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L'oratorio della B.V. del Suffragio, vent'anni di rinascita

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C’era un tempo in cui l’Oratorio della Beata Vergine Maria del Suffragio, nel Camposanto Vecchio di Strada dell’Aguzzafame, a Piacenza, giaceva in silenzio e abbandono, quasi dimenticato. Grazie alla tenacia di don Pietro Cesena e molti volontari, quello stesso luogo è tornato a pulsare di vita, arte e spiritualità. A vent’anni dalla sua riapertura al culto, il 5 settembre, nello stesso Oratorio, si è voluto celebrare l’anniversario con un incontro ricco di voci e testimonianze, che hanno intrecciato storia, fede e creatività, restituendo l’immagine di un bene prezioso non solo per una comunità, ma per l’intera città.

La voce dei sacerdoti

Don Pietro Cesena, parroco di Borgo Trebbia, ha affrontato il tema dell’eterna lotta tra bene e male, denunciando la paura della morte e il rifiuto del corpo che segnano la nostra società. Ha richiamato la tradizione cristiana degli ossari e del memento mori, segni che invitano a riscoprire la preziosità della vita come dono unico e irripetibile. Per don Cesena, la radice delle difficoltà contemporanee è il “trauma della libertà”, che frena l’impegno e genera smarrimento. Ma la risposta, ha detto, sta nella protezione di Maria e nella scelta di costruire, non distruggere: la Chiesa non come monumento fermo nel tempo, ma come luogo vivo, capace di generare nuova vita e speranza. Don Mauro Stabellini, assistente spirituale della Comunità Rosa Mistica di Torrazzetta (PV), ha invece guidato i presenti in un viaggio dentro la preghiera cristiana. Non una fuga dalla realtà, ma una via che, radicata in Gesù Cristo, apre alla relazione con Dio e con gli altri. Ha parlato della “preghiera-terapia”, mostrando come la fede possa portare benefici concreti all’anima e al corpo, citando esperienze personali e ricerche scientifiche che ne attestano la forza terapeutica. La preghiera - ha concluso - non è ricerca di miracoli, ma cammino quotidiano che migliora l’esistenza in tutte le sue dimensioni.

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Arte e memoria

La parola è poi passata al giornalista e saggista Carlo Francou, che ha ricordato il valore storico dell’Oratorio, segnalato nelle antiche mappe proprio alla confluenza del Trebbia con il Po, luogo di passaggi e incontri. Per Francou, il restauro non è stato solo un atto conservativo, ma un dono restituito a Piacenza: un bene che unisce memoria, cultura e spiritualità, arricchendo l’identità collettiva della città.

Infine, l’artista e scultrice Cristina Costanzo ha offerto la sua testimonianza più intima, raccontando il legame con la parrocchia di Borgo Trebbia e l’incontro, oltre vent’anni fa, con don Cesena, guida spirituale e maestro di vita. Il suo percorso, segnato da momenti difficili ma anche da grandi traguardi, l’ha condotta a mettere il suo talento artistico al servizio della comunità, lasciando opere che raccontano non solo bellezza, ma anche fede e ricerca interiore.

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Una comunità che rinasce

L’incontro per il XX° anniversario di riapertura, ha mostrato come l’Oratorio della B.V. Maria del Suffragio, oltre ad essere la celebrazione di un edificio salvato e ritrovato, sia diventato un simbolo di rinascita. Infatti, visitando questo Oratorio si scopre un luogo carico di suggestioni, dove le voci del passato si intersecano con quelle del presente, dove la memoria regala pace e invita alla speranza.

Riccardo Tonna

Nelle foto, l'incontro dedicato ai vent'anni dell'oratorio della B.V. del Suffragio.

Pubblicato il 7 settembre 2025

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  • In Cattedrale è stato ricordato il beato Secondo Pollo

    pollo

    Lunedì 26 dicembre il vescovo mons. Adriano Cevolotto ha presieduto la messa in Cattedrale a Piacenza nella memoria del beato Secondo Pollo, cappellano militare degli alpini. Vi hanno partecipato i rappresentanti delle sezioni degli Alpini di Piacenza e provincia e i sacerdoti mons. Pierluigi Dallavalle, mons. Pietro Campominosi, cappellano militare del II Reggimento Genio Pontieri, don Stefano Garilli, cappellano dell'Associazione Nazionale degli Alpini di Piacenza, don Federico Tagliaferri ex alpino e il diacono Emidio Boledi, alpino dell'anno nel 2019.
    Durante la Seconda guerra mondale, il sacerdote parte per la zona di guerra del Montenegro (Albania), dove trova la morte il 26 dicembre dello stesso anno, colpito da fuoco nemico mentre soccorreva un soldato ferito. 
    Originaio di Vercelli, fu beatificato il 24 maggio 1998 da papa Giovanni Paolo II. 

    Nella foto, il gruppo degli Alpini presenti in Cattedrale con il vescovo mons. Adriano Cevolotto.

    Pubblicato il 27 dicembre 2022

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