La gioia di stupirsi: la rivoluzione pedagogica di Andrea Gargiulo

Andrea Gargiulo, musicista, formatore, pedagogo, dinanzi ad un pubblico di docenti, il 21 novembre, nell’aula magna del Liceo Gioia a Piacenza, non ha parlato di programmi, né di tecniche da applicare con precisione chirurgica. Ha espresso invece di un “atteggiamento”, una postura pedagogica capace di ribaltare l’idea tradizionale dell’insegnamento. Si chiama didattica reticolare, ed ha precisato che non si tratta di un metodo, ma di un modo diverso di guardare l’educazione: socio-costruttivista, relazionale, enattivo. In altre parole: umano.
Una storia che parte da lontano
Da queste premesse, quindici anni fa in Puglia, è nato, dalla forza e creatività di Andrea, MusicaInGioco, un progetto ispirato a “El Sistema”, un modello didattico musicale, ideato e promosso in Venezuela da José AntonioAbreu. Un sistema di educazione musicale pubblica, diffusa e capillare, con accesso gratuito e libero per bambini di tutti i ceti sociali. Questa idea - per Gargiulo - è oggi più attuale che mai. Al centro c’è una convinzione semplice e radicale: non esiste un sapere oggettivo da trasferire, perché ogni persona percepisce la realtà a modo suo. La scuola, allora, non può che partire da questa unicità.
Contro i metodi rigidi: la scuola che perde studenti
Gargiulo non ha risparmiato critiche ai modelli didattici tradizionali, soprattutto in ambito musicale: «Troppo spesso l’insegnamento è costruito per comodità del docente, non per lo studente». Programmi lineari, lezioni standard, mancanza di flessibilità: il risultato è - per Gargiulo - un percorso “infelice”, fatto più per selezionare che per far crescere. Non sorprende - ha detto - che l’Italia sia ai primi posti per dispersione nei conservatori. «È una falsa meritocrazia: si beatificano le rinunce invece di interrogarsi su ogni studente perso per strada».
La vita non è predeterminata
Gargiulo si è opposto anche alle teorie deterministiche che attribuiscono alla genetica quasi tutto il peso del nostro destino. La sua visione è diversa: un equilibrio tra genetica, educazione ed eventi casuali. Per raccontarlo, ha descritto ai docenti la storia di Vincenzo Deluci. Trombettista di talento, un incidente lo lascia paralizzato. Eppure, contro ogni previsione, Deluci torna alla musica con una tromba costruita su misura, si esibisce, aiuta altri musicisti con disabilità. «Gli eventi casuali possono cambiare una vita – ha detto Gargiulo – ma è il desiderio a dare forma alla trasformazione».
In carcere, dove la didattica può salvare
I docenti hanno ascoltato poi con grande attenzione quando Gargiulo ha raccontato le sue esperienze nei carceri minorili. Ragazzi segnati da storie difficili, spesso convinti di valere poco. Come Salvatore, etichettato a scuola come “cretino” perché dislessico, ma straordinario musicista a orecchio. Bastano dieci incontri per far suonare a lui e ai compagni blues, standard e brani scelti da loro. Nessuno spartito, nessun metodo rigido: solo ascolto, condivisione, motivazione. Alla fine è proprio Salvatore a chiedere di imparare la lettura musicale. «Quando capisci a cosa serve, allora diventa un desiderio, non un obbligo» - ha spiegato Gargiulo.
Sedurre con la bellezza
Il cuore della didattica reticolare è la seduzione estetica: far innamorare gli studenti di ciò che studiano. Non imporre Dante, ma proporre un rap sulla Divina Commedia… Non incatenare alla “verità” del docente, ma partire dalla verità dello studente…
L’incertezza come valore
Gargiulo ha invitato inoltre gli insegnanti ad “azzerare quotidianamente i contachilometri”, perché ogni giorno è diverso lo studente che abbiamo davanti. Accettare l’incertezza significa accettare la vita, soprattutto quella dei giovani, dominata dal presente, dal gruppo dei pari, dal bisogno di riconoscimento. L’adulto non deve imporre soluzioni, ma aiutare il ragazzo a vederne le conseguenze, a immaginarsi nel futuro, a scegliere cosa serve davvero per diventare ciò che sogna di essere.
La scuola deve far scoprire la bellezza
Il racconto di Paolino, ragazzo robusto e temuto del carcere minorile che ha paura di suonare il sax per timore di sbagliare, ha mostrato quanto la bellezza possa scardinare le identità costruite su fragilità e difese. «Quando un ragazzo scopre - ha affermato Gargiulo - di poter fare qualcosa di bello, cambia il modo in cui guarda se stesso».
Una rivoluzione gentile
La scuola - per Gargiulo - deve smettere di imporre verità e iniziare a generare curiosità. Deve essere una rete in cui studenti e docenti si trasformano a vicenda. La didattica reticolare non offre ricette, ma relazioni. Non promette risultati immediati, ma cambiamenti profondi…
E mentre l’incontro si conclude, l’impressione è che qualcosa sia già cambiato: che in quella sala, gli insegnanti abbiano ricompreso la dimensione umana, creativa e trasformativa dell’educazione, che permette a ciascuno di scoprire il proprio potenziale attraverso la curiosità, la bellezza e lo stupore.
Riccardo Tonna
Pubblicato il 23 novembre 2025
Nella foto, Andrea Gargiulo durante il suo intervento.
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