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Notizie Varie

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Visita a Palazzo Vescovile, uno scrigno d'arte e storia

Itinerario guidato il 1° gennaio

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Per iniziare il 2020 all'insegna della cultura mercoledì 1 gennaio 2020 Museo Kronos e CoolTour s.c. propongono una visita guidata speciale all'interno del Palazzo Vescovile di Piacenza, realizzato alla metà del Cinquecento, ma il cui aspetto attuale si presenta in forme sette-ottocentesche.
“Scrigno d'arte e storia: visita guidata esclusiva a Palazzo Vescovile” fa parte della rassegna “Natale ad Arte” e partirà della biglietteria del Museo Kronos (via Prevostura, 7) alle ore 15.30.

Iniziando dalla splendida facciata scandita da tre ordini di finestre e da un basamento in bugnato liscio, coronata, agli angoli, da due gruppi scultorei allegorici ed al centro da un orologio sovrastato dallo stemma di Pio IX, varcheremo il portale d'accesso, affiancato da due imponenti telamoni, per ritrovarci nel cinquecentesco cortile interno con portici ad archi a tutto sesto, che ospitano lapidi e frammenti di sculture, reperti provenienti dai restauri effettuati, tra Otto e Novecento nel Duomo.
Tra chiostri, saloni e la visita al sontuoso salone degli affreschi che ospita le opere staccate dalla zona presbiteriale della Cattedrale riguardanti episodi della vita della Vergine realizzati da Ludovico Carracci e Camillo Procaccini, si giungerà a una speciale esclusiva: un nuovo elemento andrà infatti ad aggiungersi al patrimonio visibile, un lacerto di antico mosaico paleocristiano, testimonianza dell'antica comunità cristiana che fiorì a Piacenza ai primordi del cristianesimo.

La prenotazione è obbligatoria così come la cancellazione della stessa.
L’evento è a pagamento.
Quota di partecipazione: 6 € intero; 4 € ridotto (dai 6 ai 14 anni e possessori biglietto Museo Kronos o Museo Collezione Mazzolini Bobbio).
Attenzione: gli organizzatori potrebbero non far partire il tour qualora non si raggiunga il numero minino prefissato di prenotazioni.
Informazioni e prenotazioni: 331 4606435 o

Pubblicato il 30 dicembre 2019

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Una Bohème di successo

teatro

Il teatro pieno in tutti gli ordini. Tante persone a seguire questo gioiello lirico di Giacomo Puccini che strappa momenti di viva commozione. Musica sempre penetrante e segnata di dolcezza, nei momenti via via più belli e così umani.vOttimo l’orchestra Filarmonica Italiana, con il direttore Aldo Sisillo che ha tenuto in pugno tutto lo spettacolo e che gli è uscito quasi perfetto.vI cantanti, allora. Ecco una timida Mimì, di giusta recitazione, di bella voce, di generosità espressiva, capace di modulazioni opportune ed evocative di sentimenti delicati, pure tragici (MariaTeresa Leva).
La simpatica Musetta, di bella presenza, birichina, di solida voce e, alla bisogna, di toccante generosità (Lucrezia Drei). Rodolfo, nei panni del poeta, forse di limitata presenza scenica, ma per certo di argentina voce e di generoso impegno (Azer Zada).vDi voce brunita e armoniosa i baritoni, compagni di vita bohèmienne di Rodolfo, tutti dotati di opportuna mimica.vDisinvolti, di bel canto e di una non trascurabile punta umoristica: Marcello (Carlo Seo), Schaunard (Stefano Marchisio), Colline (Maharram Huseynov), Benoit (Gianluca Lentini).vGrande attenzione degli orchestrali, tutti. Ben evidente il Coro Del Teatro Municipale di Piacenza, diretto da Corrado Casati e il Coro Farnesiano di Piacenza di voci bianche, diretto dal maestro Pigazzini.vNotevole la regia, curata da Leo Nucci, e le scene e i costumi, curati da Carlo Centolavigna e da Artemio Cabassi.vTanti gli applausi, a scena aperta e in un lungo interminabile finale.vIl pubblico ha gradito per la delicatezza dei sentimenti suscitati, per la direzione precisa, per le vocalità molto buone.

Pubblicato il 30 dicembre 2019

                                         Luigi Galli

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«Studiate il vostro Dna, potreste scoprire di essere nobili»

 Manfredi Degli Uberti copia

«Nella Repubblica italiana sono ormai 71 anni che la nobiltà non ha riconoscimento giuridico. Eppure, nella nostra epoca tutti vogliono sentirsi nobili; una tendenza che porta a una miriade di falsificazioni genealogiche. Ecco perché non credo alle genealogie presentate dalle famiglie, di cui è sempre bene diffidare controllandone l’attendibilità». E’ uno dei pensieri espressi da Pier Felice degli Uberti, tra i massimi esperti di genealogia, presidente della Confédération Internationale de Généalogie et d’Héraldique e dell’Istituto Araldico Genealogico Italiano, ospite a Palazzo Galli della Banca di Piacenza per trattare dell’evoluzione storica dei ceti dominanti e dirigenti e la loro trasformazione nella Repubblica italiana in Famiglie storiche, con considerazioni sulla nobiltà e para-nobiltà nel XXI secolo. L’illustre relatore è stato introdotto da Carlo Emanuele Manfredi, il cui casato è stato portato, dal dott. Degli Uberti, come esempio di Famiglia storica ideale perché all’altezza del nome che porta: per gli antenati che hanno fatto la storia d’Italia e per lo stesso dott. Carlo Emanuele, una delle pochissime Guardie nobili di sua Santità. Il relatore - dopo aver premesso che la nobiltà esiste ed ha rilevanza solo in ambito pubblico - ha definito i concetti di ceto dominante (la classe sociale che anche indirettamente domina detenendo il potere politico di una nazione), ceto dirigente (la classe sociale che domina le strutture politiche, economiche, sociali e culturali di una nazione) ed élite (un gruppo di persone, spesso una minoranza, in possesso di autorità, potere, influenza sociale e politica), concetti che dovrebbero rappresentare quello che è stata la nobiltà nei secoli passati. «Un’idea da cui dissento - ha affermato l’oratore - perché in Svizzera, per esempio, non c’è nobiltà ma c’è ceto dominante; i tre concetti sono invece determinanti per riconoscere senza ombra di dubbio le Famiglie storiche».
Ma che cos’è realmente la nobiltà? «Il termine - ha chiarito il dott. Degli Uberti – ha un duplice significato: indica sia uno status privilegiato riconosciuto dall’autorità, sia l’insieme dei soggetti che beneficiano di tale condizione. Con riferimento a quest’ultima accezione, lo storico Marc Bloch definisce nobiltà “la classe dominante che abbia uno statuto giuridico suo proprio che confermi e materializzi la superiorità che essa pretende e, in secondo luogo, che tale statuto si perpetui per via ereditaria”». La nobiltà va divisa in due grandi periodi: prima e dopo Napoleone. Nel primo, a partire dal Medioevo, per avere accesso alla nobiltà si poteva andare a combattere contro gli infedeli in Terrasanta, oppure acquistare giurisdizioni feudali su luoghi abitati o inabitati, ottenendo in questo modo l’investitura dal sovrano. Nel secondo, la nobiltà diventa il più alto onore ereditario, ma viene completamente svuotato di privilegi e diritti. «La nobiltà - ha precisato il relatore - esiste solo se ci sono il privilegio (ad esempio il titolo negli atti di stato civile) e la pubblicità (trovare il proprio nome in un elenco dello Stato dove ci sono solo famiglie nobili)».
Con l’entrata in vigore della costituzione il 1° gennaio del 1948, i titoli nobiliari non sono più riconosciuti. Ciononostante c’è la «frenesia di sentirsi nobile» e questo provoca miriadi di falsificazioni genealogiche. L’oratore ha quindi citato alcuni casi di personaggi famosi che si dichiaravano nobili senza esserlo, come Totò, «che fu principe, ma solo della risata, perché a un adottato, quale lui era, il titolo nobiliare non si può trasmettere».
Pier Felice degli Uberti - al quale la Banca ha donato, in ricordo della serata, la targa dell’ospitalità piacentina - ha consigliato, a chi desidera andare alla ricerca dei propri antenati per scoprire se nelle vene scorre sangue nobile, di studiare il Dna: «Nel mio, ci sono collegamenti con Enrico III d’Inghilterra».

Pubblicato il 30 dicembre 2019

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AVISPIACE e MARUFFI: una bella festa di Natale!

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Nel pomeriggio di domenica 22 dicembre, i Consiglieri ed il Gruppo Giovani di Avis Comunale Piacenza hanno organizzato una bella festa di Natale presso la Fondazione Pia Casa per Anziani Maruffi di Via Lanza a Piacenza. I 35 ospiti della struttura hanno partecipato con gioia agli intrattenimenti proposti, tra giochi, dolciumi e doni il pomeriggio è trascorso in allegria. Ha aperto il pomeriggio il saluto del Presidente Giovanni Villa, il quale ha portato gli auguri di tutti i consiglieri. L’iniziativa, è stata fortemente caldeggiata dal Presidente Villa, dai consiglieri e dal gruppo giovani di Avis Comunale Piacenza, con l’aiuto della piccola Vittoria, 7 anni, che ha estratto i numeri della tombola. I volontari di Avis hanno saputo portare un pomeriggio di sorrisi agli ospiti della struttura. Natale risveglia in ognuno di noi la gioia del dono, ed Avis, che al dono pensa tutto l’anno, ha voluto portare sorrisi agli anziani. Avis Comunale di Piacenza ringrazia gli ospiti ed il personale della Fondazione Maruffi, poiché “siamo andati per donare ma abbiamo ricevuto un affetto enorme che ha riempito i nostri cuori”.

Pubblicato il 30 dicembre 2019

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Centri estivi, bonus alle famiglie per pagare le rette

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La Regione ha approvato la ripartizione tra i Comuni e le Unioni di Comuni dei 6 milioni di euro stanziati per il 2020 e destinati al bonus per le famiglie – fino a 336 euro a figlio per un massimo di 4 settimane - che iscriveranno i propri ragazzi ai Centri estivi la prossima estate.
Le risorse sono state suddivise sulla base della popolazione residente in età compresa tra 3 e 13 anni, e permettono alle amministrazioni locali di poter programmare le attività necessarie, a cominciare dal definire l’elenco dei Centri aderenti al progetto.
La Regione conferma quindi per il terzo anno consecutivo il" Progetto per la conciliazione tempi cura lavoro: sostegno alle famiglie per la frequenza di Centri estivi", che dimostra anno dopo anno la buona riuscita: nel 2019 sono state 1.280 le strutture che hanno aderito (erano 1.157 nel 2018) e oltre 20mila i bambini e i ragazzi che hanno partecipato alle attività (13mila nel 2018). Sono molte le opportunità educative offerte dai Centri estivi del territorio emiliano-romagnolo e differenziate per età: si va dai giochi ai laboratori manuali, linguistici o teatrali, dallo sport alle visite a luoghi di interesse. Attività che promuovono la socializzazione, la crescita individuale dei ragazzi e contrastano la povertà educativa dei più giovani.
Come per lo scorso anno, anche nel 2020 i contributi vengono concessi alle famiglie composte da entrambi i genitori, o uno solo in caso di famiglie mono genitoriali, occupati e residenti in Emilia-Romagna, con un reddito Isee annuo entro i 28 mila euro; l’aiuto economico può arrivare fino a 336 euro per ogni figlio iscritto: 84 euro a settimana, per un massimo di quattro settimane di frequenza.
Entro la prossima primavera, Comuni e Unioni di Comuni daranno il via ad un nuovo bando per individuare i Centri estivi privati (associazioni, cooperative, parrocchie e altri Enti religiosi) "accreditati" dalla Regione perché in possesso dei requisiti stabiliti dalla direttiva, emanata nel 2018. Tra i requisiti richiesti alle strutture private che intendono aderire al progetto per la conciliazione tempi cura e lavoro, quelli più significativi riguardano la presenza di un progetto educativo - sul quale informare adeguatamente le famiglie - e l’obbligo da parte del personale di presentare una dichiarazione che attesti l'assenza di condanne per abuso di minori, secondo quanto previsto dalla legge nazionale contro la pedopornografia.
Dopo la chiusura del bando, i Comuni stileranno l'elenco dei Centri - pubblici, gestiti cioè direttamente dal Comune, e privati accreditati - aderenti al progetto. Successivamente i Comuni potranno ricevere le richieste di contributo: i genitori dovranno scegliere uno dei Centri inseriti nell’elenco comunale e la richiesta dovrà essere fatta presentando la dichiarazione Isee. Spettano al Comune l’istruttoria, il controllo dei requisiti e la successiva compilazione della graduatoria delle famiglie individuate come possibili beneficiare del contributo, fino ad esaurimento della disponibilità finanziaria.
A livello territoriale, i 6 milioni ripartiti tra i Comuni capofila dei Distretti, in base al numero dei bambini residenti e in età compresa tra 3 e 13 anni (nati dall’1 gennaio 2007 al 31 dicembre 2017), prevedono: per Bologna 1,4 milioni di euro; Modena 1 milione; Reggio Emilia 798 mila euro; Parma 605 mila; Forlì-Cesena 537 mila; Ravenna 500 mila; Rimini 466 mila; Ferrara 398 mila e Piacenza 368 mila euro.

Pubblicato il 24 dicembre 2019

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