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Notizie Varie

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Alluvione in Romagna, l’aiuto di Fiorenzuola per Faenza

Comunicato stampa. Alluvione in Romagna laiuto di Fiorenzuola per Faenza


 
Anche la Comunità di Fiorenzuola d’Arda offre il suo generoso aiuto alle popolazioni romagnole duramente colpite dall’alluvione dello scorso maggio. Il Gruppo di Protezione Civile “Delta” di Fiorenzuola  in collaborazione con alcune Associazioni locali (Alpini e Carabinieri), il Comune e vari volontari che hanno dato la propria disponibilità, ha infatti promosso e avviato una raccolta di beni di prima necessità da destinare all’hub logistico del volontariato informale allestito presso il Centro fieristico di Faenza e gestito – in collaborazione con lo stesso Comune faentino - dal team dell’Associazione Emergency, che cura la ricezione, lo stoccaggio e la distribuzione alla popolazione del materiale in arrivo.

I numeri dell'alluvione a Faenza
Faenza è tra i Comuni dell’Emilia Romagna più colpiti dall’alluvione che ha investito la regione a metà maggio: secondo i numeri riportati dal Comune di Faenza, l’emergenza coinvolge circa 12 mila persone, tra cui famiglie intere che hanno perso tutto a seguito delle inondazioni. Ad oggi sono oltre mille i nuclei familiari che si sono rivolti all’hub logistico gestito da Emergency presso il Centro fieristico di Faenza.

La raccolta a Fiorenzuola: cosa donare
A Fiorenzuola d’Arda, sarà possibile portare i beni di prima necessità da destinare a Faenza presso l’Auditorium “San Giovanni”, all’interno del complesso municipale, ogni mattina sino a sabato 10 giugno, dalle 9 alle 12.30. Martedì 6 e giovedì 8 giugno, i volontari saranno presenti anche dalle 15.30 alle 18.30.
Tra i beni da distribuire alle famiglie colpite dall’alluvione, i volontari della Protezione Civile “Delta”; del Comune e delle altre Associazioni fiorenzuolane promotrici dell’iniziativa segnalano in particolare la necessità di generi alimentari a lunga
 conservazione, e di prodotti per l’igiene personale e della casa.
Tutte le informazioni sull’attività in corso presso l’hub logistico del volontariato informale allestito presso il Centro fieristico di Faenza, sono consultabili sul sito ufficiale dell’Associazione Emergency.

Nella foto: la raccolta di beni di prima necessità, alla presenza dei volontari delle Associazioni e del Vicesindaco di Fiorenzuola d’Arda, Paola Pizzelli.

Pubblicato il 7 giugno 2023

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«Sott'acqua in giro per il Mondo» mostra di Rino Sgorbani al CCF di Fiorenzuola

foto mare al ccf di fiorenzuola

Rino Sgorbani: il "Reporter del Mare". Appellativo che sicuramente lo identifica, classe 1951, negli anni settanta inizia ad andare sott’acqua e come tanti comincia attratto dalla pesca subacquea, la prima maschera, le prime pinne, il primo fucile. Così ha inizio quella che diventerà, negli anni a venire, deposto il fucile ed imbracciata la macchina fotografica, un’avventura per la vita.
Le oltre 40 immagini di grande formato (da un'accurata selezione del suo immenso archivio) che Rino espone al Club Cinefotografico Fiorenzuola sono il frutto della sua avventura.
Immagini con le quali Sgorbani ci accompagna nelle profondità degli oceani mostrandoci ambienti ed animali la cui visione è preclusa alla maggioranza di noi.
La mostra sarà inaugurata domenica 11 giugno alle ore 10.30 presso la sede del CCF in piazza Caduti 1 a Fiorenzuola d'Arda e rimarrà esposta fino al 25 giugno con i consueti orari di visita:
Lunedì, Mercoledì e Venerdì dalle 21.30 alle 23.00;
Domenica dalle 10:00 alle 12:00 e dalle 17:00 alle 19.00.
Sabato 24 giugno, in occasione della Notte bianca, la mostra sarà visitabile dalle 21.00 alle 24.00.

 Chi è l'autore

Rino Sgorbani, nel 1977, frequenta il corso sommozzatori FIPS, la subacquea diventa la sua passione. Nel 1981 frequenta il corso Istruttori FIPS a Nervi, il suo Maestro è Duilio Marcante, mito e pioniere della Subacquea Internazionale. Nel 1982 diventa Istruttore CMAS e per dieci anni svolge questa attività presso la Scuola d’Immersione Piacenza. Agli inizi degli anni novanta diventa Istruttore PADI. Alla fine degli anni settanta insieme alla pesca subacquea inizia anche la fotografia subacquea. Acquista una Nikonos II usata e per diversi anni le due attività viaggiano parallele. Verso la fine degli anni ottanta abbandona la pesca per dedicarsi completamente alla fotografia subacquea e di superficie, raggiungendo ottimi risultati. Agli inizi degli anni novanta, attratto da una nuova sfida, si dedica alla videografia subacquea. Comincia così con le prime custodie economiche per poi arrivare ad avere una attrezzatura professionale, che gli permetterà di realizzare immagini di alta qualità che potete apprezzare nei suoi documentari. Dal 2002 inizia a dedicarsi alle immersioni tecniche usando miscele Trimix, per immersioni profonde, prima in circuito aperto poi con Rebreather a circuito chiuso. Nella sua carriera si è immerso in quasi tutti i mari del mondo, realizzando reportage fotografici e documentari nei posti più belli, vicini e lontani, tra i quali si annoverano: Mare Ligure, Mare di Sardegna, Mare di Sicilia, Lago di Lecco, Lago di Garda, Corsica, Mar Rosso, Maldive, Malesia, Filippine, Indonesia, Papua Nuova Guinea, Australia, Tasmania, Coco Island, Malpelo, Sud Africa, Bassa California, Caraibi, Polinesia, Guadalupe, Malta, Truk Lagoon, Micronesia, Tonga Vavau, Cenotes Messico, Grotta Giusti, Anfore di Albenga, Museo delle Statue sommerse di Cancun. 

Nella foto, un'immagine di Sgorbani in mostra al CCF.

Pubblicato il 6 giugno 2023

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Troppi ragazzi invisibili: servono risposte costruttive al disagio giovanile

relatori

 

Un triste primato italiano su scala europea testimonia l'urgenza di risposte organiche e innovative al disagio giovanile: quello dei “neet”, ragazzi che non studiano e non lavorano, e nel nostro Paese toccano quota del 25%. Il preoccupante dato arriva da Silvia Tassini di Gi-Group, uno dei principali player a livello globale nei servizi dedicati allo sviluppo del mercato del lavoro, durante il quarto incontro dedicato dall'associazione “Liberi” alle numerose e variegate sfide che la scuola odierna è chiamata ad affrontare.
“Quest'ultimo appuntamento riguarda il disagio giovanile – ha spiegato il presidente dell'associazione Massimo Trespidi all'Auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano nella serata del 23 maggio scorso –, e nuove alleanze per nuove risposte”.
A fornire per primo cifre ed elementi di riflessione in merito è stato Mauro Monti, già dirigente scolastico e referente insieme a Trespidi dell'associazione. Il relatore ha dato sostanza ad un fondamentale fenomeno - spia del disagio giovanile, tanto allarmante quanto spesso sottovalutato: quello della dispersione scolastica.

La dispersione scolastica

“Gli abbandoni scolastici iniziano già alle medie – ha spiegato Monti–, sono 10000 i ragazzi che in Italia ogni anno lasciano la scuola prima di arrivare alle superiori. Cifra che aumenta considerevolmente durante le superiori, fino a toccare 95000. Su circa 100000 ragazzi che ogni anno nel nostro Paese abbandonano la scuola, dai 300 ai 400 sono sul territorio piacentino, per un calcolo percentuale sulla popolazione.
“Esiste poi un secondo modo di calcolare la dispersione, focalizzato sul mancato conseguimento del titolo di studio per i giovani tra i 18 e i 24 anni. Sono il 9,9% della popolazione emiliano romagnola (dati 2021, percentuali fornite dall’ufficio scolastico regionale) i ragazzi che non posseggono un diploma superiore. Una curva scesa di molto dall'inizio del secolo ad oggi, sia sul piano regionale che nazionale, ma di certo più elevata rispetto alla media europea e accentuata dalla pandemia. Solo in provincia di Piacenza sono 1600 i ragazzi che non hanno conseguito un diploma superiore, e tra questi c'è chi non ha neppure una licenza media”.
“Un altro aspetto essenziale affiora da questi dati” – fa notare Monti e co- organizzatore dell'incontro –: gli stranieri nati fuori dall'Italia sono i più a rischio di dispersione scolastica. La comprensione della lingua rappresenta per loro un arduo scoglio da superare ai fini di una piena integrazione nel percorso formativo. La mescolanza tra italiani e stranieri favorisce infatti lo sviluppo di una comunicazione della convivenza, ma non è sufficiente all'apprendimento dello studio”.
Che fare allora per allineare il trend italiano a quello europeo? “Non esistono ricette preconfezionate – ha concluso Mauro Monti –, ma un sostegno linguistico specifico e qualificato per gli stranieri è urgente per evitare l'abbandono degli studi. Così come occorre intervenire preventivamente sull'orientamento degli studenti, in modo che nel passaggio tra medie e superiori non compiano scelte poco adatte alle loro attitudini: non a caso la maggior parte degli abbandoni scolastici si verifica nel biennio delle superiori”.

 Le forme di disagio

A Paola Marcinnò dell’associazione La Ricerca è invece toccato parlare delle forme di disagio di cui oggi sono protagonisti gli adolescenti della generazione Z: “giovani che fanno quasi tutti su uno schermo di cellulare o di computer– ha osservato la psicologa –, vivono sui social e seguono i Ferragnez, immortalati perfino quando vanno dallo psicologo. Ragazzi senza privacy, vincolati all'imperativo sociale dell'apparire e alla logica di una competitività che rende vincenti. Il risultato è l'aumento marcato di stati ansiosi tra i giovani.
“A differenza del passato, quando il disagio era espresso verso l'esterno con la contestazione nelle piazze, oggi tende ad essere manifestato dagli adolescenti contro sé stessi, fino a comportamenti autolesionistici sul proprio corpo. Una forma di disagio emergente e in crescita è quella del ritiro sociale: giovani detti anche hikikomori, che vivono ritirati in casa. Schiacciati dal timore del giudizio altrui e dalla pressione circostante, scelgono l'isolamento”.
“Per fortuna chi vive chiuso in casa è una minoranza – sottolinea Marcinò–, ma i giovani a rischio ritiro sono molti. La famiglia, la scuola e i servizi territoriali devono quindi ascoltare i ragazzi, educarli, riconoscere i comportamenti anomali; senza però confondere il disagio, spesso fisiologico e transitorio,con un disturbo più persistente e strutturato”.

Il Liceo del lavoro

Innovativo e stimolante argine alla dispersione scolastica è il “liceo del lavoro” della scuola Cometa di Como. Un tentativo virtuoso di ricostruire l'identità degli studenti in relazione al loro rapporto con il mondo, illustrato dal dirigente Giovanni Beachi.
“I corsi del liceo del lavoro sono dedicati ai ragazzi in dispersione scolastica. L'obiettivo è appunto far riprendere la scuola a chi ha avuto forti difficoltà pregresse, attraverso un percorso altamente personalizzato e flessibile, che ha come scopo fondamentale il raggiuntamento di una qualifica professionale. In questo modo centinaia di studenti recuperano il gusto per un iter formativo modellato sulle proprie attitudini, diviso tra momenti in aula e attività di laboratorio professionale aperto al pubblico. Si impara facendo e confrontandosi direttamente con la realtà esterna”.

Giovani e occupazione

Una panoramica del rapporto tra giovani e occupazione è stata poi tracciata da Silvia Tassini di Gi-Group.
“Lo scollamento tra domanda e offerta di lavoro è evidente in Italia e anche a Piacenza
– ha detto – , con particolare penalizzazione per le competenze digitali e le discipline STEM (scientifico- tecnologiche): sono queste le più richieste e quelle per cui c'è più carenza di ragazzi specificamente formati, con il risultato che spesso si trovano impiegati in quest'ambito giovani che provengono da altri percorsi di studio”.
L'inversione di rotta deve quindi avvenire proprio investendo sul terreno della formazione, con approcci che siano maggiormente rispondenti alle esigenze del mondo produttivo”.
L'esempio del giovane Alessandro Fanni, ultimo ospite della serata, ha testimoniato che anche in Italia si può costruire qualcosa di ambizioso; come ha fatto lui. Giovane imprenditore, a 19 anni ha infatti fondato una start up innovativa, che adesso, dieci anni dopo, è diventata “Cshark”: un'azienda tecnologica in espansione con 15 dipendenti, conosciuta anche all'estero.
A concludere l'incontro Massimo Trespidi: Le diverse, virtuose esperienze che abbiamo conosciuto in questi quattro appuntamenti dimostrano quanto Piacenza sia ricca dal punto di vista del capitale umano, un patrimonio della nostra città spesso sottovalutato. A settembre ci saranno nuovi, importanti incontri su diverse tematiche”.

Micaela Ghisoni

Nella foto, i relatori dell'incontro sul disagio giovanile all'auditorium della Fondazione.

Pubblicato il 5 giugno 2023

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A Mareto la Pentecoste dei Popoli insieme alla Madonna di Caravaggio

mareto

La popolazione sudamericana e dello Sri Lanka a Mareto di Farini. Consegnata alla parrocchia una reliquia di mons. Scalabrini

È stata la frazione di Mareto ad ospitare quest’anno la Pentecoste dei popoli, nel giorno in cui solitamente si celebra la Madonna di Caravaggio. La popolazione sudamericana e dello Sri Lanka, con i padri scalabriniani, su ispirazione di padre Mario Toffari, direttore della pastorale dei migranti, ha raggiunto in autobus da Piacenza il paese dell’Alta Valnure, nel territorio di Farini. Con loro anche l’effigie della Madonna, accompagnati padre Leonir Chiarello, superiore generale della congregazione dei missionari scalabriniani. Sulla porta della chiesa si sono così incontrate le due Madonne, quella di Caravaggio (portata dai residenti di Mareto) e quella di “Virgen de el Cisne”, dai sudamericani.
La celebrazione è stata animata dal coro San Carlo dei Scalabriniani, dal coro “Lorenzo Perosi” di Mareto e dai cori multiculturali, guidati dall’organista Stefano Chiappelloni, con canti in italiano, latino e cingalese da un repertorio contemporaneo e gregoriano. Dopo la messa, la celebrazione per le vie di Mareto, con la banda “Isacco Del Val-Carlo Pegorini” di Pontenure. Tramite una piccola cerimonia, scalpellata da quattro persone diverse, è stata offerta alla parrocchia di Mareto e infissa nel muro una reliquia del santo Giovanni Battista Scalabrini, la prima dopo la canonizzazione. A scalpellare la lapide che contiene la reliquia il sindaco di Farini, Cristian Poggioli, la 95enne Antonia Sartori, un migrante e una suora scalabriniana. L’impegno dei volontari della comunità di Mareto, capeggiati da Stefano e Giuseppe Chiappelloni - ringraziati dalla parrocchia locale - ha permesso l’organizzazione di una giornata di festa e condivisione, dove sono state esibite le bandiere di tutti i Paesi coinvolti e preparati anche momenti conviviali nei pressi del ristorante “Albergo Morandi”.
“È stato uno dei giorni più belli della mia vita”, ha detto padre Toffari, emozionato per la giornata, dopo che durante l’omelia aveva esortato a “vedere la bellezza di questo giorno nella diversità dei popoli, senza averne paura dato che la diversità è bellezza e ricchezza”.

Filippo Mulazzi

madonnamareto

Nelle foto, in alto, la statua della Madonna di Carvaggio e sopra, la Virgen de el Cisne portata dai sudamericani.

Pubblicato il 5 giugno 2023

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Ex obiettori di coscienza: «Costruire la pace per prevenire la guerra»

DON MAURO STABELLINI


 
“Creare rete fra le persone può essere una strada per raggiungere la pace, ma deve essere un’azione preventiva”. La posizione di Pinuccia Montanari, membro del Movimento europeo azione nonviolenta (Mean), si rifà alle parole di Alexander Langer che, nel 1994, lanciò al Parlamento europeo la proposta di istituire i corpi civili di pace. Una storia che si inserisce perfettamente nello spirito dell’iniziativa “Se vuoi la pace, costruisci la pace”, che il 1° giugno ha radunato nel chiostro dell’ex convento di Santa Chiara circa 150 ex obiettori di coscienza Caritas e ragazzi che hanno fatto esperienza o si apprestano a svolgere il servizio civile. L’incontro, organizzato da Caritas diocesana di Piacenza-Bobbio col patrocinio della Fondazione di Piacenza e Vigevano, arriva nel 50esimo anniversario dell’entrata in vigore della legge sull’obiezione di coscienza (15 dicembre 1972). Al termine degli interventi c’è stata una fiaccolata fino alla Basilica di Sant’Antonino.


Immaginare una società diversa

“Siamo obiettori per sempre – ha detto il presidente della Fondazione di Piacenza e Vigevano, Roberto Reggi – qui ci sono obiettori in congedo che hanno dimostrato che si può immaginare una società diversa con le azioni e con la pace. La Caritas è stata per noi una mamma generosa in un momento importante per la nostra crescita, di fronte a una scelta delicata. È stata un’esperienza che ci ha cambiato la vita, oggi vogliamo lavorare per gli obiettivi che avevamo quaranta o cinquanta anni fa”.


PINUCCIA MONTANARI

Nella foto, Pinuccia Montanari



Una catena umana a Kyiv per sottolineare il ruolo della società civile

“L’obiettivo primario del Mean è costruire la pace ribadendo il ruolo fondamentale della società civile e della cooperazione fra le persone – ha detto Pinuccia Montanari – se la proposta di Langer fosse stata attuata, probabilmente si sarebbe evitato lo scoppio di alcune guerre. Intervenendo in Donbass, ad esempio, si sarebbero potute svolgere azioni di monitoraggio al fine di creare una fiducia reciproca”. A fine agosto il Mean ha intenzione di organizzare una grande catena umana a Kyiv “per evidenziare il ruolo dei civili e proporre una terza via: la costruzione di relazioni, tavoli tecnici, alleanze, gruppi, incontri”.
“Nel 1990 – ha ricordato - ci fu una grande catena umana non violenta realizzata dagli ucraini tra Kyiv e L’viv (Leopoli) con più di 300mila persone: fu il segno di un grande desiderio di libertà rispetto ai regimi totalitari”. Secondo l’idea di Langer, che all’epoca guardava attentamente alla situazione balcanica, i corpi civili di pace sarebbero stati “un modo per costruire i presupposti per placare le dispute prima che sfociassero in guerre”. Una filosofia, quella del Mean, che si sposa coi principi guida degli obiettori di coscienza. “Domani (2 giugno, ndr) è la Festa della Repubblica che l’articolo 52 della Costituzione ci impone di difendere”, ha detto don Mauro Stabellini, che accompagnò gli obiettori al momento della nascita della comunità, nel 1983, e poi nel periodo da condirettore della Caritas diocesana insieme a don Giorgio Bosini. “Ma la Repubblica non si difende solo con le armi – ha sottolineato – bensì aiutando gli ultimi, la natura, il Creato”.

 

Roberto, primo obiettore Caritas: “Ho imparato il valore del prendersi cura”

Presente all’incontro anche Roberto Andreoni, originario di Cernusco sul Naviglio, primo obiettore di coscienza in servizio alla Caritas diocesana di Piacenza-Bobbio (e secondo della Caritas nazionale), destinazione Casa del Fanciullo, dal dicembre 1977 al luglio 1979. A lui è dedicata un’intervista sul numero del 25 maggio del nostro settimanale. “Grazie a un progetto di Caritas nazionale, perché all’epoca le Caritas locali non erano ancora convenzionate col ministero della Difesa, mi ritrovai alla Casa del Fanciullo, che collaborava con un gruppo di volontari di Cernusco – ha raccontato Andreoni –. Il primo mese lo svolsi a Torino, presso il Gruppo Abele: la legge imponeva ai coscritti di svolgere un periodo iniziale al Car (Centro addestramento reclute), e don Luigi Ciotti chiese e ottenne che il Gruppo Abele fosse «accreditato» per svolgere un servizio analogo destinato agli obiettori di coscienza. Poi, a dicembre 1977, venni a Piacenza a svolgere il servizio civile con padre Gherardo Gubertini (fondatore della Casa del Fanciullo), Lidia Speroni e Paola Danese. Da quell’esperienza, a stretto contatto con sette bambini, capii cosa volesse dire prendersi cura”.

ROBERTO ANDREONI
Nella foto, Roberto Andreoni.



Claudia parte ad agosto per il servizio civile internazionale


Il servizio di leva obbligatorio in Italia è stato sospeso nel 2004 dalla legge Martino, eppure, il servizio civile continua a essere importante. Non come “alternativa nonviolenta” alla naja, ma come impegno civico e sociale. “Soprattutto in questo periodo storico, con guerre al confine, è fondamentale far capire ai giovani l’educazione alla pace – ha sottolineato Roberto Andreoni –. Gli enti che offrono il servizio civile hanno la responsabilità di educare i giovani a svolgere un servizio inclusivo per le persone in difficoltà”. Claudia Pezzoni, figlia di un ex obiettore, partirà da Piacenza ad agosto per svolgere il servizio civile internazionale in Bolivia, a Cochabamba, dove rimarrà per un anno. “È un progetto della fondazione Don Gnocchi (che ha sede a Milano, ndr) che in Bolivia si occupa, insieme ad un’associazione locale, di riabilitazione su base comunitaria di persone con disabilità: l’obiettivo è favorire l’accesso ai servizi e alla salute di persone disabili e lottare contro la povertà. Al centro del progetto è il lavoro con i caregivers, in particolare le madri, che si espande all’intera comunità per quanto riguarda la sensibilizzazione sulla presenza delle persone fragili, non sempre accettata”. L’attenzione all’ambito educativo e sociale ha sempre guidato la vita di Claudia, che in passato ha fatto un percorso con gli scout per poi diventare educatrice sociale e culturale e, infine, laurearsi in psicologia. “Credo che un’esperienza all’estero – ha dichiarato – sia importante anche per arricchire il mio bagaglio culturale”.


Come diventare obiettori di coscienza

Ancora oggi è possibile sottoscrivere la dichiarazione di obiezione di coscienza aderendo alla campagna del Mean. Ci sono tre modalità: si può compilare il format al link www.azionenonviolenta.it/obiezione-alla-guerra/, in alternativa è possibile copiare il testo della dichiarazione in un messaggio e-mail, indicando i propri dati, e mandarlo a obiezioneallaguerra [AT] nonviolenti [DOT] org oppure stampare il modulo, compilarlo e spedirlo a “Movimento Nonviolento”, via Spagna 8, 37123 Verona.

Francesco Petronzio

Nella foto in alto, don Mauro Stabellini.

Pubblicato il 2 giugno 2023

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