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Fondazioni a confronto: un gemellaggio Piacenza-Croazia sul progetto YouthBank

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Si è conclusa  una intensa e partecipata due giorni di incontro tra il gruppo della YouthBank della Fondazione di Piacenza e Vigevano e una delegazione di 44 rappresentanti della National Foundation for Civil Society Development, fondazione croata attiva nell’ambito della filantropia e del sostegno alle comunità locali. Il gruppo in visita ha trascorso due intense giornate di scambio e lavoro insieme ai “Banker” piacentini finalizzate alla costruzione di un percorso di cooperazione tra le due realtà, attraverso la condivisione di esperienze, buone pratiche, con un’attenzione particolare al protagonismo giovanile. Nel programma anche la visita a progetti sociali ed emergenze culturali presenti sul territorio, dall’Emporio solidale al Pollaio sociale, dalla mostra di Fattori al centro storico della città.

Lo scambio il prossimo settembre

Lo scambio è l’esito di una collaborazione nata nei mesi scorsi a seguito di una manifestazione d’interessa dell’istituzione croata nei confronti dell’attività svolta dalla YouthBank di Piacenza e Vigevano, spiega il coordinatore Edoardo Favari: «Ci ha contattati la direttrice - racconta - che poi ha partecipato con noi al 25ennale delle YouthBank italiane che si è svolto a Como lo scorso settembre ed è venuta a Piacenza per porre le basi di un percorso più strutturato. Il prossimo settembre andremo noi in Croazia e, nel mentre, ci impegneremo a individuare alcuni progetti da portare avanti insieme. La YouthBank è un progetto che agisce prevalentemente sul territorio - prosegue - ma questa iniziativa è il segno della sua apertura verso l’esterno e credo sia particolarmente importante per i ragazzi, al fine di coglierne l’orizzonte e la valenza internazionale. Il filo conduttore di questo scambio: la centralità delle persone, l’innovazione sociale e il valore della cooperazione internazionale».

Il gruppo in visita a Piacenza era composto da giovani under 20 e anziani over 60 provenienti da Zagabria, Zara, Sebenico e altre località croate, che fanno capo a un progetto intergenerazionale promosso, appunto, dalla National Foundation for Civil Society Development.

Il programma della due giorni di scambio ha previsto una prima giornata alla scoperta del territorio piacentino e delle sue eccellenze nel campo della solidarietà e della cultura. Come anticipato, la delegazione croata ha visitato l’Emporio Solidale di Piacenza, un progetto di contrasto alla povertà che promuove la dignità delle persone e il consumo responsabile, e il Pollaio Sociale, iniziativa originale e sostenibile che coniuga inclusione e agricoltura urbana. Sul fronte della cultura, la delegazione ha visitato i principali monumenti del centro storico e la mostra Giovanni Fattori 1825-1908 / Il ‘genio’ dei Macchiaioli, in corso a XNL Piacenza, il centro per le arti contemporanee della Fondazione di Piacenza e Vigevano. La giornata si è conclusa con una cena tradizionale in una trattoria tipica del centro, in un clima di convivialità e dialogo.

Il confronto è entrato nel vivo nella giornata di ieri, venerdì 9 maggio, presso la sede della Fondazione di Piacenza e Vigevano, Palazzo Rota Pisaroni, dove sono state approfondite esperienze e metodologie legate al programma YouthBank, che promuove il coinvolgimento diretto dei giovani nelle decisioni di finanziamento a favore di progetti sociali, sviluppando responsabilità e capacità di leadership. Attraverso un workshop interattivo, è stato quindi avviato un percorso di co-progettazione finalizzato allo sviluppo di attività comuni da realizzare in parallelo a Piacenza e a Zara.

Lo scambio non finisce qui: il gruppo degli YouthBanker di Piacenza e Vigevano ricambierà la visita a fine settembre, e nel frattempo saranno sviluppate le progettualità comuni da finalizzare in quell’occasione.

Pubblicato il 12 maggio 2025

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  • Un libro per capire le differenze tra cristianesimo e islam e costruire il dialogo

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    “La grande sfida che deve affrontare il cristianesimo oggi è di coniugare la più leale e condivisa partecipazione al dialogo interreligioso con una fede indiscussa sul significato salvifico universale di Gesù Cristo”. Con questa citazione del cardinale Raniero Cantalamessa si potrebbe cercare di riassumere il senso e lo scopo del libro “Verità e dialogo: contributo per un discernimento cristiano sul fenomeno dell’Islam”, scritto dal prof. Roberto Caprini e presentato di recente al Seminario vescovile di via Scalabrini a Piacenza grazie alle associazioni Confederex (Confederazione italiana ex alunni di scuole cattoliche) e Gebetsliga (Unione di preghiera per il beato Carlo d’Asburgo).

    Conoscere l’altro

    L’autore, introdotto dal prof. Maurizio Dossena, ha raccontato come questa ricerca sia nata da un interesse personale che l’ha portato a leggere il Corano per capire meglio la spiritualità e la religione islamica, sia da un punto di vista storico sia contenutistico. La conoscenza dell’altro - sintetizziamo il suo pensiero - è un fattore fondamentale per poter dialogare, e per conoscere il mondo islamico risulta di straordinaria importanza la conoscenza del Corano, che non è solo il testo sacro di riferimento per i musulmani ma è la base, il pilastro portante del modus operandi e vivendi dei fedeli islamici, un insieme di versi da recitare a memoria (Corano dall’arabo Quran significa proprio “la recitazione”) senza l’interpretazione o la mediazione di un sacerdote. Nel libro sono spiegati numerosi passi del Corano che mettono in luce le grandi differenze tra l’islam e la religione cristiana, ma non è questo il motivo per cui far cessare il dialogo, che secondo Roberto Caprini “parte proprio dal riconoscere la Verità che è Cristo. Questo punto fermo rende possibile un dialogo solo sul piano umano che ovviamente è estremamente utile per una convivenza civile, ma tenendo sempre che è nella Chiesa e in Cristo che risiede la Verità”.

    Le differenze tra le due religioni

    Anche il cardinal Giacomo Biffi, in un’intervista nel 2004, spiegò come il dovere della carità e del dialogo si attui proprio nel non nascondere la verità, anche quando questo può creare incomprensioni. Partendo da questo il prof. Caprini ha messo in luce la presenza di Cristo e dei cristiani nel Corano, in cui sono accusati di aver creato un culto politeista (la Santissima Trinità), nonché la negazione della divinità di Gesù, descritto sempre e solo come “figlio di Maria”. Queste divergenze teologiche per Caprini non sono le uniche differenze che allontanano il mondo giudaico-cristiano da quello islamico: il concetto di sharia, il ruolo della donna e la guerra di religione sono aspetti inconciliabili con le democrazie occidentali, ma che non precludono la possibilità di vivere in pace e in armonia con persone di fede islamica. Sono chiare ed ampie le differenze religiose ma è altrettanto chiara la necessità di dover convivere con persone islamiche e proprio su questo punto Caprini ricorda un tassello fondamentale: siamo tutti uomini, tutti figli di Dio. E su questo, sull’umanità, possiamo fondare il rispetto reciproco e possiamo costruire un mondo dove, nonostante le divergenze, si può convivere guardando, però, sempre con certezza e sicurezza alla luce che proviene dalla Verità che è Gesù Cristo.

                                                                                                   Francesco Archilli

     
    Nella foto, l’autore del libro, prof. Roberto Caprini, accanto al prof. Maurizio Dossena.

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