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Amore chiama amore

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Teresa d'Avila fu proclamata solennemente Dottore della Chiesa da papa Paolo VI il 27 settembre 1970.
Fu la prima donna a ricevere tale titolo, fino ad allora concesso soltanto a uomini.

La sua scuola ci porta al cuore di noi stessi e al cuore di Gesù, davanti alla nostra stoltezza del credere di avere in mano ciascuno la propria vita. Noi oggi facciamo senza Dio, mettendolo in un angolo del nostro cuore anche come credenti. L’essenziale dove sta allora se non amiamo e possediamo Gesù Cristo?
In una delle sue opere spirituali, “Il Castello Interiore”, ella scrive che “l’essenziale non sta nel molto pensare , ma nel molto amare” e l’uomo di oggi si crede molto sapiente, volendo arrivare a tutto, ragionare su tutto, conoscere tutto, illudendosi così di guadagnare autonomia da Dio.
La santa diceva che è molto importante conoscere la propria anima e ciò che la abita; le cose dell’anima vanno considerate “con pienezza, ampiezza e grandezza, senza temere di esagerare”.
Invita le anime a capirsi e ad avere pietà di loro stesse.
L’uomo non può stare senza un viaggio interiore e senza conoscere la propria intimità con Dio.


Non si può far finta che il Signore non esista. Amore chiama amore. Dobbiamo comprendere il nostro cuore e ciò che lo abita. Fare senza Dio significa avere una vita cristiana separata da quella spirituale, isolando cioè la comunione con Gesù Cristo.
La vita cristiana autentica invece è l’incontro con Cristo che è diventato parte di noi e non può prescindere dal nostro cammino personale spirituale. Noi siamo un tutt’uno con Cristo che deve essere il centro e la forza della vita cristiana.
Teresa invita a comprendere le profondità del nostro cuore e arrivare a Dio altrimenti rimarremo sapienti che non hanno riconosciuto e glorificato Dio.
E’ importante chiedersi se l’essenziale lo portiamo nella testa o nel cuore e ridare il primato a Dio attraverso la preghiera vera e sincera per raggiungere la profondità della nostra anima.
Accadrà così che con quella preghiera saremo raccolti da Dio.
Noi iniziamo a pregare e a raccoglierci davanti a lui, ma arriverà un momento in cui sarà Dio a raccogliere noi; a prenderci dentro di lui come con l’Eucarestia con cui siamo compresi nel corpo e nell’amore di Dio.
Se noi avessimo questa consapevolezza non avremmo paura di passeggiare nel mondo tra le difficoltà.
La pienezza che così avremo incontrato permetterà alla nostra parte interiore di potersi incontrare con il mondo e di non essere invasa da idoli e falsi miti.
Se il cuore è pieno di Cristo, non avremo bisogno di altro e ogni nostro gesto sarà all’insegna del suo amore.

Estratto dalla Lectio mattutina di madre Maria Emmanuel Corradini,
abbadessa del Monastero benedettino di San Raimondo,
del 15 ottobre 2019 in memoria di santa Teresa d'Avila

a cura di
Gaia Leonardi


Pubblicato il 22 ottobre 2019

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  • In Cattedrale è stato ricordato il beato Secondo Pollo

    pollo

    Lunedì 26 dicembre il vescovo mons. Adriano Cevolotto ha presieduto la messa in Cattedrale a Piacenza nella memoria del beato Secondo Pollo, cappellano militare degli alpini. Vi hanno partecipato i rappresentanti delle sezioni degli Alpini di Piacenza e provincia e i sacerdoti mons. Pierluigi Dallavalle, mons. Pietro Campominosi, cappellano militare del II Reggimento Genio Pontieri, don Stefano Garilli, cappellano dell'Associazione Nazionale degli Alpini di Piacenza, don Federico Tagliaferri ex alpino e il diacono Emidio Boledi, alpino dell'anno nel 2019.
    Durante la Seconda guerra mondale, il sacerdote parte per la zona di guerra del Montenegro (Albania), dove trova la morte il 26 dicembre dello stesso anno, colpito da fuoco nemico mentre soccorreva un soldato ferito. 
    Originaio di Vercelli, fu beatificato il 24 maggio 1998 da papa Giovanni Paolo II. 

    Nella foto, il gruppo degli Alpini presenti in Cattedrale con il vescovo mons. Adriano Cevolotto.

    Pubblicato il 27 dicembre 2022

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