Un evento sportivo per raccoglie fondi a favore dell’organizzazione di volontariato Misericordia. A promuovere l’iniziativa benefica, in scena venerdì 19 settembre nella sede del comando provinciale delle fiamme gialle, l’attuale delegato provinciale del Coni, Robert Gionelli e il comandante provinciale della Guardia di Finanza, il colonnello Massimo Amadori. La manifestazione “Calcio d’Angelo”, “ha raccolto l’entusiasta partecipazione delle istituzioni piacentine che, oltre a celebrare l’occasione all’insegna dello sport - scrivono gli organizzatori - hanno sostenuto una raccolta fondi a favore dell’Associazione di volontariato La Misericordia. L’associazione, infatti, nota e apprezzata da tutta la comunità piacentina – spiegano - è un’organizzazione senza scopo di lucro, costantemente impegnata nel fornire indispensabili servizi alla persona in ambito sanitario, che è stata colpita recentemente da un incendio che ne ha sottratto gran parte degli automezzi utilizzati per le attività di soccorso”.
L’evento sportivo si è tradotto in un torneo di calcetto misto (uomini e donne) con la presenza di otto rappresentanze sportive delle principali istituzioni del territorio: oltre alla Guardia di Finanza, hanno preso parte anche una aliquota di personale del Comando Provinciale dei Carabinieri, della Polizia di Stato, del Comune di Piacenza, della Provincia di Piacenza, della Fondazione di Piacenza e Vigevano, della Croce Rossa e dell’Anpas. Le squadre partecipanti si sono date battaglia nel rettangolo di gioco, sotto la direzione di arbitri professionisti, in singole partite dalla durata di 15 minuti, con fase a gironi da 4 squadre ciascuna e successiva finale. “Al termine degli incontri – spiegano gli organizzatori - ha prevalso meritatamente la rappresentanza della Guardia di Finanza. Ma in questo caso a vincere è stata soprattutto la solidarietà della Comunità Piacentina, che ha raccolto nell’occasione, la significativa somma di oltre 3.400 euro, devoluta interamente alla Misericordia. L’iniziativa solidale costituisce un segno tangibile di vicinanza alla Comunità locale da parte del Coni e della Guardia di Finanza, quale Forza di Polizia a forte vocazione sociale, nel rispetto della propria tradizione e del patrimonio di valori cui è depositaria”.
Sono terminate nei giorni scorsi le riprese del cortometraggio "Briciole al cielo" - prodotto dal Cineclub Piacenza Giulio Cattivelli - che racconta la storia vera del piccolo Giordano che lo scorso anno ha ricevuto un nuovo cuore per continuare a vivere. Gli interpreti del racconto (famiglia, medici ed infermieri) sono quelli che realmente vissero gli avvenimenti così come i luoghi ripresi sono esattamente gli stessi ove tutto accadde. La troupe guidata dal regista morfassino Gian Francesco Tiramani (che ha scritto anche il soggetto e la sceneggiatura) ha registrato le diverse scene prima nel reparto di cardiochirurgia infantile dell'ospedale Regina Margherita di Torino (dove il piccolo fu ricoverato per 7 mesi) e poi a Genova presso l'abitazione della famiglia. Riprese rese particolarmente impegnative per diversi aspetti: la scelta del regista di riprendere tutto in "soggettiva" - ovvero dal punto di vista degli occhi di Giordano, la difficoltà in ospedale di convivere con un reparto (di per sé molto delicato) completamente operativo e il dover guidare bambini molto piccoli a compiere gesti precisi seguendo la sceneggiatura. Grazie anche ad una squadra tecnica di primissimo livello il tutto si è potuto svolgere nei tempi previsti e senza particolari intoppi: il direttore della fotografia Alessandro Zonin da Verona era coadiuvato dall'operatore Giuseppe Catalanotto e dall'assistente Ravi Ranatunda, entrambi da Firenze, mentre la segretaria di edizione era Valeria Tedaldi da Castell'Arquato. Trattandosi, appunto, di girare nei luoghi veri, per alcune scene nel reparto di cardiochirurgia si è fatto ricorso ad una controfigura del piccolo Giordano, per evitargli un impatto emotivo non indifferente, ruolo affidato al torinese Giacomo Ramello che, già a 5 anni, è abituato a stare davanti alla macchina da presa.
L'intero team che opera sul progetto è completato da altri piacentini: Giorgia Scalia si sta occupando del montaggio, Cinzia Paraboschi è la segretaria di produzione; il maestro Paolo Burzoni sta scrivendo la parte musicale che sarà interpretata anche da Roberto Barocelli che, tra l'altro, curerà anche le registrazioni in studio. Il progetto ha ricevuto patrocini da diverse regioni ed enti a livello nazionale e locale, gode del supporto di diverse Film Commission regionali ed ha avuto un'eco importante anche sulle testate nazionali che gli hanno dedicato pagine intere. Terminata la post produzione, il cortometraggio sarà presentato in prima nazionale a Torino, con un anteprima ad inviti che si terrà a Piacenza nel pomeriggio di sabato 22 novembre in un luogo ancora da definire.
La Rete di Trieste è arrivata anche a Piacenza. Battesimo a Palazzo Mercanti – alla presenza del vescovo mons. Adriano Cevolotto - per il network di amministratori locali che si riconoscono nei valori della Dottrina sociale della Chiesa. Il coordinatore piacentino, Luigi Capra, e quello regionale, Gian Marco De Biase (consigliere comunale nella città di Bologna) hanno dato il via all’attività locale, con due testimonial: Patrizia Calza (sindaco di Gragnano e consigliere provinciale) e Massimo Trespidi (consigliere comunale in città ed ex presidente della Provincia). Una legata al centrosinistra, l’altro al centrodestra: un modo per testimoniare che la Rete vuole essere trasversale agli schieramenti. All’esordio è da annoverare anche il consigliere cittadino Salvatore Scafuto tra i primi ad aderire, mentre si sono interessati alla presentazione anche Marco Paganelli (sindaco di Farini), la presidente del Consiglio comunale Paola Gazzolo e il consigliere Andrea Fossati. Lo stesso Capra ha evidenziato più volte il fatto che “la rete nasce dal contributo di schieramenti e partiti diversi. È essenziale la trasversalità per riprendere la cultura dell’incontro, che genera natura”.
Mons. Cevolotto: iniziativa interessante che parte dal basso
“Iniziativa interessante – è la sintesi del discorso di mons. Cevolotto - e che parte dal basso. Non è stata la Cei a farla partire, ma ha raccolto molte adesioni a tutti i livelli. Fa piacere che ci sia interesse anche a Piacenza per questa iniziativa. Mi è venuto in mente, pensando alla Rete, il cammino sinodale rivolto agli amministratori locali: avevano aderito in tanti. In quell’occasione si erano lasciati fuori gli schieramenti, per concentrarsi sulle questioni. Lo schieramento impedisce una riflessione. Credo che su questa linea possiamo leggere con favore questa iniziativa”. “È una rete per comunicare - l’ha descritta il bologneseGianmarco De Biase - come quella di internet. Senza avere la pretesa di accalappiare voti da una parte all’altra. L’idea parte dal basso, da una decina di persone. Nel giro di un anno siamo quasi mille amministratori locali. Alla prima chiamata non ci credevo, pensavo che fosse la solita invenzione per fare da stampella alle coalizioni politiche. Ci siamo trovati con una rete di amministratori di varie forze politiche che condividono una base comune, la Dottrina sociale della Chiesa. Si vuole rompere la polarizzazione della politica, nella quale non ci si confronta tra le parti. Non c’è la volontà di costruire un nuovo partito, non è la nuova Democrazia Cristiana. È per portare una ventata di novità nel modo di fare politica. La Rete presenterà ordini del giorni in tutte le realtà locali: comuni, province, regioni. Ci siamo radicati sul territorio”. “La rete di Trieste - ha preso la parola Massimo Magnaschi, responsabile della pastorale sociale e lavoro della Diocesi - che arriva a Piacenza è una buona notizia, una realtà da sostenere. C’è un primo nucleo di persone disponibili, ma la proposta rimane aperta, sperando in un seguito più largo possibile, dalla montagna alla città. La rete è un network che vuole creare delle connessioni, uno spazio di dialogo nel quale muoversi anche da posizioni diverse. Sarà utile per ricostruire la partecipazione”. “Dai territori - riporta sempre Magnaschi - è emersa un’urgenza di costruire legami forti nella comunità. C’è un grosso rischio di ritiro sociale e disimpegno. Se gli amministratori locali si girano e non vedono nessuno, è difficile costruire qualcosa. Si nota molto il singolarismo”.
“Perché ho aderito"
“Ho deciso di aderire - ha spiegato MassimoTrespidi - perché è necessario, nel panorama politico di oggi, avere uno spazio di confronto tra persone di storie politiche diverse. In una politica tecnocratica e spesso dominata dalla finanza, prevale l’individualismo. La gente è richiusa in sé stessa, quando la dimensione comunitaria dovrebbe essere quella di sviluppo della persona umana. Richiamandoci alla grande tradizione della Dottrina sociale della chiesa, è tempo di uscire dalla palude. Si fatica a pensare insieme e tra i giovani c’è un sentimento di solitudine che si esprime in forme diverse. Questa può essere una risposta, dobbiamo tornare a sentirci protagonisti. Purtroppo si parla troppo nello stesso recinto, nella bolla, nella propria cerchia, ma non fuori. Inoltre ritengo la Rete un’occasione di formazione per le buone pratiche amministrative”. Anche Patrizia Calza ha aderito convintamente. “Ho letto della Rete su «Avvenire» e mi sono informata e messa in contatto. Facendo politica da molti anni non ne posso più di veder affrontare le questioni senza approfondire, giudicando in base alla forza politica che propone qualcosa. Anche chi è distante da noi va ascoltato. Il confronto non c’è più oggi, si fatica a trovarlo anche all’interno di una stessa forza politica. E da anni i cattolici sono silenti, purtroppo. Molti ci vorrebbero chiusi nelle sacrestie, ma non ci siamo mai stati, né durante la Resistenza, né durante l’Assemblea Costituente, né dopo. Abbiamo una storia alle spalle da non dimenticare”.
Il dibattito
“La Cei - ha espresso il giovane sindaco Paganelli - ha lanciato un appello di recente per le aree interne, le periferie dei nostri territori. Il 31% dell’Italia è abitato da meno di un decimo della popolazione e la realtà ecclesiastica è una delle poche rimaste. Bisogna ripartire dalla valorizzazione di queste zone, di chi è rimasto”. “Sono salito a bordo del treno anche io, perché vedo che le sue fermate e destinazioni sono precise. La Rete non è un contenitore, ma un laboratorio. La centralità della persona, la solidarietà, la sussidiarietà, il lavoro, sono temi concreti che stanno a cuore ai cattolici impegnati. Questo modo di fare è un antidoto all’individualismo”, ha osservato Salvatore Scafuto. “È una rete che si fa carico responsabilmente - ha detto Paola Gazzolo - anche della bassa affluenza. Tanti non vanno più a votare, questa è una urgenza assoluta. Inoltre bisogna governare la modernità di oggi, il rapporto con i giovani, le interazioni con loro”. Riccardo Biella, ex consigliere comunale, oggi impegnato nell’associazionismo, ha citato Papa Francesco: “è meglio dare vita a processi di rigenerazione dinamica, che occupare spazi”. “Nel 1943 il manifesto di Camaldoli pose le basi per la successiva Costituzione. L’associazione per Camaldoli è nata per consegnare alle generazioni future i valori costruiti intorno al primato della persona”. A dare la scossa per la formazione della Rete, era stato, in estate, Silvio Bisotti, ex assessore comunale. Con una lettera a "Il Nuovo Giornale” aveva invitato a dare un segnale. “Mi spiaceva che Piacenza non avesse ancora dato segnali forti dopo la settimana sociale, ora prendo atto che la nostra realtà c’è. L’auspicio è che questo metodo, giusto, non si tramuti davvero in un contenuto politico. Non dobbiamo essere percepiti come tale dai cittadini, né criticare l’attività dei partiti attuali”. Enrico Corti ha espresso un paio di suggerimenti: “tutti i temi sono interessanti, ne individuerei due-tre fondamentali. E non mi fisserei troppo sul passato, a Camaldoli i protagonisti furono ventenni che immaginarono i vent’anni successivi. Io sono un pensionato e qua ce ne sono molti altri, non possiamo essere noi a progettare il futuro”. Anche Bruno Cassinari ha detto la sua sulla Rete. “La polarizzazione è insopportabile, è una logica selvaggia. Chi fa parte della Rete, se riesce ad attenuare questo clima all’interno del proprio partito, ha già fatto molto. Ci aggiungo l’impegno a presentare atti comuni”.
Nella foto, l'incontro in Comune alla presenza del vescovo mons. Cevolotto.
La Casa di Riposo “Giuseppe Gasparini” ha spento 90 candeline. Per celebrare l’importante anniversario, il 25 settembre – proprio il giorno in cui la realtà fu fondata, nel 1935 – nella sede di Pieve Dugliara (Rivergaro) si è svolto un convegno dal titolo “Lo scorrere del tempo tra ricordi e sogni”: dopo i saluti di Filippo Gasparini, presidente della Casa di Riposo, Andrea Gatti, sindaco di Rivergaro, e altre autorità, hanno preso la parola il dottor Renato Zurla (geriatra, pneumologo, esperto in tossicologia medica), il dottor Andrea Viola (psicologo e psicoterapeuta), la dottoressa Martina Silva (educatrice professionista) e Joel Kruisselbrink (fondatore del metodo Bewegen is Leven – Amsterdam). Nel pomeriggio, l’ex delegato provinciale Coni Stefano Teragni ha parlato del valore dello sport come “anti-aging”.
Una stanza multisensoriale
La novità che la Casa di Riposo “Gasparini” si è regalata per i suoi primi 90 anni, grazie alla donazione di Anteas OdV Piacenza, è una stanza multisensoriale, denominata “La Bolla”, pensata principalmente per gli ospiti con fragilità psichiatriche. Un visore a realtà aumentata permette a chi lo indossa di “viaggiare” dove vuole: e così un ospite ha potuto proiettarsi per qualche minuto nel borgo di Bobbio, un altro invece ha ammirato il mare delle Maldive. La stanza, all’interno della struttura, è stata inaugurata alla presenza delle autorità. A chiudere i festeggiamenti è stata l’Orchestra CinqueQuarti con un concerto.
L’intelligenza artificiale a supporto della cura
Un altro importante progetto sarà inaugurato nel mese di ottobre: per supportare gli operatori e tutelare ancora di più gli ospiti sarà introdotto un servizio di assistenza che funziona con l’intelligenza artificiale, finanziato dalla Fondazione di Piacenza e Vigevano. “Nella comunità psichiatrica per norma gli operatori sono in numero ridotto – spiega il presidente Filippo Gasparini – tuttavia, le ore di permanenza degli ospiti sono 24, per cui ci sono momenti di buco assistenziale che andremo a colmare con l’intelligenza artificiale tramite sensori non invasivi per monitorare come sta andando in casa. Faccio un esempio: se durante la notte c’è una paziente che si alza, va in bagno e non torna, dopo una decina di minuti il sistema allerta l’operatore in turno in casa di riposo perché vada a vedere cosa succede. Stessa cosa se ci fosse qualcuno che cade a terra, che si avvicina a un luogo che può essere pericoloso”.
Francesco Petronzio
Nelle foto, la nuova stanza multisensoriale e il pubblico che ha assistito al concerto dell'orchestra CinqueQuarti.
La Banca di Piacenza ha festeggiato il 75° anniversario dell’apertura, avvenuta nel 1950, della Filiale di Nibbiano (comune che allora contava su una popolazione che superava le 4.300 unità; oggi i residenti sono poco più di 2.000). Lo sportello nacque su richiesta delle autorità locali in un momento particolarmente doloroso per l’alta Valtidone, colpita da uno spaventoso nubifragio. La Banca mise a disposizione della popolazione colpita finanziamenti a condizione di favore.
Presenti alla “festa di compleanno” il presidente Giuseppe Nenna, il vicepresidente Domenico Capra, l’a.d. e direttore generale Angelo Antoniazzi, il vicedirettore generale Pietro Boselli, il direttore commerciale Francesco Passera, Elisabetta Molinari della Direzione Rete, Alberto Fiorino della Direzione operativa, Francesca Michelazzi, responsabile della Direzione Personale, Roberto Tagliaferri, responsabile dell’Ufficio Economato e sicurezza e Davide Sartori, responsabile del Coordinamento imprese. Gli ospiti sono stati accolti dal direttore della Filiale Chiara Bonelli, da dipendenti, soci e clienti, dai componenti del Comitato di credito Giovanni Dotti e Luigi Zani. Presenti il sindaco Franco Albertini, il vicecomandante della Stazione dei Carabinieri di Pianello Danilo Finazzi, Andrea Albertini del Comitato Eventi Alta Valtidone e il parroco don Jean Marc Kasidikoko-Ketikila, che ha invitato a un momento di preghiera a cui è seguita la benedizione.
«Appena aperto, questa filiale diede una grossa mano agli agricoltori danneggiati dal maltempo - ha affermato il sindaco - dimostrandosi da subito banca del territorio vicina alla sua gente. Una caratteristica che la fa essere anche una banca indipendente. Come Comune non possiamo che ringraziare l’Istituto di credito, che sostiene ogni nostra manifestazione. La Banca di Piacenza è banca del territorio non perché lo dice ma perché lo fa».
«Le altre chiudono - ha evidenziato il presidente Nenna - noi siamo convintamente legati al territorio e vicini alla nostra clientela. La Banca va bene e nel 2026 festeggerà il 90° compleanno con tante iniziative per tenere vivi i ricordi del passato e del nostro presidente Sforza Fogliani, che amava questa vallata; e la Valtidone ha sempre ricambiato con l’affetto nei suoi confronti, un affetto che ancora si respira venendo da queste parti».
L’a.d. e direttore generale Antoniazzi ha ribadito il buon andamento dell’Istituto: «Il numero di clienti, il volume dei depositi e degli impieghi, utile e dividendo: tutti dati in crescita che ci consentono di incrementare i margini a fine anno, permettendoci di mantenere l’indipendenza, così da continuare ad assistere i territori».
«Una grazie va a tutti i colleghi, di ieri e di oggi, che hanno contribuito e contribuiscono al successo di questa filiale - ha sottolineato la responsabile Chiara Bonelli -. Una realtà che supporta famiglie e imprese ascoltando e dando supporto al cliente».
Nella foto, l'intervento del sindaco Franco Albertini.
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