Il razzismo e le leggi italiane ostacolano l’accoglienza. «Il migrante è visto come un pericolo»
L’immigrazione è un problema per la sicurezza pubblica. È una scelta quella dell’Italia, che ne delega la gestione a organismi “di controllo” come le questure, le prefetture e, più in alto, il Ministero dell’interno. La legislazione ha sempre trascurato la persona umana, le motivazioni e le difficoltà della migrazione in un Paese nuovo. E l’opinione pubblica considera ancora lo “straniero” come un pericolo. Un tema complesso, spesso colpevolmente semplificato con slogan elettorali e mai affrontato nel modo corretto.
A fare il punto della situazione, un partecipato convegno dell’associazione Arcangelo Dimaggio che si è svolto venerdì 5 maggio alla cooperativa La Magnana, moderato dal giornalista di Libertà Giorgio Lambri, che ha visto susseguirsi chiarimenti e testimonianze dell’avvocata Michela Cucchetti, di Manuel Sartori, funzionario dell’Ispettorato del lavoro di Piacenza, Domenico Quirico, noto giornalista de La Stampa e Nicoletta Corvi, assessora al welfare del Comune di Piacenza.
La “sicurezza” prima della comprensione umana
L’associazione Arcangelo Dimaggio, ha detto in apertura la presidente Piera Reboli, “ha voluto, nel suo piccolo, far sentire la propria voce in risposta alla tendenza a valutare l’immigrazione solo come un’emergenza e un problema legato alla sicurezza”. “È una mistificazione continua – ha riflettuto – non viene mai preso in considerazione il giusto ‘desiderio’ (o la necessità, secondo Giorgio Lambri, nda) di persone che si muovono da Stati flagellati da grandi difficoltà”. L’ordinamento italiano “non ha una legislazione efficace che permetta agli immigrati di uscire dai percorsi di clandestinità che li affliggono, costringendoli a vivere nell’ombra. Per questo motivo gli italiani sono portati a vedere il fenomeno con un alone di problematicità”.
Le ultime leggi smontano un sistema virtuoso
“L’umano non è mai stato messo al centro della normativa – ha ammonito Michela Cucchetti – dove, invece, c’è la sicurezza pubblica. Certe scelte hanno fatto sì che la tutela dei diritti fosse posta in secondo piano”. L’avvocata, esperta in diritto dell’immigrazione, ha ricordato come “l’operazione seguita alla strage di Cutro è partita come un’azione di polizia, non come missione di salvataggio”. La stretta alla “protezione speciale”, contenuta nel decreto legge 20/2023 – cosiddetto “decreto Cutro” – “non difende affatto le persone, come viene detto dal governo”, ha sottolineato Cucchetti. “Con la protezione speciale gli immigrati hanno potuto beneficiare di un lungo percorso di integrazione fatto di corsi di italiano, lavoro e famiglia. Alcuni di loro hanno addirittura acquistato una casa. Se tutto questo viene a mancare, quello che è stato costruito sparisce nel nulla”.
La legale ha poi “smontato” il decreto Flussi che – ha detto – “non regolamenta gli ingressi degli stranieri, bensì favorisce un meccanismo truffaldino. Il decreto presuppone che chi entra in Italia abbia un contratto di lavoro sul territorio. Così molti, dall’Italia, attraggono immigrati chiedendo loro grosse somme di denaro: questi, impossibilitati a pagare, vengono sfruttati finché non estinguono il debito”. Anche l’accoglienza viene modificata dal nuovo decreto. “Finora chi arrivava veniva schedato e poi smistato in un centro d’accoglienza per essere curato, imparare l’italiano, ricevere assistenza legale, psicologica e lavorativa. Ora questo meccanismo virtuoso sparisce. Una cosa simile – prosegue – era successa coi decreti Sicurezza, che invece di risolvere problemi hanno aumentato il numero di clandestini, per poi indurre il governo nel 2020 alla ‘regolarizzazione straordinaria’, ovvero una sanatoria, perché il fenomeno era sfuggito di mano”. In conclusione, Cucchetti ha parlato delle lunghe code di richiedenti asilo pakistani che si formarono l’anno scorso fuori alla questura di Piacenza, che “non li faceva entrare, costringendoli a sostare per ore sul marciapiede. I piacentini non si preoccuparono della misera condizione di quelle persone, reduci dalla terribile rotta balcanica, bensì di un presunto pericolo che avrebbero corso nel passare su quel marciapiede”.
“Rischiamo di perdere lavoratori qualificati a causa delle difficoltà di regolarizzazione”
“L’Italia ha scelto di affidare la competenza della materia migratoria a enti di controllo – ha osservato Manuel Sartori – invece che, ad esempio, al mondo del lavoro. Invece di indirizzarsi verso una programmazione che tiene in considerazione il bisogno della persona, si tende a restringere sia gli ingressi che la possibilità di una piena regolarizzazione di cittadini non comunitari. Ogni anno lo Stato pone un limite alle regolarizzazioni: alla provincia di Piacenza, che conta 286mila abitanti, il decreto legge 20/2023 assegna solo 97 ‘quote’ da ripartirsi in tutti i settori”. Un tema su cui ha voluto soffermarsi Sartori è quello degli studenti non comunitari, che “ottengono regolari permessi di soggiorno per studiare, ma poi trovano difficoltà inenarrabili per regolarizzare la propria posizione per entrare nel mondo del lavoro. Rischiamo – ha avvertito – di perdere le professionalità di cittadini non comunitari che hanno conseguito qui la laurea e avrebbero uno sbocco facile in una delle nostre aziende”.
“Il migrante, come il povero, è indispensabile per il capitalismo liberista”
Domenico Quirico, nella sua illustre carriera di giornalista, ha sempre visto i migranti da un altro punto di vista, seguendo tutte le guerre dalla seconda metà del Novecento in poi. L’occasione di approfondire la questione è arrivata nel 2011, quando iniziò a “occuparsi dei migranti migrando con loro”. “Decisi di fare la traversata dalla Tunisia all’Italia sul barcone, nelle stesse condizioni dei migranti, pagando mille euro – racconta –: l’imbarcazione affondò e arrivarono a salvarci. Gli scafisti non salgono mai sul barcone, sono un elemento del taylorismo della migrazione”. È una menzogna, ha avvertito, “la storiella che i migranti sono un problema. I migranti sono utili, così come i poveri, indispensabili al capitalismo liberista. I poveri tengono basso il prezzo del lavoro. E il migrante è la proiezione globalizzata di questo principio: è utile alla politica sia dei razzisti che dei sedicenti antirazzisti. Il migrante rende economicamente, quindi ci deve essere, non deve sparire”. Ai colleghi Quirico dice che “scrivere dei migranti è diventato illegittimo: solo i migranti hanno diritto, se e quando vorranno, di scrivere di se stessi”.
“Alcune agenzie a Piacenza non affittano case agli stranieri”
Il problema è enorme e una vera soluzione è difficile da trovare. Ma il piccolo impegno quotidiano, hanno detto all’unisono i relatori, è indispensabile. “Ognuno deve fare il suo pezzettino all’interno di una rete che coopera: è utile organizzare incontri informativi con cittadini, organizzazioni sindacali e associazioni di categoria, che dovrebbero accompagnare queste persone a svolgere le pratiche amministrative necessarie”. Il Comune di Piacenza è già attivo con il Tavolo sulla grande marginalità, intorno a cui si siedono svariati enti pubblici e del terzo settore, finalizzato ad arrivare a una visione d’insieme del problema. Ma il tessuto cittadino piacentino, secondo l’assessora Nicoletta Corvi, intervenuta in chiusura, non è ancora pronto a un’accoglienza efficace. “Siamo una città ma non siamo una comunità – ha ammonito - nei confronti degli stranieri, anche minori non accompagnati, l’approccio immediato di parte della popolazione è quello che rimanda al senso di insicurezza e di espulsione del corpo estraneo. Non c’è senso di accoglienza e di comprensione, dobbiamo riappropriarci del senso delle relazioni”. Una piaga ancora molto presente è il razzismo. “C’è un grave problema nell’accesso alle abitazioni – ha rivelato Corvi –: esistono agenzie immobiliari che non affittano case a persone con cognome straniero. Hanno difficoltà anche le ‘coppie miste’ e gli studenti, rifiutati perché ‘fanno baldoria’. C’è urgente bisogno di uscire dalla mentalità secondo cui l’altro è solo un potenziale pericolo”.
Francesco Petronzio
Nelle foto, in alto, da sinistra, Piera Reboli, Manuel Sartori, Michela Cucchetti, Domenico Quirico e Giorgio Lambri; sopra, il pubblico presente all'incontro a La Magnana.
Pubblicato il 6 maggio 2023
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