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Don Tosetti: «La festa di Pievetta mette insieme tutte le generazioni»

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Si passa con l’auto lungo l’argine, accompagnati dal lento corso del Po sulla sinistra, e lo sguardo trova innanzitutto le torri della centrale elettrica a dominare il paesaggio; poi vede la distesa dei capannoni del polo logistico, si immerge nei campi di mais e infine trova un gruppo di case, tutte allineate, ognuna con il proprio orto di fronte, e la chiesa in mezzo: è Pievetta, l’ultima frazione di Castel San Giovanni prima della Lombardia. Ogni anno, il primo fine settimana di settembre, la comunità si riunisce per festeggiare la patrona, Santa Maria Nascente, con tre giorni di festa e cibo tipico.
“La Festa dell’anatra, che poi è la parte più culinaria e conviviale della festa patronale di Santa Maria Nascente, è bellissima perché mette insieme tutte le generazioni – spiega don Simone Tosetti, da quest’anno parroco di Pievetta –. Anziani, giovani: tutti collaborano, ognuno a suo modo, per tenere salda e alimentare questa tradizione”.

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Nella foto, don Simone Tosetti con Luigina Tosca.


Più di mille persone alla festa

Quest’anno, tra venerdì 8 e domenica 10 settembre, la festa ha accolto complessivamente più di mille persone. “Questa festa è la nostra tradizione e la parola che la riassume è una sola: l’affetto, la voglia che tutti abbiamo di metterci in gioco per il nostro paese – racconta Luigina Tosca, da sempre coinvolta nell’organizzazione –. Nei primi anni, quando ero piccola io, si faceva solo il banco di beneficenza, poi è nato un comitato che ha reso la festa grandissima”. “Abbiamo cominciato nel 1983 con il CRAO, Comitato Ritorno Alle Origini, formato da 9 persone – aggiunge Elio Santinelli, suo marito –. Poi, per alcune difficoltà, l’abbiamo chiuso. Ma mia moglie Luigina non ha voluto rinunciare e ha ricominciato dal nulla, distribuendo panini con un tavolino nel cortile dietro la chiesa, poi abbiamo aggiunto qualche gazebo e ci siamo allargati”. “Negli anni Duemila è arrivato don Paolo Cignatta – prosegue Luigina – che ci ha aiutato a espanderci e poi don Paolo Capra, l’altro grande promotore dell’organizzazione”. “Qualcuno è rimasto, altri si sono ritirati, qualcuno è mancato. La festa fa parte della mia vita – commenta Elio –. Ogni volta passi attraverso le difficoltà e le discussioni, pensi di essere stanco e di non volerne più sapere nulla, ma l’anno dopo ci ripensi e ti rimetti all’opera. Se non puoi esserci, ti manca: è questo che ci spinge ogni anno a organizzare la festa cercando di migliorarla”.

La grande collabrazione dei giovani

È fondamentale poi l’aiuto dei ragazzi dell’Oratorio San Filippo Neri di Castel San Giovanni, che da anni aiutano a montare le strutture e garantiscono il servizio al tavolo durante i pasti: “A loro dobbiamo tantissimo – concordano Luigina ed Elio –: senza di loro la festa non sarebbe quello che è. A Pievetta la gente viene sempre molto volentieri: siamo un gruppo piccolo di parrocchiani, ma sentiamo questa festa in modo molto forte. Per noi sono giornate bellissime, è una gioia enorme: i preparativi nei mesi precedenti sono un tempo veramente bello. È un’attesa importante che ci riempie di felicità”. Questa passione, radicata nel passato ma con un piede nel futuro, si riflette e si trasmette con forza ai ragazzi che, dalla terza media in poi, vengono a servire alla festa: “Mi piace vivere questi momenti in questo gruppo – commenta Arianna, 17 anni –: si riesce a stare insieme e fare qualcosa di bello. Non siamo colleghi, persone che lavorano insieme perché sono assunte nello stesso posto: là si lavora perché ne hai bisogno, qui perché scegli di farlo”.
“Soprattutto senti di essere utile – dice Francesca, 16 anni –: sia per la persona che servi sia per tutto il gruppo. Alla fine è anche un modo per passare del tempo insieme tra di noi”. La festa di Pievetta arriva infatti alla fine di un’estate intensa per i giovani, costellata di iniziative come il Grest e i turni di vacanze parrocchiali: è l’ultimo fuoco dell’estate in oratorio. “Si chiude un tempo, ne inizia un altro – dice Irene, 16 anni –: quello del percorso Giovanissimi in autunno. Durante l’anno frequentiamo l’oratorio e ci conosciamo tutti più o meno: la festa è un modo per rafforzare i rapporti tra di noi e sostenere questa piccola comunità”.
“In un certo senso – dice Klaudia, 17 anni –, aiutiamo a sfatare il mito che i giovani non hanno voglia di fare niente”. “È un aiutare e un aiutarsi reciproco tra di noi – commenta Lorenzo, 15 anni –. Quando siamo in coda per riuscire a consegnare tutto ai tavoli in tempo, si creano dei bei legami: ci sosteniamo a vicenda”. “Ogni anno si aggiungono ragazzi nuovi, più giovani – racconta Emma, 15 anni –: ci sono sempre persone che hanno voglia di fare, di stare insieme in questo modo e per lo stesso motivo. Persone che, come noi, in questi momenti e in queste relazioni, stanno bene”.

Paolo Prazzoli

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Nelle foto, sopra e in altro, i giovani impegnati nella festa a Pievetta di Castel San Giovanni.

Pubblicato il 12 settembre 2023

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