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Le difficoltà come opportunità

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"Giacobbe viene invitato da Giuseppe a scendere in Egitto, chiamato dal Signore attraverso una visione nella notte con la promessa che di lui si sarebbe fatta una grande nazione. «Eccomi», rispose Giacobbe", ha spiegato madre Maria Emmanuel Corradini, abbadessa del Monastero benedettino di San Raimondo, alla lectio mattutina del 12 luglio scorso.

"La vita ci fa scendere.
Noi per tutto il tempo puntiamo a salire, abbiamo questa innata tendenza a essere qualcuno, a voler dimostrare qualcosa e ci affanniamo a cercar favori per innalzarci.
Dio da sempre ci abitua che la vera strada è quella a scendere - ha proseguito l'Abbadessa -.
La vera liberazione è approdare nel proprio cuore, trovare Dio e liberarsi da tutti gli idoli che ci tengono agganciati alla manifestazione della nostra grandezza e alle nostre maschere.
Non dobbiamo temere di scendere, se come Giacobbe abbiamo Dio.

Ed è proprio lì che lo troviamo; nelle situazioni più avverse quando cioè gli uomini spariscono e ci ingiuriano, l’unico che rimane fedele perché è sempre con noi è Gesù.
Ad ogni umiliazione, incomprensione o inciampo, dobbiamo essere certi che se le sappiamo accogliere come disposizione che il Signore ha permesso, proprio lì troveremo Dio che mentre gli altri ci lasciano, ci tende la mano".

"I santi hanno trovato questa risposta alle tante discese cui erano stati chiamati - ha affermato madre Maria Emmanuel -; non si sono ribellati perché vi hanno sempre trovato Dio insieme alla possibilità di vivere con lui una comunione più profonda.
Dio non ci garantisce una vita facile, una strada dritta e alberata.
Nel Vangelo ci ammonisce «Vi mando come pecore in mezzo a lupi», quindi lungo un percorso difficile.
«Guardatevi dagli uomini», avverte. Non preoccupatevi di cosa dovrete dire per difendervi, perché in quell’ora lo Spirito Santo parlerà in voi.

Però noi dobbiamo avere fede e credere che le umiliazioni e i deserti che dobbiamo attraversare come Giacobbe, in realtà, sono un’opportunità per vivere più intensamente Dio poichè lo Spirito Santo non ci abbandonerà in preda agli animali feroci; quello che ci salva è l’atto di fede in Dio che scenda con noi, che venga con noi nel deserto e con noi attraversi la storia".

"Quante volte abbiamo sperimentato la paura del Mar Rosso, che corrisponde al lasciare quello per cui avevamo costruito tutta la vita e quanta disperazione ha generato nell’uomo l’idea di separarsi dalle cose della sua vita - ha chiesto madre Corradini -.
Ma se il Signore ci raggiungesse e ci invitasse a non temere di scendere nelle vie più buie, noi concretamente saremmo disposti a obbedire?
Se il Signore ci chiederà oggi di tacere per lasciar parlare l’altro o ci dirà di lasciar avanzare un fratello prima di noi, saremo capaci di sorridere e ringraziare?
Fate che la sua volontà divenga più importante della vostra!
Siamo capaci di dire sì?

Quando saremo portati davanti ai tribunali, non saremo capaci di resistere se nella vita quotidiana non avremo detto tanti piccoli sì a quello che il Signore ci ha chiesto per liberarci da quello che non è lui".

"La conclusione è che Dio è fedele, Dio fa incontrare realmente Giacobbe e Giuseppe che diventerà la sua consolazione.
Quando altri diranno male di noi, Dio ci difenderà, manderà il suo Spirito e i suoi angeli a farci forza.
E ci sarà qualcuno accanto a noi a consolarci.

Questa Parola possa oggi divenire concreta anche per noi e la fatica del viaggio della vita sia lo stimolo a chiederci «Ma io, di chi ho realmente bisogno?».
La sola cosa necessaria è che Dio sia con noi, il resto non ci salva la vita".

Estratto dalla Lectio mattutina di madre Maria Emmanuel Corradini,
abbadessa del Monastero benedettino di San Raimondo
del 12 luglio 2019, Mt 10,16-23

a cura di
Gaia Leonardi


Pubblicato il 17 agosto 2019

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