Madre Emmanuel: «Erode e i Magi, la scelta che salva»

"Ci sono momenti in cui ciascuno di noi è chiamato a fare scelte decisive. Il tema di Erode e i Magi che voglio proporre stasera ha lo scopo di spingerci a riconoscere, attraverso questi personaggi, le scelte che siamo o non siamo stati capaci di fare al momento opportuno per dare una svolta alla nostra vita”. Così Madre Emmanuel Corradini, nella foto, ha aperto la sua lectio prenatalizia nel monastero di San Raimondo lo scorso 6 dicembre, davanti ad una nutrita platea di fedeli accorsi ad ascoltarla.
Il Vangelo, la storia di Erode e i Magi
In riferimento al Vangelo di Matteo, filo rosso dell'intero incontro, non si è fatto attendere.
Alcuni Magi giunsero da oriente a Gerusalemme e domandavano: «Dov'è il re dei Giudei? Abbiamo visto sorgere la sua stella, e siamo venuti per adorarlo». All'udire queste parole, il re Erode restò turbato e s'informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Messia. Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta. Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme: «Andate e informatevi accuratamente del bambino e, quando l'avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch'io venga ad adorarlo».
Udite le parole del re, essi partirono. Ed ecco la stella li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. (Mt, 2, 1- 12).
In questo testo rappresentato da Erode e i Magi, i protagonisti si trovano di fronte ad un Bambino e faranno una scelta: quella di adorarlo o di sopprimerlo - spiega l’abadessa -. Una risoluzione che sarà cruciale per la loro e per la nostra vita di cristiani. Anche noi, attraverso tanti piccoli sì e tanti piccoli no che decidiamo nella quotidianità, arriviamo a scegliere il grande Sì dell'incontro con Dio nella nostra vita.
Erode, I Magi e noi
“I Magi incarnano il desiderio di infinito, Erode il timore di essere derubato del proprio potere - osserva madre Corradini -. Due sentimenti contrastanti che convivono dentro di noi, il confine tra l'uno e l'altro è molto stretto. I Magi vanno verso Gesù, lo cercano spinti dalla sete di assoluto e dalla ricerca del senso della vita. E lo incontrano come il culmine di quella sete che faceva loro guardare il cielo scrutando le stelle alla ricerca di una risposta. Anche noi abbiamo dentro un desiderio di infinito, stesso represso, che emerge piano piano nel corso della nostra vita attraverso incontri e avvenimenti, per cui dovremmo fermarci a riflettere sul perché andiamo in chiesa: solo perché si tratta di un precetto, o perché abbiamo bisogno di Dio?”
Erode invece è colui che passa dal desiderio alla cupidigia - continua-, incarna quella parte di noi che non si è mantenuta aperta al desiderio di incontro, di vita, di cambiamento. ma si è chiusa nell'amore per il potere. Erode sa cosa vuol dire adorare e dare il primato a qualcun altro, ma sceglie di allontanarsi dall’adorazione per sprofondare nell'idolatria del suo stesso io. Noi siamo in mezzo a queste due figure: possiamo scegliere di cercare e adorare Gesù come hanno fatto i Magi, oppure allontanarlo e rinnegarlo come Erode. Non è detto che l'Erode che ci abita dentro arrivi ad uccidere gli altri, ma sicuramente ucciderà noi: la speranza, i nostri desideri, le nostre relazioni.
La scelta dei Magi
Anche i maghi rischiano di cadere nell'idolatria, ma colgono la menzogna che abita il cuore di Erode - sottolinea poi la suora -. Questi saggi che vengono da Oriente si trovano quindi di fronte ad una scelta fondamentale: cedere alla cupidigia o fidarsi del segno che vedono e del desiderio che hanno dentro di loro. Scelgono la seconda via, la più difficile. Prima di incontrare il Bambino, infatti, anche loro erano idolatri, adoravano gli dèi della natura. Allo stesso modo noi, finché non incontriamo Dio, tendiamo il nostro cuore verso ciò che ci piace di più. I saggi avevano letto nelle stelle che era nato un nuovo Re e con i loro omaggi venivano ad adorarlo. È proprio a questo punto che troviamo un passo bellissimo della Scrittura: «E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei affatto la minima fra le città; perché da te uscirà un principe, che pascerà il mio popolo Israele"» (Mt 2, 6). In queste parole quello che dice la stella, cioè la natura, coincide con la parola di Dio. La creazione e la Parola sono un tutt'uno senza separazioni: tutto parla di Dio e tutto Gli appartiene. Tante volte, allora, confrontando la natura e le esperienze che viviamo con la parola di Dio possiamo trovare le risposte di cui abbiamo bisogno".
Come si presentano a Gesù
“Ma come si presentano i Magi a Gesù? Portano i loro doni, l'oro, l'incenso e la mirra. Sembrano inadatti ad un bambino e a una famiglia, ma rappresentano le tre domande fondamentali dell’uomo - ha fatto notare la Madre -. L’oro simboleggia il valore delle cose, l'incenso la domanda su Dio e la mirra l’interrogativo sulla morte, sulla fine della vita. Animati da queste tre domande i Magi si presentano quindi nella grotta e trovano tutte le risposte nel pianto e nel sorriso di un Bambino incarnato. “Entrati nella casa, videro il bambino con Maria, sua madre; prostratisi, lo adorarono» (Mt 2, 11 - 12), ci racconta la Scrittura. Ma per riconoscere in Gesù Bambino il senso di tutto e la risposta a tutti i loro interrogativi, I Magi hanno dovuto lasciarsi attraversare da una grande conversione del cuore, un moto interiore che scuote persino i loro corpi, spingendoli verso terra. Solo aprendosi all'amore di Cristo sono potuti passare dal sogno alla realtà e dalla stella al Bambino fatto carne”.
Passaggi niente affatto facili o scontati- precisa-, come non lo sono per noi. Molte volte preferiamo infatti rifugiarci nel sogno o in una felicità illusoria per sfuggire alla realtà presente. E quanti scienziati non si lasciano abbracciare dalla Fede perché pretendono di spiegare persino il divino con la ragione? Troppo spesso dimentichiamo che la felicità è dove siamo abitati dall’amore di Cristo: Inginocchiarsi e scegliere l’adorazione è ben più impegnativo che sognare: è qualcosa che cambia il nostro sguardo sulla realtà e ci tocca dentro, è l’atto d’amore più importante che possiamo fare nella nostra vita”.
"Chiediamo allora che questo sia per noi il Natale del cuore, attraversato dalla pienezza dell'incontro con Cristo - è l'augurio di madre Emmanuel -. E preghiamo perché nella nostra comunità accada quello che è successo nella grotta, dove tutte le differenze tra gli uomini venuti ad adorare il Bambino sono tenute insieme dalla forza del suo amore.
Micaela Ghisoni
Pubblicato il 15 dicembre 2025



