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«Amore, fiducia, comprensione fanno rima con rispetto», l'arte come contrasto alla violenza

fotoprov

Un laboratorio di sensibilizzazione e contrasto alla violenza: nasce da qui, come esito di un progetto più ampio di cittadinanza attiva indirizzato alle persone straniere e promosso dal Comune di Piacenza, l'opera d'arte collettiva realizzata dalle ragazze ospiti alla Protezione della Giovane e presentata il pomeriggio di lunedì 20 novembre nella sala Perlasca del Palazzo della Provincia.

Varie le tecniche artistiche utilizzate, diversi i background culturali delle partecipanti, ma l'obiettivo del lavoro è stato chiaro, così come l'impronta dei messaggi veicolati attraverso l'arte. “Abbiamo provato a ribaltare il concetto di violenza in quello opposto di rispetto, perché solo partendo dal rispetto possono scaturire sentimenti e comportamenti d'amore, fiducia e comprensione, come quelli che emergono dall'analisi dell'opera”.
A dirlo Monica Staboli, psicologa e operatrice di Consorzio Sol.Co, (ente compartecipante del macro – progetto di cittadinanza attiva:  “A che serve avere le mani pulite se si tengono in tasca”) , che ha coordinato e presentato le diverse fasi dell'attività laboratoriale, fino alla realizzazione dell'opera finale.
All'incontro, promosso dalla Provincia tra gli appuntamenti per la ricorrenza della Giornata Internazionale contro la violenza di genere, erano presenti anche l’assessore alle politiche giovanili Francesco Brianzi, la responsabile della Protezione della Giovane Giuseppina Schiavi, la consigliera provinciale Claudia Ferrari e il vice-prefetto Claudio Giordano.

“A che serve avere le mani pulite se si tengono in tasca”, titolo mutuato da don Lorenzo Milani, è una co - progettazione che ha coinvolto 13 enti del terzo settore del territorio piacentino - ha spiegato l'assessore - . “Si tratta di una nuova modalità di elaborazione di servizi per la cittadinanza a valle di un importante finanziamento ricevuto dal Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, e proseguirà nel 2024 tra laboratori gastronomici transculturali, laboratori di sensibilizzazione e contrasto alla violenza e laboratori sulla genitorialità e la migrazione. C'è un valore aggiunto nell'attività che presentiamo oggi - ha sottolineato - : all'impegno concreto nel contrasto alla violenza di genere, che deve partire dalle istituzioni ma toccare ciascun cittadino, si unisce la promozione del dialogo interculturale. È molto bello vedere tante donne di Paesi diversi, che sono riuscite a lavorare insieme, accompagnate qui anche dai loro bambini”.

Il tema della multiculturalità come terreno innovativo e fecondo entro cui misurarsi per riuscire a innestare un percorso condiviso è stato ripreso dalla dottoressa Staboli.
“La Protezione della Giovane ospita e aiuta donne migranti provenienti da diverse parti del mondo - ha detto - : a questo laboratorio artistico hanno infatti partecipato ragazze nigeriane, indiane, della Costa d'Avorio, dell'Ucraina, dell'Iran, della Tunisia. La sfida è stata proprio riflettere su una problematica forte come quella della violenza unendo persone di diversa provenienza e con background culturali, lingue e storie di vita differenti, e spesso non facili”.
“Per questo ho scelto l'arte - spiega - , come linguaggio non verbale, simbolico e universale che ha consentito di non parlare della violenza in modo diretto, ma che ha permesso di superare e prevenire un'esperienza traumatica attraverso l'elaborazione creativa”.

Tre incontri hanno scandito l'attività di laboratorio, accompagnati da tre obiettivi trasversali: stimolare nelle partecipanti la consapevolezza di sé e della natura delle relazioni, favorire l'espressione non verbale dei proprio vissuto e promuovere la cooperazione creando l'opera d'arte.
“Visioni di filmati e quadri che rappresentavano relazioni positive o negative tra persone sono stati analizzati durante il primo appuntamento, portando alla composizione di frasi personali; la tecnica del college di immagini scelte, ritagliate da diverse riviste, è stata invece protagonista nel secondo incontro; incentrato sulle caratteristiche delle relazioni positive. Non solo rapporti amorosi, ma anche relazioni genitoriali o con la natura. Il terzo e ultimo passaggio è stato dedicato alla composizione dell'opera, unendo in un grande panello frasi, immagini, disegni e colori.

“È stato bellissimo vedere tante ragazze diverse lavorare insieme su un tema complesso ma comune, visto il loro difficile vissuto - ha detto Giuseppina Schiavi - . Il loro impegno a riflettere su un concetto centrale come quello del rispetto per poi trasporlo su carta ha avuto grande valore: molte di loro probabilmente non avevano mai visto un quadro o colorato con i pastelli”.
“Quell'opera è un mosaico di emozioni e di storie - ha concluso la dottoressa Staboli- . Dall' «Arte del rispetto», titolo del nostro laboratorio, al bisogno di rispetto il passo è stato breve: con disegni, scritte e colori queste giovani donne chiedono alla società di essere rispettate come persone portatrici di diritti, anche e soprattutto in relazione alla storia di migrazione che hanno vissuto”.

Micaela Ghisoni

Pubblicato il 24 novembre 2023

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