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Affidiamo al Signore le nostre paure

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"Il Signore è davvero signore dei morti e dei vivi perché anche nella morte, vuole la nostra vita. E anche nelle situazioni quotidiane di difficoltà e di abbandono, lui vuole far prevalere la vita", ha spiegato madre Maria Emmanuel Corradini, abbadessa del Monastero benedettino di San Raimondo, alla lectio mattutina del 4 maggio scorso.

"Dopo la moltiplicazione dei pani e dei pesci, Gesù si ritira e va a pregare (la lectio faceva riferimento al Vangelo di Giovanni 6,16-21, ndr); i discepoli invece scendono verso il mare aperto.
A questo punto li raggiungono il buio e la tempesta, situazioni che quotidianamente dobbiamo affrontare durante il giorno.

Quando i discepoli lasciano la riva, tutto è calmo; gli ostacoli s’incontrano nella traversata, dove anche noi vacilliamo perché spesso siamo da soli a remare.
C’è però qualcun altro che ci avvicina, non dimentichiamolo mai - ha proseguito la Madre - . Anche quando durante il giorno siamo toccati da cose inaspettate e da situazioni di fatica, a volte di dolore, a volte di grande preoccupazione, ci raggiunge anche Gesù risorto.
A un tratto, infatti, essi videro Gesù che camminava sul mare, si avvicinò alla barca e disse: «Sono io, non temete!».
Gesù cammina sulle acque che non riescono a sommergerlo.
Le onde non possono affogarlo, il mare in tempesta non può nulla contro di lui, la potenza del male non lo travolge".

"Ecco da chi possiamo prendere la forza, con la convinzione che anche nel buio e nella tempesta qualcuno è più forte! - ha esortato madre Maria Emmanuel -.
I discepoli non sanno riconoscere Gesù, sembra paradossale.
A volte abbiamo paura del bene.
Abbiamo paura che il Signore ci proponga qualcosa di cui non siamo capaci; che porti una novità nella nostra vita che scombina i nostri piani.
Invece dobbiamo riconoscerlo, perché quando ci succede qualcosa di male come una tempesta improvvisa, ci sentiamo presi alla sprovvista ma se ci raggiunge Gesù, scuote la nostra libertà.
Ci chiede di prendere in mano la nostra vita è ci rassicura con la sua presenza.

Da noi dipende il farlo entrare o no dentro di noi.
Ci può chiedere una scelta da intraprendere, un perdono da dare, una carità da concedere, un impegno da cui non scappare; quando ci raggiunge Gesù, può portarci la calma, la pace, ma anche la novità che scombussola il nostro finto ordine e ci scuote".

"Dobbiamo chiederci se permettiamo al Signore di salire sulla nostra barca - ha detto l'Abbadessa - , nonostante la sua presenza porterà immancabilmente scompiglio. Non si potrà più piangersi addosso, non si potrà dichiararsi vittime solo del male, ma dovremo riconoscere i segni della resurrezione. Dovremo alzarci, remare e camminare per raggiungere l'altra riva.
Quante volte è più facile rimanere seduti ai bordi della strada e mendicare e rinunciare a prendere in mano le redini della propria vita!
La bellezza della Resurrezione è che Gesù porta novità, sconfigge le tenebre e la tempesta, ma ci chiede anche di camminare, non come persone afflitte ma da persone risorte".

"Dentro i guai c'è lui - ha concluso madre Maria Emmanuel -.
Se permetti alla tua vita di farsi raggiungere attraverso l'Eucarestia, la Parola e i sacramenti, allora potrà esserci una novità di vita che apparentemente può far paura ma che in realtà porta all'altra riva e a quella comunione con il Padre e il Figlio e lo Spirito Santo che sono la vera vita.

 Estratto dalla Lectio mattutina di madre Maria Emmanuel Corradini,
abbadessa del Monastero benedettino di San Raimondo
del 4 maggio 2019, Gv 6,16-21

a cura di
Gaia Leonardi


Pubblicato il 24 luglio 2019

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