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Il ministero pastorale del vescovo Antonio Gianelli a Bobbio

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A Bobbio si celebra la solennità di Sant'Antonio Gianelli.
Sabato 21 nella curia vescovile alle ore 16 incontro con la Comunità pastorale per la presentazione del programma consegnato dal vescovo Adriano Cevolotto alla diocesi  e domenica 22 ottobre messa solenne alle ore 11.15 nella Concattedrale preceduta in oratorio dal'apertura dell'anno catechistico.
La festa di Sant’Antonio Gianelli ricorda il giorno della sua canonizzazione avvenuta a Roma nel 1951 ed è motivo per  di memoria grata e riconoscente al Signore per averci donato un pastore zelante e premuroso, appassionato al bene del gregge disperso sui monti della nostra Chiesa bobbiese.
Antonio Gianelli, ordinato vescovo il 6 maggio 1838 a Genova, giungeva a Bobbio l'8 luglio successivo con il desiderio grande di mettersi al servizio del gregge a cui egli si sentiva mandato come maestro, giudice, pastore, padre (così si esprimeva nell’omelia del suo ingresso).
A Bobbio sarebbe rimasto soltanto otto anni, poiché la morte lo coglieva a Piacenza il 7 giugno 1846 a soli 57 anni. Sembrava che presagisse la fine prematura; al breve periodo del suo ministero episcopale suppliva un’intensità nel servizio e un prodigarsi instancabile fino a “consumarsi” per il gregge che amava intensamente.

LA VISITA PASTORALE

Il 21 luglio successivo, a tredici giorni dal suo arrivo a Bobbio, indiceva la prima visita pastorale (ne svolgerà tre in otto anni, anche se l’ultima rimava incompiuta per la sua prematura scomparsa). Affrontando il disagio per raggiungere anche le più sperdute comunità, incontrava sacerdoti e popolo attraverso celebrazioni e incontri personali per rendersi conto della situazione delle parrocchie, bisognose di essere rianimate, incoraggiate, a volte corrette, certamente rivitalizzate nell’annuncio del Vangelo per una ripresa della vita cristiana.
Il nostro vescovo Adriano ha indetto per la nostra chiesa diocesana la prima visita pastorale che nel nostro territorio sarà celebrata nel prossimo mese di giugno. Al Santo Gianelli chiediamo la disponibilità e docilità per lasciarci scuotere dal passaggio del vescovo per un rinnovamento delle nostre comunità sempre bisognose di essere rafforzate nell’adesione al Vangelo.

IL SINODO

Al termine della prima visita pastorale, il vescovo Antonio Gianelli decideva di celebrare il Sinodo annunciato con una lettera articolata alla Diocesi il 2 luglio 1840. Dopo aver visitato l’intera diocesi per rendersi conto della situazione pastorale e strutturale delle comunità, egli dava inizio al Sinodo (il termine significa camminare insieme) che non si celebrava da quasi un secolo a Bobbio per offrire gli orientamenti pastorali e le indicazioni anche vincolanti per un cammino unitario nell’intera diocesi. Nell’assemblea di tutti i sacerdoti trattenuti a Bobbio per alcuni giorni si giungeva insieme, vescovo e presbiteri, ad individuare le linee guida per il rinnovamento. Le indicazioni sinodali venivano raccolte in un volume corposo, stampato a Chiavari nel 1842 e consegnato a tutti i sacerdoti perché fosse oggetto di studio e costituisse un “vademecum” per l’azione pastorale.
Un secondo Sinodo sarà convocato dal Gianelli nel 1844 (22-25 settembre) nel contesto delle celebrazioni solenni di San Colombano, le cui spoglie, riesumate, venivano proposte alla venerazione del popolo di Dio. A San Colombano il Gianelli affidava l’esito del secondo Sinodo incentrato sulla vita e il ministero dei sacerdoti.
Anche la nostra Chiesa che è in Italia vive il tempo del Sinodo, così come più di trecento delegati, vescovi, sacerdoti e laici, provenienti dal mondo intero vivono a Roma in questi giorni, insieme a Papa Francesco, l’esperienza sinodale, nell’ascolto reciproco per giungere al discernimento nello Spirito che conduca a scelte profetiche condivise per la Chiesa intera chiamata a vivere nell’oggi la fedeltà al suo Signore e a testimoniarlo ovunque.

La riforma del seminario

Una delle realtà che il Gianelli trovava in condizioni precarie giungendo a Bobbio era il seminario, soprattutto per la carenza formativa dei candidati al sacerdozio. Da subito (5 ottobre 1838) il Vescovo avviava la riforma degli studi e fondava la Congregazione degli Oblati di Sant’Alfonso, con alcuni sacerdoti bobbiesi o venuti da Chiavari che, posti al Santuario dell’Aiuto, dovevano occuparsi della formazione dei seminaristi. Con sapiente lungimiranza il Santo intuiva da subito che l’accompagnamento dei candidati al sacerdozio era assolutamente prioritario nel suo ministero per la vita di fede delle comunità parrocchiali alle quali i sacerdoti erano inviati come guide spirituali.

LE MISSIONI AL POPOLO

Una delle forme di evangelizzazione straordinaria più cara al Gianelli erano le missioni popolari. Dai primi anni del suo ministero fino alla morte egli predilesse questa forma di ministero che consisteva in una predicazione a tutto campo, accompagnata dal servizio del confessionale che un gruppo di missionari vivevano per qualche settimana in una parrocchia. Annuncio della Parola, Riconciliazione, Processione Penitenziale, Celebrazione Eucaristica e Adorazione erano gli “ingredienti” di questo servizio di evangelizzazione a tappeto vissuto dalle parrocchie che chiedevano questa forma straordinaria di annuncio.
Nel periodo del servizio episcopale a Bobbio, il Gianelli guidava missioni in Diocesi, ma anche nella vicina chiesa piacentina. Bardi, Borgotaro, Bettola, Centenaro, Podenzano, San Sisto in città, furono il suo campo di azione. Testimonianze scritte del passaggio provvidenziale e benefico dei missionari e anche di alcuni conversioni, rendono ragione di una evangelizzazione profonda e capillare che ha segnato il risveglio di tante comunità.

LE FIGLIE DI MARIA

A Bobbio il Gianelli aveva chiamato da subito le suore da lui volute e fondate a Chiavari nel 1929 per l’educazione e la cura delle orfanelle. L’attenzione ai poveri, agli ultimi, ha sempre accompagnato il servizio del Santo nella convinzione che Dio si nasconde nei poveri e servire loro è servire il Signore. Le Figlie di Maria Santissima dell’Orto entravano a servizio dell’ospedale, un luogo che versava in condizioni assai precarie, per la cura corporale e spirituale dei malati.

Anche l’educazione e la formazione delle ragazze a Bobbio lasciava molto a desiderare. Acquisito il complesso di San Nicola e chiamate altre cinque Suore da Chiavari il Gianelli inaugurava le scuole permettendo alle fanciulle l’iniziazione allo studio e al lavoro, in un tempo in cui soprattutto le donne non avevano alcuna formazione culturale. Le scuole fondate dal Gianelli erano assolutamente gratuite per le più povere. Gianelli era ben convinto che la povertà non era soltanto la mancanza di mezzi per vivere; anche la carenza educativa e formativa era una forma di povertà che non consentiva dignità piena alle persone.

Dal semplice racconto delle iniziative straordinarie messe in atto dal Gianelli, senza dimenticare il cammino ordinario di annuncio della Parola, della celebrazione dei Sacramenti, della guida della comunità diocesana, è facile intuire la grandezza di una figura che in pochi anni ha rivoluzionato la chiesa bobbiese. Per questo siamo grati al Signore per il suo passaggio breve, ma intenso e fecondo, che ha lasciato un segno profondo e che ancora oggi si prolunga per noi nella presenza viva delle Figlie di Maria, le sue Suore, che da allora non hanno più cessato di esercitare il loro servizio nella nostra comunità.

Aldo Maggi

Pubblicato il 20 ottobre 2023

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  • In Cattedrale è stato ricordato il beato Secondo Pollo

    pollo

    Lunedì 26 dicembre il vescovo mons. Adriano Cevolotto ha presieduto la messa in Cattedrale a Piacenza nella memoria del beato Secondo Pollo, cappellano militare degli alpini. Vi hanno partecipato i rappresentanti delle sezioni degli Alpini di Piacenza e provincia e i sacerdoti mons. Pierluigi Dallavalle, mons. Pietro Campominosi, cappellano militare del II Reggimento Genio Pontieri, don Stefano Garilli, cappellano dell'Associazione Nazionale degli Alpini di Piacenza, don Federico Tagliaferri ex alpino e il diacono Emidio Boledi, alpino dell'anno nel 2019.
    Durante la Seconda guerra mondale, il sacerdote parte per la zona di guerra del Montenegro (Albania), dove trova la morte il 26 dicembre dello stesso anno, colpito da fuoco nemico mentre soccorreva un soldato ferito. 
    Originaio di Vercelli, fu beatificato il 24 maggio 1998 da papa Giovanni Paolo II. 

    Nella foto, il gruppo degli Alpini presenti in Cattedrale con il vescovo mons. Adriano Cevolotto.

    Pubblicato il 27 dicembre 2022

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