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La Vergine Assunta nell'affresco della Cattedrale di Bobbio

bobbio

Il capolavoro del pittore Francesco Porro racconta il percorso terreno della Vergine Maria
dalla natività alla sua glorificazione al cospetto della SS.Trinità

Il primo novembre 1950 Pio XII con la Costituzione Apostolica Munificentissimus Deus proclamava solennemente il dogma dell’assunzione di Maria. Queste le parole centrali: «…definiamo essere dogma da Dio rivelato che l’Immacolata Madre di Dio sempre Vergine Maria, terminato il corso della vita terrena, fu assunta alla Gloria celeste in anima e corpo». Questa definizione è riproposta in latino a lettere cubitali lungo il coro della nostra Cattedrale, quasi a fondamento dello splendido affresco di Francesco Porro che proprio sopra il coro inizia il percorso pittorico della glorificazione della Vergine Maria. Lungo il perimetro absidale, raccolti in ovali blu, i momenti salienti della vita della Vergine Maria: la natività, lo sposalizio, la visitazione, la presentazione al tempio; esprimono tutta l’umanità di Maria e il suo percorso terreno.

L’affresco sul fondale presenta un sepolcro vuoto e il gruppo degli apostoli che guarda attonito e cerca sulla terra ciò che già appartiene al Cielo. «Non era possibile - afferma il prefazio della Liturgia dell’Assunzione - che conoscesse la corruzione del sepolcro Colei che ha generato l’autore della vita». Sotto lo sguardo pieno di meraviglia del gruppo degli apostoli la Vergine sale verso il Cielo tra festoni di fiori e un tripudio festoso di angeli che l’accompagnano, quasi sorreggendola. La Vergine sale verso l’alto dove l’attendono, in un turbinio di nuvole e di luce, il Figlio, il Padre e lo Spirito.

La accoglie anzitutto il Figlio, che lei ha accolto nel cuore e poi nel grembo, che ha dato alla luce, che ha educato con trepidazione e poi seguito come discepola fino a condividerne i momenti di sofferenza straziante sotto la croce; quel Figlio risorto e glorificato ora la accoglie per rendere partecipe la Madre della gloria stessa che egli ha ricevuto dal Padre. La accoglie il Padre, al quale, per mezzo dell’angelo, Maria aveva pronunciato il suo “Eccomi” generoso e incondizionato, rendendo possibile il suo progetto d’amore per l’umanità.

La accoglie lo Spirito, sotto forma di colomba, quello Spirito che l’aveva ricolmata della sua presenza fin dall’Annunciazione. Maria è ormai partecipe di quella comunione trinitaria a cui è destinata ogni creatura, comunione d’amore in cui anche il corpo trasfigurato di Maria come quello di ogni cristiano diventerà, nell’ultimo giorno, porta aperta, varco spalancato alla comunione, sacramento felice dell’incontro perfetto.

Il mistero dell’Assunzione riguarda anzitutto Maria, ma riguarda tutti, è il destino comune, l’anticipo del nostro futuro. Sempre lo stesso prefazio così recita: «Ora (Maria) risplende sul nostro cammino segno di consolazione e di sicura speranza». Maria ci ha preceduti, come vera sorella è andata avanti; ma anche il nostro cammino è orientato, nella speranza, alla gloria. L’Assunzione è la festa di Maria e dell’umanità. Nell’Assunzione di Maria l’umanità intera è messa in condizione di scorgere il proprio destino.

L’ultimo tratto pittorico del grandioso affresco della Cattedrale, nel transetto, sopra l’altare, presenta ancora Maria nella gloria, circondata dalla Trinità e, inginocchiato, un vescovo, forse il committente dell’affresco, il Manara, segno dell’umanità in cammino che anela al compimento attratto dal mistero di comunione di amore della Trinità, con la potente intercessione di Colei che, lasciata la terra per il Cielo, risplende come Regina alla destra del Padre. Giovanni Damasceno che si distingue fra tutti i Padri della Chiesa nel testimoniare la fede nell’assunzione di Maria, esclama con vigorosa eloquenza: «Era necessario che Colei che nel parto aveva conservata illesa la sua verginità, conservasse anche senza alcuna corruzione il suo corpo dopo la morte. Era necessario che Colei, che aveva portato nel suo seno il Creatore fatto bambino, abitasse nel tabernacolo divino. Era necessario che la sposa del Padre abitasse nei talami celesti. Era necessario che Colei che aveva visto il suo Figlio sulla croce, ricevendo nel cuore quella spada di dolore dalla quale era stata immune nel darlo alla luce, lo contemplasse sedente alla destra del Padre. Era necessario che la Madre di Dio possedesse ciò che appartiene al Figlio e da tutte le creature fosse onorata come Madre e Ancella di Dio».

Maria, capolavoro gratuito dell’amore del Padre e della sua predilezione per gli umili, come stella luminosa è posta sul nostro cammino, traccia il sentiero, indica i passi del nostro pellegrinaggio, che ha come meta ultima, come per lei, la comunione trinitaria, raffigurata più volte nello splendido affresco della Cattedrale di Bobbio. Accompagni lei il nostro vagare incerto, i nostri passi a volte vacillanti dentro una storia travagliata e a volte contraddittoria e ci conduca per mano all’incontro con il Mistero, termine ultimo del nostro percorso terreno.

Le celebrazioni del 15 agosto

La Cattedrale di Bobbio è al centro delle celebrazioni religiose del 15 agosto. Dal 6 è iniziata la novena alle ore 20.45 in Cattedrale.
Venerdì 15 agosto messa alle ore 9 al santuario dell'Aiuto; alle ore 10 in San Colombano; alle 17.40 Secondi Vespri e alle ore 18 la messa solenne presieduta dal vescovo mons. Adriano Cevolotto.

Pubblicato il 12 agosto 2025

 

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  • In Cattedrale è stato ricordato il beato Secondo Pollo

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    Lunedì 26 dicembre il vescovo mons. Adriano Cevolotto ha presieduto la messa in Cattedrale a Piacenza nella memoria del beato Secondo Pollo, cappellano militare degli alpini. Vi hanno partecipato i rappresentanti delle sezioni degli Alpini di Piacenza e provincia e i sacerdoti mons. Pierluigi Dallavalle, mons. Pietro Campominosi, cappellano militare del II Reggimento Genio Pontieri, don Stefano Garilli, cappellano dell'Associazione Nazionale degli Alpini di Piacenza, don Federico Tagliaferri ex alpino e il diacono Emidio Boledi, alpino dell'anno nel 2019.
    Durante la Seconda guerra mondale, il sacerdote parte per la zona di guerra del Montenegro (Albania), dove trova la morte il 26 dicembre dello stesso anno, colpito da fuoco nemico mentre soccorreva un soldato ferito. 
    Originaio di Vercelli, fu beatificato il 24 maggio 1998 da papa Giovanni Paolo II. 

    Nella foto, il gruppo degli Alpini presenti in Cattedrale con il vescovo mons. Adriano Cevolotto.

    Pubblicato il 27 dicembre 2022

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