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Sae, il gruppo piacentino ad Assisi

sae piacentini ad assisi

Ha destato meraviglia in tanti soci e amici del SAE presenti alla 59esima Sessione di formazione ecumenica, che ha avuto luogo alla Domus Pacis di Assisi dal 23 al 29 luglio scorso, il gruppo di Piacenza.
La meraviglia era determinata dal numero dei partecipanti, nove, e dalla compattezza della loro partecipazione. In realtà si è trattato di un’esperienza particolare, che ha coinvolto queste persone non solo a livello individuale ma di gruppo, un gruppo molto articolato e composito: cinque socie SAE (Graziella Callegari, Nadia Panni, Lucia Rocchi, Vanda Ronchetti e Maria Cristina Vaghini), un sacerdote, mons. Giuseppe Busani, presente alla Sessione per la prima volta con il desiderio di conoscere il modo di vivere l’ecumenismo da parte di questa associazione, un diacono, don Paolo Gasparini, presente alla Sessione per la terza volta, e una giovane insegnante di religione, Giulia Manzi, che hanno fruito della borsa di studio messa a disposizione del Gruppo SAE di Piacenza, e infine Patrizia Palma, un felicissimo ritorno, dato che Patrizia era stata socia SAE dal 1978 al 1991, gli anni della sua giovinezza, ed ora era interessata a riscoprire il carisma per cui Maria Vingiani alla vigilia del Concilio aveva dato vita ad un’associazione ecumenica laica e interconfessionale.

Al di là dei motivi particolari per cui ogni persona del gruppo piacentino aveva deciso di vivere questa esperienza, un motivo accomunava tutti, il tema, un tema coraggioso e insolito: il femminile e il maschile nella fede e nella prassi delle diverse realtà ecclesiali, espresso con questo titolo: Chiese inclusive per donne nuove e uomini nuovi – “Edificati insieme per diventare abitazione di Dio”  (Ef. 2,22). Basta ricordare il titolo di alcune relazioni o tavole rotonde per renderci conto del taglio della sessione: “Umano plurale, tra la Scrittura e l’oggi”, “Per un linguaggio non sessista: Come parliamo di Dio?”, “Uno snodo critico: Chiese, ministeri, donne”. Ancora più espliciti i temi degli otto laboratori, tra cui: “Ripensare la maschilità”, “Differenze e stereotipi di genere”, “Maschile e femminile nell’ebraismo e nel cristianesimo”.
    
Coerentemente con le tematiche in oggetto la presenza dei relatori, uomini e donne, soprattutto donne, teologhe di chiara fama (Debora Spini, Marinella Perrone, Lucia Vantini, Serena Noceti e Donata Horak, che ha coordinato un laboratorio), e pastore molto note e impegnate nel dialogo ecumenico: Ilenja Goss e Letizia Tomassone, valdesi, Lidia Maggi, battista, che per presenza e ruoli hanno soppiantato i loro colleghi maschi.
  Decisamente solo maschile e limitata a membri ecclesiastici la presenza ortodossa: Vladimir Zelinsky, il vescovo Athenagoras Fasiolo, Traian Valdman. Non posiamo dimenticare in ambito cattolico l’apertura e il contributo prezioso offerto dal Vescovo di Pinerolo Olivero Derio in un’indimenticabile liturgia eucaristica o la relazione documentata e incoraggiante di Luigi Renna, Arcivescovo di Catania.

E i contenuti? Li rimandiamo agli Atti che usciranno nella primavera 2024. Ora lasciamo un breve spazio alle impressioni, ai giudizi, alla testimonianza di alcuni partecipanti piacentini, per confermare in questo modo che, al di là dell’esperienza personale, questa è stata un’esperienza di gruppo, che con l’aiuto dello Spirito speriamo possa dare buoni frutti nella nostra realtà ecclesiale.

Lucia Rocchi

Come è stato vissuto l'incontro ad Assisi. Alcune testimonianze


Preghiera e relazioni umane                                                

Una settimana ricca di tante proposte: preghiera, formazione, spiritualità, relazioni personali e comunitarie. Un’esperienza che mi ha permesso di ascoltare tante voci che hanno evidenziato cosa significhi vivere il complesso rapporto tra donne e uomini di chiesa nella diversità di genere offrendomi strumenti per affrontare il cambiamento. Un tema ampio e non facile, espresso con parole che continuano a suscitare in me domande sulla mia storia personale di vita e di fede,  parole abitate dalla fatica di vivere questo nuovo tempo. Tante sono state le testimonianza che ho seguito con la volontà di condividerle, il tutto in una cornice di bellezza dei luoghi ospitanti.


                                            Vanda Ronchetti

Socializzare a passi di danza

Dal 23 al 29 luglio ho partecipato per la prima volta ad un convegno nazionale del SAE. E’ stata un’esperienza interessante e coinvolgente anche se impegnativa. L’argomento del convegno “Chiese inclusive per Donne nuove e Uomini nuovi” è stato trattato dai relatori in modo chiaro ed esaustivo. Mi hanno arricchito molto i vari momenti di preghiera e le celebrazioni dei vari riti delle confessioni presenti  (battisti, metodisti, ortodossi e cattolici) durante le quali si è posto l’accento più sulla comunione che sulla diversità. Inoltre ognuno di noi ha potuto scegliere di partecipare ad un Laboratorio per un totale di 10 ore, che dava la possibilità di approfondire un argomento specifico. Io ho scelto “Spiritualità e Corpo nelle danze ebraiche e cristiane”. E’ stata un’ esperienza entusiasmante in quanto, oltre ad approfondire l’origine delle varie danze e feste ebraiche, abbiamo imparato a socializzare utilizzando gesti e passi di danza.
             

                               Nadia Panni

Una particolare esperienza ecumenica

Grazie al SAE di Piacenza, che mi ha proposto una borsa di studio, ho potuto vivere una particolare esperienza ecumenica. Come insegnante di religione coltivo il desiderio di trasmettere il “frutto” di questa esperienza ai bambini che vivono una situazione di multietnicità. Molte sono le immagini che mi ritornano in mente; per esprimere il succo di quanto ho appreso scelgo il gesto di una preghiera/meditazione del mattino: donne e uomini che si passano di mano in mano una croce amerinda cantando e profumandosi con l’essenza di nardo, un profumo speciale tratto da una pianta che cresce solo tra le rocce tra i nidi delle aspidi: la ripetizione di un gesto di un’altra cultura fatto per darsi coraggio e vincere la paura.


                                            Giulia Manzi

Il ritorno dopo 30 anni

Sono tornata al SAE dopo oltre 30 anni, perché la vita ci porta per strani e differenti sentieri, alcuni scelti ed alcuni non previsti…. L’emozione era tanta, ma con consapevolezza, data l’età, ho cercato di contenere le aspettative, perché, si sa, i ricordi giocano brutti scherzi, le emozioni si amplificano, la commozione può far cadere nella trappola dei confronti.  Comunque ero serena. La sessione si è svolta come da programma. Mi soffermo in particolare sull’esperienza dei gruppi. Avevamo voglia di conoscerci, di confrontarci, avevamo voglia di coesione, di trovare trasversalmente nelle diverse confessioni quanto ci unisce, non quanto ci divide. Mi è sembrato un buon punto di partenza. Ho riscoperto il senso dell’ecumenismo, un cammino  fatto di piccoli passi, mosso dal desiderio di unione, partendo dalla consapevolezza che Dio ci ama e ci vuole uniti senza preferenze, ognuno nella sua diversità. La strada dell’unità è ancora lunga, ma ho percepito che ora la consapevolezza della necessità che i cristiani siano uniti è diversa e che i tempi sono maturi. La crisi che tutte le Chiese stanno attraversando è profonda e forse, come diceva  Karl Rahner, per sopravvivere dovremo diventare credenti “spirituali”. Dobbiamo confidare in Lui e pensare che tutto rientra in un progetto, in un disegno, il “suo” disegno; dobbiamo affidarci e credere che, grazie a Lui,  ci salveremo tutti al di là delle differenze che ci dividono.

Patrizia Palma

Le Chiese non possono restare immobili

È un’impresa ardua la sintesi di una settimana intensa come quella di Assisi 2023… posso però dire che ho impressi i volti familiari e quelli nuovi delle persone incontrate, i gesti di amicizia e di accoglienza reciproca, la profondità della Parola spezzata da voci differenti e condivisa nel tempo della preghiera e della riflessione, l’attualità e l’originalità delle tematiche.
Sento di rivolgere un grazie ai miei compagni di cammino e a chi, in ambito ecumenico, ha il compito di “pensare” e formare. Le Chiese non possono restare immobili ma devono essere sempre protese a cercare insieme la Verità valorizzando la dignità di ogni uomo e di ogni donna, riconoscendo il sacro nella vita delle persone, proteggendo chi non è riconosciuto nei suoi diritti e nel suo desiderio di felicità.  

Cristina Vaghini

Nella foto, i piacentini al corso estivo Sae di formazione ad Assisi. Con loro, fra gli altri, mons. Giuseppe Busani (secondo da sinistra), la prof.Lucia Rocchi, responsabile del Sae piacentino (quinta da sinistra), e il diacono Gianluca Gasparini (sesto da sinistra).

Pubblicato il 31 agosto 2023

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