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Notizie Varie

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Fidenza, Casa Lodesana compie 40 anni di vita

 fidenza

 

Nata dalla passione educativa di un sacerdote, don Enrico Tincati, e dall’impegno generoso della parrocchia di Santa Maria Annunziata, affidata alla sua guida pastorale, ha cominciato a muovere i primi passi come casa-famiglia grazie alla disponibilità di due giovani coniugi, Cristina e Vincenzo, nell’accogliere giovani con gravi problemi di disagio ospitandoli all’interno di un luogo di proprietà della diocesi di Fidenza ubicato sulla strada collinare che collega il Borgo con Salsomaggiore Terme. L’ opera di recupero è fondata sul “Progetto Uomo” del CEIS fondato da don Mario Picchi: al centro non c’è la sostanza, ma la persona con la sua storia, il suo ambiente familiare, la sua fragilità e una domanda sul senso del vivere rimasta senza risposta. La comunità è il luogo dove far emergere le risorse, piccole o grandi, che ognuno porta dentro di sé per avviare un percorso attraverso il quale uscire dal tunnel della droga (come pure delle altre dipendenze) e compiere scelte per il futuro riconsegnato alla vita e non più preda della morte. E’ l’abbandono, doloroso ma necessario, dell’io nutrito di individualismo e di narcisismo per riscoprire nelle relazioni con gli altri la bellezza del dono: e presso Casa Lodesana nel corso degli anni si sono così realizzati tanti piccoli “miracoli” dove gli ospiti sono stati restituiti alla loro dignità di persone. Ma questo non sarebbe stato possibile senza il coinvolgimento costante dei volontari che con la loro presenza, 24 ore su 24, si sono rivelati un supporto insostituibile nel generare intorno amicizia, solidarietà e condivisione. Questa è stata la linfa vitale che ha permesso alla comunità di crescere nel corso degli anni, malgrado le inevitabili difficoltà economiche e la perdita gravissima dei fondatori: don Tincati, Cristina, Vincenzo insieme a tanti altri il cui ricordo rimane incancellabile.

Un nuovo modello di comunità terapeutica

Oggi, a 40 anni di distanza, le dipendenze si sono moltiplicate con nuovi stili di consumo e problemi comportamentali di carattere psichiatrico sempre più estesi. Ciò ha reso necessaria la nascita di realtà diversificate di piccole dimensioni in collegamento con Casa Lodesana (s. Giuliano P.no, Castione Marchesi, Parma, Salsomaggiore) con target d’intervento specifici. Tutto questo in un’ottica di rete dove la collaborazione con i servizi pubblici presenti sul territorio (SERT, ASP, etc.) si è rivelata decisiva per l’affermarsi di un nuovo modello di comunità terapeutica: diffuso, reticolare, multicentrico. Come pure è stato fondamentale investire in direzione della formazione e della supervisione, come viene attestato da due volumi pubblicati di recente che offrono un quadro sistematico delle dipendenze unitamente alla qualità e al valore della cura.

Il programma di domenica 17 settembre

Ma torniamo alla festa di domenica 17 settembre che già nel titolo (“Oggi ho visto il deserto rifiorire”) vuole inviare un grande messaggio di speranza a tutti.

Questo il programma:

Ore 16 – Marco Begarani, direttore di Casa Lodesana, introduce la festa delineando il percorso compiuto dalla comunità nel corso degli anni: seguono alcune testimonianze di ospiti, familiari, volontari, operatori e amici, insieme agli interventi di rappresentanti delle istituzioni locali e territoriali.

Ore 18 – Celebrazione eucaristica dove, nel Vangelo, Gesù sottolinea la centralità del perdono nel cammino della fede. E’ la messa soprattutto dei giovani, accompagnata dai canti e dal coro, con la presenza amichevole del “Gen” Davide di Piacenza.

Ore 19,30 – Per concludere, un momento conviviale dove gli ospiti della Casa prepareranno il buffet e intratterranno i presenti, con l’accompagnamento musicale di Seba Pezzani e della sua band “RAB 4”.

Nella foto, Casa Lodesana.

Pubblicato il 12 settembre 2023

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Don Tosetti: «La festa di Pievetta mette insieme tutte le generazioni»

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Si passa con l’auto lungo l’argine, accompagnati dal lento corso del Po sulla sinistra, e lo sguardo trova innanzitutto le torri della centrale elettrica a dominare il paesaggio; poi vede la distesa dei capannoni del polo logistico, si immerge nei campi di mais e infine trova un gruppo di case, tutte allineate, ognuna con il proprio orto di fronte, e la chiesa in mezzo: è Pievetta, l’ultima frazione di Castel San Giovanni prima della Lombardia. Ogni anno, il primo fine settimana di settembre, la comunità si riunisce per festeggiare la patrona, Santa Maria Nascente, con tre giorni di festa e cibo tipico.
“La Festa dell’anatra, che poi è la parte più culinaria e conviviale della festa patronale di Santa Maria Nascente, è bellissima perché mette insieme tutte le generazioni – spiega don Simone Tosetti, da quest’anno parroco di Pievetta –. Anziani, giovani: tutti collaborano, ognuno a suo modo, per tenere salda e alimentare questa tradizione”.

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Nella foto, don Simone Tosetti con Luigina Tosca.


Più di mille persone alla festa

Quest’anno, tra venerdì 8 e domenica 10 settembre, la festa ha accolto complessivamente più di mille persone. “Questa festa è la nostra tradizione e la parola che la riassume è una sola: l’affetto, la voglia che tutti abbiamo di metterci in gioco per il nostro paese – racconta Luigina Tosca, da sempre coinvolta nell’organizzazione –. Nei primi anni, quando ero piccola io, si faceva solo il banco di beneficenza, poi è nato un comitato che ha reso la festa grandissima”. “Abbiamo cominciato nel 1983 con il CRAO, Comitato Ritorno Alle Origini, formato da 9 persone – aggiunge Elio Santinelli, suo marito –. Poi, per alcune difficoltà, l’abbiamo chiuso. Ma mia moglie Luigina non ha voluto rinunciare e ha ricominciato dal nulla, distribuendo panini con un tavolino nel cortile dietro la chiesa, poi abbiamo aggiunto qualche gazebo e ci siamo allargati”. “Negli anni Duemila è arrivato don Paolo Cignatta – prosegue Luigina – che ci ha aiutato a espanderci e poi don Paolo Capra, l’altro grande promotore dell’organizzazione”. “Qualcuno è rimasto, altri si sono ritirati, qualcuno è mancato. La festa fa parte della mia vita – commenta Elio –. Ogni volta passi attraverso le difficoltà e le discussioni, pensi di essere stanco e di non volerne più sapere nulla, ma l’anno dopo ci ripensi e ti rimetti all’opera. Se non puoi esserci, ti manca: è questo che ci spinge ogni anno a organizzare la festa cercando di migliorarla”.

La grande collabrazione dei giovani

È fondamentale poi l’aiuto dei ragazzi dell’Oratorio San Filippo Neri di Castel San Giovanni, che da anni aiutano a montare le strutture e garantiscono il servizio al tavolo durante i pasti: “A loro dobbiamo tantissimo – concordano Luigina ed Elio –: senza di loro la festa non sarebbe quello che è. A Pievetta la gente viene sempre molto volentieri: siamo un gruppo piccolo di parrocchiani, ma sentiamo questa festa in modo molto forte. Per noi sono giornate bellissime, è una gioia enorme: i preparativi nei mesi precedenti sono un tempo veramente bello. È un’attesa importante che ci riempie di felicità”. Questa passione, radicata nel passato ma con un piede nel futuro, si riflette e si trasmette con forza ai ragazzi che, dalla terza media in poi, vengono a servire alla festa: “Mi piace vivere questi momenti in questo gruppo – commenta Arianna, 17 anni –: si riesce a stare insieme e fare qualcosa di bello. Non siamo colleghi, persone che lavorano insieme perché sono assunte nello stesso posto: là si lavora perché ne hai bisogno, qui perché scegli di farlo”.
“Soprattutto senti di essere utile – dice Francesca, 16 anni –: sia per la persona che servi sia per tutto il gruppo. Alla fine è anche un modo per passare del tempo insieme tra di noi”. La festa di Pievetta arriva infatti alla fine di un’estate intensa per i giovani, costellata di iniziative come il Grest e i turni di vacanze parrocchiali: è l’ultimo fuoco dell’estate in oratorio. “Si chiude un tempo, ne inizia un altro – dice Irene, 16 anni –: quello del percorso Giovanissimi in autunno. Durante l’anno frequentiamo l’oratorio e ci conosciamo tutti più o meno: la festa è un modo per rafforzare i rapporti tra di noi e sostenere questa piccola comunità”.
“In un certo senso – dice Klaudia, 17 anni –, aiutiamo a sfatare il mito che i giovani non hanno voglia di fare niente”. “È un aiutare e un aiutarsi reciproco tra di noi – commenta Lorenzo, 15 anni –. Quando siamo in coda per riuscire a consegnare tutto ai tavoli in tempo, si creano dei bei legami: ci sosteniamo a vicenda”. “Ogni anno si aggiungono ragazzi nuovi, più giovani – racconta Emma, 15 anni –: ci sono sempre persone che hanno voglia di fare, di stare insieme in questo modo e per lo stesso motivo. Persone che, come noi, in questi momenti e in queste relazioni, stanno bene”.

Paolo Prazzoli

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Nelle foto, sopra e in altro, i giovani impegnati nella festa a Pievetta di Castel San Giovanni.

Pubblicato il 12 settembre 2023

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22 borse di studio da 4mila euro per gli studenti della Facoltà di Scienze agrarie, alimentari e ambientali

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Se si è interessati a frequentare Scienze agrarie, alimentari e ambientali ci sono ben 22 borse di studio a disposizione, da 4mila euro ciascuna, nella sede di Piacenza-Cremona dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Le borse, rinnovabili per due anni accademici, sono destinate agli studenti immatricolati al primo anno di uno dei corsi di laurea triennale
della Facoltà di Scienze agrarie, alimentari e ambientali, istituite con il sostegno della Fondazione Romeo ed Enrica Invernizzi.
«La nostra Facoltà rinnova costantemente i contenuti della propria attività scientifica e didattica, e ha dato vita a una azienda agraria sperimentale, un laboratorio di analisi sensoriale, una cantina, un mini-caseificio e un noccioleto sperimentale», sottolinea il preside Marco Trevisan. «L’attività ci vede partecipare a numerosi progetti di ricerca competitivi finanziati da istituzioni pubbliche e da privati».
Quest’anno, nel 70esimo anniversario della Facoltà, «insieme al generoso contributo della Fondazione Invernizzi abbiamo lanciato per il prossimo triennio un piano di borse di studio per tutti i nove corsi di studio della Facoltà, di cui 4 completamente erogati in lingua inglese», ricorda Trevisan. «Intendiamo con questo piano festeggiare i 70 anni ma anche lanciare un segnale di attenzione per le famiglie dei nostri studenti, in questo particolare momento di congiuntura economica sfavorevole».

Come partecipare

Per partecipare al bando occorre inviare la domanda di ammissione al concorso via e-mail all’indirizzo borsedistudio-pc [AT] unicatt [DOT] it entro venerdì 15 settembre insieme all’autocertificazione del voto di maturità, all’indicazione della scuola secondaria di secondo grado presso cui si è conseguito il diploma e alla copia della attestazione ISEE 2023 del nucleo famigliare di appartenenza.

Pubblicato l'11 settembre 2023

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YouthBank, ultimi giorni per gli under 25 che vogliono diventare «banchieri»

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Ha imboccato lo sprint finale la fase di selezione di YouthBank, la banca” formata da ragazze e ragazzi dai 16 ai 25 anni che andranno a gestire le risorse economiche della Fondazione di Piacenza e Vigevano, per sostenere progetti sociali ideati e gestiti da loro coetanei. I giovani che vogliono fare parte dell’iniziativa possono rispondere al bando e inviare una candidatura entro il 22 settembre.
Dalla presentazione del progetto, nel giugno scorso, sono arrivate agli organizzatori numerose candidature.
«Nonostante sia una novità assoluta per il nostro territorio, i giovani hanno reagito con grande interesse - sottolinea il consigliere d’amministrazione della Fondazione di Piacenza e Vigevano Luca Groppi -. Un segnale molto incoraggiante, tanto più che nel luglio scorso il progetto YouthBank Piacenza è entrato a far parte della rete YouthBank International acquisendo una connotazione glocal”: porta sul nostro territorio un’esperienza internazionale, adattandola all’ambito piacentino».
Tra i giovani che invieranno la candidatura, la Fondazione selezionerà il gruppo degli YouthBanker, che, dopo una formazione gratuita, avranno a disposizione un fondo di circa 30mila euro per iniziare un percorso scandito da vari passaggi: mappare i bisogni del territorio e dei coetanei in ambito sociale, definire una strategia di intervento, elaborare un bando che intercetti i progetti di altri giovani (gli YouthPlanner), scegliere i progetti più meritevoli, decidere quali finanziare e, infine, monitorarne la realizzazione.
«Affidiamo ai giovani soldi veri e autonomia decisionale - sottolinea Edoardo Favari, consigliere generale della Fondazione di Piacenza e Vigevano, referente e coordinatore del progetto -. Vogliamo contribuire alla formazione di nuovi decisori per la comunità della Piacenza di domani: crediamo che questo progetto possa effettivamente cambiare le cose perché dà il bastone del comando nelle mani di giovani, che potranno dedicare i fondi ai bisogni della loro generazione senza doverli prima chiedere a degli adulti. Il numero elevato di candidature dimostra che i giovani che vivono nel nostro territorio hanno perfettamente colto limportanza di questa opportunità che la Fondazione vuole offrir loro».

Come partecipare

Gli under 25 che per motivi di residenza, studio o lavoro frequentano il territorio di Piacenza e desiderano impegnarsi per risolvere problemi sociali, culturali e ambientali della comunità, possono candidarsi e, qualora selezionati, frequentare un percorso di formazione residenziale gratuito della durata di due giorni e mezzo (analisi dei bisogni locali, elementi di progettazione, project management, comunicazione, raccolta fondi), entrando nella squadra di coetanei che costituisce la YouthBank. Per maggiori dettagli e per candidarsi occorre collegarsi al sito youthbank.lafondazione.com.

Pubblicato il 12 settembre 2023

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In Prefettura il piano di prevenzione e sicurezza in edilizia

 prefettura edilizia

Nell’ambito delle iniziative dell’Osservatorio per la sicurezza nei luoghi di lavoro, istituito con il protocollo di intesa sottoscritto il 23 settembre 2020, per l’informazione e la sensibilizzazione degli operatori economici alle misure di protezione dei lavoratori, è stato presentato nella mattinata del 6 settembre, in Prefettura – alla presenza dei rappresentanti della Scuola Edile, della Cassa Edile, degli Enti Ispettivi (Itl, Inps, Inail), del comitato paritetico territoriale, delle associazioni di categoria, delle organizzazioni sindacali e degli ordini professionali (architetti, ingegneri, geometri, periti industriali) - il “piano mirato di prevenzione pp7 della Regione Emilia-Romagna: La Prevenzione in Edilizia” che sarà attuato dal servizio di Prevenzione e Sicurezza degli Ambienti di Lavoro della Ausl di Piacenza. Il piano ha l’obiettivo di contribuire a ridurre gli infortuni legati alla caduta dall’alto nei lavori su ponteggi.

Durante l’incontro, aperto dai saluti istituzionali del prefetto Daniela Lupo, del responsabile del programma prevenzione in edilizia della Regione Emilia-Romagna Maria Teresa Cella e del presidente dell’Ente Scuola Edile Matteo Raffi, sono stati illustrati il documento “Buone pratiche per la prevenzione del rischio di cadute dall’alto nei lavori in quota con uso di ponteggi”, le liste di autovalutazione in esso contenute e il materiale formativo messo a disposizione dei tecnici delle scuole edili e degli ordini professionali e tecnici, che collaboreranno operativamente alla realizzazione del Piano nell’ambito territoriale dell’Ausl di Piacenza. Il documento di buone pratiche racchiude le indicazioni sulle misure di prevenzione da adottare nei lavori in quota con utilizzo di ponteggi; le liste di autovalutazione, invece, sono finalizzate ad aiutare le aziende a verificare sul campo, in ogni cantiere dove operano, la completezza e correttezza delle misure adottate. Oltre a questi strumenti, si aggiungono anche pacchetti formativi dedicati ai tecnici delle imprese. L’intento è quello di migliorare l’attuazione delle misure di prevenzione da parte delle aziende nel settore delle costruzioni, attraverso la gestione del rischio infortunistico legato ai lavori in quota, in cui si utilizzano i ponteggi metallici.

«Il progetto – spiega il prefetto Lupo - prosegue grazie al contributo di tutte le componenti – Regione, enti ispettivi, associazioni di categoria, organizzazioni sindacali, ordini professionali – l’attività congiunta di sensibilizzazione al tema della sicurezza nei luoghi di lavoro. Il tema delle cadute dall’alto era stato evidenziato anche dal questionario somministrato agli operatori economici del settore edilizia ed oggetto di uno specifico incontro con gli esperti dell’Ausl nell’ambito del ciclo di incontri sul tema della sicurezza nei luoghi di lavoro. Il piano mirato di prevenzione in edilizia, che vede la collaborazione tra l’Ausl e la Scuola Edile, rappresenta un valido strumento di prevenzione a tutela della sicurezza dei lavoratori».

«La Regione Emilia-Romagna – ha aggiunto Maria Teresa Cella del servizio di prevenzione collettiva e sanità pubblica - realizza, attraverso i servizi di Prevenzione e Sicurezza negli Ambienti di Lavoro (Psal) delle Ausl, numerose attività volte alla prevenzione degli infortuni nel settore delle costruzioni. Il Piano Mirato di Prevenzione in Edilizia presentato è il risultato dell’esperienza dei servizi e dell’impegno sempre alto della Regione su questo tema e del confronto continuo con gli enti bilaterali nell’ambito degli incontri dedicati alla salute e sicurezza sul lavoro. Il coinvolgimento delle Scuole Edili e il confronto con gli Ordini tecnici professionali ha il senso di accomunare gli sforzi di operatori esperti in tema di salute e sicurezza e metterli a disposizione delle imprese, nel rispetto di quella intersettorialità che è elemento fondante delle nostre attività di prevenzione e dell’Osservatorio per la sicurezza nei luoghi di lavoro istituito dalla Prefettura. Questa collaborazione del servizio Psal dell’Ausl di Piacenza con la Scuola Edile di Piacenza costituisce un punto di forza nel percorso verso la prevenzione degli infortuni del settore, con l’auspicio di proseguire nel trend di riduzione che si è verificato in questi ultimi anni nella nostra Regione».

«La prevenzione - sono intervenuti anche il presidente della Scuola Edile Matteo Raffi e il rappresentante del CPT Roberto Varani - è la missione fondamentale di Ente Scuola Edile e del CPT. Siamo impegnati quotidianamente nell’attività di formazione e informazione rivolta a imprese e lavoratori edili, certi che da un cantiere sicuro tutto il sistema possa trarne giovamento. Dopo il Covid, gli ultimi anni sono stati periodi di fortissima ripresa del settore, con difficoltà al reperimento delle materie prime ma anche di personale formato e competente. Sono stati, e saranno, anni difficili, ma la collaborazione tra le istituzioni, le imprese e i lavoratori rappresenta il migliore strumento per rendere forte un settore che da sempre ha rappresentato un traino per tutta l’economia italiana. Sicurezza unita ad una attività continua di alfabetizzazione, resa necessaria dalla composizione etnica sempre più articolata. I professionisti del Comitato Paritetico Territoriale saranno a fianco di Asl, Regione Emilia Romagna e Prefettura per garantire lo sviluppo del settore edile nel rispetto delle normative legate alla sicurezza».

Pubblicato il 10 settembre 2023

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