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«Signore, insegnaci a pregare!»

preganoSiciliani sir

Com’è grande la nostra stoltezza nel paragonarci all’azione di Dio. Ci sostituiamo al Signore nel giudizio senza aver fatto la sua esperienza nella preghiera.
“Signore, insegnaci a pregare”, chiedono i discepoli di fronte all’intensità di quel raccoglimento filiale, abbandonato. Ed è anche il nostro bisogno di imparare a pregare.

Gesù pregava sempre e la sua preghiera era visibile nel parlare, nel guarire i malati e i peccatori. La sua azione era preghiera. Quando però pregava intensamente il Padre manifestava la sua vera identità di Figlio di Dio.
Incontrare Dio Padre è un dono straordinario e Gesù ci dona il suo modo di entrare in comunione col Padre. C’è un modo di pregare teso al riconoscere Dio Padre, reso possibile dall’azione dello Spirito: allora diventa un atto di amore e di comunione. Gesù vuole trasmetterci il suo cuore e insieme alla preghiera ci dona anche il Padre.
E quando si fa questo tipo di esperienza divina, la preghiera raggiunge l’uomo ed è solo attraverso lo Spirito che possiamo invocare il Padre Nostro pur essendo peccatori come siamo.


Non si tratta di eseguire un comando come invece fece Giona che non voleva che il nome di Dio si manifestasse nella sua vita.
Quante volte ci irritiamo per cose da poco senza renderci conto che tutto ci è stato donato! Quante volte ci lamentiamo di Dio perché le cose non vanno come a noi sembrerebbe giusto! Noi vogliamo riuscire in quel che facciamo; noi vogliamo aver rapporti facili e tranquilli con tutti.
Le nostre reazioni spontanee sono in contraddizione con la prima domanda del Padre Nostro: “Sia santificato il tuo nome“, perché invece diciamo: “Si realizzino le mie idee, si compiano i miei desideri, trionfi il mio modo di vedere”.
Dio Padre ha donato suo figlio per noi e ogni giorno con l’Eucaristia ci viene rinnovata questa preghiera per cui sotto l’azione dello Spirito anche noi, indegni di accostarci all’altare, possiamo invece dire “Padre Nostro”. Abbiamo bisogno che il Signore ci insegni a pregare, che metta in noi un desiderio profondo della sua manifestazione.
Quando non siamo contenti e ci incupiamo, abbiamo qualcuno a cui rivolgerci e se alziamo lo sguardo ci troveremo in disparte come Gesù a pregare sul monte.

Estratto dalla Lectio mattutina di madre Maria Emmanuel Corradini,
abbadessa del Monastero benedettino di San Raimondo,
del 9 ottobre 2019, Lc 11,1-4

a cura di
Gaia Leonardi


Pubblicato il 14 ottobre 2019

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