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La gioia di essere discepoli

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"Il Signore invia settantadue a due a due davanti a sé in ogni luogo, dove stava per recarsi e diceva loro: «Pregate dunque il signore della messe perché mandi operai; la messe è abbondante ma sono pochi gli operai»”, ha spiegato madre Maria Emmanuel Corradini, abbadessa del Monastero benedettino di San Raimondo, alla lectio mattutina del 7 luglio scorso.
"Un invio in povertà. «Ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali». Portate me!
Ecco, noi oggi portiamo tutto fuorché Gesù Cristo.
I settantadue tornarono pieni di gioia, dice il Vangelo, cioè arricchiti di lui".

"Proviamo a pensare a noi, alle nostre difficoltà; a tutte le volte che noi abbiamo solo lui nel cuore - ha riflettuto la Madre -.
Celebriamo l'Eucarestia e questa Parola vi ricorda che anche i dèmoni si sottomettono a noi nel suo nome. Gesù fa una precisazione importantissima; dice «Io vi ho dato i poteri di camminare sopra serpenti e scorpioni e sopra tutta la potenza del nemico. Nulla potrà danneggiarvi. Non rallegratevi però per i dèmoni sottomessi, ma piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli».
Quando noi usciremo dalla celebrazione eucaristica, non ci saranno risparmiati né i serpenti né gli scorpioni, né le fatiche né gli attacchi.
Vi cammineremo sopra, dice il testo; cioè con l'Eucarestia avremo la possibilità e la forza di dominare il male che c'è in noi e intorno a noi".

"E possiamo camminare, non siamo soggetti alle catene e ai lacci del demonio, alle opere delle tenebre - ha affermato madre Maria Emmanuel -, ma possiamo avanzare, cioè abbiamo la forza di percorrere la strada nonostante le persecuzioni e i morsi velenosi di serpenti e scorpioni.
Possiamo essere superiori all'infamia, non è cosa da poco!
Eppure la gioia più grande è sapere che il nostro nome è scritto nel cuore di Dio Padre e al di là di ogni sconfitta avremo un nome, un luogo, un'appartenenza.
Apparterremo a Dio che quando vuole, intercederà per noi".

"San Paolo ci dice di essere libero da ogni condizionamento, lieto di abbracciare la croce e di appartenere a Cristo - ha spiegato madre Corradini -. Imparare a lottare, a bastare a se stessi nell'afflizione come nella gioia, nella povertà come nella ricchezza, a difendersi e a difendere Cristo dentro di noi; portare le stimmate di Gesù sul nostro corpo come i segni della lotta e sentire il nostro cuore marchiato con i segni di Gesù: questo significa abbracciare la croce e non essere sedotti dalle cose del mondo, dalle parole e dai grandi progetti ma nemmeno temere di essere vilipesi e calunniati.
Dobbiamo avere coscienza che il nostro viaggiare e restare nel mondo non è in relazione agli altri e a quello che il mondo decide per noi, ma è in funzione di Cristo".
"La sequela di Gesù non dipende dai segni e dai miracoli come prevedevano gli apostoli, ma dalla circoncisione del cuore per Gesù oppure no.
Per una retta sequela bisogna essere stati toccati nel cuore - ha concluso madre Maria Emmanuel -. Non bastano i segni e i miracoli di cui andiamo sempre in cerca; dura il tempo di una soddisfazione ma è poca cosa rispetto a una vita di adesione e aderenza.
Chiediamo a Gesù non tanto di riuscire a scacciare i dèmoni, ma che il suo nome sia impresso nel nostro cuore come un sigillo".

Estratto dalla Lectio mattutina di madre Maria Emmanuel Corradini,
abbadessa del Monastero benedettino di San Raimondo
del 7 luglio 2019, Lc 10,1-12.17-20

a cura di
Gaia Leonardi


Pubblicato il 7 agosto 2019

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