Anche quest'anno a Ciregna e Metteglia - tra il Comune di Ferriere e quello di Corte Brugnatella - sono terminati i 10 campi scout che hanno allietato l'estate dei nostri monti. Sono quindici gli anni di ospitalità scout (l’iniziativa partì nel 2011), otto i prati predisposti per i campi scout, 151 i gruppi che hanno piantato le loro tende qui, provenienti da un po' tutto il Nord Italia (Emilia-Romagna, Lombardia, Veneto, Liguria e Piemonte) e dal Belgio. Si parla di 7mila ragazzi e ragazze che hanno soggiornato in questi anni. A loro vanno poi sommate le 550 presenze del grande Campo di Zona dell'Agesci Piacenza, che nell'agosto 2012 portò a Castelvetto l'intero scoutismo E/G piacentino.
E tutto questo tra Ciregna, Metteglia e Castelvetto. “Quando si parla di 'Aree Interne' - interviene don Ezio Molinari, parroco a Ciregna e Metteglia, che si occupa dell’iniziativa - la parrocchia di Metteglia-Ciregna potrebbe esserne l'esempio più tipico. Due frazioni in due valli diverse, Trebbia-Aveto e Nure, tutte e due alla fine della strada, due cul-de-sac, quindi senza alcun traffico di passaggio. Con un'altitudine tra i 1000 e i 1200 metri, e dove i servizi sono tutti lontanissimi (per la farmacia o per il giornale bisogna fare almeno 12-15 chilometri, e per la città ce ne vogliono 70). Ormai da anni sono praticamente a zero residenti fissi per 11 mesi su 12, eppure sono comunque riuscite a creare questa bellissima rete di ospitalità e a dar vita a tante altre cose. Per dire che cos'è la nostra montagna anche quando sembra esser finita”.
Don Ezio però svela una novità per l’anno prossimo. “Probabilmente a Metteglia-Castelvetto il 2025 sarà l'ultimo di questa bellissima esperienza. Gli anni sono passati, e ci accorgiamo che non abbiamo più le energie necessarie. Dietro a tutta questa attività c'è un impegnativo lavoro (contatti, predisposizione di permessi e documenti, manutenzione e preparazione dei campi e delle loro strutture, controlli della potabilità dell’acqua, e assistenza durante la presenza dei ragazzi, dove sono soprattutto le signore dei paesi a eccellere). A Ciregna, dove le strutture sono più semplici e un po' di energia c'è ancora, l'ospitalità proseguirà sicuramente”.
“Sono stati quindici anni di una storia entusiasmante e bella – riflette il parroco - fatta di tante amicizie e anche di un bel po' di lavoro, a dimostrazione che l'unione fa la forza. Grazie all'aiuto della Regione, della Fondazione di Piacenza e Vigevano, del Consorzio di Bonifica, di Iren, dell'Università Cattolica e di tanti altri amici, ma soprattutto grazie all'impegno degli abitanti, sono state create captazioni di sorgenti, costruite fontane, posate tubazioni di acquedotto, costruite stazioni per Wc e bagni, sistemate e liberate strade, posizionati cartelli stradali, puliti prati, realizzati recinti, adattati bracieri, predisposti luoghi per i frigoriferi e dispense. E così le estati sono state popolate dal canto, dai giochi dalla vivacità e dai sorrisi dei ragazzi, dai loro fuochi che hanno punteggiato le notti, e dalle squadriglie che, passando nei paesi, si incontrano lungo le strade, stracariche dei loro zaini”.
Come si può assicurare un’assistenza continua rispettando la privacy e, nello stesso tempo, accompagnando gli ospiti in un percorso di autonomia in totale sicurezza? Una risposta l’hanno trovata alla Gasparini di Pieve Dugliara di Rivergaro: la casa di riposo accoglie sedici persone nella Comunità Alloggio per adulti “Piuma”, un’esperienza consolidata negli anni attivata in collaborazione con il Dipartimento di Salute mentale e delle Dipendenze patologiche dell’Azienda USL di Piacenza. Si tratta del progetto “Insieme per il Benessere: l'Intelligenza Artificiale - per migliorare l’assistenza nell’esperienza di parziale Co-housing”, presentato nei mesi scorsi alla Fondazione di Piacenza e Vigevano per ottenere un sostegno finanziario e accolto, nell’ambito della seconda sessione erogativa, con un adeguato contributo. Un intervento che migliora l’assistenza durante le ore prive di operatori e, grazie a un sistema ad hoc, monitora il benessere dei residenti tramite sensori, rilevando anomalie comportamentali e sanitarie. Chatbot vocali e brevi inserti video offrono supporto emotivo e promemoria per le attività. L'AI garantisce privacy, analizza dati in tempo reale e allerta un intervento tempestivo degli operatori in caso di necessità. «La telemedicina, e i supporti che la tecnologia fornisce, possono venire in aiuto agli operatori e agli utenti e rappresentare un’opportunità di accesso alle cure che non sostituisce le prestazioni tradizionali, ma le integra potenziandone l’efficacia - sottolinea il presidente Roberto Reggi -. Come Fondazione siamo particolarmente attenti a ogni forma di assistenza e cura innovative, utili alla comunità: esperienze di telemedicina che abbiamo finanziato stanno avendo effetti particolarmente positivi tra la popolazione anziana, e sono certo che anche in questo caso, declinate su un'altra tipologia di utenza fragile, potranno dare risultati importanti». Il progetto che verrà realizzato alla Comunità alloggio di Pieve Dugliara garantirà sicurezza, autonomia e benessere degli ospiti con disturbi psichiatrici.
«È un intervento che ha diverse ricadute positive - sottolinea il presidente Filippo Gasparini -. Anzitutto ci consentirà di migliorare l’assistenza con un sistema innovativo che ci pone all’avanguardia. Piuma è un servizio che abbiamo consolidato negli anni e di cui siamo orgogliosi, anche per la sua capacità di contribuire ad alleviare una richiesta che è in continuo aumento e alla quale l’Azienda Usl cerca di far fronte. Da parte nostra, stiamo organizzando l’avvio di una nuova struttura d’accoglienza che possa consentire di realizzare un co-housing vero e proprio. Esiste già un progetto che prevede il recupero e l’adeguamento funzionale di un edificio esistente: gli ospiti avranno a disposizione dei mini appartamenti e sarà implementato il loro percorso verso l’autonomia. Si libereranno anche nuovi posti per la casa di riposo, consentendo di mitigare la carenza di spazi che oggi può costringere chi presenta le domande a entrare in lista d’attesa».
Molteplici i benefici
Attualmente la Gasparini ospita e assiste un centinaio di persone anziane non autosufficienti di livello lieve e medio-grave, e in regime di semi-residenzialità presso un Centro Diurno. La sezione Piuma ha ospiti adulti segnalati dal Dipartimento di salute mentale, che hanno a disposizione una stanza, usufruiscono dei servizi e degli spazi comuni della casa di riposo e sono seguiti da personale specializzato che organizza attività e terapie. La nuova tecnologia, la cui applicazione viene seguita dal direttore della Gasparini Paolo Favari - che sta coordinando anche il progetto per la creazione della nuova struttura di co-housing - consente un monitoraggio continuo e non invasivo: non ci sono telecamere, ma sensori e dispositivi indossabili per rilevare in tempo reale parametri, comportamenti anomali e situazioni di rischio. Con un supporto personalizzato, tramite chatbot (il software che simula ed elabora le conversazioni) si consente agli utenti di interagire con i dispositivi digitali come se stessero comunicando con una persona reale. I vocali basati su IA per fornire supporto emotivo, promemoria per attività quotidiane (ad esempio l’assunzione di terapia) e gestione di richieste, favoriscono l'indipendenza. Il sistema consentirà anche agli operatori la raccolta e l’analisi dei dati comportamentali e sanitari per identificare pattern, prevenire crisi e personalizzare i piani di assistenza. I benefici attesi sono molteplici: il monitoraggio continuo rileva tempestivamente situazioni di rischio, anche nelle ore notturne, quando il personale non è in servizio per l’assistenza. La rilevazione della necessità consentirà l’immediato intervento da parte degli operatori della casa di riposo che sono in servizio per gli anziani. Inoltre, i chatbot supportano gli ospiti in attività quotidiane e favoriscono indipendenza e autostima e, nello stesso tempo, l’AI riduce il carico sugli operatori, permettendo loro di concentrarsi su interventi complessi migliorando l’efficienza delle prestazioni.
Groppallo, Ferragosto è stata una festa d’estate diversa dal solito. In una corte colma di oltre duecento persone non si respirava solo la leggerezza spensierata di una sagra di paese e delle sue bancarelle, ma anche la profondità di una comunità che si ritrova attorno alla memoria e al dono. Ho seguito la serata con occhi di osservatore esterno, lasciandomi attraversare dai silenzi, dalle voci, dalle immagini. E ciò che mi è rimasto è il senso di un legame che unisce radici, storia e futuro.
Tre cortometraggi del Cineclub Piacenza
La prima parte ha proposto tre cortometraggi del Cineclub Piacenza. “Pietra su Pietra”, realizzato dai ragazzi della scuola media di Morfasso, ha raccontato con lo sguardo dei più giovani il tema delle barriere personali e della capacità di trasformarle in ponti, in nuove prospettive di comunità. A commentarlo è stato Fausto Frontini, che ha sottolineato il grande lavoro di studenti e insegnanti con un messaggio capace di far riflettere anche gli adulti.bÈ seguito “1x7”, prodotto in occasione del 35° di fondazione della sezione Aido di Lugagnano e della Val d’Arda, che ha coinvolto l’intero paese di Lugagnano testimoniando la differenza tra il “regalare” e il “donare”. A commentarlo sono stati Giancarlo Bersani, presidente Aido Lugagnano, Gianfranco Antonelli, presidente provinciale Aido, e Giovanni Villa, presidente provinciale Avis. Infine “Rise and Shine”, del veronese Alessandro Zonin, ha affrontato con delicatezza e ironia il tema della guerra e della morte, scegliendo di mostrarne non solo il dramma ma anche frammenti di umanità che resistono persino nei momenti più duri; il commento è stato affidato a Valter Sirosi, presidente del Cineclub Piacenza Giulio Cattivelli, che ha ricordato il grande lavoro svolto dal club con risultati ormai riconosciuti anche a livello nazionale e internazionale. Subito dopo, un grazie speciale è andato a Gianfrancesco Tiramani, da anni amico sincero di Groppallo: non solo per il sostegno tecnico e logistico, ma per la sua disponibilità e generosità, insieme al gruppo che lo affianca con passione e rispetto delle sensibilità della comunità.
L’omaggio a don Gianrico Fornasari
Poi, il cuore della serata: l’omaggio a don Gianrico Fornasari (1935-2014), “il ragazzo con la cinepresa”, che ci ha lasciati ormai dieci anni fa. Arrivato a Groppallo a fine anni Cinquanta come giovane seminarista del Collegio Alberoni, divenne presto parroco e iniziò a filmare la vita del paese con la sua cinepresa sempre in mano. Le sue pellicole, i super8, hanno catturato processioni, feste civili e religiose, mercati, bambini che giocano, uomini e donne al lavoro, paesaggi e stagioni: sequenze in bianco e nero e a colori che oggi tornano a parlare grazie al lavoro di digitalizzazione.
Una memoria viva
Don Claudio Carbeni l’ha conosciuto negli anni Novanta, quando entrambi furono chiamati dal vescovo Monari a ricoprire incarichi diocesani: un incontro che gli ha fatto scoprire da vicino la passione con cui don Gianrico parlava della sua montagna e della sua comunità. Un’appartenenza profonda, quasi viscerale, a questa terra e alla sua gente. Solo mezz’ora di proiezione, scelta tra più di cento bobine, è bastata a trasformare la corte in memoria viva: sagre, processioni, infanzia, stagioni, lavoro, gioco, montagna. Qualcuno ha rivisto i propri genitori: un incontro inaspettato e struggente, che ha fatto calare un silenzio intenso. Ho percepito lo stupore che serpeggiava tra i presenti; c’era chi era arrivato quasi per caso, avvisato all’ultimo, eppure se n’è andato con gli occhi lucidi. In apertura, il presidente dell’Avis aveva ricordato: “Il regalo è qualcosa che scelgo io e scelgo anche a chi darlo, mentre il dono è diverso: non so chi lo riceverà”. Parole che don Claudio Carbeni ha ripreso, legandole al senso profondo della serata: donare significa uscire da se stessi, affidare qualcosa che resterà agli altri. Così i volontari che hanno messo tempo ed energie, così don Gianrico con la sua cinepresa: ciò che hanno lasciato non è un semplice regalo, ma un dono che continua a germogliare. I semi si spargono ovunque, superano lo spazio, attraversano il tempo.
Le parole di don Claudio Carbeni
Nel suo intervento, don Claudio ha richiamato anche il valore della storia e degli archivi, citando le parole di Mario Rigoni Stern riportate sulla locandina della serata: “La memoria degli uomini è fragile e il tempo passa in fretta. Ma la memoria scritta e quella filmata possono durare nel tempo”. Ha detto di sentirsi profondamente in sintonia con questa frase, e le immagini - alcune girate decenni fa, in bianco e nero sfocato o a colori - lo hanno confermato: ciò che conta è l’emozione che sanno suscitare, o oggi lui stesso, per la sua storia comune, anche se in un'altra valle, si è emozionato. Un invito a custodire e valorizzare la memoria, perché solo così si resta in piedi come comunità, contro l’individualismo che rischia di frantumare i legami.
Il senso della vita nelle parole del Sindaco
Nelle conclusioni, il sindaco Marco Paganelli ha affrontato un tema raro in una festa estiva: la morte. “È qualcosa che appartiene a ciascuno di noi, anche se fingiamo di ignorarla”, ha detto. E ha aggiunto che l’aia, luogo scelto per l’evento, lo aveva colpito e attratto: da sempre crocevia di vita e morte, intimità familiare e spazio comunitario. “L’aia è insieme intimità di una famiglia ma anche comunità”, ha ricordato. E proprio in quell’abbraccio tra memoria privata e collettiva si è compiuto il dono della serata.
In tanti al lavoro
La serata è stata resa possibile dalla generosità di molti: Agostino, Pierluigi e Gianetto, custodi della chiesa di Groppallo e del patrimonio lasciato da don Gianrico; don Claudio Carbeni, che ha messo a disposizione le pellicole originali; Terratrema Film e la Fondazione Home Movies di Bologna, che hanno curato la digitalizzazione; il regista Francesco Barbieri, che con la sua esperienza ha contribuito a rendere fruibile questo immenso materiale e a restituirgli forza narrativa, trasformando archivi nascosti in patrimonio condiviso; ed Elena e Daniela, che hanno inventato e fatto crescere questa iniziativa, ora alla sua seconda edizione, insieme ai tanti ragazzi che le hanno aiutate a preparare la serata. Tra un intervento e l’altro, e nel finale, le voci del Coro Appenninus hanno dato respiro e solennità: canti popolari e brani sacri hanno accolto il pubblico, interrotto i silenzi delle immagini con momenti di raccoglimento e, infine, chiuso la serata con una trama corale capace di trasformare la commozione in speranza condivisa. Alla fine, è rimasta una promessa: che quelle bobine, oggi salvate, saranno didascalizzate e contestualizzate, perché diventino patrimonio vivo e accessibile a tutti. Non soltanto immagini d’archivio, ma racconti capaci di continuare a parlare, di generare nuove storie e nuove emozioni. Fotogrammi che porteranno “a casa” altre persone, così come è accaduto a me ieri sera, quando la memoria si è fatta presente e il presente si è intrecciato con le radici. Un dono, appunto.
Silvia Salini
Nelle foto, l’incontro a Groppallo e un primo piano di don Gianrico Fornasari.
Dando seguito alla normativa nazionale che prevede la compartecipazione alla spesa sanitaria da parte degli assistiti, in particolare con l’introduzione di un ticket per le prestazioni di pronto soccorso non urgenti, nelle scorse settimane la Regione Emilia-Romagna ha adottato una serie di interventi mirati per rafforzare il sistema di recupero dei crediti non ancora riscossi. Sono le singole Aziende sanitarie, come stabilito da una delibera regionale che fissa obiettivi vincolanti e indicatori di monitoraggio, ad avere la responsabilità del recupero crediti approvando regolamenti specifici. Un’attività che riprende dopo la sospensione del pagamento dei ticket dovuto all’emergenza coronavirus che ne aveva causato un rallentamento. Previste anche campagne di sensibilizzazione sul pagamento e sulla disdetta, oltre alla possibilità di consultare eventuali insoluti tramite totem automatici nelle strutture sanitarie e sul Fascicolo Sanitario Elettronico. Spetta alla Regione, invece, monitorare in corso d’anno l’andamento dei ticket non riscossi. “Il Covid - spiega l’assessore alle Politiche per la salute, Massimo Fabi - ha segnato una battuta d’arresto importante nel recupero della riscossione dei ticket. È un tema di cui siamo consapevoli e per questo abbiamo dato mandato alle Ausl di procedere coinvolgendo in primo luogo i cittadini: non si tratta, infatti, di una mera operazione di riscossione crediti, così come non tutti coloro che non hanno pagato lo hanno fatto in malafede- rimarca l’assessore -. Quella che è partito in questa settimana è un piano di recupero dei crediti che viene portato non contro gli assistiti, ma insieme a loro, per i quali abbiamo previsto la massima disponibilità e collaborazione. Nel segno dell’equità- conclude Fabi-, perché il contributo di ciascuno è un elemento di tenuta del nostro servizio sanitario. E’ un dovere comune per garantire il diritto universale alla salute e alla cura, valore fondante dell’Emilia-Romagna”. Se l’ammontare dei ticket non pagati è passato dai 7.584.188,80 euro del 2020 ai 21.370.441,37 del 2024 si deve al fatto che durante il periodo Covid l’invio dei solleciti ha subìto un significativo rallentamento e nelle fasi più critiche della pandemia è stato persino sospeso. Inoltre, un’alta percentuale di ticket non riscossi, soprattutto relativamente al Pronto Soccorso, è riferita a cittadini irreperibili che, una volta terminate le verifiche sull’anagrafica, diventano inesigibili. Il numero dei pazienti che hanno ricevuto l’invito a regolarizzare il pagamento del ticket è passato dagli 88.368 del 2020 ai 245.799 del 2024.
LE PRINCIPALI MISURE ADOTTATE
Le Aziende sanitarie potranno inviare fino a due solleciti (Pec o raccomandata A/R) per i ticket non riscossi al 31/12/2024. E procedere all’iscrizione a ruolo almeno per i crediti sorti nel 2022 e precedenti. Le operazioni di recupero dei ticket saranno completate entro il 2026, mentre, nel frattempo, saranno attivate verifiche durante l’anno sullo stato dei recuperi, anche per i ticket del 2025.
LE CASISTICHE DI PAGAMENTO
La norma del Ministero della Salute prevede una quota fissa di 25 euro per prestazioni di pronto soccorso non urgenti (codice bianco e verde) e non seguite da ricovero, salvo esenzioni per i minori di 14 anni. Il ticket può salire fino a 50 euro o più in caso di prestazioni diagnostiche o ulteriori prestazioni collegate. L’Emilia-Romagna, a differenza di altre Regioni italiane, pur avendone la possibilità non ha stabilito altre tariffe o aggiunte rispetto al ticket base di 25 euro. Non è previsto alcun pagamento per chi ha avuto accesso al Pronto Soccorso in codice rosso, arancione e azzurro, indipendentemente dall’esito della visita. Se il ticket è una misura fondamentale di compartecipazione alla spesa sanitaria, è altrettanto importante, per evitare di incorrere nella sanzione sia nel rispetto degli altri utenti e dei professionisti sanitari, dare disdetta in tempo utile delle prestazioni programmate. Chi non provvede è tenuto a pagare il ticket corrispondente previsto.
Lunedì 18 agosto si è tenuto il tradizionale pellegrinaggio a piedi delle comunità della Val Tidoncello (Cicogni, Pecorara e Busseto-Caprile tra tutte) al santuario di Santa Maria di Monte Penice.
Quest’anno era presente un pellegrino d’eccezione: il vescovo mons. Adriano Cevolotto. Circa 60 pellegrini (per lo più giovanissimi) hanno seguito il percorso il percorso di circa 12 km, partendo alle 7.30 insieme al parroco don Gigi Bavagnoli dalla chiesa di Cicogni per percorrere, in un ambiente verde ed incontaminato, il passo della Crocetta, le pendici del Pietra Corva, i Sassi Neri di Bobbio e poi salire verso la vetta del Penice.
Durante le tre soste il diacono Danilo Rossi ha tenuto brevi meditazioni legate alle similitudini tra il cammino e la vita, alla luce della Parola di Dio del giorno e della fede in Gesù. Al termine, dopo il pranzo al sacco, il rosario e la messa presieduta dal Vescovo. “È sempre bello mettersi in cammino - ha sottolineato Danilo Rossi - per salutare Colei che diede alla luce il Salvatore, e che da secoli veglia come Madre amorevole su queste comunità”.
In alto, il gruppo all'arrivo al Monte Penice; sopra, una tappa durante il percorso.
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