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Notizie Varie

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Nuovi alberi al centro sportivo di Trevozzo

 Alberi a Trevozzo

Cinque alberi donati e messi a dimora nell'area verde degli impianti sportivi di Trevozzo, nel comune di Alta Val Tidone: è il primo, piccolo ma significativo passo di una collaborazione nata fra la locale Amministrazione comunale e il Centro socio riabilitativo residenziale "Emma Serena" di San Nicolò di Rottofreno gestito da Coopselios. Nei giorni scorsi, infatti quattro ospiti e un educatore della struttura hanno piantumato tre gelsi bianchi e due aceri di monte con l'aiuto dell'operatore comunale Claudio Dallocchio in una zona del parco individuata durante un precedente sopralluogo congiunto con il sindaco di Alta Val Tidone Franco Albertini. L'iniziativa è nata nell'ambito di "Campostorto", un progetto del centro residenziale partito con la piantumazione (da parte degli ospiti) di circa 280 fra alberi e arbusti nel giardino della struttura. Il progetto è poi proseguito con l'avvio di una piccola attività vivaistica che permette a ospiti e operatori la partecipazione a manifestazioni e fiere del settore del giardinaggio e del verde come "Borgo in fiore", manifestazione che si tiene ogni primavera a Caminata di Alta Val Tidone.

Nell'ultima edizione, domenica 18 maggio, il sindaco Albertini ha voluto che operatori e ospiti fossero protagonisti al momento del taglio del nastro dando loro il microfono e la possibilità di presentare il progetto: un gesto profondamente apprezzato tanto da fare nascere l'idea di "ricambiare" la disponibilità con un "dono" a favore di tutta la comunità come, appunto, la messa a dimora dei cinque alberi. È stata una prima piantumazione alla quale, assicurano dalla struttura, ne seguiranno altre, in aree verdi del Comune di Alta Val Tidone, a partire dal prossimo autunno.

Pubblicato il 23 giugno 2025

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A Piacenza 53 nuovi Dae per salvare vite in caso di arresto cardiaco

Nuovi defibrillatori a Pc 

Sono 53, di cui 38 per postazioni fisse, i nuovi defibrillatori automatici esterni, meglio conosciuti come Dae, che arricchiranno la rete della provincia di Piacenza. Questi strumenti salvavita si aggiungono ai 1311 già presenti sul nostro territorio, di cui 1.068 accessibili al pubblico, 108 installati su auto di pattuglia e 135 di proprietà privata. L’ampliamento della dotazione rientra nel progetto strategico di potenziamento della rete, promosso dalla Regione Emilia-Romagna, che ha destinato a Piacenza 98mila euro dei 1,5 milioni di euro ripartiti tra le Aziende sanitarie locali. “È una giornata di festa per la donazione di 53 defibrillatori che rafforzeranno la rete della provincia di Piacenza – ha dichiarato Paola Bardasi, direttore generale dell’Azienda Usl di Piacenza –. Un ulteriore passo in avanti per un territorio che vanta una storia di oltre 25 anni di cardioprotezione. Questa iniziativa rappresenta un valore importante anche in termini civici, perché promuove la responsabilità condivisa nel prendersi cura della salute pubblica”. I nuovi Dae sono tutti dotati di un geolocalizzatore collegato all’app Dae RespondER e quindi al sistema 118 e saranno distribuiti a tutti i Comuni della provincia o relative Polizie locali, alla Questura e ai Carabinieri nucleo Forestale. Proprio il coinvolgimento delle Forze dell’ordine rappresenta un punto chiave del progetto: l’esperienza piacentina pionieristica, nata con Progetto Vita oltre 25 anni fa, e i risultati ottenuti dimostrano che l’intervento tempestivo dei Dae coordinato dal 118, può incrementare significativamente le probabilità di sopravvivenza in caso di arresto cardiaco. Spesso, grazie alla loro capillare presenza sul territorio, le pattuglie sono in grado di raggiungere il luogo dell’emergenza prima dei soccorsi tradizionali, riducendo drasticamente i tempi di intervento per una rianimazione efficace.

I DATI DI INTERVENTO E SOPRAVVIVENZA

I dati parlano chiaro: studi scientifici condotti proprio a Piacenza mostrano che nelle aree cardioprotette con presenza di defibrillatori automatici, la sopravvivenza senza danni neurologici è del 94%, mentre in aree non cardioprotette scende drammaticamente al 9%. Anche il tempo medio di defibrillazione fa la differenza: 3,3 minuti nelle aree coperte da Dae rispetto ai 7,3 minuti in quelle sprovviste di dispositivi. “Ogni anno 400.000 persone in Europa perdono la vita per arresto cardiaco - spiega Daniela Aschieri, direttore della Cardiologia e Utic dell’Ausl di Piacenza -. Un intervento tempestivo può davvero fare la differenza: già dopo 8 minuti dall’evento, le probabilità di sopravvivenza scendono al 20%. Piacenza è stata pioniera: abbiamo avviato il primo progetto di cardioprotezione in Europa nell’ormai lontano 1998. È fondamentale continuare a installare questi dispositivi sul territorio, perché il loro impatto sulla salute dei cittadini è concreto, misurabile e, soprattutto, salvavita”.

FUNZIONAMENTO DEL SISTEMA DI CHIAMATA

Il sistema integrato si attiva al momento della chiamata al 112: la centrale operativa del 118 mette in moto la rete dell’app Dae RespondER, che invia una notifica alle persone registrate pronte a intervenire. Si tratta di una rete complessa, ma ben strutturata, che unisce la tecnologia alla disponibilità del cittadino a intervenire e alla presenza di strumenti salvavita, con l’obiettivo di ridurre i tempi di risposta, garantire una copertura omogenea anche nelle aree più periferiche e raggiungere zone che finora non erano sufficientemente servite.

LA GESTIONE DELLA FORNITURA

La fornitura dei Dae include una garanzia “full risk” della durata di 72 mesi, a partire dalla data di collaudo fatta dall’Azienda Usl. “Questo progetto non si limita a distribuire dispositivi, ma garantisce una gestione completa, sicura e continuativa – sottolinea Stefano Nani, dirigente dell’Area Emergenza territoriale 118 e Pronto soccorso e Cau–. Alla consegna dei defibrillatori si affiancano l’installazione delle teche in loco, la formazione di due operatori per ciascun dispositivo, interventi illimitati di manutenzione correttiva ed eventuali interventi di manutenzione preventiva. Il pacchetto include anche la sostituzione di materiali consumabili come batterie ed elettrodi, l’aggiornamento gratuito dei software e la fornitura di una procedura dettagliata per l’utilizzo, la manutenzione e la gestione dei guasti. Una rete salvavita funziona solo se è efficiente e sempre pronta all’uso: questo è l’obiettivo che ci siamo dati”. La formazione degli operatori sarà affidata a Progetto Vita, realtà accreditata che da anni rappresenta un punto di riferimento per la cardioprotezione nel territorio piacentino. Questo percorso rafforzerà ulteriormente la capacità di risposta della comunità in caso di arresto cardiaco, promuovendo una cultura della prevenzione che unisce cittadini, istituzioni, volontariato e sanità.

IL QUADRO LEGISLATIVO

L’iniziativa si inserisce nel quadro normativo definito dalla Legge n. 116 del 4 agosto 2021, alla cui stesura Piacenza ha contribuito in modo significativo. La normativa ha impresso un’accelerazione alla diffusione dei Dae sul territorio nazionale, stabilendo l’obbligo in alcuni luoghi pubblici, introducendo l’insegnamento delle manovre salvavita nelle scuole e promuovendo la creazione di una app unica per la geolocalizzazione dei defibrillatori su scala nazionale.

“Mi complimento con chi, a Piacenza, ha dato il via a questo progetto ormai tanti anni fa – ha dichiarato Massimo Fabi, assessore alle Politiche per la salute della Regione Emilia-Romagna –. Avete permesso di salvare moltissime vite, e la Regione è orgogliosa di aver contribuito a questo importante progetto. La Prefettura, le Forze dell’ordine, i sindaci e gli enti del Terzo Settore sono sempre stati al nostro fianco – e lo sono tutt’ora – nella salvaguardia della salute pubblica. Questo gioco di squadra è la chiave per costruire una sanità territoriale forte, efficace e davvero vicina ai cittadini”. Piacenza risponde con efficacia a questi nuovi standard, forte di un impegno ventennale nella promozione della salute e nella costruzione di una rete territoriale solida e integrata. La defibrillazione precoce è oggi riconosciuta come standard d’eccellenza dalle principali società scientifiche europee e la città continua a distinguersi come modello di cardioprotezione.

“Questo è un progetto dal grande valore – ha affermato il prefetto di Piacenza, Paolo Ponta –. L’obiettivo è far crescere una vera cultura della prevenzione, salvare e proteggere la vita del cittadino. Piacenza è stata la prima città in Europa ad avviare, nel 1998, un progetto strutturato di cardioprotezione. Una primogenitura che non è nuova per questo territorio: Piacenza primogenita nel 1848, e ancora una volta pioniera centocinquant’anni dopo. Un’identità civica e sanitaria che si conferma nel tempo. Con questa nuova dotazione, Piacenza consolida la propria identità di comunità responsabile, dove tecnologia, prevenzione e prontezza d’intervento si fondono per salvare vite. Un Dae non è solo un dispositivo elettromedicale: è una possibilità concreta di sopravvivenza da una emergenza potenzialmente mortale come l’arresto cardiaco che colpisce 60.000 persone ogni anno in Italia. E ogni defibrillatore automatica esterne può rappresentare una opportunità, visto che ogni secondo può fare la differenza”.

Pubblicato il 23 giugno 2025

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L’agricoltura, il terzo pilastro del ponte tra l’Università Cattolica e Haiti ha base a Piacenza

HaitiPC 1280

Un angolo di Africa immerso nel Mar dei Caraibi. Haiti, il Paese caraibico che condivide l’isola di Hispaniola con la Repubblica Dominicana, subisce una delle più gravi crisi umanitarie del mondo. «È decisivo parlare di speranza in un Paese in cui la situazione è umanamente disperata» spiega Mons. Graziano Borgonovo nel campus di Piacenza dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Haiti la conosce molto bene e Papa Francesco, un anno e mezzo fa, lo ha nominato Sottosegretario del Dicastero per l’Evangelizzazione. «Ho visitato per la prima volta Haiti nel 2007, poi in modo continuativo dal 2013. Tenevo un corso di formazione permanente ai sacerdoti di una delle Diocesi haitiane, a Hinche, una cittadina sull’altopiano. Mi hanno portato a vedere il campus appena avviato dall’Universitè Notre Dame d’Haiti per la Faculté de Biologie médicale. Mi ha colpito per la dignità degli studenti, nonostante le condizioni del Paese siano molto problematiche da più punti di vista, e mi sono accorto subito che necessitava di un potenziamento». È nato così, grazie al Centro di ateneo per la solidarietà internazionale (CeSI) dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, nell’ambito delle iniziative promosse sul territorio a favore della popolazione locale a seguito del terribile terremoto che nel 2010 ha colpito l’isola, il progetto ben raccontato nel volume Projet Haiti, Développement d’un laboratoire universitaire de biologie médicale edito da Vita e Pensiero (2019).

La collaborazione tra i due atenei ha portato, pochi anni dopo, all’avvio di un progetto di terza missione tra la Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università Cattolica e la Faculté des Sciences de l’Education de l’Universitè Notre Dame d’Haiti che ha rappresentato, nel campus di Jacmel, «un’importante occasione per mettere alla prova il valore formativo profondo di concetti legati all’educazione e alla cittadinanza», come hanno scritto Paolo Molinari ed Elena Riva nel volume Educazione e cittadinanza per una formazione integrale edito da EDUCatt (2024), «pur nella consapevolezza che è comunque nella vita reale di docenti e studenti che tali concetti prendono forma e acquistano significato». Come ha sottolineato nella stessa pubblicazione Mons. Claudio Giuliodori, Assistente ecclesiastico generale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, «questo progetto risponde concretamente anche all’invito di Papa Francesco» alla promozione di «reti di fraternità che siano alimento alla pace e alla giustizia tra i popoli», per cui «la via dell’educazione è certamente la via principale e più efficace». 

Il terzo pilastro del ponte tra l'Università Cattolica e Haiti si è sviluppato a Cap-Haitien, la seconda città del Paese, a sostegno della Faculté d’Agronomie dell’Universitè Notre Dame d’Haiti. «È stato possibile realizzare questo progetto grazie a due docenti di Genetica agraria, Matteo Busconi e Lorenzo Stagnati, che ho conosciuto quando Mons. Giuliodori ha organizzato un pellegrinaggio in Terra Santa» racconta Borgonovo. «Nel primo semestre abbiamo tenuto diversi corsi a distanza e, d’intesa con il preside Pier Sandro Cocconcelli, insieme a Giuseppe Bertoni e Vincenzo Tabaglio abbiamo iniziato una serie di incontri con il personale dell’Université Notre Dame d’Haiti per capire cosa concretamente si potesse realizzare in collaborazione con la nostra Facoltà di Scienze Agrarie, alimentari e ambientali» spiega il professor Busconi. «Abbiamo quindi deciso di mostrare a Paul Saint Jean, decano della Faculté d’Agronomie, come gestiamo la didattica e la ricerca, sia in laboratorio sia in campo, e averlo a Piacenza non è stato affatto semplice. L’Ambasciata di Haiti presso la Santa Sede ci è stata di grande aiuto perché il professore potesse ottenere il visto. Stiamo cercando di mostrargli qualcosa di semplice che lui possa replicare ad Haiti. Come effettuare un primo ma basilare miglioramento genetico del mais e dei fagioli, per esempio, o come valorizzare la loro biodiversità rendendola anche più produttiva, in modo da essere meno dipendenti dalle importazioni». 

«La situazione politica di Haiti è molto difficile, tuttavia c’è speranza» dice il professor Saint Jean. «La popolazione è molto giovane, i giovani sono la nostra ricchezza più grande perché sono desiderosi di imparare e interessati a coinvolgersi. L’agricoltura è la prima risorsa da valorizzare. È stato molto interessante l’impatto con la realtà italiana, profondamente diversa da quella del mio Paese. Noi abbiamo un numero consistente di conoscenze teoriche. Avremo modo, a seguito di questa esperienza, di aggiornare anche dal punto di vista infrastrutturale l’equipaggiamento a nostra disposizione». L’agricoltura haitiana, spiega Busconi, «è prettamente di sussistenza, ferma a quello che in Italia si vedeva agli inizi del Novecento. Il problema è che è un ambiente molto difficile e senza sicurezza. Haiti è un angolo di Africa in mezzo ai Caraibi. Noi non pensiamo certo di risolvere la situazione, ma possiamo dare il nostro contributo».

Nella foto, da sinistra, Lorenzo Sagnati, Paul Saint Jean, Mons. Graziano Borgonovo, Matteo Busconi.

Pubblicato il 21 giugno 2025

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Dottoranda Agrisystem riceve un premio dalla società di nutrizione umana

Dottoranda Agrisystem

Per Federica Volpe, 26 anni, dottoranda Agrisystem all’Università Cattolica, fare ricerca non è mai stato solo un obiettivo accademico, ma un modo per cambiare le cose. E oggi, grazie a uno studio innovativo nel settore della nutrizione umana, questa vocazione inizia a lasciare il segno: il suo lavoro le è valso il Premio Sinu, assegnato durante l’ultimo Congresso nazionale della Società Italiana di Nutrizione Umana. Nel team del dipartimento Diana, sezione Scienze degli Alimenti e della Nutrizione, della facoltà di Scienze agrarie alimentari e ambientali, Federica sta contribuendo a uno studio che unisce gusto, scienza e salute. Una ricerca che parla di alimenti che ogni giorno sono presenti sulle nostre tavole, e proprio per questo hanno un impatto sulla salute pubblica a lungo termine.

RICERCA E NUTRIZIONE: COME SI COSTRUISCE IL BENESSERE A TAVOLA

Il cuore della ricerca su cui sta lavorando Federica è semplice, ma cruciale: migliorare la qualità nutrizionale dei prodotti cerealicoli, in particolare pasta, biscotti, cereali integrali e da colazione. Al centro dell’attenzione c’è l’amido lentamente digeribile (SDS) – una componente dei carboidrati che, per la sua digestione graduale, è associata a una risposta glicemica più bassa dopo i pasti. “La pasta – spiega Federica – è la principale fonte di SDS nella dieta italiana, rappresentando circa il 30% dell’assunzione totale. È proprio su questo alimento e su altri simili che stiamo lavorando, cercando di migliorare il profilo nutrizionale senza rinunciare al gusto”.
L’obiettivo è ambizioso: formulare prodotti che incontrino i gusti dei consumatori, ma che allo stesso tempo aiutino a tenere sotto controllo i picchi glicemici e a prevenire le malattie croniche. Una sfida che unisce scienza degli alimenti, tecnologia, chimica e medicina preventiva.
Il progetto di cui Federica fa parte è inserito in OnFoods, una delle iniziative di ricerca più strategiche finanziate dal Pnrr e dall’Unione Europea. OnFoods riunisce eccellenze accademiche e industriali in tutta Europa per sviluppare modelli alimentari sostenibili, sicuri e salutari.
Oltre a migliorare la qualità della dieta e della nutrizione del consumatore, OnFoods si propone di ridurre gli sprechi, rafforzare la sostenibilità delle filiere agroalimentari e promuovere un rapporto più consapevole e informato tra persone e cibo.

LA NUOVA FRONTIERA DELLA NUTRIZIONE

Secondo la professoressa Margherita Dall’Asta, nutrizionista, docente e relatrice del progetto, “la nuova sfida della nutrizione non è solo migliorare i singoli alimenti, ma riuscire a farlo in modo che i benefici siano accessibili a tutta la popolazione, nella quotidianità”. E in questo, Federica sta già lasciando il segno. Con passione, metodo e visione, sta contribuendo a costruire il futuro del cibo: un futuro in cui mangiare bene non significa solo soddisfare il palato, ma anche prendersi cura della propria salute.

Pubblicato il 22 giugno 2025

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Al Castellaro di Travo l'incontro provinciale con le Comunità piacentine nel Mondo

PC MONDO V

Il 29° incontro provinciale con le Comunità Piacentine nel Mondo si terrà domenica 3 agosto a Castellaro-Fellino (Travo). A precederlo sarà l’anteprima di sabato 2 agosto a Travo nell’ambito del festival “Giana Anguissola”. La Provincia ha ospitato nei giorni scorsi la presentazione dell’atteso evento. Alla conferenza stampa sono intervenuti la consigliera provinciale e sindaco di Travo Roberta Valla e – per Piacenza nel Mondo – la presidente Patrizia Bernelich con Maurizio Sesenna, componente del direttivo dell’associazione. Nel corso dell’incontro provinciale con le comunità piacentine nel mondo – da sempre supportato dalla Provincia – vengono premiati i piacentini che, con la loro attività, hanno tenuto alto il nome di Piacenza nel mondo.

Piacenza nel mondo

L’associazione Piacenza nel Mondo, nata nel 1998, promuove la cultura, la storia e le tradizioni della città di Piacenza all’estero. In particolare in quei territori dove le generazioni di cittadini emigrati hanno costituito nuovi nuclei comunitari. La missione dell’Associazione è mantenere i rapporti con le comunità estere di piacentini di vecchia e nuova generazione. Il tutto attraverso una rete istituzionale di realtà associative e l’organizzazione di eventi culturali e sociali.

L’Associazione si occupa della formazione e dello sviluppo di iniziative su tematiche inerenti all’emigrazione. Concerti, mostre storiche e fotografiche, presentazioni di opere letterarie nelle località estere e nel territorio di Piacenza e provincia.

Pubblicato il 21 giugno 2025

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