notte e l’oscurità - ha aggiunto Losi - sono gli elementi di fondo del brano biblico di Isaia che è alla base di questi incontri. Sono momenti in cui diventa istintivo cercare un appiglio e per il giurista il punto di riferimento fondamentale è la Costituzione, in cui sono scritti i valori e i principi essenziali condivisi da una comunità”.
L’articolo 32 - ha sottolineato l’avvocato - afferma che la repubblica tutela la salute e questa norma è inserita nei rapporti etico-sociali, quindi può entrare in conflitto con altri diritti.
“Quanto possono essere ristretti questi diritti? A chi compete deciderlo? Con che modalità?”. Sono le domande poste da Losi agli ospiti della serata.

IL BILANCIAMENTO

“Si è sempre detto che la libertà di uno finisce quando inizia la libertà dell’altro, - ha affermato l’avv. Giuseppe Manfredi - ma poi ci sono dei casi in cui abbiamo un contrasto, una collisione tra diversi diritti. Ad esempio c’è una impresa sospettata di inquinamento che da lavoro a migliaia di persone. Cosa deve prevalere il diritto alla salute o il diritto al lavoro?

La Corte Costituzione, proprio nella sentenza che ha riguardato il caso dell’Ilva di Taranto, ha affermato che non esiste un diritto tiranno che prevale assolutamente su tutti gli altri, ma allora come si risolvono i contrasti? Il costituzionalismo ha elaborato un sistema che viene chiamato bilanciamento, per cui in ogni singolo caso occorre soppesare quali sono i diritti e i doveri coinvolti e quale peso hanno. Non si può dare una risposta netta su quale diritto prevale perché di volta in volta possono cambiare le condizioni, bisogna fare una valutazione sul singolo caso. Per quanto riguarda le misure anti-Covid, la base legislativa è stata fornita nei vari DPCM e ordinanze. Ma sono legittime oppure no queste misure?”. Si è interrogato Manfredi ed ha risposto: “Nel caso in cui sono coinvolti più diritti e più doveri, secondo la giurisprudenza costituzionale, delle limitazioni di alcuni diritti, seppure inviolabili, possono essere consentite purché siano proporzionate e soprattutto temporanee”.

IL MALE MINORE

“Si tratta di applicare e mettere in pratica il principio del male minore; ma qual’è il male minore?”. Si è domandato, collegato da Milano, il dott. Gherardo Colombo che ha trovato risposta nel diritto alla sopravvivenza dignitosa. “Sotto questo profilo - ha evidenziato Colombo - si recuperano tanti aspetti che riguardano gli altri diritti. I principi a cui attenersi, ribaditi da una recente sentenza della Corte Costituzionale, sono quelli di necessità, proporzionalità, ragionevolezza, bilanciamento e temporaneità”. Questi sono i punti di riferimento - per Colombo - attraverso i quali si riesce a bilanciare i vari diritti. “Bisogna sempre applicare il male minore - ha aggiunto -, perché il meglio, qualcosa che a noi umani sfugge, sarebbe quello di non dovere fare delle scelte e quindi avere contemporaneamente il diritto alla salute, al movimento, al lavoro, ma siccome delle scelte è necessario farle i punti di riferimento sono quelli”.

IL GIORNALISMO NEL LOCKDOWN

“Siamo partiti al 3 marzo, dello scorso anno, con 6 morti al giorno e al 22 marzo siamo arrivati a 33”. Ha affermato la giornalista di Libertà Elisa Malacalza. “Ho avuto la sensazione, in quei giorni, che i nostri abiti erano bagnati dalle lacrime della gente che continuava chiamarci al telefono:

“È morta mia mamma non possiamo farle il funerale, la prego scriva lei che era una brava persona”. Malacalza vuole ricordare per sempre queste cose. Si sentiva inserita in una situazione che non riusciva neanche a chiamarla per nome. “Ogni giorno era una lotta morale - ha proseguito - nel il tentativo di bilanciare la notizia tra l’annuncio del fatto e l’apprensione di creare panico”. In molti hanno visto in questo giornalismo di provincia una luce accesa, una vicinanza ai cittadini. “La gente aveva bisogno - ha sottolineato Malacalza - di toccare l’informazione e di parlare a noi giornalisti. Era come cercare un sentiero in un foresta al buio totale. Il conforto personale, oltre a quello che i cittadini mi hanno espresso con il loro ringraziamento, è arrivato da Papa Francesco che il primo aprile 2020 è stato l’unico a pregare per i giornalisti proprio perché aiutavano le persone a sentirsi meno isolate. Quel giorno, dopo aver ascoltato la preghiera del Papa, sono riuscita a piangere dalla commozione e dalla tensione che stavo vivendo”.

NESSUNO SI SALVA DA SOLO

“Questa pandemia ha esasperato situazioni che erano già difficili come per esempio il diritto all’abitazione”. Ha sottolineato Davide Marchettini della Caritas. “Nei due mesi di lockdown dell’anno scorso abbiamo incontrato persone senza dimora che, trovandosi in un parco o camminando per strada, sono arrivate da noi con la multa perché non erano in casa. Alcuni diritti quindi erano già sul filo del rasoio. Dal centro d’ascolto Caritas, dal carcere, dai dormitori, dalle accoglienze avevamo già situazioni al limite che la pandemia ha fatto esplodere. Anche famiglie che non erano mai passate da noi, si sono trovate nella necessità di chiedere aiuto. È stato necessario cambiare il nostro cuore il nostro atteggiamento e la modalità dei nostri servizi. Ci siamo inventati una reperibilità telefonica, un nuovo modo di accogliere. “Nessuno si salva da solo”, l’espressione che ha fatto storia di Papa Francesco, la sera del 27 marzo 2020, penso sia la grande chiave con cui continuare a combattere la situazione in cui siamo ancora immersi. Il nostro lavoro è quello di far rifiorire le persone per non lasciare nessuno da solo e fare in modo che i diritti non vengano lesi e calpestati.

Riccardo Tonna

Pubblicato il 10 maggio 2021

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