Trasferta in Grecia,in questi giorni, per il Comune di Piacenza: l’assessora alle Pari Opportunità Serena Groppelli elefunzionarie del Settore Piacenza 2030Nicoletta Rebecchi e Francesca Giraldipartecipano, nella municipalità di Egaleo, al meeting del progetto europeo Padrion, avviato un anno fa, di cui la nostra città è parte insieme a una rete di partner da Albania, Croazia, Macedonia del Nord, Montenegro e Serbia, oltre ad altre realtà italiane e della penisola ellenica.Coordinato da Lepida e cofinanziato dal programma Interreg Ipa Adrion, il network internazionale riunisce istituzioni ed enti chiamati a lavorare insieme – per un triennio – sulle sfide che la transizione digitale pone per le pubbliche amministrazioni, con l’obiettivo di favorire l’accessibilità delle nuove tecnologie e promuoverle come strumento di inclusione sociale.
“Piacenza – spiega Groppelli – partecipa a questo percorso valorizzando la prospettiva femminile, cogliendo il processo di innovazione in atto come un’occasione per far emergere il punto di vista e il coinvolgimento delle donne nella fruizione di luoghi, servizi e infrastrutture del territorio. Partendo dalle solide basi costruite in questi anni grazie al Tavolo Politiche di Genere, abbiamo scelto di realizzare una mappa urbana digitale e interattiva, che permetta alle donne di segnalare gli spazi che rendono la città accogliente, ma anche le zone percepite come insicure o difficili da raggiungere: dalle aree verdi ai bagni pubblici, dalle strade ai quartieri, vorremmo capire meglio dove i servizi di prossimità sono adeguati e dove ci sono aspetti da migliorare. Non è solo questione di sicurezza, ma anche di raccontare la qualità della presenza femminile nelle dinamiche e negli spazi della città, anche attraverso lo studio della toponomastica che troppo spesso relega le donne in secondo piano”.
Incontri dedicati, consultazioni e partecipazione online consentiranno di realizzare una piattaforma integrata con il Sit – Sistema Informativo Territoriale del Comune di Piacenza, per dare continuità anche ai progetti già avviati e implementarli ulteriormente, “in linea – aggiunge l’assessora – con un riferimento importante qual è la comunità tematica Donne e Digitale della Regione Emilia Romagna, come modello cui ispirarci per raccogliere gli spunti che arriveranno, ad esempio, dal tessuto associativo e imprenditoriale, dalla scuola e dal volontariato. Ogni realtà, ogni settore dà voce a istanze che dobbiamo ascoltare e tradurre in azioni concrete, per costruire una città sempre più inclusiva e coesa”.
Nel 2023, nella provincia di Piacenza, sono stati puntati sul gioco d’azzardo circa 630 milioni di euro, con una perdita di 110 milioni. Il disturbo da gioco d’azzardo è una dipendenza in crescita e in evoluzione, una patologia sempre più diffusa che colpisce non solo la persona, ma l’intero nucleo familiare, con conseguenze economiche, sociali e di salute fisica e psicologica. Sono poche le persone che chiedono aiuto: far emergere questo sommerso è il cuore di Iceberg, progetto realizzato in co-progettazione tra Ausl di Piacenza, Fondazione La Ricerca, Cooperativa sociale L’Arco e Distretti socio-sanitari, impegnati nella lotta contro una problematica che affligge sempre più la nostra comunità. L’obiettivo di Iceberg? Sensibilizzare la comunità sul tema e supportare i familiari dei giocatori d’azzardo, perché solo insieme, familiari, operatori, comunità, possiamo affrontarlo, sostengono gli operatori. E proprio per sensibilizzare più persone possibili, l’Associazione Il Sogno di Pontenure ha organizzato una serata dal titolo “Non è gioco se è d’azzardo”, prevista per mercoledì 3 dicembre alle 21 presso la Biblioteca Comunale Villa Raggio, in Piazza Tre Martiri a Pontenure. Durante la serata, a ingresso libero e gratuito, interverranno il dott. Maurizio Avanzi, Responsabile della cura del disturbo da gioco d’azzardo per l’Ausl di Piacenza, la dott.ssa Silvia Cabrini, psicologa e psicoterapeuta del SerDP dell’Ausl di Piacenza, Mara Verderi, operatrice di Progetto Iceberg, e Anna Arzani, commerciante che ha scelto di rimuovere le slot machine dal suo esercizio.
Nella foto in alto, di Siciliani-Gennarii/SIR, giocatori alle slot machines.
Il 24 novembre è morta Maria Antonietta Lasagni della comunità “Oasi Rosa Mistica” di Torrazzetta in provincia di Pavia. Nata nel 1932 a Correggio, in provincia di Reggio Emilia, fin dall’infanzia Maria Antonietta aderì all'Azione Cattolica, e ne fu poi un membro attivo pure come educatrice. Ciò che respirò nella sua giovinezza, la ricorda don Mauro Stabellini, trovò terreno fertile quando le venne proposto di conoscere don Niso Dallavalle che a Piacenza stava iniziando una nuova esperienza di giovani donne che si mettevano in ascolto della volontà del Signore. Fu così che Antonietta fu la prima che lasciò casa sua per far parte della nuova Comunità denominata “Oasi Rosa Mistica”. Era il 1956, anno in cui don Niso apriva a Piacenza “Famiglia Studentesca”, una comunità di accoglienza di giovani ragazze; e, quasi contemporaneamente, acquisiva e iniziava la ristrutturazione della Villa di Torrazzetta. Antonietta, insieme poi alle altre consorelle, cominciò la doppia attività: a Piacenza, come educatrice delle ragazze; e a Torrazzetta, come aiuto per l’accoglienza di gruppi e persone, esperienza che sempre più si espanderà dagli anni ‘60 fino alla fine del ’90. Ha condiviso tutto di questo cammino, fino alla nascita della Fondazione don Niso, che ora porta avanti e gestisce il Progetto iniziale. Ricordiamo Antonietta sempre sorridente, dedita e attenta alle persone, collaboratrice nelle decisioni della comunità, soprattutto dopo il grande dolore per la perdita improvvisa di don Niso. La sua fede e la sua spiritualità, che a volte ci spiazzava e il suo grande amore per la Madonna l’hanno accompagnata sino alla fine. Pure negli ultimi giorni, all’Hospice, ormai sedata, quando qualcuno iniziava a pregare lei accompagnava con le labbra.
«Faccio la volontà del Signore»
“Pensavo di farmi religiosa – raccontava – ma proprio in quegli anni l’AC di Reggio sottolineava la grandezza dell’ideale di dar vita a una famiglia. Avevo dei pretendenti, ma non mi sentivo a mio agio nella relazione con un’altra persona; era come se ciò che io cercavo fosse altro. Fu allora che mi raggiunse don Niso per raccontarmi della comunità. Ci pensai seriamente e quando ne parlavo con qualcuno, subito mi chiedevano: ma come si chiama questa comunità? Io, che ero attratta da quell’ideale, non sapevo cosa rispondere e dicevo semplicemente: «è una cosa nuova!». A me non importava il nome o dove ci saremmo sistemate, per me l’importante era rispondere alla voce di Dio. Mi fidai e mi buttai in quella nuova strada. Il 16 ottobre 1956 sono stata la prima ad entrare nella casa che don Niso aveva acquistato. Partii contenta dicendo: «faccio la tua volontà Signore!»”.
Nella mattinata di sabato 13 dicembre presso la sede di via S. Vincenzo 4 a Piacenza è in programma il raduno dell'associazione Ex Allievi del San Vincenzo: all'ordine del giorno, oltre alla presentazione del bilancio dell’anno trascorso e il ricordo di chi ci ha lasciato, ci sarà il rinnovo del Consiglio, la presentazione di nuove attività ed eventi, fra cui la rappresentazione teatrale, a cura della “Maschera di Cristallo”, “Infinitamente Francesco”, in occasione degli 800 anni dal beato transito del Santo. Verranno proposte inoltre alcune testimonianze di ex allievi nello sport. In programma anche il saluto del presidente nazionale della Fedexal Federico Lampiano e del presidente della Confederex piacentina Maurizio Dossena, la testimonianza dei Fratelli delle Scuole Cristiane attivi in altre città, la celebrazione della messa da parte del vescovo emerito di Piacenza-Bobbio mons. Gianni Ambrosio, sempre molto vicino ai sanvincenzini. Infine ci sarà l’assegnazione del Premio La Salle al dottor Roberto Franchi, per la sua preziosa professionalità medica e per la generosa attività alla guida del “Samaritano”, l'associazione di Codogno che si prende cura del paziente oncologico e della sua famiglia, assistendoli nei momenti di maggior difficoltà e cercando di far fronte alle loro più svariate necessità.
Il “San Vincenzo”, un pezzo di storia della scuola cattolica piacentina
La presenza a Piacenza del Collegio San Vincenzo dei Fratelli delle Scuole Cristiane ha costituito – e, in viva memoria, costituisce ancora sempre – una realtà di grande portata per la nostra città, nell’ambito della storia della Scuola, della trasmissione dei valori educativi, dei rapporti con le famiglie, con le istituzioni, con la realtà ecclesiale: la storia del Collegio a Piacenza, con la sua forte presenza e poi con l’inopinata chiusura nel 1972. Un po’di storia ci aiuta: i Fratelli delle Scuole Cristiane furono voluti nel Ducato di Parma e Piacenza nel 1843 dall’Arciduchessa Maria Luigia, insieme con l’omologo della vicina Parma, e così l’intensa e appassionata attività didattico-educativa dei Fratelli iniziò in entrambe le città: e la storia è ancora eloquente, perchè a Parma i Fratelli delle Scuole Cristiane hanno continuato e continuano la loro produttiva esperienza. Alla metà del XIX sec. la fama di San Giovanni Battista De La Salle e, soprattutto, i benéfici effetti della sua azione educativa, erano già molto ben evidenti anche nella realtà italiana: lo stile che egli impresse nell’impegno dei suoi Fratelli si denotò subito per un sapiente intreccio di attenzione conservativa valoriale e di intelligente modernità pedagogica, un tratto che l’azione dei Fratelli ha saputo ben conservare nel tempo, così come nell’altrettanto sapiente intreccio fra senso della disciplina e forte attenzione alla persona, senza distinzioni sociali. A Piacenza i Fratelli subentrarono ai Padri Teatini, che vi erano presenti dal 1810: ecco la motivazione dell’intitolazione dell’Auditorium di via Scalabrini, che ha successivamente rappresentato la rinascita dell’abbandonata splendida chiesa di San Vincenzo, coi suoi capolavori di arte barocca, uno dei più cari gioielli della realtà del San Vincenzo. 1972, un fulmine a ciel sereno! il “San Vincenzo chiude”! Un colpo che gli ex-allievi e la città tutta accusarono negativamente, una ferita che, diciamolo pure, dopo più di mezzo secolo non si è ancora del tutto rimarginata. Ma guardiamo al presente, lasciamo i pur cari muri e veniamo alle persone: muri che, peraltro, dopo anni di abbandono oggi hanno nuova veste e nuove funzioni e dove la “Storica Associazione Ex Allievi” ha la sua sede e i suoi lavori, una vivida Associazione che è stata guidata, dal 1955, da Tino Concesi, poi, dal ’67, da Diego Braghieri e successivamente, per diciotto anni, da Roberto Egalini, con la ripresa della pubblicazione della “mitica” rivista “Nostra Fiamma”, foglio di coordinamento di tutta la vita lasalliana piacentina. E’ seguita poi la guida di Maurizio Dossena e quella di Giuseppe Ticchi, coadiuvato dai componenti il Consiglio: S. Campagnoli, M. Dossena, T. Inzani, A. Stragliati, C. Dionedi, R. Laurenzano, E. Tirelli, A. Maccari.
L’Associazione e il suo Consiglio Direttivo (che sarà prossimamente rinnovato) cercano di portare avanti, non solo nel ricordo, ma anche propositivamente, lo spirito del La Salle nella loro vita personale, famigliare, culturale, sociale, professionale, ecclesiale, avendo come particolare attenzione la sorte della Scuola Cattolica, in generale e in particolare nella realtà piacentina, una realtà ricca di valori e forti tradizioni, ma anche di notevoli problemi aperti, a cominciare dalla situazione della scuola cattolica a Piacenza, città, provincia e diocesi. Fra gli impegni dell’Associazione in questi anni possiamo cogliere l’obiettivo di una degna collocazione delle preziose reliquie di Sant’Urbico, trasferite a Piacenza per disposizione di Papa Gregorio XVI nel 1849, un santo preadolescente di epoca paleocristiana che per i sanvincenzini piacentini costituisce un affetto e una devozione particolari: bellissime le processioni con fiaccolate che si facevano in Collegio in onore di questo martire bambino, sentito un po’ come il patrono della gioventù studiosa! Le ospita ora la chiesa di San Dalmazio, certo sono patrimonio spirituale della città, in primis, certo, lasalliano.
Il Premio La Salle
A decorrere dal 1991 l’Associazione Ex-Allievi del Collegio San Vincenzo di Piacenza assegna annualmente il prestigioso Premio La Salle, come “riconoscimento agli ex-allievi che hanno offerto significative testimonianze e si sono distinti nel campo sociale, professionale, imprenditoriale ed ecclesiale”. Ricordiamo nomi di grande valore: dott. Carlo Mandelli, rag. Roberto Gentilotti, dott. Luigi Gatti, prof. Giacomo Vaciago, già sindaco della città e valente economista, ing. Leonardo Garilli (a cui dobbiamo, peraltro, un Piacenza Calcio in serie A che appartiene ormai alla storia!), comm. Valentino Cigala, dott.Pietro Bassi (il valoroso medico del soccorso alpino in Val d’Aosta), padre F. Maria Parenti, mons. Enrico Risposi, parroco emerito di Castel San Giovanni, presenza sacerdotale di guida ai giovani sanvincenzini negli anni cinquanta e sessanta, rag. Roberto Rasperini, fratello di Carlo Rasperini, giovane laico modello di fede cristiana attiva e animatore di Azione Cattolica e Scouts, morto tragicamente in giovanissima età nel 1950 ), prof. Domenico Ferrari, prof. Piero Cravedi, dott. Beniamino Anselmi, dott. Carlo Bravi, già Provveditore agli Studi di Piacenza, dott. Carlo Emanuele Manfredi, uomo di cultura appartenente a una delle più importante famiglie nobili piacentine, già Direttore della Biblioteca Comunale “Passerini-Landi” e Priore della Confraternita della Beata Vergine del Suffragio in Sopramuro, recentemente scomparso, geom. Paolo Scaravaggi, il sanvincenzino che diede grande impulso ad “Africa Mission”, rag. Dario Squeri, già Presidente della Provincia, don Luciano Ravetti, il quale scelse il sacerdozio dopo esser stato “fratello”, prof. Giancarlo Schinardi, a lungo docente di lettere del Liceo “Respighi”, grande animatore della partecipazione studentesca e del giornalismo scolastico, prof. Fabio Fornari, valoroso medico piacentino impegnatissimo negli screening tumorali, gen. Umberto B.A. Rossi dell’Aeronautica Militare, i Fratelli Salvatore, Sandro, Gianni e Stefano Casalini, imprenditori i tre con la “S”, medico Gianni; il giornalista di Telelibertà Alberto Brenni, il cav. Bruno Giglio, il noto tennista di Coppa Davis Giordano Maioli, il Ggen. Fabrizio Castagnetti, già Capo di Stato Maggiore dell’Esercito e responsabile di prestigiosi incarichi diplomatico-militari a livello internazionale. Più recentemente, il dott. Paolo Corvi Mora, esponente di un’importante casata nella farmacologia; il geniale artista Franco Scepi, “grande artista della comunicazione” (come titolava “Nostra Fiamma”), amico di Gorbaciov (che ospitò nella nostra città) e promotore dei premi per la pace; e anche il regista Marco Bellocchio, che appunto al “S.Vincenzo” ha svolto una parte dei suoi studi. Accanto ai premii “La Salle” le stelle d’argento: Roberto Bravi, solerte Segretario dell’Associazione, Luciano Molinelli, referente dell’Associazione in Val Tidone, i Fratelli Giuseppe e Maurizio Dossena, Tommaso Inzani, animatore a suo tempo dei convittori del S.Vincenzo, Antonio Mutti, Amilcare Maccari, Felice Delli Antoni, Paolino Fornaroli, Gaetano Favari, il giornalista Sandro Pasquali. E anche premi speciali, come a Federico Ghizzoni, in memoria del padre Flaminio, maestro di cultura e di vita cristiana; all’Associazione Difendiamo i Nostri Figli, intensamente e fermamente impegnata nella difesa della Famiglia. I nomi di alcuni fra i tanti Fratelli che hanno lasciato la loro forte impronta educativa al san Vincenzo e a Piacenza: solo alcuni qui, perchè sarebbero tanti…, per lo più, purtroppo, non più viventi: Egidio, grande animatore dei raduni piacentini, Candido Saracco, l’ultimo direttore, Valerio, Domenico, Giovannino, Gabriele, Delfino direttori, Candido Sirocchi, Riccardo, Ladislao, Clemente, Casimiro, Giustino, Giovenale, Agapito, Giustiniano, Livio, Baldovino, Vittorio.
Un patrimonio di insegnamenti: la storia del San Vincenzo, con il suo glorioso passato, ma anche la sua testimonianza al presente, ci porta alla non facile realtà della scuola cattolica in genere e a Piacenza in particolare e questa doverosa rievocazione di una storia importante ci deve indurre a una piena consapevolezza della forza che tali radici culturali, formative e cristiane possono avere per una comunità, dell’apporto che esse hanno dato alla nostra comunità: parlarne oggi non ha solo il sapore del ricordo nostalgico, ma si fonde concretamente con la ricerca di un terreno solido per l’educazione e la scuola che possiamo e dobbiamo dare ai nostri figli, ai Piacentini e agli Italiani di domani.
Il 1° dicembre, come ogni anno, il mondo si ferma per ricordare che l’Aids esiste ancora e che la prevenzione resta la nostra arma più potente. Anche Piacenza sarà in prima linea: l’Azienda Usl e il 118, insieme al Comune di Piacenza, della Croce Rossa, de La Ricerca e di Arcigay, hanno organizzato un’iniziativa speciale dedicata alla consapevolezza, alla prevenzione e alla diagnosi precoce dell’infezione da Hiv. L’appuntamento è per lunedì 1° dicembre 2025, dalle 17.30 alle 21.30, nella suggestiva cornice di piazzetta Mercanti dove sarà allestito un punto informativo con la possibilità di effettuare gratuitamente, e in forma riservata, un test rapido.
“Oggi parlare di Hiv è profondamente diverso rispetto al passato – racconta Filippo Trapani, direttore di Malattie infettive – Le terapie moderne sono semplici, ben tollerate e soprattutto molto efficaci nel ridurre la carica virale. Questo significa una vita più lunga, più serena, più ricca di prospettive. Significa che, se il virus diventa non rilevabile, non viene trasmesso nemmeno nei rapporti sessuali non protetti. Un traguardo che, fino a pochi anni fa, sembrava impensabile. Per questo però è ancora più importante rispetto al passato giungere ad una diagnosi precoce. Prima si arriva alla diagnosi e prima si inizierà un trattamento che ci permette di rompere la catena della trasmissione del virus ad altre persone. La diagnosi precoce ci permette anche di intraprendere un trattamento antivirale nelle fasi iniziali dell'infezione, un elemento che garantisce maggiori chance di risposta alla terapia, rispetto ad una terapia iniziata in fase di Aids”.
Nel 2025, a Piacenza, i nuovi casi registrati sono stati dieci, un numero che rincuora, soprattutto se confrontato con i ventiquattro casi dell’anno precedente e che riporta la situazione in linea con i trend storici. “Ma non dobbiamo abbassare la guardia – continua Trapani – L’Hiv si può prevenire, e la scelta di proteggersi fa davvero la differenza. Il preservativo resta lo strumento più efficace contro tutte le malattie sessualmente trasmesse, ma oggi abbiamo anche nuove strategie di protezione. Una di queste è la profilassi post-esposizione per HIV (PeP), da attivare dopo un rapporto a rischio. A Piacenza è possibile rivolgersi al Pronto soccorso in qualunque momento, 24 ore su 24, per ricevere subito le prime dosi del trattamento. Quanto prima si interviene – idealmente entro 4 ore, e comunque entro 48-72 ore – tanto più la protezione è efficace. Esiste anche la profilassi pre-esposizione (PrEP), pensata per chi desidera proteggersi già prima di un possibile rapporto a rischio. Per iniziare è sufficiente contattare gli ambulatori di Malattie infettive. Trapani sottolinea però che la PrEP protegge solo dall’Hiv e richiede controlli periodici, previsti dal protocollo regionale, anche per altre infezioni sessualmente trasmesse. Il 1 dicembre, in piazzetta Mercanti, gli operatori dell’Azienda saranno pronti ad accogliere chiunque voglia informarsi, capire meglio, fare domande o semplicemente parlarne. Sarà anche possibile eseguire un test rapido per HIV, gratuito, riservato e senza bisogno di prenotazione. Questa giornata serve a ricordare che prevenzione e diagnosi precoce non sono solo parole tecniche, ma scelte che possono cambiare la vita delle persone, rendere le terapie più efficaci e garantire un futuro più sereno”. L’Ausl di Piacenza, grazie alla collaborazione con l’Amministrazione comunale, 118, Croce Rossa, La Ricerca e Arcigay, rinnova così il suo impegno per una sanità vicina, accessibile, accogliente, capace di raggiungere le persone nei luoghi in cui vivono e si incontrano.
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