Una delegazione di Confagricoltura Piacenza, composta da associati e collaboratori, ha partecipato, mercoledì 5 novembre, all’udienza generale del Santo Padre Leone XIV in piazza San Pietro, in occasione della Giornata giubilare dell’agroalimentare. Il gruppo, guidato dal direttore Marco Casagrande, ha preso posto tra le delegazioni provenienti da tutta Italia e da numerosi Paesi del mondo. Durante i saluti introduttivi, Confagricoltura Piacenza è stata menzionata e salutata tra le rappresentanze presenti. La funzione ha avuto come tema centrale il mistero pasquale e il messaggio di speranza che esso racchiude. Nel corso della messa, seguita al momento dell’accoglienza, è stato proclamato il Vangelo secondo Matteo nelle diverse lingue delle delegazioni presenti, e il Pontefice ha proposto una riflessione sull’amore che vince sul peccato e sulla vita che trionfa sulla morte, invitando i fedeli a custodire e diffondere la speranza cristiana. Nel richiamare la giornata dedicata all’agroalimentare, Papa Leone XIV ha sottolineato l’importanza del settore agricolo, ringraziando “tutti coloro che vi lavorano, nutrendo e salvaguardando il pianeta”.
A latere dell’evento il direttore Casagrande è stato intervistato da Radio Vaticana. “Per noi – ha commentato il direttore Marco Casagrande – è stato un momento di profonda emozione, vissuto in un clima di grande partecipazione e universalità. I valori dell’agricoltura e quelli cristiani si incontrano naturalmente: la cura della terra, la dedizione al lavoro, la famiglia e la solidarietà sono i principi che da sempre guidano la nostra associazione”. La celebrazione si è conclusa intorno alle 11.15 con la benedizione e il Padre Nostro intonato in latino. Successivamente, la delegazione piacentina si è spostata all’interno della Basilica di San Pietro, attraversando la Porta Santa e vivendo un intenso momento di raccoglimento e preghiera. “L’atmosfera che si respirava in piazza San Pietro – ha riferito il gruppo di Confagricoltura Piacenza – era davvero speciale, con culture e popolazioni di tutto il mondo unite nello stesso sentimento di fede e gratitudine. È un’esperienza che resterà nel cuore di tutti noi”.
Nella foto, la delegazione di Confagricoltura Piacenza in piazza San Pietro.
“Insieme per sostenere ogni giorno chi si prende cura di noi” è il messaggio al centro del progetto “I Love Piacenza”, promosso da Gas Sales Energia, Cooperativa San Martino, Editoriale Libertà, con l’obiettivo di raccogliere fondi a sostegno della Pubblica Assistenza Croce Bianca di Piacenza. La presentazione ufficiale dell’iniziativa si è svolta mercoledì 5 novembre presso la sede della Croce Bianca con gli interventi di Alessandro Miglioli, Presidente Croce Bianca Piacenza; Paolo Rebecchi, Direttore Generale Cooperativa San Martino; Marco Scarzanella, Direttore commerciale editoriale Libertà; Bruno Capocaccia, Direttore Commerciale Gas Sales Energia. “I Love Piacenza” è un progetto nato dalla volontà di creare una rete solidale a favore della Pubblica Assistenza Croce Bianca di Piacenza. I promotori e primi aderenti sono stati il Gruppo Editoriale Libertà e la Cooperativa San Martino per supportare chi quotidianamente si prende cura della nostra salute e sicurezza. Ogni cittadino, azienda, associazione o gruppo di volontariato che sceglierà di attivare le proprie utenze luce e gas con Gas Sales Energia contribuirà direttamente a una donazione a favore della Croce Bianca. Anche chi è già cliente può aderire. Con il progetto I Love Piacenza, Gas Sales Energia intende trasformare la scelta del proprio fornitore di energia in un gesto concreto di solidarietà e sostegno alla comunità. L’obiettivo è facilitare l’accesso dei cittadini a servizi sanitari fondamentali, come il primo soccorso e il trasporto sociosanitario, contribuendo così al benessere collettivo. Per partecipare, basta inviare una richiesta all’e-mail . oppure si può sottoscrivere un’offerta luce e/o gas direttamente dal sito https://www.gassalesenergia.it/progetto-i-love-piacenza/ e l’adesione al progetto benefico sarà automatica. Gas Sales Energia riconosce una donazione annuale per ogni cliente che ha aderito al progetto. Le donazioni vengono versate direttamente alla Croce Bianca di Piacenza e all’associazione viene fornito un resoconto dettagliato del numero di adesioni ricevute, garantendo la piena trasparenza. Le aziende possono aderire ad “I Love Piacenza” diventando clienti Gas Sales Energia con le utenze aziendali. Una volta iniziata la collaborazione, l’azienda diviene vera e propria promotrice del progetto e può comunicarne il valore ai propri clienti e stakeholder.
La Pubblica Assistenza Croce Bianca è da sempre un punto di riferimento insostituibile per tutta la comunità piacentina. Alessandro Miglioli, presidente di Croce Bianca, ha evidenziato: “Siamo una realtà importante, che ha dimostrato anche in tempi bui coraggio, dedizione e volontà di aiutare gli altri. Fare bene agli altri fa bene anche a noi. I volontari sono tanti, solo nell’ultimo corso appena inaugurato ci sono 65 aderenti, un bel segno concreto in un mondo spesso chiuso in sé stesso. E servono anche i soldi dal territorio: la necessità è di circa 100mila euro di donazioni ogni anno”. Bruno Capocaccia, direttore commerciale di Gas Sales Energia, ha rimarcato lo spirito del progetto: “Siamo orgogliosi di essere un collettore che ci rende parte di una comunità più grande, condividendo il territorio ed entrando in un’ottica di restituzione. Puntiamo ad aiutare le persone, a partire da quelle in difficoltà o con disabilità, per garantire l’accesso ai servizi sanitari e non solo. Con «I Love Piacenza» vogliamo trasformare la scelta del proprio fornitore di energia in un gesto concreto di solidarietà e sostegno alla comunità”. Paolo Rebecchi, direttore generale della Cooperativa San Martino, che ha aderito al progetto promosso da Gas Sales Energia, spiega: “Le aziende devono condividere il principio di stare sul territorio come parte attiva, impegnandosi e collaborando. Il territorio risponde nel sociale se ci sono contributi concreti. Come San Martino abbiamo sposato questa iniziativa, diffondendola anche tra i nostri soci lavoratori che sono oltre 2 mila”. Marco Scarzanella, direttore generale dell’Editoriale Libertà, conclude: “Sulla stessa linea, il Gruppo Editoriale Libertà ha accolto l’appello e aderito fin da subito, promuovendo la campagna tra i nostri dipendenti e collaboratori. Auspichiamo che altre aziende del territorio seguano questa strada, perché noi siamo solo un tassello iniziale”.
“Oggi ci ritroviamo per la prima volta a celebrare la santa messa dopo la pausa estiva nel monastero delle Benedettine di San Raimondo, un appuntamento che ci unisce ogni primo venerdì del mese. Grazie quindi alle monache che come sempre ci accolgono e grazie a tutte voi presenti che permettete di vivere questo momento di preghiera comunitaria nel nome del Signore. Siamo anche nella settimana di commemorazione dei defunti e vogliamo perciò rivolgere una preghiera perché il dolce ricordo dei nostri cari non venga mai meno”. Così l'assistente ecclesiastico Don Celso Dosi ha aperto la celebrazione in omaggio alla beata Maria Cristina di Savoia lo scorso 7 novembre. “Questo pomeriggio vogliamo concentrare la nostra attenzione sulla scaltrezza, un atteggiamento che ci colpisce e un po' ci frastorna, al centro della pagina del Vangelo di Luca che abbiamo letto in cui il Signore loda il servo «scaltro» (Lc 16,1-8) - ha poi proseguito il sacerdote iniziando l'omelia-. L'espressione «ha agito con scaltrezza» riportata nel Vangelo non gode di un'accezione positiva, nel nostro linguaggio popolare la scaltrezza è identificata con la furbizia e la disonestà. Ma nel contesto evangelico assume un significato diverso: diventa la capacità di cogliere il tempo opportuno, l’impegno, la risposta e la reazione agli stimoli e agli inviti che il Vangelo ci presenta. La scaltrezza è quindi adesione piena della nostra vita e collaborazione nei confronti del Signore.
Il messaggio del brano evangelico
“Siamo senz’altro di fronte ad una parabola di difficile interpretazione, che, per tanti, potrebbe sembrare scandalosa, addirittura immorale per la lode che Gesù fa del cattivo amministratore - continua monsignor Dosi -, nonostante questi inviti a truccare i conti. Quanto devi al mio padrone?’, chiede infatti l'amministratore ad un debitore. ‘80 barili d'olio’, risponde lui, e l'altro lo esorta a modificare la ricevuta scrivendo di doverne 50”. Per comprendere la lettura dobbiamo discernere il vertice teologico presente nel racconto. Il brano stimola subito una riflessione: “perché il Signore loda il suo servo imbroglione? – si chiede il prete -. Non per la sua disonestà, ma per il modo con cui, in una situazione difficile, ha saputo destreggiarsi pensando al futuro con ingegno e realizzando quel che si era proposto. La scaltrezza va allora intesa in questo senso: viene lodato il discepolo che non vivacchia alla giornata ma che opera con determinazione e coraggio per mantenersi fedele fino alla fine, che perdona e condona tutto ai suoi simili per assicurarsi il diritto alla vita eterna. Allo stesso tempo vengono biasimati quei discepoli che si mostrano abulici, cioè indecisi nell'agire quando si tratta di occuparsi del loro destino eterno. Occorre, dunque, senza un attimo di esitazione, mettere al sicuro il proprio avvenire, assicurarsi nel tempo presente il regno di Dio amando concretamente Lui e il prossimo. Ecco, quindi, la buona notizia: ciò che è urgente, l’azione buona, è distribuire il denaro di ingiustizia ai poveri, non conservarlo gelosamente per sé. Proprio queste parole di Gesù vogliono essere la buona notizia per i ricchi, che in questo modo sanno come devono amministrare i beni non loro: distribuendoli a tutti”.
Poi il richiamo alla biografia di San Paolo attraverso il riferimento alla Lettera ai Romani nella prima lettura, dove viene presentato il suo ministero, il suo invito ad annunciare il Vangelo a tutti; soprattutto “tra le genti”, nel mondo dei pagani. “Paolo ha incontrato il Signore sulle vie di Damasco e alla luce di questa esperienza ha aderito a Lui con decisione - ha spiegato Don Celso -, lasciando da parte tutto e buttandosi nell'annuncio del Signore. Possiamo scorgere nella decisione radicale di Paolo l'invito ad agire con scaltrezza che ci propone oggi il Vangelo. Ricordiamoci che essere credenti è un decidersi, è «mettere mano all’aratro» senza voltarsi indietro. (Lc 63 – 67). Significa prendere in mano la nostra vita e affidarla al Signore, dire un sì deciso a Cristo e costruire con Lui una relazione giorno dopo giorno. Se pensiamo alle varie espressioni vocazionali, dal sì nel matrimonio al sì nel sacerdozio, fino al sì nel contesto della comunità monastica e della vita religiosa, sono tutti modi di prendere in mano la propria vita, decisioni di fidarsi dell’altro - sia questi il Signore o il coniuge - e di costruire insieme un percorso. “Chiediamo quindi in questo contesto di preghiera che la nostra fede e il nostro deciderci per il Signore non incontrino tanti ostacoli - esorta in conclusione -, ma trovino lo slancio e la dedizione necessari perché il nostro sì continui ad essere impegnato, determinato, costruttivo: capace, attraverso la nostra testimonianza, di rivelare l’adesione alla persona di Cristo”.
Micaela Ghisoni
Nella foto, mons. Celso Dosi nella chiesa di San Raimondo.
Domenica 2 novembre si è svolta nel palazzetto dello sport di Gragnano, inaugurato ufficialmente nell’aprile del 2024, la prima partita di campionato under 14 di basket. Grande la soddisfazione del vicesindaco e assessore allo sport Marco Caviati: “In questi mesi si è finalmente concretizzato un sogno che durava da 30 anni: avere una struttura sportiva all'altezza dei tempi moderni, dove far giocare, crescere e divertire le giovani generazioni dei gragnanesi ma anche ospitare partite di campionato regionali”. Il nuovo gestore della palestra Polisportiva VII Castelli Gazzolesi infatti da quando ha ottenuto la gestione della nuova struttura, ha provveduto ad attivare la procedura volta ad ottenere l'omologazione per le discipline sportive di pallavolo e basket. Ora pertanto oltre ai consueti allenamenti, già in essere da qualche tempo, sarà anche possibile disputare partite di campionati regionali nel palazzetto sia delle fasce giovanili che seniores.
“E’ veramente una grande soddisfazione vedere come, terminate le attività scolastiche, la palestra inizia a popolarsi di bambini e adolescenti che si avvicinano alla pratica sportiva proseguendo le attività fino a tarda sera. Il Palazzetto illuminato dà proprio l’idea di un mondo in fermento. Poter ospitare partite di campionato è un passaggio ulteriore che parla degli sforzi fatti per far crescere il paese dando risposte adeguate ai bisogni di socialità e salute della comunità, soprattutto giovanile”, commenta il sindaco Patrizia Calza. Per i curiosi e appassionati di questi sport, nei fine settimana sarà possibile vedere partite di basket per le seguenti categorie giovanili: aquilotti, esordienti, under 13, under 14, under 15, under 17. Per i seniores la DR3. Per quanto riguarda la pallavolo si disputeranno campionati giovanili della under 12 e S3. Oltre alla nuova struttura, al fine di garantire un ampio ventaglio di scelte alle famiglie, l’Amministrazione Comunale ha mantenuto in uso la vecchia palestra scolastica, dove è possibile praticare altri sport: ginnastica artistica, arti marziali, ginnastica per adulti, majorettes, e attività motoria per le fasce d'età dei bambini più piccoli (dai 3 anni). “In questo modo - conclude Caviati - le famiglie gragnanesi possono scegliere più attività sportive per i propri figli avendo garantito loro la disponibilità di un’ampia gamma di sport”.
Nella foto, il palazzetto dello Sport di Gragnano.
Il cristianesimo si deve incarnare nella storia e a ciò è utile la politica di cui va recuperato il significato alto che è quello espresso da Paolo IV come «la forma più alta di carità». Da dove partire? Dalla presa d’atto della fragilità della democrazia”. Ha esordito così il professor Stefano Zamagni, a Bologna, qualche giorno fa all’incontro con gli amministratori emiliano-romagnoli che hanno aderito alla Rete di Trieste. Di questo gruppo faccio parte e mi fa piacere condividere alcune delle riflessioni emerse. Occorre essere consapevoli che mancano i luoghi, gli ambienti dove ci si può incontrare e dove si può trasmettere la “conoscenza tacita”, che non è quella codificata nei documenti o sui messaggi social ma si trasmette per relazionalità. L’agire politico peggiora perché molti non hanno retroterra culturale e circola così solo la conoscenza codificata. Gli aderenti alla Rete di Trieste dovrebbero avere il compito di scardinare questa situazione stagnante e pericolosa. Un inizio un po' forte tuttavia motivante. Il pensiero, lì per lì, è andato, con riconoscenza, agli amici di “Cives” che ogni anno mettono a disposizione un luogo di incontro e discussione aperta a tutti e proprio quest’anno proporranno il tema della Democrazia e delle sfide che l’attendono.
Secondo Zamagni in tutti i settori, dalla scuola, alla sanità, al welfare ma anche nell’economia bisognerebbe recuperare i concetti di “Bene comune” - di cui si parlava già nel Codice di Camandoli ma purtroppo non nella Costituzione - e di “sussidiarietà circolare”. La realtà infatti è ben altro! come dimostra il “desolante fenomeno messo in luce dai giornali, di gente che lavora ma vive sotto ai ponti” denuncia Zamagni o come “La città degli invisibili, all’ombra della lupa “a Piacenza aggiungo io. Nelle situazioni di emergenza, come già scriveva Keynes nel 1939 a proposito di Welfare e democrazia, è ovvio che deve essere lo Stato a sostituirsi ai privati ma a emergenza finita, bisogna restituire alla società civile il compito di farsi carico del benessere dei cittadini. La Civitas - città delle anime - deve prevalere sull’Urbs - la città delle pietre. D'altronde applicare il welfare civile significa applicare il principio di sussidiarietà circolare sancita dalla stessa Corte Costituzionale nella sentenza n. 131 del 26 giugno 2020 , tanto importante quando sconosciuta ai più, secondo la quale, nell’area del welfare, va applicato il principio di sussidiarietà circolare che si esprime con la coprogettazione e la coprogrammazione triangolando tra Comune, società civile e terzo settore sia per individuare gli obiettivi, che le priorità che gli interventi. L’invito di Zamagni agli aderenti alla Rete è dunque quello di farsi carico di chiedere e ottenere per il Welfare civile un riconoscimento normativo che dia applicazione alla citata sentenza. E poi…Vogliamo cambiare il mondo? Esistono il potere come potenza (il potere di Nietzsche, la potenza bellica) ma anche il potere come influenza che agisce sugli stili di vita delle persone. Gesù non aveva eserciti ma non si può dire che non fu potente. La rete può avere questa influenza arrivando nelle Istituzioni. Le esperienze di gruppi di persone che condividono gli stessi valori e li mettono in pratica, per non morire e per essere fecondi devono arrivare alle Istituzioni perché solo così cioè si possono cambiare le regole del gioco. Se le cose vanno male è responsabilità delle Istituzioni perché significa che esistono regole orientate al male come già diceva Giovanni Paolo II. Oggi, sostiene Zamagni, le regole che vanno cambiate sono sicuramente quelle economiche e finanziarie. Si pensi al divario di remunerazioni tra stipendi di lavoratori e dirigenti, oggetto anche di denuncia recente da parte del presidente Mattarella. “Dunque coraggio - è sembrato dire il professore - l’iniziativa della Rete è importante perché può cambiare le regole del gioco”. Non so davvero se così sarà. Ma ne sarà valsa la pena. “Se senti dolore sei vivo ma se senti il dolore degli altri sei umano”, ci ha ricordato Zamagni citando Lev Tolstoj. Se non avremo ottenuto grandi risultati almeno avremo coltivato la nostra umanità.
Patrizia Calza, sindaco di Gragnano, aderente alla “Rete di Trieste
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