Giuliana Bensa ha lasciato l’Azienda Usl di Piacenza. Ha assunto un nuovo incarico come direttore amministrativo dell’Azienda socio sanitaria territoriale Santi Paolo e Carlo di Milano. Il ruolo di direttore amministrativo dell’Azienda sanitaria di Piacenza è stato assegnato, pro tempo, a Giuseppe Arcari, direttore del dipartimento Risorse strumentali e alla guida del servizio Affari generali e legali. “Ringraziamo la dottoressa Bensa per quanto ha fatto per l’Azienda in questi anni e ci congratuliamo per il nuovo incarico”, sottolinea il direttore Paola Bardasi. “Al dottor Arcari, professionista di alto spessore, che ha dato disponibilità per assumere il ruolo di direttore amministrativo, auguri di buon lavoro. Sono certa che riuscirà a onorare al meglio l’impegno assunto in questo periodo di transizione”.
Laureato in giurisprudenza, dopo tre anni come consulente in Italia per Joint Commission International Chicago e svariate esperienze professionali in ambito sanitario in Lombardia, Arcari entra nell’Azienda Usl di Piacenza nel 2003 come responsabile di Acquisizione beni e servizi per poi ricoprire gli incarichi di direttore amministrativo e direttore del dipartimento tecnico e di Pianificazione e gestione degli investimenti. Dal 2019 il professionista svolge l’attuale ruolo, supportando la direzione in ogni attività di acquisizione e gestione delle risorse strumentali e coordinando sette unità operative per un totale di 145 dipendenti. Dal 2015, ha inoltre l’incarico di risk manager, coordinando il gruppo aziendale per la gestione del rischio ed è membro del comitato valutazione sinistri e del coordinamento regionale per la sicurezza delle cure.
Lo spirito natalizio è contagioso e il suo messaggio di pace e di fraternità è universale. Così anche alcune straniere di altre religioni residenti nel Comune di Gragnano hanno voluto essere partecipi e condividere con l'amministrazione comunale gli auguri natalizi. Si tratta delle signore, per lo più indiane, ma anche senegalesi ed egiziane, frequentanti il corso di italiano presso il municipio. Si tratta del Corso A2 tenuto dal Cpia Centro Permanente Istruzione Adulti, finanziato con fondi regionali, tramite l'ufficio di Piano Distrettuale. Cento ore di insegnamento, svolto in due giorni settimanali. Il martedì dalle 10.30 alle 13 e il mercoledì dalle 11 alle 13, presso la sala consiliare.
“Teniamo molto a questa iniziativa che consente di meglio integrare molte persone, per lo più donne di altre culture, che sono di solito casalinghe, fuori dal mondo del lavoro e quindi con poche relazioni sociali e poche occasioni per imparare la lingua italiana. Si danno anche indicazioni sulle regole del vivere civile e si creano così importanti relazioni. Ciò grazie alle insegnanti Antonella Bersani ed Elvina Kasa e alla collaborazione con il personale del Servizio Sociale”, commentano il sindaco Patrizia Calza e l'assessore ai Servizi sociali Marco Caviati. Al momento di festa, organizzato nei giorni precedenti il Natale, hanno potuto partecipare l'assessore Alberto Frattola e il consigliere Matteo Provini. Le signore hanno deciso per lo più di partecipare con i loro abiti di festa del paese di origine portando piatti tipici. Una iniziativa che vorrebbero replicare in futuro. Nel frattempo nel 2024 dovrebbe partire, visto il numero elevato di richieste, anche il corso A1.
“Non c’è una parola giusta per consolare, per togliere il vuoto. L’unica parola giusta è il silenzio, per ascoltare di nuovo la loro voce. È nel silenzio che il Signore ci parla”. Ventisette anni dopo la tragedia del “Pendolino”, Piacenza ricorda le otto persone che persero la vita. Era il 12 gennaio 1997 quando il treno Etr Botticelli Milano-Roma, soprannominato “Pendolino”, deragliò all’imbocco della stazione ferroviaria di Piacenza. L’incidente costò la vita ai macchinisti Pasquale Sorbo e Lidio De Sanctis, alle hostess di bordo Cinzia Assetta e Lorella Santone, gli agenti della Polfer Francesco Ardito e Gaetano Morgese (di scorta al presidente emerito della Repubblica Francesco Cossiga, che rimase illeso) e alle passeggere Agatina Carbonaro e Carmela Landi. Nella Basilica di San Savino, venerdì 12 gennaio 2024, si è ripetuta come ogni anno la cerimonia di commemorazione, aperta dalla messa celebrata dal parroco don Alphonse Lukoki Fulumpinga, che ha riflettuto sul valore dell’ascolto e del silenzio come unica soluzione praticabile di fronte al dolore delle famiglie. “All’epoca il vescovo mons. Luciano Monari – ha ricordato il parroco – si fermò per trenta minuti ad ascoltare le madri che avevano perso i propri figli”.
Sicurezza sul lavoro: un impegno di tutti
Seduti fra i banchi i familiari delle vittime, le delegazioni di associazioni e sindacati e le autorità: l’assessora Adriana Fantini per il Comune di Piacenza e il consigliere Lodovico Albasi per la Provincia di Piacenza. Al termine della messa la commemorazione è proseguita sulla banchina del binario 1 ovest della stazione di Piacenza, con la benedizione della stele posta a ricordo delle vittime della tragedia. Presenti sul binario anche il prefetto di Piacenza Paolo Ponta e il questore Ivo Morelli. La cerimonia è promossa ogni anno dal Dopolavoro ferroviario di Piacenza. Il presidente Clemente Bernardo, intervenuto prima dell’inizio della messa, si è soffermato sulla questione della sicurezza sul lavoro. “È nostro dovere vigilare affinché non si ripetano più questi disastri”, ha detto. L’assessora comunale Adriana Fantini ha ribadito la priorità di assicurare in ogni settore il diritto alla sicurezza. “Il nostro pensiero – ha sottolineato – va a tutte le vittime delle stragi ferroviarie, specialmente agli operatori che svolgono un lavoro fondamentale per la società. Non possiamo e non vogliamo dimenticare: nel ricordare diamo voce a un dolore ma anche alla speranza che da un lutto scaturisca sempre il rispetto, nella sua forma più alta e tangibile, affinché la vita resti sempre il valore più importante da proteggere”. Quella del consigliere provinciale Lodovico Albasi, che è anche sindaco di Travo, è un’assunzione di responsabilità. “In queste occasioni le istituzioni dovrebbero farsi tante domande – ha affermato –, c’è ancora tanto da fare in tema di sicurezza sul lavoro per evitare che certe disgrazie possano ripetersi”.
La vita terrena finisce, l’amore resta per sempre
“Questi fratelli, anche dopo tanti anni, sono ancora vivi. Lo sono nel nostro cuore e nella nostra mente, perché l’amore che hanno seminato in noi è eterno, nessuno può toglierlo”. Così recita uno dei passaggi chiave dell’omelia di don Alphonse Lukoki Fulumpinga. “Se ogni anno torniamo qui a pregare è perché siamo uomini e donne di fede – ha detto – e quindi abbiamo la speranza che, dopo questo pellegrinaggio terreno, ci sarà la vita. Gesù disse di essere venuto per darci la vita in abbondanza, cioè la vita eterna, che non è quella terrena. Noi uomini siamo stati creati a immagine e somiglianza di Dio – prosegue il parroco – dunque, anche se abbiamo perso la nostra divinità col peccato originale, in noi è rimasta una porzione di quella divinità. Poi è arrivato il male e l’uomo si è distaccato da Dio, e quando il figlio si stacca dal padre non è più al sicuro. Da quando è separato dal Creatore, l’uomo non è più in grado di tornare da lui; perciò, Dio ha mandato sulla Terra Gesù per salvarci. Per questo motivo dobbiamo credere in lui e accettarlo come unico salvatore”.
Gesù è la speranza della resurrezione
Quando Lazzaro morì, sua sorella Maria disse a Gesù: “Se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto”. “Lo abbiamo pensato anche noi: se mio figlio quel giorno non avesse preso quel treno oggi sarebbe ancora con me» – ha detto don Lukoki rivolgendosi ai familiari delle vittime dell’incidente –. Ma Gesù a Maria rispose: «Se tu credi in me, tuo fratello risorgerà»”. Un’altra storia di salvezza e redenzione arriva dal colle del Calvario. “Uno dei ladroni – ha ripreso don Lukoki – disse a Gesù di ricordarsi di lui quando sarebbe stato in paradiso. Gesù gli rispose: «Oggi tu sarai con me in paradiso». Gesù è il salvatore, abbiamo fede in lui”.
Don Lukoki: “Porterò sempre con me questo evento”
Il dolore delle madri e dei familiari di chi muore troppo presto è inconsolabile. “Non c’è una parola giusta per togliere il vuoto – ha osservato il parroco – l’unica parola giusta è il silenzio, per ascoltare di nuovo la loro voce. È nel silenzio che il Signore ci parla. I fratelli che oggi ricordiamo non hanno bisogno della nostra preghiera perché sono con il Signore, noi invece chiediamo loro di darci la forza per continuare ad amarli”. A fine messa don Lukoki ha voluto ringraziare i familiari che “in questi cinque anni da parroco, in occasione delle commemorazioni, sono stati presenti nella fede e con la forza”. Il 4 febbraio don Alphonse Lukoki farà il suo ingresso nella parrocchia di Ponte dell’Olio, lasciando il suo posto in San Savino a don Riccardo Lisoni. “Chiederò al Signore di farmi ricordare per sempre questo evento – ha detto don Lukoki –, anche da Ponte dell’Olio continuerò a essere vicino a voi”.
Francesco Petronzio
Nella foto di Pagani, la commemorazione della tragedia del Pendolino celebrata venerdì 12 gennaio.
Cultura, salute, educazione e ricerca. Su queste macroaree si basa il bando della prima Youthbank di Piacenza, formata da quindici under 25 e promossa dalla Fondazione di Piacenza e Vigevano. Chi vuole presentare il proprio progetto può farlo fino al 28 marzo 2024 e la realizzazione dovrà avvenire entro il 31 gennaio 2025. L’ente di via Sant’Eufemia ha stanziato 30mila euro per finanziare i progetti vincitori del bando, ognuno dei quali dovrà avere un costo massimo di 8mila euro, di cui il 90% finanziabile. Il restante 10% dovrà essere reperito attraverso sponsorizzazioni o crowdfunding. Il bando è stato presentato lunedì 15 gennaio dagli Youthbanker insieme al presidente della Fondazione di Piacenza e Vigevano Roberto Reggi e al consigliere generale Edoardo Favari, coordinatore dell’iniziativa. È scaricabile dal sito youthbank.lafondazione.com.
A chi si rivolge
Saranno presi in considerazione i progetti proposti e gestiti da uno o più giovani under 25 e presentati, secondo le regole della Fondazione, da organizzazioni non profit operanti nel comune di Piacenza. Per diventare Youthplanner è necessario elaborare e proporre un progetto che agisca sul territorio e candidarlo al Bando promosso della Youthbank. La Fondazione ha messo a disposizione per questo primo bando 30mila euro complessivi. I proponenti interessati a partecipare al bando dovranno presentare la loro idea progettuale entro il 28 marzo 2024 compilando un semplice form disponibile sul sito del progetto (youthbank.lafondazione.com). Se ritenuti meritevoli, i proponenti saranno ammessi alla seconda fase, che prevede una formazione obbligatoria gratuita di un giorno e la formalizzazione delle proposte come vere e proprie richieste di contributo, indirizzate alla Fondazione, da predisporre grazie all’affiancamento di una organizzazione non profit entro il 12 maggio 2024.
Le tappe del percorso
Il progetto, in linea con le richieste del bando, dovrà essere presentato entro il 28 marzo 2024. Tutti i proponenti svolgeranno poi un colloquio di approfondimento e un giorno di formazione obbligatoria e gratuita. La richiesta di contributo, da parte dell’associazione non profit, dovrà pervenire entro il 12 maggio 2024. Il 15 giugno 2024 ci sarà la presentazione dei progetti selezionati alla cittadinanza. La realizzazione dei progetti dovrà avvenire entro il 31 gennaio 2024.
Cos’è la Youthbank
Il progetto – al quale “Il nuovo giornale” ha dedicato il Primo Piano del numero di giovedì 16 novembre 2023 – è mutuato dal “modello” messo a punto da Youthbank International, una rete attiva in trentasei paesi del mondo che oggi conta oltre trecento realtà del genere. La prima Youthbank è nata alla fine degli anni Novanta a Belfast, nel pieno del conflitto Nordirlandese, con l’intento di coinvolgere ragazze e ragazzi in un percorso di socializzazione e cura del bene comune. In Italia è stata realizzata per la prima volta nel 2007, su iniziativa della Fondazione Provinciale della Comunità Comasca. Anche Youthbank Piacenza è entrata a far parte della rete Youthbank International e ne applica la connotazione “glocal”: porta cioè sul nostro territorio un’esperienza internazionale, declinandola e adattandola all’ambito piacentino e ai suoi bisogni specifici.
Gli Youthbanker piacentini
Il gruppo dei 15 “banchieri” è stato selezionato nei mesi scorsi dal coordinatore del progetto Edoardo Favari, consigliere generale della Fondazione, e accompagnato in un iter di formazione utile a gestire un fondo messo a disposizione dalla Fondazione stessa per sostenere i progetti di altri giovani del territorio. Gli Youthbanker sono quindici giovani dai 19 ai 25 anni, sei ragazzi e nove ragazze, che per motivi di residenza, studio o lavoro frequentano il territorio di Piacenza. Sono stati selezionati nei mesi scorsi all’avvio del progetto, sulla base delle candidature arrivate in Fondazione. Questi i loro nomi: Beatrice Ciambriello, Sukdeep Singh, Alessandro Carini, Luca Ferrari, Benedetta Brusamonti, Manuela Terribile, Alice Lombardelli, Marta Bonatti, Micol Palisto, Emilio Maddalena, Maria Laura Grisi Sakamoto, Daniel Ilie Gambolò, Sofia Traversi, Daniele Spina e Alice Zucca.
Le tappe del lavoro degli Youthbanker
Il team di giovani, coordinato da Edoardo Favari e Giulia Guardiani, ha seguito alcune intense giornate di formazione residenziale a Villa Castello di Torrazzetta a Borgo Priolo (Pavia) su procedure di analisi dei bisogni locali, elementi di progettazione, project management, comunicazione e raccolta fondi. La formazione è stata condivisa con i gruppi di Youthbanker afferenti alla Fondazione di comunità comasca, l’ente che sta affiancando la prima Youthbank nella sua fase di start-up. Dopo un lavoro preliminare di analisi sui bisogni più sentiti dai giovanissimi e la definizione di linee di intervento considerate prioritarie, gli Youthbanker hanno redatto un bando che punta a intercettare e sostenere iniziative di carattere socio-culturale volte a migliorare l’inclusività e l’accessibilità dei servizi dedicati ai giovani (integrazione sociale, eventi culturali, opportunità di aggregazione ecc.); favorire il benessere psicofisico degli individui (prevenzione di disturbi alimentari, bullismo, dipendenze e promozione di equità sociale, inclusione, sport ecc.); sensibilizzare a questioni socialmente rilevanti per i giovani, come sostenibilità ambientale, orientamento alla scuola e al lavoro eccetera. Saranno gli stessi Youthbanker, nell’ottica della piena autonomia decisionale, a farsi carico del compito di raccogliere, valutare, scegliere i progetti e decidere quali sostenere economicamente, per poi seguire l’andamento di quelli finanziati e verificarne l’impatto. Il bando si articola in due fasi: dal 15 gennaio fino al 28 marzo si apre l’opportunità di diventare Youthplanner; elaborando un progetto e proponendolo alla Youthbank. Qualora il progetto venga selezionato, per ottenere il contributo dovrà successivamente essere presentato formalmente con il supporto di un ente non profit accreditato secondo le regole della Fondazione di Piacenza e Vigevano. L’ente di via Sant’Eufemia sarà tenuto ad affiancare i giovani proponenti nella presentazione della domanda, garantendo altresì la loro piena autonomia gestionale.
Il contributo può aumentare per “impegni rilevanti”
“Siamo convinti che per costruire il proprio futuro una comunità debba investire sui giovani – ha sottolineato il presidente della Fondazione Roberto Reggi -; questo vuol dire fornire loro opportunità di formazione e occasioni culturali e di socializzazione, certamente, ma soprattutto promuovere la cittadinanza attiva, formare i futuri “decision-maker” ovvero giovani adulti che abbiano a cuore il bene comune e a cui vengano dati gli strumenti, le occasioni, la fiducia necessari a tramutare il loro desiderio di bene in idee, e le idee in fatti concreti. Questa è la direzione in cui si muove il progetto Youthbank”. “Questi 30mila euro – ha precisato Reggi – sono solo la prima tranche del finanziamento e in futuro, attraverso altri bandi, potrebbero crescere in base alle idee che emergeranno. Qualora emergessero idee che potrebbero generare impegni più rilevanti, la Fondazione guarderà positivamente all’iniziativa. È una scommessa che facciamo insieme, vediamo dove riusciamo ad arrivare”.
“Un lavoro tutto nostro”
“Il motto della Youthbank International è “Real lives. Real money. Real change” – ricorda il coordinatore Edoardo Favari -, crediamo che affidare ai giovani delle risorse economiche e la responsabilità di gestirle in modo equo ed efficace sia un mezzo potente per correggere l'assenza dei giovani dai meccanismi di presa di decisioni. Il denaro che utilizzeranno è un mezzo per portare il cambiamento che desiderano vedere nella propria comunità”. “Abbiamo contattato Youthbank International a Belfast – prosegue Favari – in Italia la prima esperienza è stata quella di Como. A Piacenza siamo riusciti a creare un bando originale, tutto nostro, con un lavoro di grande qualità. Da ora in poi gli Youthbanker dovranno consumarsi le scarpe”. Gli Youthbanker intervenuti alla presentazione si dicono “fieri del lavoro svolto finora”. “Non vediamo l’ora – hanno affermato – di ricevere i progetti e di svilupparli insieme, per fare di Piacenza un posto che sia sempre più a misura dei giovani”.
Francesco Petronzio
Nella foto, la presentazione del bando della prima Youthbank di Piacenza.
Giuseppe Carini è morto nella mattinata di oggi venerdì 12 gennaio all’ospedale di Fiorenzuola. Classe 1951, affetto da disabilità dalla nascita, Giuseppe è stato il testimone di come la fede ha potuto cambiare completamente la sua esistenza. Nei primi anni della sua vita, Giuseppe per il suo hancicap era compatito da tutti; era sentito da tutti come un peso. Poi il cambiamento: ad un certo punto nella vita di Giuseppe Carini avviene un miracolo: un gruppo di persone della comunità di GS arrivato a Roveleto per uno spettacolo teatrale si appassiona a lui, evita di compatirlo e lo tratta come una persona normale. Queste persone gli fanno capire che il valore della vita sta tutto nell’amore gratuito di Dio, che ti vuole così come sei. E dal quell’incontro del 1969 la vita di Giuseppe si è trasformata e vivificata nella fede. Questi amici si presero cura di lui, della sua situazione in tutti i suoi aspetti: culturali, affettivi, logistici.
La sua vita in un libro
Nel 2004, per l’editrice Berti, esce il libro “Tutto può cambiare. L’handicap, la disperazione e l’incontro con Cristo”, dove Giuseppe Carini racconta la sua straordinaria esperienza di una persona che dice "di non riuscire più a pregare il Signore perché lo faccia guarire. Non perché non vada bene chiedere anche questo: è che proprio non mi vengono queste parole. Quando riesco prego perché sia fatta la sua volontà prima della mia. Sono comunque certo di una cosa: se qualcuno per una strana magìa mi proponesse di cambiare la mia situazione di spastico in carrozzella con quella di una persona sana e ricca, francamente ci dovrei pensare due volte prima di accettare: non saprei infatti che farmene della realtà di una persona che avesse tutto, ma non possedesse il senso della vita e non avesse la fede".
La sua generosità
Nel 2022 Giuseppe, all'età di 71 anni, accolse nella sua abitazione di Roveleto due profughi ucraini: una giovane mamma con il figlio di soli 14 mesi. "Nel 2014, raccontava Giuseppe in quel periodo in una lettera a Tracce, la rivista di CL, il mio aiutante moldavo è tornato nel suo Paese e da allora ne ho uno ucraino, Yaroslav, e da qualche anno c’è anche sua moglie. Vivevano in un quartiere periferico di Leopoli. Qualche giorno fa la moglie del mio aiutante ha ricevuto una chiamata dalla Polonia da sua nipote, mamma di un bimbo di quattordici mesi. Dopo l’invasione aveva lasciato Leopoli e raggiunto la Polonia con il bambino e chiedeva se fosse possibile venire in Italia. Ho detto subito che li avrei ospitati io, nella stanza libera che avevo. La mamma non aveva il denaro per pagare il pullmino, così ho pensato che non sarei andato in fallimento per 120 euro ed ho pagato io il viaggio”. "Avere in casa queste due persone, concludeva, mi fa rivivere l’incontro che feci con le persone del movimento nel 1969. Quell’incontro mi ha cambiato la vita allora riempiendola di frutti non immaginabili”. I funerali di Giuseppe Carini saranno celebrati lunedì 15 gennaio alle ore 15 nel santuario di Roveleto; il rosario è in programma domenica alle ore 20.30. La salma si trova presso la Casa funeraria ”Luce nel tempo” a Fiorenzuola (orari: sabato ore 9-19 orario e domenica ore 9-12 e 14-19).
Nella foto, Giuseppe Carini ripreso alcuni anni fa con alcuni amici. (Foto Mistral)
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