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La Chiesa oltre la pandemia

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La Chiesa, dopo la pandemia, non sarà più come prima? È la domanda introduttiva della giornalista Barbara Tondini che ha aperto il terzo incontro, dell’iniziativa “Sentinella, quanto resta della notte?”, organizzato dall’Ufficio della Pastorale Scolastica della diocesi di Piacenza-Bobbio a cui ha partecipato il vescovo mons. Adriano Cevolotto in dialogo con la prof.ssa Antonietta Potente, teologa domenicana, collegata da Torino. Il meeting è stato coordinato da don Paolo Cignatta vicario degli Uffici Pastorali della diocesi. Ospiti in studio, nella Sala degli Affreschi del palazzo vescovile, il prof. Lamberto Breccia, insegnante di religione, suor Teresa Cavalletti della Casa della Carità e lo studente Alessandro Fedele.

Il VIRTUALE È DIVENTATO REALE

“In questo contesto di pandemia - ha sottolineato il Vescovo - si sono aperti spazi diversi e nuovi. Sono nati altri modi, per costruire relazioni, fondati su prossimità virtuali, cose che abbiamo sempre considerato non vere, ma che oggi stiamo recuperando perché hanno una loro possibilità”. “La scuola è il luogo per eccellenza della contaminazione, dell’incontro tra le generazioni e tra le varie discipline culturali”. Ha messo in evidenza il prof. Lamberto Breccia, insegnate di religione al Liceo Respighi di Piacenza. La scuola come casa della cura, per il docente, in questo periodo, si è inserita in questo progetto di umanità.

IL RISCHIO DELLE RELAZIONI MEDIATE

“Però Papa Francesco nell’Evangelii Gaudium al n.88, molto prima della pandemia - ha puntualizzato Mons. Cevolotto - aveva messo in guardia sul tema delle relazioni odierne”.
“Molti tentano di fuggire dagli altri verso un comodo privato, o verso il circolo ristretto dei più intimi, e rinunciano al realismo della dimensione sociale del Vangelo. Perché, così come alcuni vorrebbero un Cristo puramente spirituale, senza carne e senza croce, si pretendono anche relazioni interpersonali solo mediate da apparecchi sofisticati, da schermi e sistemi che si possano accendere e spegnere a comando”. Ha affermato il Papa nella sua prima Esortazione Apostolica, e continua: “Nel frattempo, il Vangelo ci invita sempre a correre il rischio dell’incontro con il volto dell’altro, con la sua presenza fisica che interpella, col suo dolore e le sue richieste, con la sua gioia contagiosa in un costante corpo a corpo. L’autentica fede nel Figlio di Dio fatto carne è inseparabile dal dono di sé, dall’appartenenza alla comunità, dal servizio, dalla riconciliazione con la carne degli altri. Il Figlio di Dio, nella sua incarnazione, ci ha invitato alla rivoluzione della tenerezza”.
Quindi, per il Vescovo, chiuderci in un mondo privato, senza il corpo, senza relazioni interpersonali, è una minaccia concreta rispetto a quello che abbiamo vissuto. Si deve perciò vigilare per non cadere in questo pericolo.

LA RISCOPERTA DELLA PREGHIERA IN FAMIGLIA

“Nella tradizione ebraica ogni versetto biblico può essere reinterpretare tantissime volte”. Ha asserito la teologa Antonietta Potente. Quindi stare insieme, in famiglia, pregando e leggendo la Parola, al tempo del Covid, è stata una riscoperta. “Ho vissuto tanti anni in America Latina - ha continuato - ed ho sperimentato come molte persone, negli incontri che si facevano, avevano tanto da dire sulla Parola anche se non avevano mai studiato. Mi è rimasto come imperativo che la Parola va interpretata non solo da pochi esperti, ma da tutti i cristiani. Donne e uomini comuni possano davvero ritornare a rileggere la vita alla luce della Bibbia. La Parola è matrice ed originale, ha un principio che però va interpretato tante volte. Quindi è importante abilitare sempre più persone a commentare, senza nessuna paura, la sacra scrittura”.

LA TESTIMONIANZA DELLA CARITÀ

“La Casa della Carità di Piacenza è stata molto colpita, in questo tempo di pandemia - ha sottolineato suor Teresa Cavalletti -, sono venute a mancare diverse persone che abitavano con noi e tanti amici che ci sostenevano. Tutto ciò ci ha molto ferito e interrogato. La Casa vive nella povertà e si sperimentano ogni giorno gesti concreti di servizio e prossimità. La pandemia ci ha un po’ allontanati, ci ha messo in difficoltà e ci ha posto tante domande. Abbiamo provato ad entrare dentro e capire questa sofferenza per trovare strade nuove per incontrare il Signore. La dimensione della speranza non ci ha abbandonati e abbiamo continuato a trovare quel “corpo” nel desiderio di far crescere le persone”.

TRE COSE ESSENZIALI

Per la domenicana Antonietta Potente tre sono le cose su cui puntare: capire che le relazioni sono fondamentali, che il corpo va curato profondamente, sull’esempio della Pietà di Michelangelo, dove Cristo morto sta sulle ginocchia di Maria, ed uscire da appartenenze ristrette per aprirci a tutti.

COGLIERE IL MESSAGGIO CRISTIANO

“Il Covid ha minato tante nostre certezze, le fake news sono accettate come verità da molti giovani. Come fa la Chiesa ad aiutarci a cogliere il messaggio cristiano quando spesso ciò che è falso viene considerato scontato? Come facciamo a togliere questo pregiudizio?”. È l’interrogativo posto dal giovane studente dell’Isii Marconi di Piacenza, Alessandro Fedele, al termine dell’incontro.
Per la teologa Potente, la Chiesa deve dare la possibilità di una familiarità profonda, deve essere una porta per dialogare con le verità degli altri, rendendo la Parola semplice e attuale per i giovani.
“Come Chiesa - ha affermato infine il Vescovo - dobbiamo essere più credibili, dando una maggiore testimonianza, evitando un atteggiamento arrogante e assertivo, creando un rapporto di fiducia con i giovani. Il tempo del Covid ci ha destrutturato, dobbiamo imparare la lezione e diventare, secondo lo stile di papa Francesco, una Chiesa più povera superando tante nostre sicurezze legate alle strutture e alle organizzazioni, rimettendo al centro la fragilità non solo degli altri ma anche la nostra”.

Riccardo Tonna

Pubblicato il 27 aprile 2021

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