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Il prof. Caruso a Cives: «parlare di pace, oggi, è molto difficile»

caruso

Con Raul Caruso, professore ordinario di Politica Economica presso l’Università Cattolica di Milano, il corso Cives ha concluso anche per quest’anno il suo ciclo di conferenze.
Prossimi incontri aperti al pubblico: la performance Teojazz con la Garlashelli’s Band venerdì 3 marzo alle ore 20,30 presso il Collegio Sant’Isidoro e la serata conclusiva di venerdì 10 marzo alle ore 20,30 presso l’Università Cattolica di Piacenza dove Cives parlerà alla Civitas per esporre a tutta la cittadinanza e alle autorità presenti il percorso svolto durante l’anno di corso. Il professor Caruso, che è anche docente di economia della Pace, ha espresso tutto il piacere di partecipare ad un spazio di formazione civica che da oltre vent’anni si rivolge a tutta la città con particolare attenzione ai giovani studenti, affrontando sempre temi di attualità e con ospiti prestigiosi.

Si può parlare di pace?

“Parlare di pace oggi è molto difficile -dichiara il professor Caruso- perché oggettivamente ci chiediamo se sia ancora possibile esprimere con forza questo valore su cui si sono fondate molte organizzazioni ed in particolare l’Unione Europea. Questi sentimenti di concordia, di unione sono oggi in difficoltà per una serie di ragioni ed in particolare per l’errata presunzione che si potesse dare uno stimolo allo sviluppo economico di un paese attraverso la spesa militare. Una convinzione sbagliata, con una spiccata radice nazista. Al contrario, infatti, l’impegno militare per un paese costituisce un peso non solo economico, ma anche intellettuale, perché dove c’è la guerra le menti s’intorpidiscono e oggi seppur indirettamente stiamo partecipando ad una guerra. Tra la corsa al riarmo e l’ipotesi di leva obbligatoria il rischio è quello di prendere una china pericolosa”.

Armi e Stati

“Da quando le imprese produttrici di armamenti sono entrate con prepotenza sul libero mercato e si sono emancipate dai vincoli imposti legittimamente dagli stati che le controllavano, la tutela degli azionisti è diventata prioritaria rispetto ad ogni altro valore. Il settore oggi risponde alle leggi del mercato e non a quello della difesa del paese. Viviamo il paradosso che, mentre gli stati europei firmano accordi per la limitazione alla proliferazione di armi nucleari, all’interno dei loro paesi aziende spesso con partecipazioni statali, fanno affari producendo e vendendo enormi quantità di sistemi sempre più sofisticati di distruzione. E’ necessario che l’Europa realizzi entità sovranazionali, agenzie capaci di controllare la produzione e la vendita di armi, creando equilibrio tra le parti ed evitando la concorrenza tra i paesi; fintanto che saremo costretti a convivere con questa anomalia i fondamenti di libertà, uguaglianza, democrazia e promozione della pace su cui si basa l’unione europea saranno solo vuote parole”.

La difesa comune

“La mancanza di un’organizzazione e di un coordinamento comune della difesa europea ci rende vulnerabili come singoli paesi -conclude il dott. Caruso-, senza considerare l’enorme dispendio di risorse economiche destinate in maniera disorganizzata e spesso concorrenziale tra i singoli stati che sempre più reclamano competenze sovrane. Il tema della difesa comune dovrebbe essere un argomento prioritario, ma credo che al momento non ci siano i presupposti”.

Stefania Micheli

Nella foto, il professor Caruso nel suo incontro a Cives.

Pubblicato il 21 febbraio 2023

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