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Festival del Cinema in Pellicola, tre giorni di proiezioni e manifestazioni al PalabancaEventi

Debora Caprioglio

Tutto è pronto per la Prima edizione del Festival del Cinema in Pellicola che prenderà il via il 12, 13 e 14 ottobre.
L’evento è organizzato e ideato da Giorgio Leopardi con l’Associazione culturale da lui presieduta, I.N. Artists (International Network of Artists) con il sostegno di Banca di Piacenza, Fondazione di Piacenza e Vigevano e Camera di Commercio dell’Emilia, il patrocinio del Comune di Piacenza e della Provincia di Piacenza.

Il Festival, oltre alle proiezioni, regala alla città tre imperdibili giornate con ospiti speciali per una serie di incontri, presentazioni e letture che si svolgeranno al PalabancaEventi, Sala Panini, alle 18.

A dare il via agli eventi collaterali, giovedì 12 ottobre, Enrico Vanzina che oltre a essere uno dei più affermati e brillanti sceneggiatori del cinema italiano, da alcuni anni ha avviato una parallela carriera di scrittore, con una particolare predilezione per il giallo, genere che ha toccato anche nella sua carriera cinematografica (Sotto il vestito niente). Nel suo ultimo romanzo, Il cadavere del Canal Grande, cala il mistero attorno alla sparizione di alcuni gemelli nella Venezia del Settecento, dove aleggia l’ombra sinistra di Giacomo Casanova, evaso dai Piombi, il Palazzo Ducale.

Venerdì 13, ospite d’onore sarà Yassmin Pucci, una coraggiosa attrice italo-persiana, che presenterà il suo nuovo progetto, Non chiamatemi Principessa, un romanzo sulla storia della sua famiglia. Protagoniste tre generazioni di donne il cui destino è indissolubilmente legato alle dolorose vicende dello Scià di Persia, fratello della nonna di Yassmin. Lei da anni si batte per i diritti delle donne, in particolare quelle del suo paese d’origine: “Femminicidio e diritti delle donne sono temi che mi toccano profondamente. Nel cinema e nello spettacolo, fortunatamente, la situazione sta migliorando e sempre più donne si conquistano con merito i loro spazi. Nel mondo c’è ancora molto da fare però. Sono di origine iraniana – conclude Yassmin Pucci – e non posso non pensare alle ragazze, mogli e madri che vivono là, dove si è tornati al medioevo dal punto di vista dei diritti umani. Il cinema in questo senso può fare molto con la sua capacità di denuncia. Abbiamo una grande responsabilità, possiamo e dobbiamo raccontare anche queste delicate realtà”.

Per concludere, sabato 14 ottobre, Antonio e Pupi Avati ripercorreranno le loro esperienze al fianco di Giorgio Leopardi, coproduttore di Storia di ragazzi e ragazze, Magnificat e Bix, che viene presentato la sera stessa. Aneddoti, dietro le quinte e una disanima dello stato di salute del cinema italiano e l’anticipazione dei loro progetti futuri.

Il Festival del Cinema in Pellicola aspira a radicarsi sul territorio per valorizzarne e promuoverne le bellezze, per diffondere la cultura in un’area ricca di fermenti e prospettive e con un fitto programma celebra e festeggia il Cinema privilegiando la dimensione umana e l’interazione tra i protagonisti del piccolo e grande schermo, mettendo al centro di tutto il dialogo e l’incontro. Un Festival che è una dichiarazione d’amore del produttore alla sua città e che ha suscitato grande interesse e un sostegno appassionato nella speranza che le sale possano tornare a vivere fornendo l’occasione di ritrovare un legame tra il cinema e il pubblico generalista, creando nuove opportunità di crescita culturale ed economica.

Come partecipare

Proiezioni a ingresso gratuito fino a esaurimento dei posti La partecipazione agli eventi collaterali è libera. Per motivi organizzativi si invita a preannunciare la propria presenza (, 0523/542441)
Ufficio Stampa del Festival - 361comunicAzione
Mauro Caldera – Mob. 3476581216 –
 Ufficio Stampa Banca di Piacenza
Emanuele Galba – Mob. 3388590740 –

Nella foto, Debora Caprioglio.

Pubblicato il 10 ottobre 2023

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  • Un libro per capire le differenze tra cristianesimo e islam e costruire il dialogo

    uslam


    “La grande sfida che deve affrontare il cristianesimo oggi è di coniugare la più leale e condivisa partecipazione al dialogo interreligioso con una fede indiscussa sul significato salvifico universale di Gesù Cristo”. Con questa citazione del cardinale Raniero Cantalamessa si potrebbe cercare di riassumere il senso e lo scopo del libro “Verità e dialogo: contributo per un discernimento cristiano sul fenomeno dell’Islam”, scritto dal prof. Roberto Caprini e presentato di recente al Seminario vescovile di via Scalabrini a Piacenza grazie alle associazioni Confederex (Confederazione italiana ex alunni di scuole cattoliche) e Gebetsliga (Unione di preghiera per il beato Carlo d’Asburgo).

    Conoscere l’altro

    L’autore, introdotto dal prof. Maurizio Dossena, ha raccontato come questa ricerca sia nata da un interesse personale che l’ha portato a leggere il Corano per capire meglio la spiritualità e la religione islamica, sia da un punto di vista storico sia contenutistico. La conoscenza dell’altro - sintetizziamo il suo pensiero - è un fattore fondamentale per poter dialogare, e per conoscere il mondo islamico risulta di straordinaria importanza la conoscenza del Corano, che non è solo il testo sacro di riferimento per i musulmani ma è la base, il pilastro portante del modus operandi e vivendi dei fedeli islamici, un insieme di versi da recitare a memoria (Corano dall’arabo Quran significa proprio “la recitazione”) senza l’interpretazione o la mediazione di un sacerdote. Nel libro sono spiegati numerosi passi del Corano che mettono in luce le grandi differenze tra l’islam e la religione cristiana, ma non è questo il motivo per cui far cessare il dialogo, che secondo Roberto Caprini “parte proprio dal riconoscere la Verità che è Cristo. Questo punto fermo rende possibile un dialogo solo sul piano umano che ovviamente è estremamente utile per una convivenza civile, ma tenendo sempre che è nella Chiesa e in Cristo che risiede la Verità”.

    Le differenze tra le due religioni

    Anche il cardinal Giacomo Biffi, in un’intervista nel 2004, spiegò come il dovere della carità e del dialogo si attui proprio nel non nascondere la verità, anche quando questo può creare incomprensioni. Partendo da questo il prof. Caprini ha messo in luce la presenza di Cristo e dei cristiani nel Corano, in cui sono accusati di aver creato un culto politeista (la Santissima Trinità), nonché la negazione della divinità di Gesù, descritto sempre e solo come “figlio di Maria”. Queste divergenze teologiche per Caprini non sono le uniche differenze che allontanano il mondo giudaico-cristiano da quello islamico: il concetto di sharia, il ruolo della donna e la guerra di religione sono aspetti inconciliabili con le democrazie occidentali, ma che non precludono la possibilità di vivere in pace e in armonia con persone di fede islamica. Sono chiare ed ampie le differenze religiose ma è altrettanto chiara la necessità di dover convivere con persone islamiche e proprio su questo punto Caprini ricorda un tassello fondamentale: siamo tutti uomini, tutti figli di Dio. E su questo, sull’umanità, possiamo fondare il rispetto reciproco e possiamo costruire un mondo dove, nonostante le divergenze, si può convivere guardando, però, sempre con certezza e sicurezza alla luce che proviene dalla Verità che è Gesù Cristo.

                                                                                                   Francesco Archilli

     
    Nella foto, l’autore del libro, prof. Roberto Caprini, accanto al prof. Maurizio Dossena.

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