Tutto pronto per la festa di San Bernardino a Bettola, prevista per questo fine settimana. Si parte sabato 20 maggio, con la commedia dialettale, presso l’oratorio parrocchiale, della compagnia “Il filo di Arianna” (ingresso a offerta). Domenica 21 maggio la festa durerà tutto il giorno, con la presenza delle bancarelle degli espositori e degli hobbisti in via De Amicis e i giochi popolari per bambini e ragazzi con l’associazione “Move your mind” in via Europa e l’intrattenimento musicale itinerante. Alle 10.15 la messa celebrata da don Angelo Sesenna. Verranno poi vendute le torte preparate dai parrocchiani: l’incasso raccolto servirà per coprire le spese del riscaldamento invernale della parrocchia del prossimo anno. Alle ore 11 la consegna, in oratorio, della cittadinanza onoraria al medico Fabio Fornari, che presta il suo impegno nella Casa della Salute di Bettola. A seguire, la presentazione del libro “Saremmo andati a vivere nei boschi” con l’autore Stefano Ghigna, incontro moderato da Fausto Frontini. Seguirà un rinfresco offerto dall’autore stesso della pubblicazione. Alle 17, in piazzale De Amicis, l’esibizione di arti marziali a cura di “Another Way”, l’associazione sportiva guidata dal maestro Davide Bottini. In caso di maltempo questa verrà spostata in oratorio. La parrocchia e il locale circolo Anspi invitano tutti a passare la domenica a Bettola.
Hanno affrontato in 28 mesi (da maggio 2019 a settembre 2021, un tempo dilatato dall’emergenza Covid) «il percorso trekking più lungo del mondo nel Paese più bello del mondo», per definirlo con le parole di Yuri Basilicò e Sara Furlanetto, protagonisti di questa lunga avventura il cui racconto è diventato un libro (“Va’ sentiero - In cammino per le terre Alte d’Italia”) presentato al PalabancaEventi (Sala Panini) per iniziativa della Banca di Piacenza. Gli autori hanno illustrato il volume, edito da Rizzoli, in dialogo con il giornalista Robert Gionelli, che ha sottolineato come la pubblicazione («ricca di contenuti e particolarità») sia nata dall’originale e affascinante progetto di un giovane (Yuri) che dopo gli studi aveva voglia di staccare la spina e di far conoscere il Sentiero Italia (percorso in origine di oltre 6mila chilometri, ora diventati quasi 8mila, lungo tutte le montagne italiane, ideato nel 1983 e realizzato dal CAI a partire dal 1990; inaugurato nel ’95, finì però nel dimenticatoio).
Yuri Basilicò ha spiegato come nacque l’idea del progetto “Va’ sentiero”: «Era il 2016 e stavo facendo un’escursione in Corsica. Incontrai dei ragazzi scandinavi e mi chiesero se conoscevo il Sentiero Italia. Ho dovuto ammettere di non averne mai sentito parlare, ma tornato a casa mi sono informato e subito mi è salito un pensiero: come svegliare quel gigante addormentato? La risposta è stata organizzando una spedizione aperta a tutti, stile Forrest Gump. In qualche settimana ho messo insieme i primi pezzi, poi ho condiviso tutto con due amici, Sara e Giacomo (Riccobono), che si sono subito innamorati dell’idea». Nel frattempo il CAI ha annunciato un progetto di restauro dell’intero percorso. Passo, passo è stata costruita una rete di partner e arruolato un team di giovani (in fase iniziale 8 persone) volontari disposti a mollare tutto, lavoro compreso. I fondi per affrontare la spedizione sono stati raccolti con un crowdfunding che ha avuto un successo insperato. In questo straordinario viaggio (dal Friuli Venezia Giulia alla Sicilia, passando per la Sardegna) fin dal primo giorno si sono unite persone. In totale sono state più di 3mila, prevenienti da 16 diversi Paesi, qualcuno per un giorno o due, altri per una settimana piuttosto che per mesi: chi nemmeno 18enne, chi fresco di pensione, chi in viaggio di nozze. Si è dormito ovunque: tenda, stalla, rifugio, palestra, bivacco, canonica, casa privata. «Abbiamo trovato una grande accoglienza - ha raccontato Sara, fotografa e responsabile della comunicazione del progetto -. Durante le 365 tappe sono nate tante amicizie. C’è stata massima socialità, al punto che ci è mancato qualche momento da passare con noi stessi. Abbiamo trovato una montagna molto provata, alle prese con lo spopolamento e con una crisi sociale, culturale ed economica con effetti critici sull’ambiente. Una montagna dove abbiamo però trovato tante declinazioni culturali molto interessanti».
Nel corso della presentazione è stato trasmesso un video (realizzato dal videomaker Andrea Buonopane) che ben documenta la lunga ed entusiasmante avventura alla scoperta di un patrimonio poco noto fatto di storie, cibi, lingue, paesaggi, genti. E nei desiderata dei promotori del progetto Va’ sentiero, dopo il libro e il racconto documentato del viaggio che si trova sul web, sul sito del Touring Club, c’è anche un film. E non solo quello. «Sarebbe bello - conferma Yuri - ripetere l’esperienza con un Sentiero Europa e, perché no, con un Sentiero mondo». «Il Sentiero Italia - hanno concluso Yuri e Sara - è stato la nostra casa e ognuno di noi ne è uscito diverso». Da quest’anno Va’ sentiero è anche una mostra fotografica itinerante dedicata alle Terre Alte attraversate dalla spedizione, che ha avuto come prima tappa la Triennale di Milano.
Nella foto, durante la presentazione del volume è stato trasmesso un video sul viaggio affrontato dagli autori Yuri Basilicò e Sara Furlanetto.
Imparare a gestire correttamente gli alimenti senza glutine con tecniche e istruzioni specifiche per ogni fase del trattamento dei prodotti, dalla lavorazione delle materie prime alla somministrazione ai clienti. Sono i contenuti del corso di formazione a distanza “Gestione della sicurezza degli alimenti senza glutine”, già disponibile sulla piattaforma digitale della Regione Emilia-Romagna E-llaber: un percorso didattico realizzato dal settore Prevenzione collettiva e Sanità pubblica dell’assessorato alle Politiche per la salute in collaborazione con l’Associazione Italiana Celiachia Emilia-Romagna e reso disponibile proprio a ridosso della settimana nazionale della celiachia, dal 15 al 23 maggio. Il corso è rivolto principalmente agli operatori del settore alimentare, ma è aperto anche alle persone con diagnosi di celiachia e ai loro familiari, e tra le finalità ha quella di fornire informazioni precise sugli alimenti che possono essere consumati dal celiaco in sicurezza. Sono 20.729, in Emilia-Romagna, il 67% delle quali donne, le persone che (a dicembre 2022) hanno avuto una diagnosi di celiachia: malattia cronica che provoca una reazione immunitaria dell’organismo all’assunzione di glutine, che è contenuto principalmente nei cereali e nei loro derivati - come pane e pasta - ma è presente anche in altri alimenti.
Il corso di formazione a distanza è articolato in 3 moduli: la prima parte è dedicata alla descrizione della malattia celiaca; la seconda fornisce indicazioni e conoscenze sugli alimenti senza glutine per facilitare la spesa; l’ultima si concentra sulla gestione della sicurezza degli alimenti senza glutine e dell’ambiente di lavoro, così da garantire la sicurezza delle preparazioni e del prodotto finale. Al termine del corso sono previste una prova di valutazione e il rilascio dell’attestato di formazione, che ha durata quinquennale. Per partecipare è necessario accedere alla piattaforma E-llaber collegandosi all’indirizzo https://www.e-llaber.it/, effettuare il login utilizzando le proprie credenziali Spid e compilare il proprio profilo inserendo i dati richiesti; successivamente sarà visualizzabile la home page di E-llaber con l’offerta formativa ed il corso al seguente indirizzo: https://www.e-llaber.it/course/view.php?id=431. Il corso costituisce un ulteriore strumento formativo per gli operatori del settore alimentare in tema di celiachia rispetto a quelli finora disponibili, svolti da parte dei servizi Igiene Alimenti e Nutrizione.
La celiachia
L’unica terapia universalmente e scientificamente riconosciuta è seguire una dieta rigorosamente priva di glutine. Per questo chi si occupa della produzione, preparazione, vendita e somministrazione degli alimenti gluten-free deve rispettare specifiche caratteristiche strutturali e gestionali per evitare contaminazioni incrociate o accidentali con alimenti fonte di glutine, anche in fase di trasporto e conservazione. In Emilia-Romagna la ristorazione collettiva (mense scolastiche, ospedaliere, socio-assistenziali e aziendali) e quella pubblica da tempo si sono organizzate per garantire pasti senza glutine: l’elenco dei locali notificati e autorizzati a servire pasti ai celiaci è pubblicato sul sito della Regione Alimenti&Salute dedicato alla sicurezza alimentare. La Regione ha definito anche le “Linee Guida regionali per il controllo ufficiale delle imprese alimentari che producono e/o somministrano alimenti senza glutine”, a cui si devono strettamente attenere gli operatori del settore alimentare che assicurano di produrre o somministrare alimenti adatti ai malati di celiachia; obbligatoria anche la formazione continua del personale addetto. In Emilia-Romagna sono 20.729 le persone che hanno avuto una diagnosi di celiachia (dati al 31/12/2022); le donne sono in netta prevalenza con oltre 14mila diagnosi, gli uomini sono circa 6.500. Sono 1.273 le diagnosi nell’Ausl di Piacenza (863 femmine e 410 maschi).
Nella Sala della Biblioteca del Parco Raggio, a Pontenure, domenica 14 maggio, alla presenza del primo cittadino Manola Gruppi accompagnata da tutti i membri del Consiglio comunale pontenurese, e del dirigente scolastico dell’Istituto comprensivo di Pontenure e Cadeo Leonardo Mucaria e del sindaco di Vasilevo Slave Andonov, accompagnato da una rappresentanza della comunità macedone locale, si è tenuta la cerimonia di gemellaggio. A fare gli onori di casa il sindaco Manola Gruppi la quale ha ringraziato il preside della scuola media di Vasilevo, Dejan Stojanov, il presidente del consiglio comunale di Vasilevo, Risto Delijanov, la docente di italiano e traduttrice, Ljupka Angelovska Miteva, il manager del Comune di Vasilevo, Bobi Velichkovski. «Con molta semplicità voglio dirvi che siamo contenti e onorati di avervi nostri ospiti - le parole pronunciate da Manola Gruppi nel suo discorso ufficiale - e di condividere con voi questo momento solenne della firma del patto di gemellaggio, di poter stare insieme nelle ore che seguiranno, che certo saranno memo solenni ma altrettanto importanti perché ci permetteranno di conoscerci e di porre le fondamenta delle nostra futura collaborazione».
Disponibilità per il bene comune e rispetto della convivenza
«Una collaborazione già viva e fruttuosa con la comunità macedone che vive a Pontenure e nella nostra provincia - ha sottolineato il sindaco Gruppi -. Molti di loro hanno acquisito la cittadinanza italiana, altri l’acquisiranno, ma ciò che più conta è che questa comunità ha mostrato nel corso degli anni vissuti al nostro fianco una ammirevole laboriosità, una sincera disponibilità a prestarsi per il bene comune, un grande rispetto per le regole della convivenza, una tenace volontà di inserirsi in modo attivo nel tessuto sociale, arricchendolo con proposte ed iniziative».
Un atto di fiducia nel futuro, nella possibilità di vivere e lavorare insieme
«Persone fiere delle loro origini, attente alla comunità di cui ora sono parte integrante, persone capaci di affrontare il futuro con la fiducia delle persone sagge e concrete - ha aggiunto il primo cittadino di Pontenure -. E il nostro gemellaggio vuole essere questo: un atto di fiducia nel futuro, nella possibilità di lavorare e vivere insieme, di trovare a dare valore a ciò che unisce, di risolvere pacificamente i conflitti e le incomprensioni, che inevitabilmente si presentano nella vita di uomini e comunità». «Con questo gemellaggio s’intende provare a mettere un mattoncino nella costruzione di un’Europa che sia reale comunione dei popoli, che sappia accogliere il loro desiderio di pace, che sia consapevole della propria forza e generosa e lungimirante verso chi bussa alla propria porta - ha chiosato il sindaco Manola Gruppi -. Ritengo di grande significato che le comunità, che oggi stringono un patto di amicizia, appartengono a nazioni che nei secoli sono state crocevia di popoli e culture e che, forse per questo, conoscono il valore della pacifica convivenza e dell’indispensabile tolleranza».
Si è detto e scritto tanto del terribile caso del ragazzo bolognese, in vacanza a Crotone, brutalmente pestato per uno scambio di persona e ora in coma irreversibile. Quello che si dice meno, invece, è che da quasi un anno i suoi familiari stanno attraversando, da diversi punti di vista, un percorso difficilissimo. Cosa che, purtroppo, accomuna tutti coloro i quali sono vittime di violenze. Il caso del giovane, come quello della figlia di una vittima di femminicidio nel modenese e di una donna vittima di violenza sessuale aggravata a in provincia di Forlì Cesena, sono tra le otto istanze esaminate, su richiesta dei sindaci del territorio, e accolte nei giorni scorsi durante il Comitato dei garanti della Fondazione emiliano-romagnola per le vittime di reati, presieduta - a titolo gratuito - dallo scrittore Carlo Lucarelli e voluta dalla Regione. Le nuove otto istanze approvate dalla Fondazione nei primi mesi del 2023 coinvolgono i territori di Bologna, Modena, Reggio Emilia, Ferrara e Forlì-Cesena. Gli altri casi riguardano una donna e i suoi tre figli minorenni e un’altra donna con due figli minorenni, entrambe vittime di violenza di genere intrafamiliare e maltrattamenti rispettivamente in provincia di Bologna e Piacenza. Inoltre, è stato integrato anche un sostegno già concesso a due minori per un caso di omicidio intrafamiliare in provincia di Bologna e accolti due casi di lesioni personali gravi ai danni di un uomo e una donna a Ferrara e nel bolognese. Al momento, la somma erogata complessivamente dalla Fondazione è di 55mila euro, e servirà a dare sostegni economici e supporto psicologico alle vittime e ai loro familiari, che continuano a essere prevalentemente donne e bambini. Le risorse della Fondazione provengono dalle quote annuali stanziate dai soci e dalla Giunta regionale dell’Emilia-Romagna, guidata dal presidente Stefano Bonaccini, che lo scorso anno ha aumentato di quasi un terzo il proprio contributo, portandolo a 242,5mila euro, proprio per far fronte alle tante nuove richieste di aiuto.
Insieme al Comitato dei garanti si è riunita anche l’Assemblea dei soci della Fondazione. Nel corso della riunione la direttrice Elena Zaccherini e il nuovo vicepresidente Massimo Mezzetti hanno ripercorso le attività e il bilancio del 2022: l’anno scorso la Fondazione ha accolto 45 casi, il più alto numero di istanze approvate in un anno, per un totale di 350mila euro di fondi erogati – di cui oltre 242mila euro dalla Regione- e 104 persone aiutate; quasi la totalità sono donne (39) e minori (56). Tutti i cittadini possono sostenere la Fondazione emiliano romagnola per le vittime dei reati, con donazioni spontaneee, o devolvendo a suo favore il proprio Cinque per Mille. ‘Un aiuto per chi aiuta’ è il claim della nuova campagna che, da quest’anno, è anche uno spot video con Carlo Lucarelli: https://www.lepida.tv/video/dona-il-tuo-5x1000-alla-fondazione-emiliano-romagnola-per-le-vittime-dei-reati.
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