Il Vescovo: dalla lavanda dei piedi nasce il dono totale di Cristo
“A chi devo lavare i piedi? Chi, accanto a me, chiede una cura faticosa? C’è qualcuno che cerco sistematicamente di evitare? Ci sono delle situazioni, delle persone verso cui ho una forte repulsione, una rabbia, un’avversione?”.
Sono i forti interrogativi posti dal vescovo di Piacenza-Bobbio, mons. Adriano Cevolotto, durante la celebrazione della messa nella Cena del Signore del Giovedì Santo, in Cattedrale a Piacenza. “Spesso ci giustifichiamo - ha continuato il Vescovo - dicendo che molti se la sono cercata, che non fanno nulla, che hanno continue pretese… Quante buone ragioni troviamo per rifiutare un aiuto, una vicinanza”.
La forte riflessione di mons. Cevolotto ha segnato una liturgia sobria che secondo le disposizioni della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti si è svolta omettendo la lavanda dei piedi. Il Giovedì santo, è, per la Chiesa Cattolica, il momento in cui si ricorda la Cena di Gesù, prima della Passione, con i suoi apostoli. È una significativa liturgia che fa scorgere sia l'esempio di Cristo che lava i piedi dei discepoli, sia le parole di Paolo sull'istituzione della Pasqua cristiana nell'Eucaristia.
“I piedi sporchi, ripugnano, puzzano, - ha sottolineato mons. Cevolotto - il gesto di amore di Gesù, che spettava all’ultimo dei servi, deve continuare a ripetersi, ma ci sono sempre tante resistenze ad amarci, a piegarci per prenderci cura e per perdonarci”. Tutto ciò - per il Presule - deve avvenire nella coppia, in famiglia, tra i sacerdoti, tra vescovo e preti, in ogni comunità parrocchiale. Il significato e la misura dell’amore - per il Vescovo - sta proprio nella lavanda dei piedi che ci rivela dove nasce il dono totale di Cristo, la sua libertà, la sua decisione di amare fino alla fine, la consapevoleza del senso della sua vita in cui si spiega un amore senza limiti.
Riccardo Tonna
Pubblicato il 2 aprile 2021
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