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Notizie Varie

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«Walking in your Shoes», tutti possiamo essere eroi

 

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Una piccola galleria con qualche saletta che, appena entrandovi, si espande e diventa uno spazio sconfinato, popolato di volti, colori ed esperienze diverse ma unite. Questo è stato possibile grazie ai ragazzi del liceo A. Volta di Castel San Giovanni, che per mesi si sono informati, si sono confrontati e hanno viaggiato per realizzare e organizzare la mostra “Walking in your Shoes”, a cui hannov contribuito anche alcuni alunni della Scuola Secondaria di Primo Grado G. Mazzini, esponendo foto e ricordi della loro visita presso alcuni luoghi della Shoah.
Una mostra fatta interamente dai ragazzi, con l’aiuto dei docenti e la supervisione della professoressa Maria Cristina Ceruti. Nel concreto, i ragazzi hanno preparato materiali multimediali, poi esposti sulle pareti del foyer del teatro Verdi, dove sabato 12 ottobre, verso mezzogiorno, si è tenuta l’inaugurazione. I liceali, di varie età e divisi in piccoli gruppi, hanno ragionato su cosa voglia dire davvero essere “eroi” nella nostra società, scegliendo alcuni esempi di persone che, con la loro testimonianza negli ambiti più diversi della vita, hanno fatto qualcosa di eroico. Sulle pareti si possono osservare i volti di Gino Strada, Lucia Ottobrini, Liliana Segre, Gino Bartali, Ilaria Alpi, Stefano Mancuso e Antonio Megalizzi tra gli altri. Un’intera sezione della mostra è dedicata al viaggio che i ragazzi più giovani, delle scuole medie, hanno compiuto a Terezín, vista e vissuta tra ieri e oggi. Tutto ciò è inoltre riunito sotto l’egida di un’unica iniziativa, i “Journeys for Peace”: una serie di viaggi nell’ambito del progetto Erasmus, durante i quali gli studenti castellani hanno visitato vari Paesi europei, tra cui Spagna, Germania e Bulgaria, “con l’obiettivo di diventare costruttori di pace”, ha affermato la professoressa Ceruti alla presentazione. Un’altra sezione della mostra consiste infatti in vari materiali preparati dagli studenti di altre nazionalità e qui raccolti.
Lo stesso scambio di conoscenze avverrà quando i nostri ragazzi porteranno in Norvegia una parte del materiale di questa mostra. L’altro tema che ha accomunato la riflessione nei vari viaggi è stato quello dell’identità, dell’accoglienza e della migrazione. “Abbiamo prelevato il DNA mitocondriale e, analizzandolo, abbiamo dimostrato che non esiste il gene della razza: tutti siamo umani allo stesso modo” – prosegue Ceruti – “Cosa significa allora essere diverso? La diversità non deve essere un ostacolo, ma una ricchezza". Se non esiste il gene della razza, non esiste nemmeno il gene dell’eroe: “tutti possiamo essere eroi.”
Da qui è partita la riflessione sulle persone che hanno reso eroica la loro vita: “La mostra e il viaggio che abbiamo fatto dovrebbero aiutare tutti noi a scegliere di essere eroi nella nostra vita quotidiana, cercando di fare la scelta giusta, come quegli eroi ci hanno insegnato”, ha concluso la docente. La presentazione ha avuto termine con un augurio del Sindaco Lucia Fontana, che ha esortato i ragazzi a “non cadere nell’omologazione, a far splendere la propria luce senza piegarsi al pensiero del momento. Bisogna avere il coraggio di attingere alla propria umanità, per dire “non ci sto” e aiutare gli altri".

Pubblicato il 17 ottobre 2019

Paolo Prazzoli

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Parte Migrer.org, il museo virtuale dell'emigrazione emiliano-romagnola

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Un portale che annulla qualsiasi distanza, spaziale e temporale, e che collega gli emiliano-romagnoli nel mondo. È questo uno degli obiettivi del Museo virtuale dell'emigrazione, MigrER, sito in cui la memoria si fonde con l'attualità, abbracciando in un unico racconto la comunità di corregionali all'estero. Il progetto, voluto dalla Consulta degli emiliano-romagnoli nel mondo, è stato presentato oggi alla stampa in Assemblea legislativa e intende valorizzare le esperienze di chi ha abbandonato l'Emilia-Romagna per un paese straniero, senza però dimenticare le proprie origini. Nel sito, che raccoglie finora un centinaio di storie, è presente anche una sezione aggiungi la tua storia che permette ai giovani di interagire fra loro. Presto, poi, verrà inaugurata un'area riservata, una sorta di forum interno per avviare un dialogo sull'emigrazione e per mantenere vivo il tema.
“C'è stato un grande lavoro di squadra per concretizzare il progetto, che vuole soprattutto superare le distanze e coniugare il concetto di vecchia e nuova emigrazione - ha detto il piacentino Gian Luigi Molinari, presidente della Consulta, che ha poi illustrato l'importanza di divulgare il portale su tutto il territorio. “Sono in programma quattro appuntamenti, Forlimpopoli, Bologna, Parma e Piacenza, con scuole, comuni e università per diffondere MigrEr e farlo conoscere al massimo”. Soddisfatto dell'iniziativa anche il vicepresidente della Consulta, Alessandro Cardinali che poi ricordato la vicenda dei fratelli Costa, partiti dalla provincia parmense e arrivati in Inghilterra, dove hanno fondato l'azienda "Costa caffè", che adesso è diventata di proprietà della Coca Cola. “Una storia di successo - l'ha definita Cardinali - che insegna che andare via e partire non significa solo conoscere una nuova lingua o lavorare in un ambiente diverso, ma rappresenta una esperienza straordinaria”.

CHE COS'È LA CONSULTA
La Consulta degli emiliano-romagnoli nel mondo è l'organismo voluto dalla Regione per attuare interventi a favore degli emiliano-romagnoli all'estero. L'obiettivo è quello di valorizzare i rapporti con i paesi di emigrazione e di sostenere le proposte avanzate dalle comunità all'estero. La Consulta si propone inoltre di mantenere vive, nelle comunità di corregionali all'estero, le proprietà linguistiche, storiche e culturali delle zone d'origine. La Consulta, in particolare, promuove, in collaborazione con associazioni ed enti, incontri e iniziative riguardanti l'emigrazione e cura la tenuta dell'Elenco regionale delle associazioni e federazioni di emiliano-romagnoli all'estero.

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A Ferriere in mostra cavalli e bovini degli allevatori di montagna

don Stefano premia una allevatrice

Va in archivio l’edizione 2019 della fiera equina e bovina di Ferriere. Nel paese dell’Alta Valnure sabato 12 e domenica 13 ottobre sono stati premiati gli allevatori più bravi delle zone limitrofe. Al sabato la mostra equina, alla domenica in esposizione invece i bovini delle poche aziende agricole rimaste ad operare nella montagna piacentina. A organizzare il tutto, l’Amministrazione comunale di Ferriere con il sindaco Giovanni Malchiodi, insieme alla Pro loco.
Ha partecipato nell’edizione quest’anno anche una scolaresca di studenti dell’Istituto agrario “Raineri” di Piacenza, in fase di osservazione e di studio. Insieme alla rassegna bovina, nella giornata di domenica, nel capoluogo si è tenuta anche una esposizione di prodotti della terra.

Pubblicato il 16 ottobre 2019

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Adozioni a distanza, nuovi progetti per salvare tanti bambini

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Spesso si parla delle scelte “che possono cambiare la vita”, talvolta impropriamente. Nel caso dell’adozione, e perciò dell’impegno, nei confronti di un’altra persona che ha bisogno di crescere sana e istruita, è un dato di fatto. Il 12 ottobre  al Convegno per il 20° anniversario dell’Associazione Padre Antonino Magnani si è parlato sia dell’aspetto meramente umano che quello più scientifico legato alla malnutrizione che colpisce alcuni luoghi specifici del mondo, definiti spesso “in via di sviluppo”, anche se bisogna capire cosa si intenda esattamente.
Alla tavola rotonda, all’Auditorium della Fondazione Piacenza e Vigevano, hanno partecipato il presidente Mario Peretti, padre Osvaldo Maggiolini, fondatore dell’Associazione, suor Victoria De Latorre, Figlia di Sant’Anna, il dott. Fabio Fornari già primario di Medicina Interna, Gastroenterologia e Epatologia a Piacenza, il dott. Ferdinando Schiavo, neurologo di Udine, e infine il dott. Giacomo Biasucci, primario di Pediatria e Neonatologia.
Padre Osvaldo ha raccontato i primi passi dell’Associazione, “lo scopo in origine era aggregare varie realtà legate alle opere di carità. Le prime furono le suore della Consolata, che operavano inizialmente a Torino e in Kenya. Ma la trasparenza non era al livello accettabile, pertanto si passò alle Figlie di Sant’Anna, che tutt’oggi lavorano con noi nel Kerala e in Kenya. Cominciarono perciò i giorni di volontariato in terra di missione, con opere in loco”.
Padre Antonino Magnani, piacentino di nascita, fu un frequentatore assiduo di Santa Maria di Campagna, sacerdote nel 1946 e parte nella Cina come missionario. La rivoluzione di Mao tocca anche lui, si reca prima in Giappone e poi in Papua Nuova Guinea. “Fin da ragazzo pensavo ai lebbrosi”, scrisse in una lettera giovanile. Ma il suo impegno, e quello dell’associazione, si è svolto soprattutto in Kenya, dove lui stesso fece una scelta di vita.
“Lì e in India esiste un grave disagio sociale – sottolinea Peretti –; con le Figlie di Sant’Anna vogliamo dare una speranza di vita ai bambini, che spesso non hanno neanche abiti. Diamo speranza di futuro in un continente dove 250 milioni di persone muoiono di fame. Il 90% delle persone vive con un euro al giorno”.  

L’ATTIVITÀ DELL’ASSOCIAZIONE
Per chi fosse interessato, è giusto sottolineare che l’adozione a distanza di un bambino o di una bambina costa meno di un caffè al giorno, 27 euro mensili fino al compimento dei 18 anni del ragazzo. Le Figlie di Sant’Anna si occupano della gestione del denaro e della donazione materiale ai ragazzi, che viene centellinata al momento del bisogno. Si occupano anche di far avere report dello stato di salute del bambino, della sua crescita, comprese le pagelle scolastiche. I genitori o i singoli che volessero adottare possono spedire lettere e spesso succede anche che si rechino loro stessi in loco per incontrare i bambini. “I bambini sono sempre pieni di vita – racconta suor Victoria De Latorre -, si cerca di incentivare la preghiera. Avere genitori a distanza è un privilegio, una fortuna. Al contrario sarebbero esposti alla strada, spesso ci si identifica nelle situazioni. Capita che le famiglie chiedano un aiuto per il ragazzo o la ragazza. Sono stata in India e in Kenya, ho potuto lavorare molto con i referenti e i volontari, vedendo il grande lavoro e la forza di tutti. Con i soldi si cerca di dare priorità all’educazione, perché la scuola è obbligata a dar da mangiare al bambino. I genitori devono essere al lavoro anche alle sei del mattino, i bambini devono essere già pronti per uscire e andare a scuola, così da non essere esposti ai pericoli che troviamo in luoghi difficili come sono India e Kenya”. Suor Victoria racconta come spesso i genitori adottivi cercano bambini piccoli, da far crescere, ma cosa accade a coloro che tanto piccoli non sono? “Cerchiamo progetti, corsi professionali che possono indirizzarli allo studio e al lavoro invece che la strada”.

CITTADINI RESPONSABILI
Queste attività cercano di creare una consapevolezza nei cittadini benestanti, di come loro possono dare una mano, senza gesti eclatanti, ma con donazioni continue. Cittadini responsabili significa anche informati sulla situazione, e il dott. Biasucci ha fornito un quadro molto esaustivo. “Raffrontando il tasso di morte neonatale tra i Paesi più fortunati e quelli meno fortunati riscontriamo come ci sia un abisso, si passa dal 3 per mille dei Paesi occidentali al 28 per mille circa dei Paesi africani, lo stesso si può dire della zona asiatica. E la situazione sta migliorando, paradossalmente. Questo fa capire come ci sia ancora tanto da lavorare perché ci sia un vero cambiamento, sono numeri che fanno paura”.

“La cosa assurda è vedere come nel mondo odierno vi sia una polarizzazione tra i le morti per denutrizione e le morti per eccessiva nutrizione – sottolinea Fornari -, e tutto questo costa enormemente, esistono già oggi costi sanitari immensi, anche in Italia, dove la malnutrizione consuma l’8% del PIL e 23 miliardi all’anno, senza contare le ripercussioni sull’effetto serra e l’inquinamento. Le soluzioni esistono, come il consumo in quantità ridotta di cibi non saturi e aumentare il consumo di frutta e verdura”:

Emanuele Maffi

Pubblicato il 16 ottobre 2019

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L'ndrangheta in Emilia: incontro con Dalla Chiesa e Cabras

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Quando si parla di infiltrazioni mafiose in Emilia Romagna l’attenzione è ancora alta a Piacenza. Sono passati pochi mesi dall’arresto di Giuseppe Caruso, ex presidente del Consiglio Comunale, avvenuto nell’ambito dell’inchiesta “Grimilde” per i suoi presunti rapporti con la cosca calabrese Grandi Aracri di Cutro, da tempo operativa - stando all’ordinanza emessa dal Gip di Bologna - tra le province di Reggio Emilia, Parma e Piacenza. Incassato il colpo e superata l’iniziale incredulità, i cittadini hanno ora voglia di interrogarsi su come tutto ciò sia potuto accadere, di capire come ripartire individuando colpe e responsabilità di istituzioni e società civile.
Ecco perché nella serata del 14 ottobre l’auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano è stato riempito da circa centocinquanta persone - cittadini e autorità civili e militari – per assistere all’incontro organizzato dalle associazioni “Nuovi Viaggiatori” e “Libera” in cui il sociologo e scrittore Nando dalla Chiesa e Federica Cabras, dottoranda in studi sulla criminalità organizzata all’Università di Milano, hanno presentato il libro-inchiesta “Rosso Mafia. La ‘ndrangheta a Reggio Emilia” (Edizioni Bompiani). “Un volume - ha esordito Anna Leonida di “Nuovi Viaggiatori”, una delle due moderatrici dell’incontro insieme ad Antonella Liotti di “Libera” - esito di una ricerca scientifica sulle infiltrazioni mafiose in Emilia, compiuta a partire da Reggio e poi estesa al territorio circostante, da cui emerge un affresco che ha stupito gli autori stessi”. Qui, infatti, a sentire i due ospiti della serata, la ‘ndrangheta ha compiuto una vera e propria opera di “civilizzazione”.
“Precisiamo – ha detto Dalla Chiesa – con questo termine non si intende necessariamente qualcosa che porta civiltà, ma si fa riferimento piuttosto alla capacità di alcuni soggetti di arrivare in un posto e produrre norme, linguaggi e modi di pensare. Nell’area del Po - ha evidenziato - la mafia ha portato le sue regole, le sue abitudini sociali: là dove si discuteva non si parla più; ragionamenti che una volta erano inaccettabili oggi sono stati sdoganati. Questa civilizzazione - ha continuato - si è sovrapposta a quella precedente ma non l'ha cancellata: ciò che si è verificato è un’erosione del tessuto civile e politico”. Ma per contrastare questa sorta di virus quali sono gli anticorpi che è necessario sviluppare? “Condanne e processi sono importanti ma non bastano - ha sottolineato Nando Dalla Chiesa - è sulla società che bisogna intervenire in maniera profonda. La mafia è un movimento sociale di conquista, solo avendone coscienza si può iniziare a contrastarlo. Ogni cittadino - ha poi commentato Federica Cabras - deve imparare a conoscere il proprio territorio, allenare lo sguardo. Per far ciò non servono studi specifici, solo eliminare la pigrizia: se vogliamo reagire dobbiamo essere capaci di riconoscere i segni di ciò che ci circonda”.

  Federico Tanzi

Pubblicato il 16 ottobre 2019

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