Sono stati completamente sostituiti i serramenti in legno della Casa Comunale di Gragnano. Chi passando alzasse lo sguardo verso il municipio si accorgerebbe che tutte le finestre sono state sostituite così come le persiane, diverse delle quali, prima erano mancanti. «Si tratta di un intervento di efficientamento energetico finanziato da fondi ministeriali», spiegano il sindaco Patrizia Calza e l’assessore ai lavori pubblici Alessandro Cavanna. “I benefici effetti derivanti dall’intervento si sono riscontrati durante la stagione invernale, quando chi vive quotidianamente negli ambienti comunali ha potuto godere di un clima molto più confortevole a differenza del passato ma con un importante risparmio di spesa corrente da parte dell’amministrazione. Rimane da risolvere il problema della canicola estiva che ci auguriamo di affrontare nel prossimo futuro”.
Le risorse necessarie per i lavori pari a circa 100mila euro non hanno gravato sul bilancio comunale, perché derivanti da un bando statale e sono stati svolti attraverso due diverse trance. L’intervento che ovviamente oltre al risparmio energetico persegue anche l’obiettivo della riqualificazione degli immobili pubblici è stato seguito dalla responsabile dell’ufficio tecnico comunale, l’architetto Ilaria Morganti, ed è stato condiviso con la Soprintendenza ai beni culturali essendo la Casa comunale un edificio tutelato. “L’obiettivo futuro è quello di procedere alla riqualificazione del cortile interno posto nel retro del Municipio, sia per migliorarne il decoro sia per farne uno spazio esterno a disposizione della Biblioteca Comunale”.
A fine marzo 2025 in provincia di Piacenza sono risultati in aumento dello 0,3% i prestiti erogati dal sistema di credito rispetto alla stessa data dello scorso anno, quando si era registrato un calo del 4,4%. Gli impieghi bancari sono così saliti a quasi 6,3 miliardi di euro. I dati rilasciati dalla Banca d’Italia e analizzati dall’Ufficio Studi e Statistica della Camera di Commercio dell’Emilia evidenziano un segno leggermente negativo per le imprese (-0,4%) e un vistoso calo per le società finanziarie ed assicurative (-31,9%), mentre il ricorso al credito è risultato in aumento (+1,8%) da parte delle famiglie consumatrici. Ad assorbire la maggior parte degli impieghi bancari è stato, comunque, il mondo delle imprese, con una quota del 55,5%, seguito dalle famiglie con il 42,5%.
Guardando al sistema produttivo, solo il comparto manifatturiero ha registrato un aumento (+4,9%), mentre i restanti settori sono risultati in flessione rispetto allo stesso periodo del 2024. Nel comparto edile, ad esempio, la diminuzione è stata del 12%, mentre in quello dei servizi si è attestata a -3,3%. Per quanto riguarda il tasso di deterioramento del credito, in dodici mesi si è registrato un leggero aumento, passando dall’1,0% del 31 marzo 2024 all’1,5% alla stessa data del 2025. Sul versante dei risparmi, infine, mentre i depositi (soprattutto in conto corrente) hanno segnato un +0,5%, portandosi a 10,3 miliardi, i titoli a custodia sono cresciuti dell’8,4%, raggiungendo così un valore di 9,7 miliardi di euro. Il totale del risparmio piacentino rappresentato da depositi e titoli a custodia presso le banche ha pertanto superato di poco i 20 miliardi di euro alla fine del primo trimestre 2025.
Tre province, 55 impianti e 140 soci: questo il bilancio a un anno dalla nascita della Comunità Solare, la prima Comunità Energetica Rinnovabile Solidale (CERS) delle province di Lodi e Piacenza, oggi in espansione anche nella città metropolitana di Milano.
L’appello a entrare nella Comunità Solare
La Comunità Solare ha celebrato il suo primo compleanno con un duplice evento a Lodi e Piacenza. Nella tarda mattinata di mercoledì 9 luglio, a Piacenza si è tenuta una conferenza stampa, con Laura Chiappa, Gabriella Barbieri e Giuseppe Ticchi, soci fondatori, che hanno fatto il punto sulle attività e gli obiettivi futuri della cooperativa. Attualmente, nel solo piacentino sono attivi nove impianti al servizio di quaranta soci consumatori, ma il traguardo è ambizioso: raggiungere 600 soci entro la fine del 2025. “L’invito che facciamo è quello di associarsi alla Comunità Solare per condividere i vantaggi e fare del bene” – ha sottolineato Giuseppe Ticchi. Entrare nella Comunità Solare è semplice ed economico: bastano 25 euro una tantum, restituiti in caso di recesso. I benefici sono modesti ma costanti: per una famiglia con consumi medi, il risparmio è stimato tra 20 e 30 euro l’anno per vent’anni. Inoltre, la forma cooperativa consente di distribuire ai soci ristorni esenti da tasse, senza cambiare fornitore di energia. Le iscrizioni possono essere effettuate online tramite il sito www.coopsolare.it, compilando l’apposito modulo nella sezione "richiedi adesione".
Energia condivisa e finalità sociali
La Comunità Solare si distingue per il suo approccio solidale: una parte rilevante degli incentivi previsti dalla legge per l’energia condivisa viene destinata a un Fondo Solidale, con cui vengono finanziati progetti sociali proposti dai soci nei comuni coinvolti. Sono in corso nuove adesioni da parte di quattro comuni della provincia di Piacenza, mentre l’espansione milanese apre nuove prospettive per l’energia condivisa in ambito urbano.
Opportunità per i produttori di energia
Come evidenziato da Laura Chiappa, socia fondatrice e presidente Legambiente Piacenza, possono aderire anche privati, imprese, associazioni e parrocchie interessati a produrre energia. Due le principali opportunità disponibili: 40% a fondo perduto (PNRR) per progetti presentati entro il 30 novembre nei comuni con meno di 50.000 abitanti; sgravi fiscali del 50% per impianti residenziali realizzati e saldati entro il 31 dicembre 2025. Con una visione che coniuga sostenibilità ambientale, risparmio economico e solidarietà, la Comunità Solare si conferma un modello innovativo di cittadinanza attiva e di transizione energetica a partire dal basso.
Non è soltanto la burocrazia, per il numero di adempimenti e per i costi, a penalizzare le imprese italiane rispetto alle concorrenti europee. Ad influire negativamente sulla competitività, infatti, incidono anche i costi energetici, decisamente più alti per le imprese italiane rispetto a quelle degli altri Paesi Ue. Tra il 2019 e il primo semestre dell’anno in corso il prezzo medio in Italia supera del 28,3% quello della Francia, del 30,9% quello della Germania e del 53,6% quello della Spagna. Anche escludendo il balzo dei prezzi del 2022, tra il 2023 e giugno 2025 il Pun in media è stato pari a 118 euro per MWh, quasi il doppio rispetto alla media del periodo 2005-2020. Una situazione ormai insostenibile su cui pesa anche un ulteriore elemento che emerge dalla fotografia scattata dal’Osservatorio Energia dell’Area Studi e Ricerche di Cna, secondo cui si allarga in modo preoccupante il differenziale con le imprese energivore. L’anno scorso in media la bolletta delle imprese con consumi fino a 20 MWh è risultata più alta del 29,4% della media nell’Unione Europea. Un differenziale che diminuisce progressivamente all’aumentare del consumo tant’è che le aziende energivore pagano l’energia soltanto il 4% in più della media Ue. Più in dettaglio, le piccole imprese nel 2024 hanno pagato 435 euro per MWh, 99 euro in più della media europea, mentre per le imprese energivore il prezzo medio è stato di 155 euro rispetto ai 149 nell’Ue. Da evidenziare l’aumento del differenziale tra piccole imprese e energivore, le prime in Italia pagano l’energia quasi tre volte rispetto a quelle con consumi nella fascia 70.000-150.000 MWh.
“Una situazione insostenibile per le nostre aziende - commenta Cristiana Crenna, presidente provinciale Cna - anche alla luce del fatto che il trend rialzista delle quotazioni dell’energia elettrica all’ingrosso è destinato a diventare più pronunciato a causa dell’aggravarsi delle attuali tensioni geopolitiche. La nostra associazione, con il presidente Costantini, è impegnata in un confronto continuo con il Governo per cercare di alleviare questo gap sempre più penalizzante per le nostre micro e piccole aziende, anche perché una parte consistente dei costi energetici è rappresentata proprio dal peso del fisco. I dati rilevati a livello nazionale dal Centro Studi di Cna rispecchiano anche quelli riguardanti le piccole e micro imprese della nostra provincia”.
Entra nel vivo il Piano della Regione Emilia-Romagna sul diritto allo studio universitario e l’alta formazione. Borse di studio, alloggi, accesso agevolato alle mense, assegni formativi e contributi per esperienze di mobilità internazionale rientrano nel bando appena pubblicato da ER.GO per l’assegnazione degli aiuti alle studentesse e agli studenti universitari dell’Emilia-Romagna per l’anno accademico 2025-2026. Confermata tra le priorità la copertura del 100% delle borse di studio per gli studenti idonei. L’azienda ER.GO, attraverso cui la Regione attua gli interventi sul diritto allo studio, interviene a favore degli studenti meritevoli e in difficili situazioni economiche, garantendo uniformità di trattamento su tutto il territorio regionale. Sono oltre 4.100 i posti letto suddivisi nelle strutture delle sedi universitarie, risultato conseguito grazie a un investimento economico crescente, anche in collaborazione con gli Atenei. I contenuti del bando e le linee di indirizzo del nuovo piano per il diritto allo studio sono stati presentati oggi a Bologna dall’assessore regionale alle Politiche abitative e per il diritto allo studio universitario, Giovanni Paglia, e dalla direttrice di ER.GO, Patrizia Mondin, collegati anche rappresentanti degli Atenei della regione.
LA SITUAZIONE A OGGI
La fotografia dell’anno accademico in corso 2024/2025 vede oltre 160 milioni di euro di finanziamenti per le borse di studio in denaro e servizi e 29.283 studenti beneficiari. Dall’anno accademico 2022/2023 all’anno accademico 2024/2025 la spesa per borse di studio e servizi è aumentata di 25 milioni di euro, con un crescente numero di idonei (+7,8%) e un forte aumento degli studenti fuori sede (+ 10,8%). Le risorse provengono per 62 milioni da parte regionale, per oltre 66 milioni dallo Stato, un milione dagli Atenei e 31,5 dal Pnrr. Ad oggi non sono stanziate risorse Pnrr per l’anno accademico 2025/2026 e gli anni successivi. A questo proposito la Regione ha chiesto di individuare congiuntamente con il Ministero dell’Università e della Ricerca le strategie per rendere finanziariamente sostenibili le disposizioni che sono state introdotte dal 2022. Inoltre, la Regione si prepara da qui al 2028 ad aumentare ulteriormente i posti letto negli studentati e punta a confermare le misure su diritto allo studio a partire dalle borse di studio, gli alloggi e le mense universitarie e il sostegno alle disabilità, con l’impegno di concorrere in modo significativo a rendere sempre più attrattivi gli Atenei emiliano-romagnoli, considerando che degli oltre 194mila iscritti a corsi universitari ben il 46% provengono da regioni diverse dall’Emilia-Romagna.
I DETTAGLI DEL BANDO
Per l’accesso a borse di studio, alloggi e altri benefici, la soglia economica Isee è fissata a 25mila euro. Il bando è rivolto a iscritti a Università, Istituti dell’Alta Formazione Artistica e Musicale, nonché Istituti Superiori di Grado Universitario, con sede in Emilia-Romagna. Le matricole devono presentare domanda di borsa di studio e di alloggio entro il 1° settembre, (mentre la scadenza per la domanda di alloggio per gli studenti iscritti ad anni successivi è l’8 agosto), accedendo alla piattaforma web di ER.GO. Nel bando sono indicate le altre scadenze per gli ulteriori benefici che possono essere richiesti. Gli studenti idonei alla borsa di studio hanno diritto all’esonero totale dalla contribuzione universitaria e al rimborso della tassa regionale per il diritto allo studio universitario (140 euro). Per gli importi delle borse di studio, c’è stato un incremento, legato all’indice Istat che le porta, nei valori massimi, rispettivamente a 7.072,10 euro per gli studenti fuori sede; 4.132,85 euro per gli studenti pendolari e 2.850,26 euro per gli studenti in sede. Le borse di studio sono finanziate da risorse regionali e dell’Azienda, risorse statali, risorse del Fondo sociale europeo plus, contributi delle Università ed eventuali contributi di altri Enti. Sono confermate le maggiorazioni degli importi di borsa di studio del 15% in caso di particolari difficoltà economiche con Isee fino a 12.500 euro. Un aumento è previsto anche per le studentesse iscritte ai corsi di studio in materie Stem (Scienze, Tecnologia, Ingegneria e Matematica) con importi maggiorati del 20%. L’aumento del 20% è previsto anche in caso di contemporanea iscrizione, in presenza dei requisiti di merito su entrambi i corsi di iscrizione. La disponibilità degli alloggi è di 4.081 posti letto complessivi che salgono 4.117 considerando anche i posti in convenzione. Per quanto riguarda l’università di Bologna e le sue diverse sedi, i posti disponibili sono 1.838 a Bologna, 4 a Ozzano dell’Emilia, 122 nella sede di Cesena e 209 a Forlì. Poi a Ravenna sono disponibili 55 posti letto e 100 a Rimini. Nell’università di Ferrara i posti letto sono 357, nell’ateneo di Modena 546 e 131 a Reggio Emilia. A Parma i posti disponibili sono 709 e 10 a Piacenza. A questi si aggiungono ulteriori posti alloggio che via via si rendono disponibili o per intervento diretto di ER.GO o a seguito di convenzioni che ER.GO sottoscrive con operatori economici privati che hanno avuto accesso ai finanziamenti del bando housing ministeriale e che sono tenuti a destinare il 30% dei posti a studenti delle graduatorie ER.GO. Attualmente sono state firmate tre convenzioni, 2 a Ferrara per 14 posti e una a Modena per 22 posti (+ 5 rispetto al precedente anno accademico). Negli ultimi tre anni accademici l’aumento è stato di oltre il 14% con nuovi 507 posti letto disponibili.
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