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Riapre l'appartamento del cardinal Alberoni

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“Auxilum a Domino”, “Aiuto dal Signore”: è il motto del cardinale Alberoni che in questi giorni di grande preoccupazione per il mondo diventa di grande attualità. A parlare è il dott. Giorgio Braghieri, presidente dell’Opera Pia Alberoni, che ha presentato il nuovo allestimento dell’appartamento del cardinal Alberoni nell’omonimo Collegio all’ingresso est di Piacenza.

L’inaugurazione ufficiale è in programma sabato 12 marzo dalle ore 16 nella sala degli arazzi con l’intervento del vescovo mons. Adriano Cevolotto, di padre Nicola Albanesi, superiore del Collegio Alberoni, di padre Erminio Antonello, visitatore della Provincia italiana della Congregazione della Missione, e di Angelo Loda, storico dell’arte e curatore del nuovo allestimento. Insieme a loro, il musicista e teologo mons. Pierangelo Sequeri e dell’Orchestra Esagramma in una riflessione, per parole e musica, dedicata all’Ecce Homo di Antonello da Messina. Al termine verrà servito un aperitivo nel portico; seguiranno brevi visite guidate all’Appartamento del Cardinale.

Il cardinal Alberoni - ha precisato padre Nicola Albanesi, superiore del Collegio - aveva conosciuto i Vincenziani a Roma e li chiamò a Piacenza. Oggi il Collegio, che per il Cardinale fu la più grande impresa della sua vita, non è un museo, ma una struttura viva che opera nella formazione dei futuri sacerdoti. Gli spazi sono stati studiati dal Cardinale stesso; spazi ampi per 50-60 persone, spazi belli per accompagnare in un cammino di formazione che durava nove anni e trasmettere il senso della bellezza e della dignità di ogni persona. Si può dare la vita - ha concluso - solo quando se n'è scoperta la bellezza.

I lavori compiuti

L’ultimo intervento di restyling - ha sottolineato il dott. Braghieri - ha avuto luogo nel 2000 con l’architetto Giorgio Graviani e il dott. Davide Gasparotto, allora funzionario della Sovrintendenza di Parma e Piacenza. Ora nel museo è stata anche inglobata anche la stanza d’ingresso e la cappella della comunità vincenziana da cui si parte per la visita. Gran parte dei lavori ha riguardato l’impiantistica con la climatizzazione di tutto l’ambiente e l’intervento sul piano illuminotecnico a cura di Davide Groppi.

Il nuovo allestimento

Cambia nel tempo il modo di presentare le opere - ha detto il dott. Loda -. L’appartamento è uno scrigno d’arte. I dipinti di maggiori dimensioni sono stati collocati nell’anticamera d’ingresso.

La sala che precede l’appartamento presenta opere del XVI secolo. Qui ha inizio una vera e propria narrazione della passione con il Cristo che cade sotto la Croce, dipinto su tavola, derivato da un prototipo di Luis de Morales (1509-1586), il Compianto su Cristo morto attribuito a Zenone Veronese (1484-1552/1554)

Nella prima sala, insieme alla Pendola in legno laccato dell’orologiaio George Clarke, spicca il San Pietro che piange, capolavoro ascrivibile a Guido Reni (1575-1642).

Nella seconda sala fa da cornice alla Scrivania e allo scrittoio da viaggio del Cardinale, il rosso porpora di tre ritratti di Giulio Alberoni; accanto, sintesi della sua parabola biografica, sta l’allegoria dipinta da Placido Costanzi (1690-1759), raffigurante La Giustizia e la Pace che coronano l’Innocenza che calpesta la Calunnia. La stessa sala espone una successione di tavole fiamminghe e italiane fra Quattro e Cinquecento, fra le quali la Visione di san Giovanni a Patmos di Henri Met de Bles, detto il Civetta (1480-1550) e il prezioso Cristo risorto appare alla Vergine, già attribuito a Dieric Bouts, oggi accostato ai modi di Gerard David (1460 - 1523.

La terza Sala dell’Appartamento è dedicata alla vera perla della collezione alberoniana: il Cristo alla colonna, uno dei più alti capolavori di Antonello da Messina (1430 – 1479 circa) con il quale l’artista rivoluziona l’iconografia del dipinto di soggetto sacro e il sentire religioso del suo tempo.

Conclude il percorso la saletta degli argenti alberoniani nella quale spiccano due opere di Angelo Maria Spinazzi (1693-1785/1789): l’Ostensorio in argento gemmato e dorato e il Busto reliquario di san Vincenzo de’ Paoli. In questo ambiente il posto d’onore è riservato allo straordinario dittico di Jan Provost (1462-1529) con la Madonna della fontana, ispirata al Cantico dei Cantici; nasce nel tempo della riforma ed esprime il desiderio dell’uomo di dialogare direttamente con la divinità.

A curare la sezioni di argenti dell’appartamento del Cardinale è stato don Andrea Pilato, studioso di iconografia sacra e di arte applicate. L’ostensorio è l’oggetto più prezioso, opera di Spinazzi che lavorava a Roma su incarico dei Pontefici.

Al tatto - ha spiegato - ci si rende conto dello stile di lavorazione degli oggetti esposti; si vede dall’esame di questo patrimonio che il Cardinale era una persona molto pratica, attento alla moda estetica di come vestivano i porporati anche se non era un uomo vanitoso. Per questo utilizzava oggetti in oro o in argento dorato. Ognuno di questi oggetti è una microarchitettura.

Pubblicato il 7 marzo 2022

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