C’è bisogno di famiglie vere: l'incontro con fra Marco Vianelli

Quale futuro per la famiglia? È l’interrogativo emerso nell’incontro svoltosi, il 7 dicembre, nel salone della parrocchia di San Giuseppe Operaio a Piacenza. A dare l’avvio all’evento è stato don Umberto Ciullo, responsabile dell’Ufficio per la pastorale della Famiglia della diocesi di Piacenza-Bobbio, che ha introdotto l’intero percorso: “Un pane condiviso – Percorso diocesano per famiglie”, una proposta che vuole rimettere al centro la relazione, la condivisione e la riscoperta del vivere comunitario. Poi la parola è passata al relatore: fra Marco Vianelli, direttore dell’Ufficio Nazionale per la pastorale della famiglia. La sua voce ha scandito un’analisi lucida, spesso impietosa, ma sempre intrisa di una speranza che nasce dal Vangelo e dalla concretezza della vita quotidiana.
Un’Italia che cambia
Vianelli ha dipinto lo scenario attuale senza nascondere i dati: dagli anni ’80, la società italiana ha iniziato un lento ma profondo slittamento, quasi silenzioso, dal “noi” all’“io”. Un cambiamento che ha investito tutto - dalle istituzioni alla spiritualità - e ha inciso inevitabilmente sul rapporto con la Chiesa. Il crollo della partecipazione alla Messa lo racconta in modo emblematico: dal 36% del 2001 a meno del 18% nel 2023, con percentuali ancora più basse tra le generazioni più giovani. Ma non è solo una questione di precetto, osserva il relatore: è venuta meno la percezione del bisogno di credere insieme. La stessa parabola la conosce il matrimonio: fino al 2018 era in equilibrio con il rito civile, ma oggi i matrimoni celebrati davanti al sindaco superano quelli religiosi, mentre la convivenza cresce di oltre il 57%. Non più patto irrevocabile, ma esperienza “libera” e “reversibile”. Una fluidità che rispecchia lo spirito del nostro tempo.

Il matrimonio: segno di un amore irrevocabile
Nel cuore del suo intervento, Fr. Vianelli ha però tratteggiato un’altra narrazione: quella del matrimonio cristiano come segno, non solo simbolico ma reale, dell’amore irrevocabile di Cristo per la Chiesa. Un segno che non appartiene solo agli sposi, ma alla comunità intera. Ha parlato di alleanza tra vocazione sacerdotale e vocazione sponsale, un binomio che la Chiesa, anche per la scarsità di vocazioni, è chiamata oggi a riscoprire: non come emergenza, ma come provocazione divina. “Si costruisce il popolo di Dio insieme - ha detto - ciascuno con la propria vocazione, nessuno da solo”. Non meno potente la distinzione tra “regalo” e “dono”. Nel matrimonio, gli sposi non si scambiano un premio meritato, ma un dono immeritato e inatteso: qualcosa che trasforma, che genera, che spinge a donarsi a propria volta. Un dono che non si restituisce, ma che si moltiplica.
Quando l’amore degli sposi diventa teologia vissuta
Richiamando “Amoris Laetitia” di Papa Francesco, Vianelli ha proposto immagini vivide per raccontare la dimensione sacramentale dell’amore coniugale. Non gli individui, ma la relazione degli sposi viene consacrata. Ogni gesto quotidiano - anche un semplice caffè offerto - può diventare azione sacramentale, un frammento di Eucaristia vissuta. La casa diventa un tabernacolo, una “chiesa domestica” non subalterna alla parrocchia, ma viva e abitata dalla Presenza. E se la vita è fragile, anche la fragilità diventa luogo teologico: lo spazio in cui la Chiesa impara non a giudicare, ma a discernere, a riconoscere quei semi del Verbo che germogliano anche nelle situazioni imperfette. Perché Dio abita le case vere, non quelle ideali.
Cinque missioni che parlano al futuro
Nella parte conclusiva, Fr. Vianelli ha delineato le cinque missioni della famiglia cristiana, un vero manifesto per il nostro tempo.
Rendere domestico il mondo
Uscire, abitare gli spazi che i sacerdoti non possono raggiungere: gruppi WhatsApp scolastici, posti di lavoro, ambienti informali. Portare fraternità, cura, speranza.
Missione teofanica
Gli sposi mostrano il volto di Dio attraverso il loro modo di amarsi. Sono un’icona vivente della comunione.
Costruire la Chiesa
La Chiesa è “famiglia di famiglie”. E come si nota un posto vuoto a tavola a Natale, così le comunità devono reimparare a percepire l’assenza di una famiglia come un dolore, non come un dato.
Missione educativa
Non tutto deve essere fatto in casa. Ma la famiglia è chiamata a orchestrare percorsi, luoghi, esperienze formative che generano crescita.
Missione antropica
Gli sposi si fanno reciprocamente uomo e donna. È un processo lento, complesso, generativo. Qui risuonano i temi forti di Amoris Laetitia: accompagnare, discernere, integrare.
È stato un incontro che ha suscitato riflessioni e spunti di approfondimento. Tutti hanno portato a casa non solo un’analisi, ma una chiamata, perché - come ha ricordato Fr. Vianelli - non c’è bisogno di famiglie perfette per vedere Dio. C’è bisogno di famiglie vere.
Riccardo Tonna
Nelle foto: dall'alto don Umberto Ciullo e fra Marco Vianelli; il pubblico presente.
Pubblicato il 10 dicembre 2025
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