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Gli auguri di Natale di Padre Rapacioli dal Bangladesh

rapacioli

In questi giorni è giunta alla redazione del Nuovo Giornale una lettera di padre Fracesco Rapacioli dal Bagladesh in occasione dell'imminente festa di Natale.

Dhaka, 7 dicembre 2019

Carissimi amici, un saluto cordiale dal Bangladesh!


Vi spero bene. Tornato in Bangladesh ormai più di un anno fa, è stato molto spontaneo, tra i vari impegni, riprendere un’attività che avevo svolto negli ultimi anni di servizio missionario nel Paese prima di ritornare in Italia. Si tratta della promozione dell’incontro tra persone di diverse fedi che mi aveva portato nel 2005, insieme a un monaco di Taizé e un pastore riformato, a fondare un movimento chiamato “Shalom” che si prefigge appunto la riconciliazione tra persone di diverse confessioni cristiane e religiose. In questi anni altre persone si sono sentite interpellate da quella intuizione e hanno continuato ad organizzare eventi dove uomini e donne molto diversi tra loro potevano incontrarsi e conoscersi. Credo che tale continuità sia dovuto al fatto che anche in Bangladesh le persone sono consapevoli che non è sufficiente la semplice convivenza o tolleranza reciproca, comunque mai scontate, ma è necessario riconoscere che la fede altrui è un dono e una provocazione anche per me e per il mio modo di pensare e praticare la mia fede cristiana.
Tale cammino in Bangladesh si inserisce in un contesto decisamente più ampio, dove nonostante tentazioni di segno contrario, e forse proprio a partire da esse, si comprende come l’incontro tra persone di diverse fedi sia necessario per i credenti e costituisca la condizione per costruire una società dove si può vivere fianco a fianco non nonostante, ma a partire dalle nostre diversità etniche, culturali e religiose. Prendendo ispirazione dal documento firmato da papa Francesco e da Shaykh Ahmad al-Tayyeb, Gran Imam di al-Azhar in Cairo, massima autorità religiosa dell’Egitto e del mondo islamico sunnita, in Abu Dhabi, capitale degli Emirati Arabi Uniti, lo scorso 4 febbraio, intitolato “Fraternità umana per la pace mondiale e la convivenza comune”, incontro che commemorava a sua volta l’ottocentesimo anniversario dello storico incontro tra San Francesco di Assisi e il Sultano Egiziano Malik al-Kamil, abbiamo organizzato, il 21 settembre scorso, un seminario all’Università Notre Dame di Dhaka. La Notre Dame University, fondata nel 2013 dai missionari americani della Santa Croce, è la prima università cattolica nel Paese. Se si tiene presente che i cristiani in Bangladesh, dove il 90 % della popolazione professa la religione islamica, sono lo 0.5 %, si comprende l’importanza del ruolo educativo svolto da essi a queste latitudini.
Anche se inizialmente avevamo pensato di organizzare l’incontro all’università di Dhaka, dove il Prof. Kazi Nurul Islam ha fondato nel 1999 il dipartimento delle Religioni Mondiali, alla fine abbiamo pensato alla prima e per ora unica università cattolica del Paese, dove comunque il 70 % degli studenti sono mussulmani. Il tema dell’incontro, ispirato dal documento di Abu Dhabi, è stato “Human Fraternity for World Peace and Living Together”. Un centinaio di giovani universitari per metà mussulmani e per metà cristiani di diverse denominazioni, tra cui alcuni seminaristi cattolici, giovani protestanti che si preparano al ministero nelle loro rispettive chiese, e un’organizzazione di volontari che si occupa di bambini di strada, hanno discusso sul come costruire tale fraternità nell’ambiente universitario nel quale vivono e al di là di esso. Erano presenti anche adulti responsabili dei vari centri formativi e teologici, le autorità dell’università e il Segretario della Nunziatura apostolica in Bangladesh.
Due professori di storia, Anwer Hossain e Patrick Gaffney, hanno proposto una riflessione sul tema dal punto di vista islamico e cristiano, alle quali sono seguiti i lavori in piccoli gruppi di studenti mussulmani e cristiani, con una successiva condivisione da parte di ciascun gruppo nella sessione plenaria seguita dal pranzo. Ho letto che il 20 agosto scorso il Comitato costituitosi per il raggiungimento degli obiettivi contenuti nel documento di Abu Dhabi ha proposto che il 4 febbraio sia dichiarato Giornata Mondiale della Fratellanza Umana, e che le Nazioni Unite, insieme alla Santa Sede e ad al-Azhar, organizzino un incontro mondiale su tale tema. Il gesto evangelico, profetico e rivoluzionario di Francesco di Assisi 800 anni fa continua a ispirare uomini e donne di buona volontà a trovare vie di incontro e di confronto pacifico. Il papa ha voluto ricordarlo e anche noi in Bangladesh, nel nostro piccolo, abbiamo voluto farne memoria. Francesco di Assisi è stato e continua ad essere strumento di pace e anche noi vogliamo, a partire da questo particolare contesto, raccogliere e meditare il suo messaggio sempre rilevante e attuale. Non mi rimane che augurare a ciascuno di voi di trascorrere un buon Avvento come preparazione alla festa del Nascita di Gesù, principe della pace. Che il Signore che viene vi benedica in abbondanza e vi doni la gioia del suo Regno.

padre Francesco Rapacioli

Pubblicato il 23 dicembre 2019

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