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«Vocazione»: a Punto Incontro prosegue la lettura della «Christus Vivit»

Appuntamento venerdì 18. Il secondo appuntamento è stato introdotto da Rino Curtoni

puntoIncontroOtt19

L’Esortazione apostolica “Christus vivit” è una fonte continua di stimoli e riflessioni, come si è visto ancora una volta alla lettura dei capitoli VI “Giovani con radici” e VII “La pastorale dei giovani”.
“Mi fa male vedere che alcuni propongono ai giovani di costruire un futuro senza radici, come se il mondo iniziasse adesso. Perché «è impossibile che uno cresca se non ha radici forti che aiutino a stare bene in piedi e attaccato alla terra. È facile “volare via” quando non si ha dove attaccarsi, dove fissarsi» esordisce Papa Francesco.
Tanti i meccanismi oggi in atto per favorire lo sradicamento e rendere i giovani facile preda di chi vuole usarli per i propri fini (ideologici, politici, di mercato): dal disprezzo della storia, al culto sfrenato della giovinezza, dal proporre una spiritualità senza Dio, alla globalizzazione che tende a omogeneizzante le culture dei popoli.

Strada obbligata per affrontare queste sfide è stabilire un sano rapporto intergenerazionale dove l’esperienza degli adulti e degli anziani è messa a disposizione dello slancio e dell’intraprendenza dei giovani.
Si tratta di “rischiare insieme”.
“Se camminiamo insieme, giovani e anziani, potremo essere ben radicati nel presente e, da questa posizione, frequentare il passato e il futuro: frequentare il passato, per imparare dalla storia e per guarire le ferite che a volte ci condizionano; frequentare il futuro, per alimentare l’entusiasmo, far germogliare i sogni, suscitare profezie, far fiorire le speranze. In questo modo, uniti, potremo imparare gli uni dagli altri, riscaldare i cuori, ispirare le nostre menti con la luce del Vangelo e dare nuova forza alle nostre mani”.

Nella profezia di Gioele il Papa trova un immagine molto bella che ci permette di capire meglio.
Dice così: «Dopo questo, io effonderò il mio spirito sopra ogni uomo e diverranno profeti i vostri figli e le vostre figlie; i vostri anziani faranno sogni, i vostri giovani avranno visioni» (Gl 3,1; cfr At 2,17).
Così anche la pastorale deve essere rinnovata: una pastorale di tutta la comunità che vede i giovani protagonisti al pari degli adulti. Una pastorale flessibile, che accoglie tutti, sinodale, non monolitica, che privilegia il linguaggio della vicinanza, non prevalentemente dottrinale, che propone un kerigma incarnato, che coltiva esperienze di fraternità .

E infine (forse un tocco tipico dell’esperienza delle comunità di origine di Bergoglio) una pastorale popolare e in uscita, che “consiste in una pastorale più ampia e flessibile che stimoli, nei diversi luoghi in cui si muovono concretamente i giovani, quelle guide naturali e quei carismi che lo Spirito Santo ha già seminato tra loro.
Si tratta prima di tutto di non porre tanti ostacoli, norme, controlli e inquadramenti obbligatori a quei giovani credenti che sono leader naturali nei quartieri e nei diversi ambienti. Dobbiamo limitarci ad accompagnarli e stimolarli, confidando un po’ di più nella fantasia dello Spirito Santo che agisce come vuole”.

I prossimi incontri venerdì 18 sul capitolo 8, dedicato alla “Vocazione”, e venerdì 25 sul capitolo 9 sul “Discernimento”, sempre alle 17.30 nella sede di Punto Incontro (Piacenza, Chiostri del Duomo, 12).

Pubblicato il 15 ottobre 2019

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  • In Cattedrale è stato ricordato il beato Secondo Pollo

    pollo

    Lunedì 26 dicembre il vescovo mons. Adriano Cevolotto ha presieduto la messa in Cattedrale a Piacenza nella memoria del beato Secondo Pollo, cappellano militare degli alpini. Vi hanno partecipato i rappresentanti delle sezioni degli Alpini di Piacenza e provincia e i sacerdoti mons. Pierluigi Dallavalle, mons. Pietro Campominosi, cappellano militare del II Reggimento Genio Pontieri, don Stefano Garilli, cappellano dell'Associazione Nazionale degli Alpini di Piacenza, don Federico Tagliaferri ex alpino e il diacono Emidio Boledi, alpino dell'anno nel 2019.
    Durante la Seconda guerra mondale, il sacerdote parte per la zona di guerra del Montenegro (Albania), dove trova la morte il 26 dicembre dello stesso anno, colpito da fuoco nemico mentre soccorreva un soldato ferito. 
    Originaio di Vercelli, fu beatificato il 24 maggio 1998 da papa Giovanni Paolo II. 

    Nella foto, il gruppo degli Alpini presenti in Cattedrale con il vescovo mons. Adriano Cevolotto.

    Pubblicato il 27 dicembre 2022

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