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Caberra di Costageminiana, anche dall'estero alla messa nel ricordo della Devota Margherita

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È stata all’insegna della pace la festa della Devota Margherita Antoniazzi, ricordata domenica 10 agosto a Caberra di Costageminiana di Bardi. Dalla messa celebrata nella chiesa dell’Annunziata, presieduta dal parroco don Mario Cappelletti, al concerto Note di pace dell’Ensemble Petali di rosa, la parola pace è risuonata come invocazione e come speranza. Il pomeriggio ha unito quella che è, nella seconda domenica di agosto, la tradizionale memoria dell’Antoniazzi e la “Notte delle pievi”, un’iniziativa in parole e musica dell’associazione Il Cammino Val Ceno che ogni anno propone la scoperta di una chiesa del territorio bardigiano.
C’erano in tanti nella chiesa cinquecentesca dell’Annunciazione che l’Antoniazzi, di cui è in corso il processo di beatificazione, riuscì a costruire con l’aiuto della popolazione e dei Principi Landi, nonostante le resistenze del parroco, per rispondere a quella che diceva essere una richiesta della Vergine Maria ricevuta durante un periodo di solitudine nel bosco della Rondinara mentre era ammalata di peste. Residenti ed emigranti dalla Gran Bretagna, dalla Francia e dal Belgio, che non mancano all’appuntamento, hanno costituito un’assemblea celebrante attenta e coinvolta nelle letture e nella processione offertoriale. Membri del coro della parrocchia di Bardi hanno cantato insieme al coro parrocchiale di Costageminiana.

L'insegnamento della Devota Margherita

Commentando le parole tratte dal brano evangelico della XIX domenica del Tempo ordinario – «Non potete servire Dio e mammona» –, don Cappelletti ha messo in luce il valore profondo della condivisione. «Nel suo pontificato, papa Francesco è partito dalle differenze enormi tra persone, gruppi e società e dalla difficoltà di incontrarsi. Ci sono due maniere per accumulare: chi lo fa non pensando a chi ha bisogno e chi condivide i propri beni per farsi un tesoro davanti a Dio. Questo tesoro rimane intatto. La ricchezza ci rende schiavi dei nostri desideri, l'aiuto ci attira verso una società più solidale». Quest’ultimo orientamento è quello che ha guidato la vita della Devota che «ci insegna questo amore disinteressato, gratuito. La Chiesa per lei doveva essere segno della presenza dell'amore del Signore. Margherita cosa offriva? Una pagnotta, una brocca d'acqua, una tunica. Ci mostra il saper donare ciò che serve, non il sovrappiù. Ed era vicina agli ultimi, in quei poveri e sofferenti che spesso ci infastidiscono, che sono il Dio che vediamo tutti i giorni, come dice ancora il Vangelo. Il Talmud ci dice che chi salva una persona salva l'umanità». La ricchezza, ha proseguito il parroco, «non è solo il denaro ma sono anche la nostra mente, le nostre conoscenze e la pace. La ricerca della pace è un valore. La nostra pace è unidirezionale, invece deve essere universale; le nazioni devono comprendere che se non lavorano insieme non ci sarà pace».

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Per la pace nella giustizia, ricordando Gaza, la Cisgiordania, gli ostaggi israeliani e le altre popolazioni oppresse alla guerra, si è pregato nella preghiera dei fedeli, con richieste per chi ha responsabilità politiche, sociali ed educative e per ogni cristiana e cristiano perché nella familiarità con la Parola possa discernere la volontà di Dio nelle diverse situazioni della vita. Un’insegnante della comunità ha letto brani di suoi allievi di Felino scritti durante la guerra in ex Yugoslavia che sono attuali anche oggi come testimonianza di amore e di pace.
L’uscita dalla chiesa è stata accolta dal suono delle pive di Gianmaria Conti e Dario Landi che hanno accompagnato, anche con la fisarmonica, il rinfresco preparato sulla terrazza panoramica di Caberra dal comitato “Devota Margherita Antoniazzi”. Questo è sempre un momento gradito di incontro e dialogo tra i residenti e persone che si ritrovano dopo un anno vissuto all’estero.

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La sosta conviviale è stato il ponte con la “Notte delle pievi” che quest’anno ha proposto l’incontro “Note di pace” nella chiesa parrocchiale di San Bartolomeo. I racconti sulle tradizioni e la storia del territorio dell’archeologa Patrizia Raggio hanno intervallato le musiche dell’Ensemble Petali di rosa, guidato dal maestro Ferruccio Fanti. Il gruppo – due violini, una chitarra, un oboe e sax, un violoncello e percussioni, una versione ridotta rispetto alla formazione abituale – ha eseguito musica da camera molto evocativa della situazione attuale di buio e di speranza. «Attraverso brani del nostro repertorio – spiega Fanti – abbiamo voluto portare il messaggio della pace. Ci definiamo ambasciatori di pace attraverso la musica». L’Ensemble, di stanza a Bianconese (Parma), ha al suo interno studenti e diplomati al Conservatorio e autodidatti, tutti amici appassionati di questo linguaggio universale.

Laura Caffagnini

Nelle foto, vari momenti della festa a Caberra di Costageminiana nel ricordo della Devota Margherita.

Pubblicato il 12 agosto 2025

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