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Notizie Varie

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«Señor de los Milagros», partecipata la processione nel centro di Piacenza

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Promossa dall'Associazione culturale Italo-Peruviana di Piacenza, si è svolta domenica 30 ottobre, la festa de il “Señor de los Milagros”,  il “Cristo dei Miracoli”. Dopo la messa in Duomo celebrata dal vicario generale della diocesi di Piacenza-Bobbio don Giuseppe Basini, i fedeli si  sono radunati davanti alla Cattedrale per intonare, in segno di fratellanza, l’inno nazionale peruviano e quello italiano. Poi si è svolta la processione solenne, attraversando il centro storico con l’effigie del Santo Protettore del Perù – e della diaspora peruviana nel mondo – portato in spalla dai devoti.
La cerimonia si è conclusa nella chiesa di San Carlo in via Torta, sede della Casa dei Migranti Scalabriniani.
Ad arricchire la ricorrenza, che i peruviani della città onorano da 20 anni, la coincidenza con la canonizzazione del Beato Giovanni Battista Scalabrini, padre di tutti i migranti, proclamato Santo lo scorso 9 ottobre.
All'omelia, don Basini ha rispreso le parole del Santo Padre alla messa di canonizzazione di Scalabrini: occorre camminare  insieme, senza escludere nessuno; i migranti sono un dono. La fede, la speranza e la tenacia dei migranti possono essere di esempio e di sprone per quanti vogliono impegnarsi a costruire un mondo di pace e di benessere per tutti.

E' stata una celebrazione molto partecipata dalla comunità peruviana di Piacenza e dalle altre associazioni latino-americane del territorio.
La storia di questa festa risale al XVII secolo. Racconta la tradizione che il 13 novembre 1655 un terremoto devastò Lima, capitale del Vicereame del Perù. Dalle macerie emerse intatto un fragile muro sul quale uno schiavo aveva dipinto Gesù Crocifisso. Seguirono altri terremoti ma l’affresco non fu mai scalfito. La devozione per il “Cristo dei Miracoli” è così diventata la festa religiosa più importante del paese andino e viene celebrata da tutte le comunità peruviane del mondo nel mese di ottobre.

Nella foto, la processione con il “Cristo dei miracoli” in centro a Piacenza.

Pubblicato il 30 ottobre 2022

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Bisagni apre Cives: «Costruire la pace vuol dire trovare un equilibrio in noi stessi e poi con gli altri»

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“Siamo meravigliosamente complessi”, in ognuno di noi convivono diverse parti, “voci” che dialogano fra loro e hanno diritto di essere ascoltate. La prima fra le premesse della pace viene dall’armonia di queste voci. Da qui parte l’analisi dello psicologo Daniele Bisagni, che ha aperto “Zona franca”, ventiduesima edizione di “Cives”, il corso di formazione di Università Cattolica del Sacro Cuore e diocesi di Piacenza-Bobbio, nella serata di venerdì 28 ottobre.

Pace interiore, ovvero l’equilibrio di più voci
“La guerra e la pace dentro di noi e con gli altri”. Prima della relazione con l’altro si consuma il rapporto fra le diverse anime del nostro io. “Immaginate le vostre voci come i componenti di un gruppo – esemplifica Bisagni – tutti abbiamo parti positive e negative che gravitano intorno a un ‘io’ centrale, che è il leader, il conduttore del gruppo. Non possiamo delegare a nessuno la guida delle nostre voci, siamo artefici del loro funzionamento e, dunque, siamo potenzialmente artefici di pace”. La prima ‘pace’ da raggiungere riguarda quindi noi stessi, nasce dall’equilibrio fra le diverse caratteristiche della nostra personalità. Ogni voce va ascoltata, ognuna deve avere lo stesso tempo di parola e nessuna deve prendere il sopravvento: come dialoghiamo determina come stiamo.


Cinque passi per l’armonia interiore
Bisagni individua cinque passaggi da compiere per la pace interiore: il primo è accogliere e fare spazio a tutte le nostre parti; il secondo è ascoltare senza giudicare, ogni parte deve avere il diritto di parlare. I bisogni e i desideri emergono quando le varie parti si guardano da diverse prospettive. Il terzo passo è l’accettazione del dolore. “Fragilità e vulnerabilità ci appartengono – avverte Bisagni – il buon conduttore riconosce che il dolore fa parte dell’ascolto di sé. È un passaggio fondamentale, più si fa fatica ad accettare il dolore più si rischia di essere travolti dai disturbi mentali. Prima del Covid, l’Organizzazione mondiale della sanità ha contato più di 280 milioni di persone affette da depressione: un numero che continua a salire, soprattutto nella fascia 10-19 anni. Il dolore fa parte della nostra vita e fa bene sentirlo”. Il quarto passaggio è ascoltare i bisogni di ogni parte e prendersene cura. “Un punto dell’Act (terapia di accettazione e dell’impegno) è la ‘self compassion’ (compassione di sé), che raccomanda di avere un atteggiamento benevolo, di essere gentili con sé stessi così come accade con le persone care”. L’ultimo passo è l’interdipendenza. “Il tutto è più della somma delle parti”, dice Bisagni citando lo psicologo Lewin, ma sta al conduttore trasformare il gruppo in un gruppo di lavoro: “il riconoscimento reciproco delle parti – aggiunge – è permesso dall’interdipendenza, che si genera rinunciando a qualcosa di mio per l’altro o rinunciando per primo perché ci fidiamo dell’altro, dunque so che anche lui rinuncerà a qualcosa per me”. Per convivere in armonia le singole parti devono conoscersi e riconoscersi. Un modo per sentirsi meglio è trovare un senso al proprio vivere: l’ikigai, ossia il punto di incontro fra ciò che amiamo, ciò che ci fa stare bene, ciò per cui ci pagano e ciò di cui il mondo ha bisogno. “Ognuno di noi ha almeno un ikigai – spiega Bisagni – che è ciò che rende la vita degna di essere vissuta”.

Dall’individuo al gruppo
“Accogliere l’altro vuol dire andare oltre il cosiddetto ‘effetto privacy’, eliminando tutti i pregiudizi per fare spazio all’altro. Per prima cosa serve uscire dalla logica M-m, maggiore-minore, che scatena i meccanismi della violenza ed è il principio di tutte le guerre, e giungere a una logica di equilibrio. Rinunciare, dunque, a un atteggiamento passivo (rinuncia e sottomissione) o aggressivo (focalizzato esclusivamente sul proprio punto di vista) e collocarsi in una posizione assertiva, fatta di rispetto dell’individualità dell’interlocutore. E infine raccontarsi: per conoscersi non basta accogliere ma bisogna raccontare qualcosa di sé, avvicinarsi, creare interazioni per superare le prime impressioni”. La conoscenza è un percorso che richiede tempo. “Quando facciamo un viaggio in un Paese straniero notiamo cose nuove e inconsuete, altre familiari, altre ancora che ci fanno sentire offesi, minacciati oppure incuriositi e divertiti. Sbaglieremo strada per poi tornare sulla strada giusta e infine torneremo a casa, in ogni modo arricchiti. Il processo interiore, così come la guerra, richiede tempo: scegliamo qual è il tempo che vogliamo prendere in considerazione.

Il conflitto genera guerra
Nel rapporto possono esserci delle divergenze, ovvero contrasti e conflitti. “Il contrasto riguarda la sfera dei contenuti, dunque è costruttivo; il conflitto, che vive nell’ambito personale-relazionale, è distruttivo e può sfociare in una guerra se non c’è un buon conduttore. Quando il conflitto è già scoppiato – conclude Bisagni – torniamo all’interdipendenza: una delle due parti deve fermarsi e rinunciare, fare il primo passo avendo fiducia che l’altro faccia lo stesso”.

Francesco Petronzio

Nella foto, il gruppo dei partecipanti alla prima serata di Cives.

Pubblicato il 29 ottobre 2022

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Emporio solidale, dal 1° al 15 novembre raccolta di giochi usati

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Dopo la prima raccolta dello scorso febbraio, per tutto il mese di settembre Emporio Solidale Piacenza, in collaborazione con il Centro per le Famiglie del Comune, ha proposto alla cittadinanza una raccolta di vestiti per i bambini autunnali e invernali.
Emporio ringrazia i tanti che hanno aderito all
iniziativa, grazie ai quali sono stati raccolti capi in ottimo stato di tutte le età, da zero a dieci anni, e tutte le tipologie. La partecipazione è stata molto alta e questo ha permesso a Emporio di ampliare la boutique dedicata ai vestiti. Ma, soprattutto, le tante donazioni hanno permesso a Emporio di attivare una nuova iniziativa per le mamme in dolce attesa: in queste settimane le volontarie stanno preparando pacchetti con allinterno un kit nascita, per accogliere i nuovi nati, con allinterno vestiti e accessori per i primi giorni di vita. Un gesto di cura e di attenzione semplice, ma molto utile.

Nella prima metà di novembre, invece, è attiva la raccolta di giochi usati in buono stato, che permetterà di preparare i regali di Natale per i bambini delle famiglie in carico: dall1 al 15 novembre nelle giornate di apertura di Emporio, sarà possibile consegnare giocattoli, libri e peluche per bambini, che verranno divisi e impacchettati dai volontari nelle settimane successive per essere trasformati in doni natalizi.

L'Emporio solidale nella sede di via Primo Maggio è aperto il lunedì e mercoledì dalle 15 alle 17; il martedì e il giovedì dall 9 alle 12.

Pubblicato il 28 ottobre 2022

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Celebrata la memoria liturgica del Beato Carlo D’Asburgo

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21 ottobre, ricorrenza liturgica del Beato Carlo d'Asburgo, l'ultimo imperatore, beatificato da S.Giovanni Paolo II nel 2004, il quale scelse, quale data di ricorrenza, quella delle nozze, nel 1911, di Carlo con Zita di Borbone Parma, con la quale s'impegnarono a santificarsi insieme nel matrimonio e nella famiglia.
Questa ricorrenza è stata onorata anche quest'anno – che è, peraltro, l’anno centenario dell’ultimo Imperatore, morto in esilio a Madeira nel 1922 - dalla Gebetsliga (Unione di Preghiera Beato Carlo d’Asburgo per la pace e la fratellanza fra i popoli), presente da alcuni anni a Piacenza, come in diverse altre parti d’Italia e del mondo. Il Beato Carlo è stato esempio fulgido di sequela coraggiosa e convinta del Vangelo di Cristo in una particolare condizione di stato, quello di responsabile primo di molti popoli, nel drammatico frangente di una guerra mondiale da lui non voluta, nella ricerca continua ma, purtroppo, senza esito, della pace, alla sequela dell’autorevole parola di papa Benedetto XV (“l’inutile strage”) contro l’ostinata volontà dei guerrafondai.
La ricorrenza è stata onorata con la messa nella chiesa parrocchiale di S.Corrado Confalonieri (attuale sede della Gebetsliga piacentina) celebrata dall’Assistente ecclesiastico don Stefano Antonelli. Carlo d’Asburgo rimane dunque per noi oggi modello, insieme con Zita (per la quale è in corso il processo di beatificazione) e con i loro otto figli, per la famiglia cristiana, oltreché per una politica ispirata sempre al bene e alla centralità della persona e dei popoli: entrambe realtà di urgente rivalutazione nella società odierna.

Maurizio Dossena

Referente Gebetsliga Piacenza ed Emilia-Romagna

Nella foto, il beato Carlo d'Asburgo con la moglie Zita di Borbone.

Pubblicato il 28 ottobre 2022

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Notte del 31 ottobre: i giovani incontrano gli ultimi

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Per il 15° anniversario della morte di don Benzi torna “La notte di don Oreste”


La sera del 31 ottobre decine di giovani andranno ad incontrare gli ultimi. In occasione del 15° anniversario della morte di don Oreste Benzi, il sacerdote riminese fondatore della Comunità Papa Giovanni XXIII scomparso il 2 novembre 2007, sarà organizzato a Rimini il tradizionale appuntamento con la “Notte di don Oreste”, durante la quale i giovani avranno la possibilità di incontrare senzatetto e donne costrette alla prostituzione lungo le buie strade alla periferia della città o nei sottopassi della stazione. Proprio come faceva Benzi, il prete dalla tonaca lisa, che ha camminato per tutta la vita al fianco degli ultimi a cui proponeva sempre la liberazione e una nuova speranza.

L’iniziativa

Il programma del 31 ottobre a Rimini inizia alle 18 al Ponte di Tiberio, con l’apertura della mostra fotografica “CoinVolti”, dedicata alle esperienze di Servizio Civile. Alle 19 sono previste esperienze di condivisione e cena con le realtà di accoglienza della Comunità Papa Giovanni XXIII. Alle ore 20 il programma prosegue con la “Biblioteca vivente” in piazza Cavour, iniziativa che vedrà alcuni giovani raccontare in prima persona le proprie storie di riscatto. Alla chiesa di S. Giuliano Borgo dalle ore 21 Adorazione e Confessioni e alle 22.30 S. Messa conclusiva. Infine dalle ore 23.30 per i ragazzi e le ragazze maggiorenni sarà possibile unirsi alle Unità di strada antitratta e senza fissa dimora della Comunità Papa Giovanni XXIII per incontrare i poveri della città.

I giovani

L'attenzione per i giovani è stata una costante in Don Benzi. La stessa Comunità Giovanni XXIII nacque nel '68 con un gruppetto di giovani cui proponeva delle vacanze alternative. Don Benzi andava nei grandi istituti dove erano rinchiuse le persone disabili, al tempo chiamate spastiche, per portarli ad Alba di Canazei, dove oggi sorge un albergo voluto dal sacerdote. Ogni persona con disabilità veniva accudita da due giovani. Fu un fatto sconvolgente per l’epoca. Giovani con disabilità per la prima volta giravano liberi sulle alte vette, sugli autobus, sulla funivia, tanto che vi fu la reazione avversa della locale azienda di soggiorno che temeva una fuga di turisti. Invece fu l’inizio di un nuovo approccio al mondo dell’emarginazione. Non più persone da assistere ma con cui condividere la vita.

Chi era Don Oreste Benzi 

Nato nel 1925, ha capito che voleva diventare sacerdote già alla giovane età di 7 anni. Fondatore della Comunità Papa Giovanni XXIII, ha speso tutta la sua vita a favore degli ultimi. Giovane sacerdote nell'Italia martoriata del dopoguerra, si impegnò da subito a favore dei giovani, cui propone «un incontro simpatico con Cristo». Nel 1968 con un gruppetto di giovani e alcuni altri sacerdoti dà vita all’Associazione Papa Giovanni XXIII (Apg23) per sostenere chi è nella solitudine e nell'emarginazione. Don Benzi guida l’apertura della prima Casa Famiglia a Coriano, sulle colline riminesi, il 3 luglio 1973. Da allora la Comunità Papa Giovanni XXIII è cresciuta ed ora conta oltre 500 case famiglia e strutture di accoglienza in Italia e all’estero. Don Benzi è stato il primo in Italia a lottare contro la cultura della prostituzione e a denunciare la tratta delle donne. Con la lunga tonaca scura ed il rosario in mano, alle donne vittime del racket della prostituzione proponeva la liberazione immediata e la speranza di una nuova vita. Quella che ancora cercano i tanti poveri lungo le strade delle nostre città.

Pubblicato il 27 ottobre 2022

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