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Notizie Varie

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Don Giuseppe Basini: «Come San Sebastiano siamo chiamati a farci prossimi agli ultimi»

 FotoDELPAPA 21

 

“Celebriamo l'eucaristia in questo giorno facendo memoria di San Sabastiano, patrono della Polizia municipale. Dobbiamo dire grazie al Signore per tutto il bene che, attraverso questi nostri fratelli e sorelle, compie per la vita della nostra città. Oggi vogliamo omaggiare questo lavoro spesso nascosto ma preziosissimo svolto all'interno della nostra comunità. Come ricordato dal canto dei bambini, siamo qui per lasciarci illuminare dalla Parola di Dio, che può diventare la luce di cui ogni giorno abbiamo bisogno: perché ogni impegno porta con sé anche fatica e a volte la necessità di un discernimento”. Con queste parole il vicario generale della diocesi di Piacenza Bobbio don Giuseppe Basini ha aperto in Sant'Antonino la celebrazione dedicata a San Sebastiano lo scorso sabato 20 gennaio”.
“Questo momento vuole essere soprattutto di ringraziamento - ha ribadito il sacerdote, dopo un saluto rivolto alle autorità presenti, al comandante di Polizia municipale Mirko Mussi e a tutti gli uomini e le donne che compongono il corpo di polizia locale, molti dei quali partecipi alla celebrazione. Ravvediamo in voi la prima presenza di una popolazione impegnata a ridare dignità alle nostre strade e ai nostri quartieri: voi che portate la divisa della polizia municipale siete infatti in molti casi il primo riferimento per noi cittadini”.
“Sono molto lieto allora di celebrare l'eucarestia in questo giorno e in questo luogo, dedicato a Sant'Antonino martire, patrono della nostra città – continua don Basini -. Lo faccio in veste di vicario generale rappresentando anche il nostro vescovo mons. Adriano Cevolotto, impegnato nella Visita pastorale. San Sabastiano e Sant'Antonino sono vissuti in un periodo in cui vigeva ancora il principio formulato ai tempi di Nerone, che sanciva per i cristiani il divieto di esistere. Tempi difficili, che però non hanno impedito a San Sabastiano di vivere con fedeltà il suo servizio all'imperatore, ma anche di essere fedele alla propria coscienza. Sebastiano diventa quindi una figura molto significativa, perché si spinge al di là della funzione che con professionalità e dedizione esercita all'interno della civitas: soprattutto si dimostra capace di prossimità, in particolare nei confronti di persone provate e in difficoltà”.

Fondamentale la presena della Polizia municipale

“Non dobbiamo nascondere che spesso associamo chi porta la divisa della polizia municipale alla sanzione amministrativa – ha ricordato poi il sacerdote - , questo è in parte vero ed è giusto che le sanzioni, quando necessarie, vengano applicate nel modo più corretto possibile: ma voi rappresentate molto più di questo. Siete un riferimento importante per chi si trova in un momento di difficoltà piccola o grande, un corpo aperto a tutti coloro che vogliono impegnarsi per il bene comune, un corpo chiamato a coinvolgere e accogliere ogni cittadino per promuovere la cultura della legalità, del rispetto e della sicurezza. Senza questi fondamenti nel contesto sociale non può crescere il bene comune: quella società, quella città priva di valori sarà destinata a diventare un groviglio di interessi personali slegati uno dall'altro, anzi contrapposti”.

“Il bene di una città – sottolinea il celebrante – non è dato dal benessere della maggioranza o dal rispetto dei diritti di quasi tutti; al contrario necessita del bene della collettività nel suo insieme di persone, nessuno escluso, così che «se qualcuno soffre, diceva San Paolo, tutte le membra soffrono». Quando vengono a mancare legalità e sicurezza i primi ad essere danneggiati sono sempre i più deboli, perché sprovvisti di mezzi per difendersi e provvedere a sé stessi. Ogni ingiustizia colpisce prima di tutto i più poveri e coloro che in qualche modo si possono definire «gli ultimi»: ultimi nella nostra città sono coloro che hanno lasciato la loro terra a causa della guerra e della miseria e devono ripartire da zero in un contesto nuovo; ultimo è chi ha perso la casa e il lavoro e fatica a mantenere la famiglia; ultimi sono coloro che vivono emarginati e ammalati, o vittime di ingiustizie e soprusi. Verso tutti coloro che vivono queste situazioni tutti noi siamo chiamati a farci prossimi: per promuovere iniziative incentrate alla formazione delle giovani generazioni, alla tutela del territorio, alla formazione di una cittadinanza sempre più attiva e responsabile”.

L'invito che faccio oggi al corpo di polizia municipale e a tutti noi – ha concluso il sacerdote – è quindi di farci promotori di questa comune responsabilità, senza stancarci mai di immettere nell'impasto della società il fermento fecondo della fraternità e dell'uguaglianza. Facciamolo anche se questo dovesse significare venire considerati strani dagli altri, Gesù stesso è ritenuto «fuori di sé» dai suoi parenti, ci racconta il Vangelo di Marco. Probabilmente anche oggi qualcuno che si spende gratuitamente per gli altri è guardato con sospetto, ma questo non deve scoraggiare. Abbiamo bisogno di persone «fuori di sé», non cioè auto centrate ma al servizio del bene comune. Lo è stato Gesù, lo è stato Sebastiano martire, che non ha avuto paura di adempiere con fedeltà alla propria professione, ma ha anche esercitato fino in fondo la propria libertà di coscienza: nonostante questo andasse a ledere la sua condizione più profonda di uomo e credente. Ringrazio ancora il corpo di polizia municipale per il suo operato, che spesso si spinge oltre lo stretto dovere. San Sebastiano sia per ciascuno di voi e per le vostre famiglie un protettore, una guida, un aiuto”.

Micaela Ghisoni

Nella foto di Del Papa, la messa in onore di San Sebastiano celebrata da don Giuseppe Basini nella basilica di Sant'Antonino.

Pubblicato il 23 gennaio 2024

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Istituita la Giornata dell’agricoltore custode del territorio e dell’agrobiodiversità

 Giornata dellagricoltore

In Regione Emilia-Romagna è stata da poco istituita la “Giornata regionale dell’agricoltore custode del territorio e dell'agrobiodiversità”, al fine di valorizzare la figura di chi si prende cura del territorio. Lo aveva chiesto, presentando una risoluzione, il consigliere regionale piacentino Giancarlo Tagliaferri, ricordando che già esiste una legge in materia alla quale occorre dare seguito.
“Dobbiamo proseguire sulla strada avviata dal legislatore regionale e nazionale, nella certezza che il ruolo dell’agricoltore quale custode del territorio e tutore dell’ambiente si è dimostrato fondamentale nel corso dei secoli e, in particolare, negli ultimi anni, soprattutto in quelle aree del paese progressivamente abbandonate dalla popolazione rurale”, spiega Tagliaferri. La risoluzione impegna la giunta “a verificare la fattibilità di una piena - seppur tardiva - attuazione dell’articolo 10 della legge regionale 28 del 2001 anche utilizzando risorse già destinate nelle direzioni che la legge disciplina e allargando la nozione stessa di “agricoltore custode” non solo per la salvaguardia della biodiversità, ma anche per la cura e tutela dell’ambiente e del territori. Impegna inoltre a realizzare l’albo degli Agricoltori custodi del territorio e dell’agrobiodiversità”.

Pubblicato il 21 gennaio 2024

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Piacenza e Borgotaro, legame nel segno di Elisabetta Farnese

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C’è un legame particolare che unisce Piacenza e Borgotaro in provincia di Parma: è la duchessa Elisabetta Farnese della quale in questo periodo si celebrano i fasti proprio a Palazzo Farnese, a Piacenza, nella grande mostra a lei dedicata e intitolata “I Fasti di Elisabetta Farnese, ritratto di una Regina” che raccoglie opere da tutta Italia e anche dalla Spagna.
Mostra che nella giornata di mercoledì 17 il sindaco di Borgotaro Marco Moglia e l’assessora al Turismo Stefania Mortali ci hanno tenuto a visitare accompagnati dall’assessore alla Cultura del Comune di Piacenza Christian Fiazza.
Ci tenevano perché l’importanza della figura di Elisabetta Farnese, donna straordinaria, duchessa di Parma e Piacenza e regina di Spagna, viene celebrata ancora oggi proprio a Borgotaro dove Elisabetta soggiornò durante il lungo viaggio che nel 1.714 la portò da Piacenza alla Spagna per unirsi a re Filippo V, sposato per procura qualche tempo prima.

Nello splendido borgo sulle colline Parmensi, nella centrale via Nazionale, si trova Palazzo Boveri, edificio di origini seicentesche che in occasione della “sosta” della duchessa venne decorato con pregevoli fregi a stucco ottimamente conservati anche oggi. Meta turistica, fiore all’occhiello del centro di Borgotaro, Palazzo Boveri rappresenta il legame antico e profondo tra un territorio vasto che copre due province (il Ducato di Parma e Piacenza, appunto) e una donna che ha lasciato un segno profondo e indelebile nella storia non solo del Ducato di Parma e Piacenza ma dell’Italia intera.

Ricordiamo che la mostra è visitabile fino al 7 aprile. 

Nella foto, il sindaco Marco Moglia e l'assessora Stefania Mortali di Borgotaro con Katia Tarasconi e Christian Fiazza.

Pubblicato il 18 gennaio 2024

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Quindici giorni al mare per 35 anziani di Gragnano

 Anziani Gragnano

Anche quest’anno un nutrito gruppo di over 65 del Comune di Gragnano ha scelto Varazze quale meta per il soggiorno invernale e proprio nella ridente cittadina ligure, in una giornata assolata e dal clima primaverile, sono stati raggiunti dal sindaco Patrizia Calza e dall’assessore al bilancio Alberto Frattola che hanno portato i saluti dell’Amministrazione comunale. Agli amministratori i villeggianti hanno espresso la loro soddisfazione per questa esperienza positiva sotto tutti i punti di vista, dalla logistica, al clima, ai servizi offerti. Dopo il pranzo e la immancabile foto di gruppo, i più si sono cimentati in vivaci partite a carte prima di uscire ancora per salutari camminate. I soggiorni marini, sia invernali che estivi, sono una delle iniziative volute dall’Amministrazione comunale a favore degli anziani. “Crediamo nella bontà di questa iniziativa - osservano il sindaco Patrizia Calza e l’assessore ai Servizi Sociali Marco Caviati, che insieme all’assistente Sociali Luisa Zioni partecipa agli incontri preparatori. Cerchiamo così di favorirla, sia coprendo il costo del viaggio che ottenendo prezzi di soggiorno calmierati grazie alle partenze di gruppo. Diverse sono le ragioni alla base di queste iniziative: mentre si favorisce il soggiorno in località in cui le condizioni climatiche sono migliori, si offrono anche occasioni di socializzazione, relax ,divertimento e si combatte la solitudine che sta diventando sempre più un problema grave della nostra società, soprattutto per chi è più avanti con l’età”. Partito l’8 gennaio da piazza della Pace a Gragnano, il gruppo, costituito da 35 persone, soggiornerà sulla riviera ligure per 15 giorni. Ai gragnanesi si sono aggiunti, da qualche anno, un nutrito gruppo di amici di altri Comuni, di Piacenza, di Sarmato e, in particolare, il gruppo più numeroso di San Nicolò.
A Gragnano sono 990 gli over 65enni e 300 gli ultra 80enni; circa 90 gli anziani in carico al servizio sociale professionale. Alle loro esigenze si cerca di rispondere anche grazie al progetto "Tessere Legami. Altre storie possibili", nell’ambito del Servizio Civile Volontario, che ormai da diversi anni viene scelto e finanziato da risorse nazionali. Quanto alle altre attività svolte dai Servizi Sociali comunali per destinatari ultra 65enni, la responsabile Luisa Zioni ricorda i pomeriggi al cinema e i soggiorni marini, l’assistenza domiciliare, il progetto "dimissioni protette", l’accompagnamento sociale. Quindici invece sono gli ospiti del Centro diurno anziani San Michele, realizzato all’interno di un immobile donato dalla Parrocchia di San Michele Arcangelo di Gragnano e ristrutturato dal Comune grazie ad un ingente contributo della Regione Emilia-Romagna.

Nella foto, il gruppo di anziani di Gragnano in vacanza a Varazze.

Pubblicato il 19 gennaio 2024

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Convegno a S. Antonio a Trebbia. Antenucci: sperare contro ogni speranza

 antenucci

È nel salone parrocchiale di Sant’Antonio a Trebbia che, nella serata di lunedì 15 gennaio, l’Azione Cattolica della parrocchia, in collaborazione con la Commissione Pastorale per la salute della diocesi di Piacenza-Bobbio, ha organizzato un convegno dal titolo “La cura è il grembo dell’essere”. Presenti alcuni esponenti del mondo del volontariato – tra cui il fisiatra Roberto Antenucci e Dario Sdraiati, membro dell’AVO oltre che responsabile Settore adulti dell’AC diocesana – i quali hanno riportato le proprie esperienze personali relative alla cura, fulcro del loro operato. Tra i relatori, anche Itala Orlando, dell’associazione “La Ricerca”.

Sorgente di vita nuova è la cura

La nascita non ci rende subito pronti a vivere – inizia Itala Orlando citando lo scrittore Alessandro D’Avenia – ed è la cura ad accompagnarci lungo questo cammino. Itala racconta di un viaggio dal Papa a cui ha di recente partecipato insieme ad altri dell’associazione di cui è parte; un viaggio che le ha permesso di toccare con mano come la rinascita della persona avvenga tramite un percorso di cura vicendevole. “Le nostre relazioni sono cambiate e in esse siamo rinati. Sono nate amicizie di cura” dice. Dopo aver ricordato che prendersi cura dell’altro non è compito solo delle comunità cristiane ma dell’essere umano indipendentemente dall’appartenenza religiosa, Itala parla del volontariato come di una risorsa aggiuntiva che non deve mai dimenticare di avere in sé una componente di critica sociale atta a portare in superficie eventuali criticità non per criticare ma per provvedere a migliorare lo stato delle cose. A tal proposito, Itala Orlando chiama in causa il gesto povero, ossia quel gesto che non può fare chissà che miracolo, che non cambia lo stato delle cose ma che dà una tonalità migliore alla vita, rendendo quest’ultima degna di essere vissuta.

Semplicemente presenti

I gesti poveri Dario Sdraiati li conosce bene. Unico della sua numerosa famiglia ad aver fatto l’università, è cresciuto con la gratitudine nel cuore, sentimento che nel tempo è sfociato nel dovere e nel desiderio di restituire quanto ricevuto. Così, da tanti anni nell’Associazione Volontari Ospedalieri, dedica il proprio tempo nella visita ai malati. Un ascolto attento e attivo e una presenza premurosa, fraterna e amichevole è tutto ciò di cui i malati hanno bisogno. Noi non risolviamo certo i loro problemi – prosegue Dario - non li guariamo fisicamente ma possiamo riaccenderli cioè guarire le persone interiormente e confortarle. Interessarsi di loro e farsi presenti, avendo rispetto del ritmo e dello stato d’animo loro. Affacciarsi, con dolcezza, nella stanza e ponderare se in quel dato momento c’è bisogno di spezzare la solitudine. Domandare semplicemente “come stai?” e talvolta parlare in piacentino per farli sentire a casa. Basta poco, fa capire Dario. Una presenza libera e gratuita è la chiave dell’operato del volontario. Dario si sofferma quindi sul significato che ha per lui la gratuità; una cosa diversa dal dono. “Quest’ultimo, nella nostra visione delle cose, condizionati dalla logica materiale e commerciale, solitamente implica uno scambio e lo scambio, per sua natura, non è gratuito” spiega. Per Sdraiati, la gratuità è quel moto interiore che attiva meccanismi psicologici e suscita reazioni che, a volte, diventano relazioni, spesso complesse e non sempre controllabili. Insomma, la gratuità può creare imbarazzo nel beneficiario ma non debiti materiali.

Non guarire per forza ma curare sempre

“Sperare contro ogni speranza” è il motto del dottor Roberto Antenucci che, tra gli ospedali di Piacenza e Fiorenzuola, si occupa di riabilitazione, principalmente neurologica e respiratoria. Dichiara di essere cresciuto insieme ai suoi pazienti molti dei quali infatti, generalmente afflitti da patologie che necessitano di lunghe cure, talvolta lunghe quanto una vita, conosce dall’inizio della specialità. L’irrecuperabilità è un termine che Antenucci bandisce dal proprio vocabolario in quanto c’è sempre un lavoro da fare – collaborando in équipe e mai da soli – quantomeno per far stare meglio e per far raggiungere al paziente la maggiore autonomia possibile. “C’è sempre qualcosa che si può costruire e tirare fuori, dalla relazione alla bellezza della persona. Mentre la relazione è la metà fondamentale della cura perché dà la speranza di poter migliorare la vita, la bellezza dentro ogni malattia è un paradosso ma è reale” spiega il fisiatra. Compito fondamentale dei medici – che non devono spezzettare la persona secondo la medicina d’organo ma fare propria quella che vede la persona nella sua globalità - è per Roberto Antinucci far scoprire al paziente la bellezza, tenuta nascosta dalla sofferenza ma che, una volta scoperta, viene rimandata al medico sotto forma di speranza e cioè quindi di desiderio di lottare e di farsi curare, cosa mai scontata. Come fare? “La persona esprime la bellezza quando sente che qualcuno se ne sta prendendo cura” dice. E come prendersi cura? Con tempo e pazienza. Il tempo – continua Roberto Antenucci - quando lo vogliamo trovare e non anteponiamo scuse, è sufficiente anche perché esso si dilata nel momento in cui si offre cura. La pazienza è sia rispettare il dolore e, con esso, anche la volontà della persona sia ripetere per la 101esima volta la stessa cosa con il tono di chi la sta dicendo per la prima volta. “Noi medici, quando non possiamo guarire, dobbiamo curare che significa accompagnare e aprire una finestra di speranza che, anche se piccola, può far intravedere un mondo.

Elena Iervoglini

Nella foto, i relatori al convegno "La cura è il grembo dell'essere” svoltosi a Sant'Antonio a Trebbia.

Pubblicato il 17 gennaio 2024

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